Un concentrato di ironia e sarcasmo, una critica alle contraddizioni della società moderna: Povere creature di Yorgos Lanthimos è tutto e il contrario di tutto, senza vie di mezzo
Povere Creature, adattamento del romanzo di Alasdair Gray ad opera del regista Yorgos Lanthimos, è un film che si presenta come un’opera ambiziosa e ricca di spunti interessanti, ma che purtroppo non riesce a raggiungere in maniera piena e completa il climax narrativo. Un pout pourry di cose già viste, un mix di linguaggi e sottogeneri che, seppur mischiati con maestria e in grado di raccontare una storia nella storia, mirano alla critica sociale ma finiscono per imbrigliarsi nella loro stessa maglia.
La pellicola narra la storia di Bella Baxter (Emma Stone), una giovane donna riportata in vita dopo un tragico evento da uno scienziato eccentrico, Godwin Baxter, interpretato da Willem Dafoe, che non a caso abbrevia il suo nome in God, ovvero Dio. Lui, altri non è che un novello Frankenstein, frutto anch’egli di avventate sperimentazioni del padre, fatte in nome del progresso e della scienza. Bella, la sua creatura, è dotata di un’intelligenza vivace e di una curiosità insaziabile, tipica di un bambino che guarda tutto con gli occhi della scoperta, senza pregiudizi o sovrastrutture. Bella inizia così un viaggio alla scoperta di sé e del mondo, alla perenne ricerca di una libertà che le viene comunque negata. Una libertà ancestrale che sente come bisogno, al pari di mangiare e dormire, una libertà fortemente ricercata che finisce però per sfociare in una costrizione che la imbriglia suo malgrado. Ogni cosa passa e attraversa la sfera sessuale. Tutto ha inizio e fine con il sesso e con il piacere che diventa anch’esso metafora sociale. Bella realizza il suo essere donna nel procurarsi piacere da sola o con l’aiuto degli altri e si stupisce che le altre donne presenti in casa non facciano lo stesso, mostrando un pudore e una ritrosia a suo dire immotivati. Ma la sua libertà sessuale la poterà a prostituirsi, vendendo per soldi quel corpo che tanto ammalia il genere maschile. Il suo corpo diventa dunque oggetto sessuale da cui trae profitto ma non più piacere. Si tratta quindi di una finta libertà, perché anche lei da donna libera ed emancipata dovrà sottostare alle regole che quel luogo impone e che a un certo punto iniziano a starle strette.
Emma Stone è la vera e indiscussa star del film. La sua interpretazione di Bella è magistrale: l’attrice riesce a dare vita a un personaggio complesso e sfaccettato, passando con disinvoltura dalla comicità al dramma. La sua performance è ricca di energia e di pathos, e cattura l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine.

Un plauso particolare va alla fotografia di Robbie Ryan che riesce a catturare perfettamente l’atmosfera onirica e surreale del film. Le scene sono curate nei minimi dettagli e l’uso di luci e colori crea un’atmosfera a tratti inquietante, a tratti affascinante.
Le scenografie, ideate da Shona Heath e James Price, sono un vero e proprio capolavoro. Ispirate alle opere di Escher, creano un mondo distorto e labirintico, che riflette la confusione interiore di Bella. La casa di Bella, in particolare, è un vero e proprio enigma, con stanze che si susseguono senza logica e scale che conducono a luoghi irreali e immaginari.
Tuttavia, il film non è privo di difetti. Alcune scelte stilistiche di Lanthimos, come l’uso di frequenti stacchi di montaggio e di una regia a tratti claustrofobica, possono risultare disorientanti e poco fluide. Inoltre, le musiche dissonanti di Jon Hopkins non sempre si integrano perfettamente con le scene, risultando persino sovrastanti e creando un’atmosfera a tratti dissonante e poco piacevole.
La pellicola sembra voler essere una satira sociale, una commedia dark e una riflessione filosofica allo stesso tempo, ma non riesce a trovare un equilibrio tra i diversi generi. Ne consegue un’opera che, pur essendo interessante e ricca di spunti, non raggiunge l’obiettivo che si era prefissata: un’aspra critica al patriarcato e alla supremazia dell’uomo sulla donna, relegata a oggetto sessuale e di proprietà esclusiva del padre/marito/uomo di turno. Bella si ribella e sceglie la sua libertà, ricalcando le orme del suo creatore. Ma da creatura che cresce, apprende e si evolve, si ritrova a compiere le stesse azioni, in nome di una scienza che in fin dei conti non ha reso nessuno davvero libero.
Povere Creature è un film che si lascia guardare per la bravura di Emma Stone da cui si resta ammaliati e piacevolmente sorpresi e per alcune trovate del regista che però rimandano ad altre pietre miliari del mondo del cinema, come la scelta del bianco e nero iniziale. Da omaggi a scopiazzature il passo è breve e chi ha una memoria lunga riesce a cogliere i tanti rimandi ad altri e di sicuro più originali capolavori.