cancel culture

La Caccia alle Streghe nell’Era Digitale: Cyberbullismo e Linciaggi Online

Ah, le buone vecchie cacce alle streghe! Quel periodo glorioso della storia in cui bastava un’accusa di stregoneria per assicurarsi un falò privato. Certo, i tempi sono cambiati, e di sicuro oggi nessuno andrebbe in giro con torce e forconi… o no? Forse non letteralmente, ma nel vasto e selvaggio mondo dell’internet, la caccia alle streghe è più viva che mai. Solo che ora le torce sono i tweet velenosi e i forconi si sono trasformati in commenti al vetriolo. Benvenuti nell’era digitale, dove il cyberbullismo e i linciaggi online fanno sembrare i processi di Salem una passeggiata nel parco. Dalle streghe alla Cancel Culture: stessa storia, nuovi strumenti Una volta, bastava essere una donna un po’ troppo indipendente o possedere un gatto nero per essere etichettati come streghe. Oggi, una parola sbagliata su Twitter può scatenare una tempesta perfetta di indignazione online. La cosiddetta “cancel culture” non è altro che la moderna caccia alle streghe, in cui l’accusa, il processo e la condanna avvengono tutti in un batter d’occhio, o meglio, in un clic.   Ma attenzione: come nelle vecchie cacce alle streghe, anche qui non c’è bisogno di prove. Basta un accenno di sospetto, un vecchio post decontestualizzato, e boom! Sei bruciato sul rogo digitale. E no, non c’è antivirus che possa salvarti. Cyberbullismo: Il nuovo signore oscuro Non servono più incantesimi e pozioni per distruggere la vita di qualcuno. Un commento sprezzante o un messaggio diretto possono fare molto di più. Il cyberbullismo è la nuova forma di tortura: invisibile, subdolo, eppure devastante. Immagina una moderna corte medievale, ma con un plot twist: il giudice e la giuria sono milioni di sconosciuti pronti a giudicare la tua esistenza basandosi su una foto mal interpretata o su un’opinione impopolare. E mentre un tempo si poteva sperare nell’indulgenza del re, oggi puoi solo sperare che il flusso dell’attenzione si sposti su qualcun altro.   Storia della caccia alle streghe in poche parole CLICCA E VAI AL LIBRO Il Processo di Salem 2.0: Il tribunale dei social media Hai mai avuto l’impressione che ogni tua mossa online venga monitorata? Benvenuto nel processo di Salem 2.0, dove ogni tuo post viene esaminato da migliaia di occhi critici. Qui non c’è bisogno di un giudice in parrucca per condannarti, basta un gruppo di utenti scontenti che decidono di segnalarti in massa. E se la giuria di internet decide che sei colpevole, buona fortuna a cercare di riabilitare il tuo nome. Nella vecchia Salem, un’ammissione di colpa poteva salvarti la vita. Oggi scusarsi pubblicamente potrebbe solo alimentare il fuoco della critica. Il dilemma è reale: rimanere in silenzio o rispondere? Nessuna delle due opzioni garantisce la salvezza.   Le Streghe moderne: vittime del linciaggio online Le “streghe” di oggi sono persone comuni che finiscono nel mirino della rabbia collettiva online. Può trattarsi di una celebrità che ha detto qualcosa di controverso o di un utente qualsiasi che ha osato esprimere un’opinione non popolare. Il linciaggio online non risparmia nessuno. E come le streghe di una volta, queste vittime moderne spesso non hanno alcuna possibilità di difendersi. La loro reputazione viene distrutta in poche ore e, anche se riescono a dimostrare la propria innocenza, il danno è fatto. Il web non dimentica, e nemmeno i suoi utenti. Difendersi dai nuovi cacciatori: consigli per sopravvivere all’era digitale Se non vuoi finire sul rogo digitale, ecco qualche consiglio per te: Pensa prima di postare: sì, sembra ovvio, ma un po’ di riflessione in più può salvarti da molti grattacapi. Imposta profili privati: non è una garanzia, ma limita il numero di potenziali “cacciatori”. Evita le discussioni online: soprattutto su argomenti scottanti. Il rischio di essere fraintesi è altissimo. Ignora i troll: rispondere a provocazioni online non fa che alimentare il fuoco. In ogni caso, ricordati che anche nella peggiore delle situazioni non sei solo. Internet è grande, e le mode passano in fretta. Presto o tardi, anche i cacciatori troveranno un’altra “strega” da inseguire. La caccia alle streghe nell’era digitale è un fenomeno tanto moderno quanto antico. Gli strumenti saranno anche diversi, ma c’è la stessa vecchia paura dell’ignoto, che ci fa continuare a giudicare e condannare i nostri simili. L’importante è restare consapevoli del potere (e del pericolo) che abbiamo tra le mani ogni volta che accediamo a internet. E magari, la prossima volta che ci sentiamo pronti a impugnare il forcone digitale, facciamo un respiro profondo e chiediamoci: è davvero necessario?   Storia della caccia alle streghe in poche parole CLICCA E VAI AL LIBRO Scopri Land Magazine admin Agosto 17, 2024 Lena e la tempesta di Alessia Gazzola: la recensione di Land Magazine A cura di Colloco Alessia Gazzola nella top 5 delle mie autrici del cuore. L’ho conosciuta ormai tantissimi anni fa con la serie di libri che tratta le avventure di Read More Elisabetta Agosto 16, 2024 Drabble mania: consigli di scrittura per aspiranti scrittori (puntata 20) Elisabetta Venturi Scrittrice e insegnante Drabble mania Scrivere drabble insegna a colpire, emozionare, stupire, sconvolgere il lettore con poche parole. Inoltre puoi giocare con le parole: scrivere una storia intorno Read More admin Agosto 15, 2024 Cronistoria del ferragosto dall’antichità a oggi Sicuramente saprete che il termine “Ferragosto” deriva dall’espressione latina “Feriae Augusti”, che significa “ferie di Augusto”. Le Feriae Augusti furono introdotte dall’imperatore romano Augusto nel 18 a.C. come periodo di Read More Arianna Ciancaleoni Agosto 14, 2024 I tormentoni estivi del passato L’estate sta finendo… e già cominciamo a cantare, non è vero?  Ebbene sì, ogni stagione ha le sue mode, ma una cosa che accade sempre durante l’estate è che la Read More admin Agosto 13, 2024 Libri per bambini da leggere almeno una volta nella vita: IL GRINCH DI Dr. Seuss A cura di LA STORIAIl Grinch è l’esatto opposto dello Spirito Natalizio. Odia il Natale e odia chi lo festeggia. Odia soprattutto i Nonsochi, che vivono nella valle vicino alla Read More admin Agosto 12, 2024 Foreshadowing e scrittura creativa: la sottile arte di seminare indizi accattivanti. A

