Alza lo sguardo come se sentisse il mio su di lei, che la divoro a grandi sorsate, ne studio i dettagli e li bevo come un assetato.
«È sua madre?» «Sì, perché?» domandai con voce titubante. «Che bella donna! Così affascinante. Non avete nulla in comune!» concluse ammaliata.
«Sì, mamma, ma voi non dovete preocc…» «Come faccio a non preoccuparmi? – mi interruppe con un urlo da vera cavernicola – Mia figlia sta per diventare madre e io non dovrei preoccuparmi? Ma sei scema? Sì, ovvio che sei scema, altrimenti non saresti incinta e non saresti qui a dire cretinate.»
«Come hai detto che ti chiami?» domandò titubante, sorpreso nel vederla così tranquilla di fronte alle sue parole. «Non l’ho detto» replicò lei con un sorriso sarcastico, girando sui tacchi e avviandosi verso la macchina.
C’era uno strano miscuglio di comicità e dolcezza, in lei, che suo malgrado lo affascinava. Ciò che prima era irritante e detestabile, ora era quasi adorabile.
«Cercasi anima gemella» pronuncio per porre fine al loro battibecco, e digito le parole esatte nella casella di testo sul cellulare.
Sento Oliver sospirare forte. «Non farlo. È una pessima idea.»
«A meno che tu non voglia offrirti e sposarmi, non vedo altra via d’uscita.»
Oliver si stringe nelle spalle. «Te lo sogni.»
Per tutto il giorno mi rimane addosso una sorta di nostalgia del suo corpo stretto al mio. Un desiderio frustrato di quel contatto, che nemmeno la fantasia di Laura potrebbe soddisfare.
A volte servono un po’ d’amore, un cane simpatico 🐾 e una baita sperduta tra i boschi per rimettere insieme i pezzi!»
Era stata una donna nobile, una moglie per poche ore, una beghina, e ora una fuggiasca. Chi era la vera sé?
Cercava di rendere tutto più magico: alla mattina presto, un caffè dal sapore deciso di chicchi appena tostati per accompagnare un quotidiano. Nel pomeriggio, un tè sofisticato per farsi coinvolgere nella lettura di un libro. Era quello il suo scopo.
Ogni volta che ti guardo, io vedo solo l’uomo che mi ha portato via tutto