di Paoletta Maizza
Scritto da Kyoko Mizuki e disegnato da Yumiko Igarashi, Candy Candy è un shojo pubblicato dalla rivista Kodansha nel 1975. In seguito, divenuto un anime, Candy Candy venne trasmesso anche in Italia per la prima volta nel 1980.
In quegli anni il termine anime era sconosciuto e ancora oggi mi è difficile classificarlo come tale: ho l’abitudine di chiamarlo ancora cartone animato perché è così che siamo stati abituati noi generazione anni ’80.
Se da una parte i ragazzini impazzivano per Goldrake o Jig Robot, dall’altra le ragazzine e le bambine subivano il fascino delle avventure dell’orfanella Candy Candy.
Ci si chiede quindi come mai sia diventato un simbolo, una sorta di icona che rappresenta senza dubbio tutte quelle che come me hanno legato a questa eroina di carta ricordi indelebili. Ecco allora
Tre motivi per cui Candy Candy ha influenzato un’intera generazione.

1) Candy è stata un'icona di stile
Sicuramente ciò che ha fatto sì che Candy Candy diventasse una sorta di idolo è la texture colorata e vivace, comune a molti dei cartoni animati dell’epoca, è vero, in questo caso però resa ancora più vivida dagli accostamenti dei colori primari soprattutto nei suoi abiti. Indossa spesso il rosso intenso, la vediamo raramente senza questo colore, perfino il suo cappotto ha questa sfumatura e, a meno che non indossi la divisa da infermiera, è raro vedere Candy con abiti dai colori spenti. Il rosso contrapposto al giallo acceso dei suoi capelli risalta il carattere forte, dinamico ed estroverso della protagonista.
2) A differenza di noi piccole telespettatrici, Candy ha sempre avuto chiaro chi fosse e dove volesse andare
A differenza di altri anime con protagonisti abbandonati e orfani, Candy rifugge questa sua situazione accettando il fatto di essere figlia di Miss Pony e Suor Maria (un prototipo della famiglia moderna), senza mai rimpiangere le sue origini né ostentando una ricerca strampalata dei suoi veri genitori.
Adottata dai facoltosi Andrew, Candy rimpiange di dover portare il loro cognome e di non poter essere più Candy Candy… e basta. Un’identità radicata e importante, la sua, che non lascia dubbi su quanto questo potesse incidere nei suoi ammiratori.
Quello che potrebbe apparire come un capriccio denota invece forza interiore e amor proprio, caratteristiche che la contraddistinguono in mezzo a un mondo in cui cammina sempre a testa alta, ricordando fieramente da dove è venuta e dove vuole andare. Candy è quell’amica in grado di perdonare un torto, piangere la perdita di un amico con sincero trasporto, difendere i deboli utilizzando perfino la forza, curare gli ammalati anche solo con un piccolo gesto, amare senza chiedere nulla in cambio. È la ragazza che sa come difendersi da un amore che non le dà felicità, e che sa riconoscere quando aprire il suo cuore e concedersi il privilegio di essere amata totalmente.

3) Candy e la sua strampalata, ma affettuosissima, gang
Altrettanto incisivo è il suo rapporto con gli altri: la numerosa cerchia di amici e conoscenti rende questo anime qualcosa di estremamente corale. Candy non è un’orfana senza radici ma un collante per tante persone e le loro personali storie. Chiunque la conosca è arricchito, profondamente cambiato e tutto ciò rende la sua storia non più solo personale, una storia in cui ogni spettatore riesce a immergersi. Avremmo tanto voluto essere insieme a lei e ai suoi amici in Scozia per far volare un vecchio aeroplano, avremmo voluto correre con lei sulla collina di Pony e incontrare il principe della collina. E chissà, forse avremmo voluto anche essere baciate dall’inquieto Terence e mollargli uno schiaffone subito dopo.
Soprattutto, avremmo voluto sederci con lei e tutti gli altri alla grande tavolata nella casa di Pony, per avere un sorriso da Suor Maria, un abbraccio da Miss Pony, scherzare e ridere dimenticando per un attimo qualunque problema, perché è questo ciò che ci portiamo ancora dietro da quegli anni, la parte migliore di ognuna di noi, che si risveglia ogni volta che vediamo un’immagine di Candy Candy.