La Caccia alle Streghe nell’Era Digitale: Cyberbullismo e Linciaggi Online Leggi tutto »

Non solo Via col vento e Roald Dahl: il dibattito sui libri razzisti coinvolge anche Robinson Crusoe

Negli ultimi tempi, la decostruzione degli stereotipi e del razzismo nei libri e nei film sembra non arrestarsi; un tipo di critica che si sposta sempre di più all’interno delle Università e dei luoghi di cultura.  Dopo Roald Dahl e Via col vento, ultimamente si discute molto sulla moralità del capolavoro di Daniel Defoe, “Robinson Crusoe”. Daniel Defoe: un uomo del suo tempo o un razzista senza speranza? La questione di se “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe sia un libro razzista e colonialista è oggetto di dibattito tra gli studiosi e i critici letterari. Mentre il libro è ampiamente riconosciuto come un classico della letteratura inglese, alcuni critici hanno evidenziato aspetti problematici relativi alla rappresentazione dell’altro e ai temi colonialisti. LE TESI DELL’ACCUSA La figura di Venerdì Uno dei principali argomenti critici riguarda la rappresentazione dei personaggi non europei nel romanzo. L’incontro di Crusoe con Venerdì, un personaggio nativo dell’isola, è stato spesso interpretato come un riflesso degli stereotipi culturali e razziali dell’epoca. Venerdì è presentato come un individuo sottomesso, culturalmente inferiore a Crusoe, che diventa il “servo” di Crusoe dopo essere stato salvato da una situazione di pericolo. Questa rappresentazione può essere interpretata come una riflessione dei pregiudizi colonialisti e razziali diffusi nel XVIII secolo. D’altra parte, alcuni studiosi sostengono che Defoe potrebbe aver cercato di rappresentare la coesistenza pacifica e la collaborazione tra diverse culture attraverso la relazione tra Crusoe e Venerdì.  Stile di vita “Civilizzato” vs. “Primitivo” Robinson Crusoe riflette gli atteggiamenti dell’epoca nei confronti della civiltà europea considerata “superiore” rispetto alle culture considerate “primitive”. La vita di Crusoe sulla sua isola è spesso presentata come più avanzata e “civilizzata” rispetto alla vita di Venerdì, che è descritta come più “selvaggia”. Questa dicotomia è stata di recente interpretata come un riflesso dei pregiudizi etnocentrici comuni nel contesto coloniale. VAI AL LIBRO Colonialismo e sfruttamento Alcuni critici sostengono che il modo in cui Crusoe sfrutta l’isola e la sua popolazione, inclusa la conversione di Venerdì al cristianesimo, può essere interpretato come una rappresentazione del colonialismo. Crusoe assume un ruolo di dominio sulla terra e sulle persone dell’isola, riflettendo i modelli colonialisti dell’epoca. LA DIFESA RIBATTE Va notato che l’interpretazione di “Robinson Crusoe” può variare a seconda del contesto storico e culturale in cui viene letta. Alcuni critici contemporanei ritengono che il romanzo debba essere contestualizzato nel suo periodo di scrittura, riconoscendo gli stereotipi presenti ma anche considerando la possibilità che Defoe avesse intenzioni più complesse nel rappresentare le relazioni interculturali. Secondo questa tesi, Defoe  non avrebbe avuto intenzioni razziste o colonialiste, ma ha cercato di rappresentare la complessità delle interazioni culturali. Alcuni vedono il personaggio di Venerdì come una rappresentazione positiva dell’adattabilità e della capacità di apprendimento, sottolineando il mutuo beneficio derivante dalla collaborazione tra culture diverse. Comunque la si pensi, la valutazione della presenza di razzismo e colonialismo in “Robinson Crusoe” dipende dalla prospettiva critica adottata. La letteratura del XVIII secolo spesso rifletteva gli atteggiamenti culturali dominanti del suo tempo, e leggere queste opere richiede una comprensione critica e sensibilità nei confronti del contesto storico. La discussione su questi temi evidenzia anche l’importanza di analizzare le opere letterarie in modo critico e riflettere sulle sfumature e le complessità delle rappresentazioni culturali.    

