Casalecchio di Reno, 25 novembre – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Ci sono serate che lasciano il segno, che ti cambiano.
Come il convegno “BASTA violenza sulle donne”, organizzato a Casalecchio di Reno. Un evento che ha unito istituzioni, esperti, arte e testimonianze, trasformando numeri agghiaccianti in volti, storie ed emozioni.
Un messaggio chiaro: uscire dalla violenza è possibile.
🎭 Un palco pieno di coraggio
La sera del 25 novembre, il teatro era gremito. Oltre 300 persone tra istituzioni locali, carabinieri, studenti delle scuole superiori e cittadini. Un fiume di bottiglie d’olio donate a tutte le donne presenti e tre dipinti straordinari di Annalisa Corato che spiccavano sul palco.
Il convegno è stato un susseguirsi di voci autorevoli e necessarie.
Susanna Zaccaria, responsabile della Casa delle Donne di Bologna, ha ricordato che ogni anno mille donne si rivolgono al centro dopo aver subito violenza. Violenza domestica, psicologica, fisica, economica. Diverse forme di una stessa trappola: la perdita di autonomia. Le donne vedono la loro vita come una gabbia e temono rappresaglie o di non farcela economicamente.
Don Giacomo Panizza, il prete che tiene testa alla ‘ndrangheta con la Comunità “Progetto Sud”, ha portato testimonianze dalla Calabria, dove il problema è soprattutto culturale. «Ho visto un bambino di dieci anni fare il capofamiglia, comandare sulle sorelle maggiori e sulla madre. È una mentalità che va scardinata.»
Lia Russo, Segretario provinciale Usic Parma che si occupa del Codice Rosso, ha spiegato come funzionano le denunce. «Anche le segnalazioni di persone vicine alla vittima valgono come denuncia. Ci sono misure immediate: arresto in flagranza, allontanamento, case rifugio a indirizzi segreti.» Le resistenze delle vittime sono causate dal legame sentimentale con il carnefice – inevitabile dopo anni di vita insieme –, dalla dipendenza economica e dalla paura di perdere la casa o l’affido dei minori.
Il primo contatto con le forze dell’ordine ha l’obiettivo di costruire un rapporto di fiducia e dissipare i dubbi fornendo informazioni, tra cui l’esistenza di strumenti utili come il reddito di libertà (500 euro al mese per le donne vittime di violenza) o l’aspettativa retribuita per le dipendenti.
L’avvocato Valentina Di Loreto ha ribadito l’importanza dell’educazione: «Il Codice Rosso, nel 2019, ha introdotto normative sulla violenza di genere, rafforzate nel 2023. Ma il sistema è ancora composto da uomini che spesso sottovalutano il pericolo. Dobbiamo rieducare, a partire dalle scuole. E ricordare che per le donne vittime di violenza la tutela legale è un diritto.»
Mayra Sallie, modella e artista brasiliana nata nelle favelas di Rio, insieme all’amica Gaia Schiralli, ha presentato il progetto “Tessuti d’amore”: trasformare ciò che sembra da buttare in qualcosa di nuovo. Mayra ha realizzato il proprio abito da sposa utilizzando materiali poveri e naturali.
Il loro intervento è stato commovente. Hanno parlato del senso di appartenenza che si crea dopo il matrimonio e che spesso è proprio l’innesco della violenza. Dobbiamo invece riflettere sulla relazione e chiederci se quella persona ci sostiene. Il matrimonio non deve ridursi alla festa e all’abito. Bisogna mettere da parte la superficialità e domandarsi: «Voglio davvero sposare quella persona?»
Il presidente di Business Card, Davide Munaro, ha poi illustrato una card dedicata al supporto legale per le donne vittime di violenza.
👠 Numeri che sconvolgono, storie che ispirano
Una cosa mi colpisce sempre in questi eventi: i numeri. Mille donne all’anno chiedono aiuto solo nel territorio bolognese. E quante non lo fanno? Quante restano in silenzio?
È per loro che, dopo gli interventi istituzionali, il palco si è trasformato. Sotto la guida delicata e commossa del maresciallo Monica Giorgi, si sono alternati canti, balli e un corto teatrale che ha commosso la sala intera. Una sceneggiatura nata da una telefonata inaspettata, da un “sì” detto nonostante la paura, da attori che per la prima volta hanno abbandonato la commedia per raccontare un dramma.
Ma questa è un’altra storia. Una storia di scrittura che cura, di parole che diventano ponti verso la libertà.
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