Rupofobia spiegata semplice: la paura dello sporco
Le fobie secondo Don Giovanni (per caso) Hai mai visto qualcuno saltare un tombino come se nascondesse il portale per Mordor? Oppure strofinarsi le mani con l’intensità di un monaco zen, ma con l’ansia di chi ha appena toccato una banconota da cinque euro appiccicosa? Bene, potresti aver incontrato un caso (più o meno serio) di rupofobia. Sì, esiste davvero. E no, non è la fobia dei rapper (quella si chiama trapofobia, forse). La rupofobia è la paura patologica dello sporco, dello schifo, del sudicio, del contaminato. Insomma, roba che il tuo cugino maniaco del pulito conosce fin troppo bene. Cosa scatena la rupofobia? Spoiler: non è solo un’allergia ai pavimenti non lucidati. Chi soffre di rupofobia non ha solo “l’igiene come valore”, ha l’igiene come missione spirituale. E no, non si tratta di essere solo un po’ schizzinosi: parliamo di ansia vera, disagio, a volte anche attacchi di panico se si entra in contatto con qualcosa percepito come “sporco”. Le cause? Beh, come per tutte le fobie, la scienza si divide: tra chi dà la colpa a esperienze traumatiche (tipo un’infanzia passata tra pozze di fango e dita nel naso altrui), chi parla di disturbi ossessivo-compulsivi e chi, molto semplicemente, pensa che si tratti di un modo elegante per evitare di lavare i piatti del coinquilino. I segnali per riconoscere un rupofobo Eccoli serviti su un piatto sterilizzato: Portano sempre con sé gel igienizzante. Ne hanno uno nello zaino, uno in tasca e uno nel cuore. Aprono le porte con i gomiti. Oppure aspettano che tu lo faccia. Cambiano le lenzuola ogni tre giorni. Non per romanticismo, ma per sopravvivenza. Evitano metropolitane, bagni pubblici, concerti e in generale ogni evento umano. Ma si può curare? Certo! Con l’aiuto di uno psicoterapeuta si può affrontare la rupofobia e imparare che, sorpresa, lo sporco non uccide (tranne forse il frigorifero del tuo coinquilino). Ma oltre alle terapie, anche l’esposizione graduale e qualche risata aiutano. Convivere con un rupofobo: istruzioni per l’uso Non prenderli in giro. O almeno fallo con delicatezza, e solo dopo aver lavato le mani. Rispetta i loro spazi. Se vogliono pulire il telecomando con l’alcool, lasciali fare. Tanto non lo usi mai, guardi tutto dal laptop. Sii un esempio. Non c’è bisogno di disinfettare le nuvole, ma se lavi i piatti senza dover venire minacciato, già sei un eroe. Insomma, la rupofobia è seria, ma si può anche affrontare con un pizzico di ironia e tanta comprensione. Perché diciamocelo, in un mondo dove tutto è troppo, anche un po’ di fobia ha diritto alla sua fetta di visibilità (possibilmente igienizzata). Nei prossimi appuntamenti parleremo di… Bibliophobia – paura dei libri Graphofobia – paura di scrivere a mano Caligynefobia – paura delle donne belle Androfobia – paura degli uomini Gynofobia – paura delle donne Triskaidekafobia – paura del numero 13 Catoptrofobia – paura degli specchi Automysophobia – paura di essere sporchi E molte altre! 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