Non solo Via col vento e Roald Dahl: il dibattito sui libri razzisti coinvolge anche Robinson Crusoe Leggi tutto »

4 libri sul razzismo che ti apriranno gli occhi

Kindle Unlimited: 3 mesi a 0,00€. Milioni di eBook e una selezione di riviste . Solo per i clienti Prime idonei. Si applicano termini e condizioni. Ormai tutti lo sanno: il razzismo è un problema sociale diffuso che riguarda la discriminazione e l’oppressione basate sulla razza o sull’etnia.  Combattere il razzismo richiede un impegno collettivo. È importante promuovere la consapevolezza, l’educazione e l’empatia per superare i pregiudizi e gli stereotipi. Per esempio, è fondamentale capire che il razzismo non ha basi scientifiche valide. La razza è una costruzione sociale, non una caratteristica biologica definita. Tutti gli esseri umani condividono un’origine comune e le differenze fisiche tra le persone sono superficiali rispetto alla nostra comune umanità. Ecco dei libri che fanno riflettere il lettore sulla pericolosità di vivere in una società razzista “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee Il libro esplora il razzismo e l’intolleranza attraverso gli occhi di una giovane ragazza che si confronta con l’ingiustizia e la discriminazione nella sua comunità. “Americanah” di Chimamanda Ngozi Adichie Ambientato tra la Nigeria e gli Stati Uniti, il romanzo racconta la storia di Ifemelu, una giovane donna nigeriana che affronta il razzismo e le sfide dell’identità culturale mentre cerca di costruirsi una vita nel nuovo paese. Il libro offre una prospettiva acuta sulle dinamiche razziali, sociali e culturali contemporanee. “Il colore viola” di Alice Walker Ambientato nel sud degli Stati Uniti negli anni ’30, questo romanzo epistolare racconta la storia di Celie, una giovane donna afroamericana che vive una vita segnata dalla violenza e dall’oppressione. Attraverso la sua voce, il libro affronta il razzismo, il sessismo e la liberazione personale. “Gli africani siamo noi. Alle origini dell’uomo” di Guido Barbujani L’origine comune dell’umanità in Africa è ampiamente accettata dalla comunità scientifica ed è supportata da prove genetiche e archeologiche. Questo saggio, alla portata di tutti anche se scritto da un genetista acclamato, abitua alla prospettiva  che le differenze superficiali tra gli individui, come il colore della pelle o le caratteristiche fisiche, non giustifichino il razzismo o la discriminazione. Hai altri titoli da consigliarci per un articolo futuro? Faccelo sapere nei commenti

4 libri sul razzismo che ti apriranno gli occhi Leggi tutto »

