Ottobre 2022

#Dear Candy. Se lui a letto è troppo… focoso!

Cara Candy,   mi chiamo Francesca e ho 37 anni, un buon lavoro e sono separata. Conosco questo ragazzo di 31 anni, bello, dolcissimo, ma soprattutto ben piazzato… se hai capito cosa intendo. Il problema sai dove sta? Non riesco a reggere i suoi ritmi a letto. Io dopo un’ora e un paio di orgasmi crollo, lui durerebbe anche quattro ore! A volte mi ha così esasperata che ho pensato di lasciarlo solo per questo, nonostante teoricamente sia perfetto! Come posso affrontare questo problema con lui senza offenderlo?Francesca Cara Francesca, un ragazzo così te lo invidieranno sicuramente in molte. Parla con lui ma di te, di quello che senti, che provi, di come vorresti il vostro rapporto intimo. Ha tante buone qualità e sono sicura che sa anche ascoltare il tuo cuore. Tua Candy

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No, l’istinto materno non esiste

Sono anni che i gruppi femministi di tutto il mondo si battono per questa semplice, scontata verità: l’istinto materno non esiste. O meglio, è qualcosa di socialmente appreso, ma non è legato a nessuna funzione biologica insita nel DNA delle donne. Diventarne consapevoli, per una società consumistica come la nostra, può essere tremendamente doloroso, anche a causa di pressioni politiche che osteggiano quest’idea, accecate come sono dal binomio maternità = crescita del PIL. Eppure, prendere atto del fatto che l’istinto materno sia una chimera potrebbe rendere più semplice il vissuto di molte madri, costantemente oppresse dall’ideale irraggiungibile della madre perfetta, obbligatoriamente soddisfatta del suo ruolo di accudimento, che non fa mai una piega di fronte alle difficoltà che la società individualista le pone di fronte. Il concetto di istinto materno è ammantato di una profonda mitologia culturale che vuole le madri intrinsecamente, magicamente e antropologicamente legate ai loro figli… per carità, la maggior parte delle volte è così, ma che succede quando una madre non è, per vari motivi, felice di essere tale? Succede che la società la osteggia al punto da farla sentire una completa outsider, e peggio ancora la abbandona, facendole sentire tutto il peso della sua inadeguatezza, persa in un limbo che la vuole costretta a ricoprire un ruolo che non desidera, alle prese con sensi di colpa e, peggio ancora, con un sentimento di frustrazione che non di rado diventa un grande motivo di sofferenza anche per i figli. D’altro canto, di padri che rifiutano il loro ruolo genitoriale è pieno il mondo, eppure la società, con loro, è molto indulgente, perché è alla madre che viene riconosciuto – anche quando non se lo merita – il ruolo di caregiver migliore, deputata biologicamente a prendersi cura della prole. Eppure quante volte, nella nostra vita, abbiamo sentito di figli costantemente in conflitto con la propria figura materna, alla quale non riconoscono il ruolo di caregiver, vuoi perché davvero per loro non lo è stata, vuoi perché la società ha insegnato ai bambini in primis e agli adulti poi ad avere aspettative altissime sull’esperienza della maternità? E allora le madri imperfette diventano dei mostri da condannare; le madri assenti sono ree di aver trascurato il ruolo più importante della loro vita, e quelle violente – violente, sì – diventano delle figure mitologiche alla stregua dei fantasmi. Una madre violenta genera incredulità, né più né meno della terrificante storiella di un orco che sbuca da dietro un albero: spaventosa, per carità, ma pur sempre una storiella rimane. E la cosa peggiore è che molti bambini non vengono creduti, nemmeno a distanza di anni, nemmeno quando crescono e sono in grado di padroneggiare i loro ricordi. Perché una madre non può, semplicemente, essere un orco: l’istinto materno glielo impedisce. Vero?

