Di Verdiana Rigoglioso, Paola Michelazzo e Giulia Palma
Quel giorno
i posti numero nove, tre e quattro del piccolo cinema mono sala di Babbanalley erano occupati da tre spettatrici, che all’apparenza sembravano non centrare nulla l’una con l’altra. Eppure, alla fine della proiezione, furono le uniche a rimanere ben ancorate alle loro poltroncine di velluto rosso, intenzionate a rivedere ancora una volta lo stesso film.
Giulia aveva solo sei anni, ma un bel caratterino. Rifiutava in maniera più assoluta i limiti. Lei rideva troppo, soffriva troppo, amava troppo, voleva troppo. La vita non le bastava, non le bastava alzarsi dal letto, andare a scuola, fare sport, giocare con le amiche. Lei aveva bisogno di traslocare in mondi altri. Hogwarts era il suo riscatto. Le risate con Harry, Ron, Hermione, le paure con Piton e Voldermort erano un balsamo per il suo cuore palpitante. Perché in quel magico universo di gente magica lei si sentiva viva. Piangeva, tremava, rideva, viveva, amava. E quel che davvero amava non erano le potenti formule magiche o gli strabilianti incantesimi, ma l’umanità dei personaggi. Loro non erano perfetti, avevano le loro debolezze, i loro difetti, ma forse era proprio per queste stramberie che Giulia li amava sin da quando li aveva conosciuti attraverso le pagine di J. K. Rowling, leggendoli con la sua mamma – all’epoca era ancora troppo piccola per farlo da sola. E ora, guardando sul grande schermo quell’enciclopedia ambulante che era Hermione, Giulia sorride.
«Con la nostra curiosità – disse con sguardo complice alla magica “amica” – scardineremo le regole e, assieme, raggiungeremo i nostri sogni.»
Verdiana, intanto, accomodata nel posto numero quattro, le tentava tutte per non essere lasciata sola dalle sue amiche. Era la prima volta che le capitava di maturare una tale passione per un film di questo genere, ma d’altronde la fantasia era il suo regno. La cercava e la nutriva costantemente, con i libri, i fumetti, i pensieri. Aveva da poco cominciato l’università, e il bisogno di credere che qualcosa di magico potesse accaderle era una sensazione che si faceva in lei sempre più preponderante. Dapprincipio non voleva neppure vedere quel film, ma una sua cugina, che conservava il libro della Rowling come si sarebbe fatto con una reliquia sacra, le aveva promesso una vera rivelazione. E così era successo. L’amicizia, il sacrificio, il dolore, la magia. Non mancava davvero nulla in Harry Potter. Più di una volta, durante la proiezione, aveva sentito gli occhi riempirsi di lacrime e aveva perfino dovuto deglutire, per ingoiare tutte quelle parole che non diceva mai a nessuno, ma che scriveva di nascosto sui suoi diari. “Perché nessuno mi ha mai portato via, verso una Hogwarts tutta mia?”
Quello che fino ad allora non aveva osato sognare ad alta voce adesso era sotto gli occhi tutti. Perché tutti ne avevano bisogno. In fondo non era solo lei ad essere così strana, in quel suo bisogno che fantasia e magia vivessero costantemente dentro di lei. Anche le altre persone in sala parevano essere state trasportate nel suo stesso mondo. D’improvviso Verdiana ebbe una certezza: lì, su quella poltrona, una se stessa bambina stava stringendo un patto eterno con la se stessa adulta. Nessuna delle due avrebbe mai prescisso dall’altra.
Dal canto suo Paola, seduta sulla poltrona numero nove, si disinteressò totalmente al fatto che il suo fidanzato ne avesse le scatole piene di maghi, pozioni e partite di Quidditch, e quando lui la lasciò sola per andare a giocare a calcetto non si scompose di un millimetro. Presa com’era da quel nuovo universo che le si dispiegava sotto gli occhi, doveva irrimediabilmente vedere quel film un’altra volta… fremeva per immedesimarsi ancora in quella storia, che l’aveva portata via da una realtà fin troppo noiosa per i suoi vent’anni. Ecco qual era il mondo che le piaceva davvero, dove avrebbe vissuto per sempre. Non quello che le suggerivano gli altri, ma quello in cui tutto era possibile, bastava solo poterlo immaginare.
I nuovi spettatori fecero il loro ingresso in sala, scegliendo i propri posti. Ai tempi nulla era assegnato, tutto era causale, come quei sedili 9, 3 e 4: il binario di ingresso a un luogo fantastico, che permetteva di lasciare fuori stereotipi, doveri e problemi e sprofondare in un’avventura per tutti.
Proprio così, perché quel 16 novembre del 2001 le sale cinematografiche di tutt’Italia proiettarono Harry Potter, una favola che aveva un dono eccezionale: trascendeva. Trascendeva la realtà, diventandola essa stessa, e trascendeva dall’età di chi lo guardava, perché colpiva al cuore di chiunque avesse il bisogno di sognare.
Questo è il potere di Harry Potter: essere una favola per tutti, una porta aperta sul mondo della fantasia.
