Lucia Spinella, autrice siciliana da tempo trapiantata in Piemonte, sarà presto in libreria con il libro Nel cortile di Nenè – un giallo un po’ sbiadito. Romanzo che mescola sapientemente toni intimistici tipici del romance classico e una vena di giallo che fa l’occhiolino ad Andrea Camilleri, Nel cortile di Nenè colpisce proprio per la vividezza della sua ambientazione siciliana, e per l’amore che l’autrice dimostra di provare per la sua terra d’origine. L’intervista Nel cortile di Nenè, la trama: Un omicidio da risolvere, la storia di un amore impossibile e il piacere di riscoprire l’universo intimo – quasi magico – della Sicilia più autentica: benvenuti a Torrescirtea, dove l’anziana Nenè è pronta ad accogliervi con una tazza di caffè bollente e un fragrante biscotto inzuppato nello zabaione. Nel suo giardino dal sapore bucolico Nenè lascia sempre una sedia libera per ospitare chiunque voglia fermarsi ad ammirare il panorama. A popolare il borgo incantato di Torrescirtea una serie di personaggi quantomai stravaganti: dalla bizzarra Ciccina – pettegola impenitente ma dalle movenze assai comiche – alla graziosa Sarina, che nutre una passione segreta per le divise dei carabinieri. E poi c’è la saggia Nenè, che con la forza del suo buon cuore aiuterà due amanti ormai lontani a ricongiungersi – e questa volta per sempre… . RADICI: l’intervista completa Innanzitutto, un doveroso ringraziamento per aver accettato di partecipare all’intervista. Nel cortile di Nenè è un libro molto particolare, non solo perché mescola il linguaggio letterario al dialetto siciliano, ma anche per questo strano ma vincente mix tra romanzo d’amore e narrativa gialla. Quali sono state le tue fonti di ispirazione? Ti sei rifatta a degli autori in particolare? Le mie fonti d’ispirazione sono state sicuramente i diversi romanzi gialli e sentimentali letti negli anni, come Jane Eyre di Charlotte Brontë; La signora delle camelie di Alexandre Dumas; Storia di una capinera di Giovanni Verga; i romanzi del Commissario Montalbano… . Si tratta del tuo primo romanzo? Sì, è il mio primo vero romanzo. In precedenza ho scritto altre storie e poesie, che però sono state per me più dei tentativi, degli esercizi. Il libro è sicuramente un omaggio a Torrescirtea, un borgo della Sicilia che viene descritto come un posto quasi magico – incantato, persino. L’idea che hai della Sicilia è questa? Torrescirtea è l’idea fantasiosa del mio paese d’origine. Un quadro suggestivo, dove si può scorgere qualche pennellata di realtà. Un ricordo arricchito di elementi surreali tratti dai miei sogni nostalgici. Per me la Sicilia è la rappresentazione di un amore impossibile. Sappiamo però che vivi da diversi anni in Piemonte. Questa terra per te che cosa rappresenta? Il Piemonte per me è una scelta voluta ma sofferta. La realizzazione della mia indipendenza. La mia seconda terra, quella della vita adulta. Anch’essa piena di ricordi meravigliosi. Nel cortile di Nenè sembrerebbe quasi un tentativo di preservare la tua identità siciliana… Si tratta sicuramente di un modo di rivivere la mia identità siciliana, seppur solo nella mente. Come me, io credo che ci siano stati tanti altri autori a fare questo tentativo. La lontananza spesso rafforza il sentimento. Il dialetto siciliano – una delle caratteristiche che più colpisce del romanzo – è sapientemente mescolato all’italiano di tradizione letteraria. Conciliare e dosare queste due lingue è stato difficile? No, per me non è stato difficile conciliare queste due lingue. A dire la verità, è stato divertente e spontaneo. Spesso nella mia vita quotidiana mi capita di usare entrambe le lingue, soprattutto incontrando dei compaesani. Io mi sono accorta che per due siciliani che si ritrovano è quasi inevitabile mischiare il dialetto con l’italiano. Nel cortile di Nenè è un libro pieno di personaggi bizzarri e simpaticissimi – comici persino. Per delinearli ti sei ispirata a delle persone realmente esistenti? I personaggi del mio romanzo sono un amalgama fra persone reali, molto originali, e caratteri fantasiosi estrapolati dai personaggi ritrovati nei libri che ho letto. Spesso libri di autori siciliani come Pirandello, Verga e il maestro Camilleri. Sapresti fare qualche previsione per quanto riguarda il futuro del romanzo dialettale? Nuovi autori, tendenze, sviluppi… Per me il romanzo dialettale già usato in passato con Verga, Pasolini e altri grandi, è un genere che ad oggi si sta affermando sempre di più. Lo dimostra l’aumento di titolo e autori che scrivono con questo stile. Ricordiamo ad esempio Maurizio De Giovanni, Elena Ferrante, Roberto Saviano, Giuseppina Torregrossa e lo stesso Camilleri. Salutaci con una frase in dialetto “L’occhi a via e i mani e vertuli!” : “Guarda la strada e proteggi le bisacce!”. Ciccina invece saluterebbe così: “Bon viaggiu e lustru di luna!”: “Buon viaggio e che la luna ti illumini!” (Augurio ironico di scarsità, ristrettezza). Presto in libreria