Cristina Ferri

Vita e misteri di Mary Stuart – capitolo decimo

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More storia Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali 23.01.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo 23.01.25 storia La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata 23.01.25 Cinema Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra 23.01.25 società Se i compiti a casa li fa ChatGPT 23.01.25 società Addio a Cioè: la fine di un’era per la storica rivista 22.01.25 scrittura creativa Scrivere un romanzo: la parola FINE è solo l’inizio della fine 22.01.25 libri Non si è quanti – e quali – libri si legge: ovvero cronaca di un lettore moderno 21.01.25 Condanna a morte e decapitazione Il complotto Babington Ordinato da Cecil e Walsingham, il complotto Babington è un piano studiato a tavolino per attentare alla vita della regina Elisabetta e fare in modo che Mary Stuart vi resti invischiata, macchiandosi di alto tradimento. Mary Stuart non è più la giovane impulsiva disposta a perdere se stessa tra le braccia di Bothwell; è adesso una quarantenne stanca, per la precisione «una donna spenta e malata» scrive Zweig, che inizia ad accusare i primi acciacchi, che soffre di reumatismi e che non lotta più per il regno d’Inghilterra, ma solo per la propria salvezza. Per tanti anni la sovrana scozzese ha complottato segretamente per la propria liberazione; lo ha fatto scrivendo lettere di nascosto, invocando l’aiuto di lord e fedeli cattolici; ha perfino chiesto l’intervento di suo figlio Giacomo VI. Ma Giacomo è un ragazzo corrotto, cresciuto alla corte di Elisabetta; «un bambino strano, che non parla molto» ci dice Zweig. Il futuro sovrano di Scozia e Inghilterra sa che sua madre Mary Stuart si è macchiata di omicidio assieme al suo amante; non è interessato ad aiutarla. La rendita che gli dona Elisabetta è per lui sufficiente. Mary Stuart è adesso sola, e questo piano è stato architettato dai suoi nemici protestanti, gli amici intimi della corona inglese, per segnare la sua fine. Anthony Babington, giovane cattolico convinto e appassionato sostenitore di Mary Stuart, cade egli stesso nel tranello. La sua unica intenzione è liberare e mettere in salvo la regina cattolica, ponendosi come l’eroe di quest’impresa, ma quando gli giunge voce che è in atto un complotto per assassinare Elisabetta, compie un passo falso: chiede a Mary una prova scritta della sua complicità. La sovrana scozzese ingenuamente la concede, e la corte inglese adesso non ha più dubbi: Mary Stuart va condannata a morte per attentato alla vita della regina di Inghilterra. Solo una cosa potrebbe scagionarla ora: la grazia di Elisabetta stessa. Quest’ultima è devastata da questa decisione: un conto è far cadere sua cugina in trappola e trattenerla come prigioniera nei suoi castelli, un altro è condannarla a morte. Mary Stuart è una regina consacrata da Dio, e lei non può non tenerne conto. Le scrive un’ultima lettera nella quale chiede una reale ammissione del suo peccato, ma Mary non cede; non vuole essere assolta, e viene di fatto condannata alla decapitazione per alto tradimento. Decapitazione e ultimi istanti di vita Mary Stuart vede la morte come la fine di tutte le ingiustizie subite. Ascolta il verdetto serena. «I suoi lineamenti hanno un’espressione così serena e quasi allegra» si legge nella biografia di Stefan Zweig. Anche in questo caso la corte inglese non si mostra permissiva nei confronti della regina cattolica, e le nega perfino l’estrema unzione papista. La notte prima della sua decapitazione, Mary Stuart prepara ogni cosa con precisione. Scrive lettere e si veste con cura, scegliendo un abito nero e «un velo da vedova bianco che ondeggia dalla fronte fino a terra» ci dice Zweig, senza dimenticare di indossare la croce. Va incontro al suo destino con dignità. Lo storico e biografo francese Brantôme ha detto di lei: «Quelli che vorranno scrivere su questa illustre regina di Scozia avranno due grandissimi argomenti: uno, la sua vita, l’altro, la sua morte.»[1] Tutto è ora finito, e la lotta tra le due regine è giunta al termine. Sarà il figlio di Mary, Giacomo VI, a porre fine a questa diatriba, unificando i due regni. [1] Alexandre Dumas, Maria Stuarda, Sellerio Editore, 2012

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Vita e misteri di Mary Stuart – capitolo nove