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Ritorna la Festa del libro medievale e antico di Saluzzo, 21-23 ottobre

Comunicato stampa Festa del libro medievale e antico di Saluzzo Da venerdì 21 a domenica 23 ottobre 2022, Saluzzo (CN) Seconda edizione dedicata alle donne nel Medioevo  “Uno spirto celeste, un vivo sole” Francesco Petrarca Tra le ospiti e gli ospiti:  Maria Giuseppina Muzzarelli, Lucia Tancredi, Adriana Valerio, Virtus Maria Zallot la “regina degli scacchi” Marina Brunello Franco Cardini, Antonio Manzini, Paolo Mieli, Dario Vergassola & David Riondino Marcello Simoni, Nicolas Ballario, Tommaso Ricci, Marco Piccat Iniziative di avvicinamento da sabato 15 ottobre 2022 Serata conclusiva mercoledì 26 ottobre 2022 salonelibro.it – visitsaluzzo.it  “Uno spirto celeste, un vivo sole”: sulla scia dei versi di Francesco Petrarca ispirati alla donna amata, torna la Festa del libro medievale e antico di Saluzzo, manifestazione libraria e fieristica, nata nel 2021 per raccontare e approfondire la cultura e storia medioevale attraverso romanzi, saggi, lezioni magistrali, spettacoli, performance, concerti, momenti conviviali e cene a lume di candela, azioni pittoriche, laboratori per adulti, bambine e bambini, occasioni di giochi a tema e gare di scacchi (gioco che giunse in Europa intorno all’anno 1000). Tra le ospiti e gli ospiti: Maria Giuseppina Muzzarelli, Lucia Tancredi, Adriana Valerio, Virtus Maria Zallot, la “regina degli scacchi” Marina Brunello, Franco Cardini, Antonio Manzini, Paolo Mieli, Dario Vergassola & David Riondino Marcello Simoni, Nicolas Ballario, Tommaso Ricci, Marco Piccat. E ancora: il Coro Gregoriano Haec Dies di Alba, il Marchesato Opera Festival, il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, falconieri, sbandieratori, gruppi e rievocatori storici, trampolieri, giocolieri, cantastorie, giullari, saltimbanchi, danzatori. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo e dalla Città di Saluzzo, in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino, che ne cura il programma, e la Fondazione Amleto Bertoni, la seconda edizione della Festa del libro medievale e antico di Saluzzo si svolgerà da venerdì 21 a domenica 23 ottobre 2022, tra appuntamenti culturali ed esposizione fieristica, con diversi momenti di avvicinamento nelle giornate precedenti a partire da sabato 15 ottobre e la serata conclusiva mercoledì 26 ottobre 2022 con Franco Cardini.  Come esplicita il verso di Petrarca, tratto da una poesia del suo Canzoniere, l’edizione 2022 sarà dedicata alle donne nel Medioevo, per cercare di esplorare tutto ciò che caratterizzò la figura femminile in questo periodo storico, e per omaggiare Chiara Frugoni, scomparsa ad aprile. Frugoni, una delle più note e apprezzate medievaliste, non solo in Italia, fu ospite acclamata nell’edizione 2021, quando tenne una lectio magistralis sulle forti personalità femminili nel Medioevo. Ad accogliere i visitatori e introdurre lo spazio espositivo al Quartiere sarà un allestimento dedicato a figure femminili emblematiche del Medioevo che hanno lasciato contributi notevoli in ambito culturale, storico, spirituale e scientifico, come S.Caterina Da Siena, Ildegarda Von Bingen, Christine De Pizan, Margherita Di Fois, Beatrice Di Provenza, Giovanna D’arco, Caterina De Medici, Eleonora D’aquitania, Maria Di Francia, Matilde Di Canossa. Anche quest’anno gli esercizi commerciali ospiteranno titoli di libri selezionati sul tema, dalla saggistica alla narrativa, dal fantasy ai libri antichi: una bibliografia medievale che a fine manifestazione confluirà nel Fondo del libro medievale, nato con la prima edizione della Festa, custodito dalla Biblioteca civica di Saluzzo “Lidia Beccaria Rolfi” per la fruizione libera e gratuita. Quasi tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuiti.  Info e dettagli sul programma, con tutti gli aggiornamenti: salonelibro.it e visitsaluzzo.it.  Clicca qui per guardare il programma Visita Saluzzo! Foto di Andrea Piacenza Precedente Successivo

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Depressione: perché il dolore non può essere considerato un’unità di misura

