In una Europa attraversata da guerre, rivoluzioni e sogni di modernità, la voce fragile e luminosa di Lucia Joyce – figlia del grande James – rischia di svanire nell’ombra.
Danzatrice di talento, musa inquieta e anima irrequieta, la sua esistenza si intreccia con la storia del Novecento: l’amore tormentato tra i genitori James e Nora, le sedute con Jung, le lotte interiori tra desiderio e follia, i silenzi forzati di cliniche e sanatori.
Accanto a lei figure che scelsero un tipo di coraggio silenzioso ma inscalfibile: come Paul Léon, l’uomo che tentò di salvare dall’oblio gli scritti e i ricordi del maestro irlandese, fino a sacrificare la propria vita.
Ingrid Sciuto ci consegna un romanzo intenso e struggente, che non è una biografia ma un atto di memoria e compassione. Una narrazione corale che attraversa luoghi e generazioni, restituendo voce ai rinchiusi, ai fraintesi, ai dimenticati.
Un viaggio dentro le pieghe della Storia e delle fragilità umane, dove la linea sottile tra genio e fragilità si fa canto e la luce di Lucia continua a danzare, oltre ogni oscurità.