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More storia Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali 23.01.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo 23.01.25 storia La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata 23.01.25 Cinema Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra 23.01.25 società Se i compiti a casa li fa ChatGPT 23.01.25 società Addio a Cioè: la fine di un’era per la storica rivista 22.01.25 scrittura creativa Scrivere un romanzo: la parola FINE è solo l’inizio della fine 22.01.25 libri Non si è quanti – e quali – libri si legge: ovvero cronaca di un lettore moderno 21.01.25 Gli anni della prigionia inglese e i complotti contro Elisabetta I d’Inghilterra La fuga Mary Stuart riesce ad ammaliare il giovane lord Georges Douglas di Loch Leven e, con la promessa di un matrimonio, il 2 maggio 1568 riesce con il suo aiuto a sfuggire alla prigionia dei lord. Una volta libera, raduna un esercito di circa seimila uomini. È disposta a tutto pur di riprendere in mano le redini della Scozia; tuttavia, nella breve battaglia di Langside iniziata il 13 maggio, viene brutalmente sconfitta dal fratello reggente Moray. Inseguita fino al confine, amareggiata e sola, un’unica domanda le risuona nella testa: dove andare? La scelta ricade subito su sua cugina Elisabetta, in Inghilterra. Dopotutto, era stata lei stessa a esprimerle parole di conforto e a difendere la sua causa mediante corrispondenza, no? Di certo questa parente non rimarrà sorda alla sua richiesta di aiuto. Il 16 maggio Mary finalmente si imbarca, ma al suo approdo in Inghilterra Elisabetta è sotto shock: un conto è fare buon viso a cattivo gioco per corrispondenza, un altro accettare che la sovrana di Scozia si trovi in Inghilterra. Come può continuare sulla linea del buonismo quando sua cugina chiede continuamente di riceverla? William Cecil, forte sostenitore della Riforma, nonché braccio destro di Elisabetta, sa che questa regina scozzese provoca solo guai ovunque vada; questo ci dice Zweig. Se Elisabetta accogliesse pubblicamente Mary Stuart, l’Inghilterra dovrebbe punire militarmente Moray e la Scozia. Ma sono davvero disposti a farlo? Cecil crede di no, ed Elisabetta, che non è mai disposta a intraprendere vere azioni né a favore né contro sua cugina, decide di procrastinare. D’un tratto, l’idea: decide di non ricevere sua cugina fin quando non sia considerata scagionata del tutto dall’assassinio di suo marito, lord Darnley. L’inchiesta potrebbe inoltre permetterle di trattenerla con la forza. Mary è indignata. Lei, una regina di diritto, è sua pari; per di più, occuparsi degli affari di un altro stato non è di competenza di Elisabetta. Cosa pensa di fare? E come può una regina consacrata accettare di venire giudicata proprio da lei? Ma la sovrana d’Inghilterra sa che la posta in gioco è alta; non ha tempo da perdere ora. L’inizio della prigionia inglese Mary Stuart nel frattempo viene elegantemente imprigionata. Zweig ci parla di sorveglianza rispettosa. Non si tratta di una prigione vera e propria, ma è comunque sorvegliata a vista, e la sua libertà limitata. Elisabetta le fa una promessa: il suo onore non sarà intaccato durante il processo; ma Cecil lavora nell’ombra per tenere Mary lontana dal trono scozzese. Per ordine di Elisabetta, il 25 novembre le trattative vengono spostate a Westminster. Tramite l’aiuto dei lord, di Moray stesso e della lettura delle “lettere dello scrigno[1]”, Mary viene ritenuta colpevole dell’assassinio di suo marito lord Darnley, ed Elisabetta è adesso libera di punirla, anche se non arriva a condannarla apertamente. Non se la sente di emanare la sentenza né di cacciarla dal suo paese; decide dunque di trattenerla come prigioniera. [1] Contenevano documenti di lord Darnley ma anche lettere private di Mary Stuart. Nel testo: Stefan Zweig, Vita di Maria Stuarda: la rivale di Elisabetta I d’Inghilterra, Bompiani, 2013, si legge che venivano chiamate così perché furono trovate in uno scrigno d’argento sigillato

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Mary Fields, la prima postina nera degli Stati Uniti

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More storia Mary Fields, la prima postina nera degli Stati Uniti 22.04.25 amicizia tra donne Il mojito di Gregorio – Quel maledetto concerto 22.04.25 società Portacomaro, il Paese di Papa Francesco: viaggio nel cuore del Piemonte nel giorno della sua scomparsa 21.04.25 società Atelofobia spiegata semplice: la paura di non essere mai abbastanza (spoiler: nessuno lo è davvero) 21.04.25 storia Élisabeth Vigée Le Brun: la pittrice di Maria Antonietta che sfidò la Rivoluzione francese 21.04.25 ricorrenze Charlotte Bronte 21 aprile 1816 – 31 marzo 1855 21.04.25 libri RECENSIONE “AL DI LA’ DEL FIUME” – TERRE DI MEZZO 21.04.25 Eventi ADDIO PAPA FRANCESCO 21.04.25 Mary Fields: la prima donna nera a lavorare come postina negli Stati Uniti Da schiava a persona stimata da tutti. Lavoratrice instancabile, amante dei bambini, dall’animo puro e forte Nata schiava nel Tennessee nel 1832, dopo la guerra civile americana trova lavoro dapprima come cameriera, in seguito come domestica per Edmund Dunne. Dopo la morte della moglie, Dunne la manda a vivere insieme ai figli con sua sorella Madre Mary Amadeus a Toledo dove era Madre superiora di un convento. Nel 1884 Madre Amadeus viene inviata nel Montana per fondare una scuola per ragazze native americane e, quando si ammala di polmonite, Fields si precipita da lei e l’assiste fino alla sua guarigione. Da questo momento in poi comincia una serie di lavori considerati inadatti a una donna: manutenzioni, riparazioni, trasporto merci, ecc. La vita in convento le sta stretta e nel 1894 viene bandita. Si trasferisce a Cascade dove apre una taverna ma chiude appena dieci mesi dopo. La svolta: il servizio postale Nel 1895, all’età di sessant’anni ottiene un lavoro come postina, diventando la prima donna afroamericana a lavorare per il servizio postale degli Stati Uniti. Si ritira dal servizio postale all’età di settantuno anni, dopo essere stata da tutti rispettata e stimata. Curiosità Pare che per proteggersi dai delinquenti portasse armi da fuoco sotto il grembiule. Lavoratrice instancabile, non salta un solo giorno di lavoro e trova il modo di continuare a fare consegne noncurante di bufere di neve, lupi e ladruncoli. Nonostante la sua figura poco raccomandabile – fumava, beveva e maneggiava armi da fuoco – viene spesso assunta come babysitter. Adorata dal paese, rispettata per la sua voglia di lavorare, ancora oggi viene ricordata come una rispettabile lavoratrice.

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Il mojito di Gregorio – Quel maledetto concerto

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Charlotte Bronte 21 aprile 1816 – 31 marzo 1855

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