Breve premessa dell’editore: come Marta Pesci potrà confermare, questi contenuti sono stati progettati in concerto con la stessa più di un mese fa, quindi ben prima che scoppiasse un caso televisivo – che non desideriamo nominare, ma che ben tutti potete intuire – di rilevanza nazionale, incentrato proprio sul tema della salute mentale. Il fatto che negli ultimi giorni le persone stiano dimostrando una spiccata sensibilità nei confronti del tema della depressione non può che spingerci ancora di più a pubblicare contenuti che facciano sentire meno solo chiunque abbia bisogno di aiuto.  Quel poco che basta per morire Di Marta Pesci, scrittrice e tecnica della riabilitazione psichiatrica Anna Brevi, 26 anni. Trasferitasi a Milano per lavorare come insegnante. Si è laureata in Lettere moderne. Viene descritta da chi la conosce come una ragazza solare e allegra. Ha alle spalle una famiglia che la sostiene. La sera del 17 novembre sparisce dal proprio appartamento che condivide con due coinquiline. Il suo corpo viene ritrovato in seguito ad una segnalazione di tre ragazzi che passeggiavano sulla riva del Naviglio. Sono i testimoni di quello che è accaduto: Anna si è buttata. Ne danno il triste annuncio i genitori e il suo fidanzato. Una delle domande che mi sento spesso rivolgere, in quanto professionista della salute mentale, è: perché l’ha fatto? Perché una persona con una vita normale e piena dovrebbe suicidarsi? La prima reazione delle persone è la negazione. Soprattutto nelle mie zone di campagna, dove tutti conoscono tutti, è difficile per la comunità accettare che qualcuno di vicino possa essersi suicidato. Si cominciano ad inventare versioni della faccenda sempre più tirate: la persona è scivolata, i testimoni hanno frainteso oppure si pensa ad un omicidio. In questo breve articolo, dove analizzerò la storia di Anna Brevi – la protagonista di Cinque volte azzurro – cercherò di darvi uno spunto di riflessione e di trattare di un argomento che risulta ai più abbastanza ostico: la soggettività della sofferenza.  Oggettivamente – che parola strana per analizzare un essere umano – potrete rendervi conto come nella vita di Anna non ci siano dei problemi “gravi”. Anna ha una famiglia presente, un lavoro guadagnatosi con una laurea, delle relazioni sociali e un fidanzato. Non stiamo parlando di una ragazza dei quartieri malfamati di Milano, di una persona con abusi alle spalle e una situazione familiare complicata. Stiamo parlando di una persona con un futuro che ha tutte le probabilità di essere radioso. Quello che non sappiamo – ma che se ho fatto un buon lavoro nei primi capitoli del romanzo potrebbe diventarvi chiaro nella loro lettura – è come si sentiva Anna. Quello che scopriremmo stando nella testa di questa giovane ragazza è che crede di non valere niente, di non essere all’altezza del suo ruolo come insegnante, che non si sente amata dal suo ragazzo, che ha paura di essere una delusione per i suoi genitori… sono mesi che Anna non si sente bene, la pressione su di lei aumenta, è costantemente stanca e i pensieri e le paure non la lasciano in pace. E nella sera del suo compleanno, lasciata sola dagli amici, dopo aver perso il suo lavoro precario e non essere riuscita a piazzarsi come voleva in un concorso per diventare insegnante di ruolo, Anna prende la porta di casa e sparisce. Saputo questo potrebbe esservi più chiaro l’impulso che ha raggiunto Anna quella sera, ma per alcuni potrebbe non essere ancora sufficiente. La situazione della ragazza non è disperata, si è trattato di un compleanno e un concorso andati in maniera sfortunata e di un lavoro che si può sempre cambiare, dopotutto Anna non è lasciata a se stessa, i suoi genitori le potrebbero dare una mano. Ma allora, perché? Perché per Anna il dolore provato in quel momento si è rivelato insopportabile e ha perso la speranza. Il dolore non ha un’unità di misura, non esiste nessuno che decide cosa sia lecito o no provare in una situazione. Non esiste un “giusto e uno sbagliato” nelle emozioni. La sensibilità è propria di ognuno e sfortunatamente a volte può essere amplificata da una malattia, come ad esempio in una depressione non curata.  Un’altra persona nella stessa situazione di Anna non si sarebbe sentita disperata? Forse, ma questo non rende meno legittimo quello che lei ha provato. Non si possono controllare le proprie emozioni, quello che si può controllare è il comportamento che ne deriva.  Il 10 ottobre sarà la giornata mondiale della Salute mondiale, ed è fondamentale per me lasciare questo messaggio: quando si sente sopraffatti – perché Anna potrebbe essere un personaggio di fantasia, ma di persone come Anna ne esistono tante – è importante sapere di poter chiedere aiuto. E i servizi di salute mentale hanno sempre le porte aperte per chi chiede.

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