La vita degli schiavi nell’America del 1800

Lungi dall’essere solo un romance storico, La piantagione Walker, il nuovo romanzo della scrittrice italo-francese Claudia Brandi, è anche un’attenta disamina, supportata da documentazione storica accurata e ben descritta, della vita di coloni e schiavi nell’America della prima metà dell’Ottocento. A corollario della storia d’amore, infatti, sono molte le descrizioni che riportano il lettore in un paese ricco di contraddizioni e di crudeltà. Ma parliamone direttamente con l’autrice. Grazie per essere qui, Claudia. Il tuo romanzo ci riporta nell’America della schiavitù e delle navi negriere. Com’era la vita di uno schiavo nella Louisiana del 1830? La vita degli schiavi in Louisiana era regolata dal Code Noir, un insieme di leggi promulgato nel 1724 che stabiliva i diritti (ben pochi) e soprattutto i doveri degli schiavi in ogni aspetto della loro vita quotidiana, imponendo anche alcuni doveri ai loro padroni, come quello di nutrirli e fornire loro dei vestiti ogni anno. Nonostante gli schiavi in Louisiana godessero di qualche diritto in più rispetto a coloro che lavoravano nel Mississippi o in Alabama, dove le loro condizioni erano anche peggiori, la loro esistenza era estremamente precaria, perché i padroni avevano il potere assoluto su ogni aspetto della loro vita privata. Come ci racconta Frederick Douglass nella sua autobiografia “Memorie di uno schiavo”, molto dipendeva anche dal carattere del padrone: alcuni piantatori erano infatti più “umani” se così si può dire, e trattavano un po’ meglio i loro schiavi, ricompensandoli quando svolgevano un lavoro adeguato; altri invece erano estremamente bellicosi e violenti, e amavano torturarli in maniera totalmente gratuita. Al di là del sud degli Stati Uniti, c’era New York. Cosa aspettava in quella città agli schiavi fuggitivi? New York faceva parte degli stati che avevano abolito in modo ufficiale la schiavitù, i così detti stati liberi. Tuttavia, il processo di emancipazione dei neri era ancora estremamente lento. Un esempio? Fino agli anni 40 -60 dell’Ottocento, cioè poco prima della guerra di Secessione, a New York e nel New Jersey furono fatti dei censimenti nei quali alcuni uomini neri vennero registrati come “apprendisti perpetui” : il che, di fatto, faceva di loro degli schiavi. Poi venne lo Slavery Abolition Act. Nel 1833, il parlamento britannico proclamò con una legge la fine della schiavitù nelle colonie dell’impero, ad eccezione di alcuni territori specifici. L’abolizione però fu graduale; gli schiavi in principio ottennero solo una libertà di tipo giuridico, ma furono ancora obbligati per un lungo periodo a restare a servizio presso i loro padroni senza remunerazione. Negli anni successivi a questa promulgazione, il governo britannico fu costretto a indennizzare i proprietari di schiavi per una cifra totale pari a circa 20 milioni di sterline, che all’epoca era davvero colossale. Gli inglesi in America, in tutto questo, dove si collocavano? Ne La Piantagione Walker viene appunto descritta la vita di Celia, una giovane ragazza inglese costretta, dopo la morte del padre, a emigrare con la madre in Louisiana, dove sua zia Elizabeth vive da più di quarant’anni. Madre e figlia sono accompagnate da Thomas, l’amico d’infanzia di Celia, il quale desidera diventare un ricco banchiere per poi rientrare nel suo paese natale. I tre protagonisti affrontano, ciascuno a modo suo, lo choc culturale derivato dalla grande differenza di usi e costumi della Louisiana rispetto all’Inghilterra, prima fra tutti la realtà schiavista che né Thomas né Celia, data la loro giovane età, hanno mai conosciuto. Per un inglese del 1830 emigrare in America significava di fatto essere alla ricerca di opportunità che la loro madre patria non avrebbe mai potuto dare. E l’amore? L’amore è sicuramente al centro del romanzo, ma si mescola a temi come le differenze culturali – quelle tra uno schiavista e una puritana, appunto – e al dilemma morale sulla schiavitù: è possibile amare un uomo che letteralmente possiede vite umane? Celia farà fatica a darsi una risposta. Corso di marketing per l’editoria In diretta streaming, pochi allievi per volta 299 € 99, 00 In partenza a Giugno 30 ore in diretta streaming 10 allievi per classe Orario pre-serale Materiale didattico incluso Crea con noi il tuo portfolio da inviare alle aziende Lavora al lancio di libri Land Editore Scopri Sale I nostri romance storici GUARDA GUARDA

La vita degli schiavi nell’America del 1800 Leggi tutto »

Consenso ai cookie con Real Cookie Banner