Come capire se tuo figlio è plus dotato?

Sono Isabella Vinci e sono una psicologa perinatale e del neurosviluppo, oltre che una TNPEE (una sigla per indicare un lavoro dal nome impronunciabile). Mi occupo di bambini da più di vent’anni e di genitori da oltre un decennio, perché il mondo dell’infanzia è un universo in espansione, in cui è davvero molto facile perdersi.
Motivo per cui nasce questa rubrica interattiva, in cui ho raccolto un po’ di domande da parte dei genitori.

Come capisci e quando se tuo figlio o tua figlia è plus dotato o, al contrario, ha delle difficoltà di apprendimento o relazione?

Nell’ambito del neurosviluppo parliamo spesso di traiettorie evolutive, non solo di tappe. Differenziano dal secondo concetto, perché non sono immobili, fisse o incastonate nella pietra.

Chi lavora con i bambini, ma in generale con le persone, sa benissimo come ognuno ha un suo percorso di vita e di crescita, motivo per cui ci vuole un occhio davvero allenatissimo per capire alcune cose.

La plus dotazione si riferisce alla capacità mentale diversa rispetto ai bambini della stessa età. Non significa necessariamente avere un novello Einstein in casa, perché l’intelligenza è un concetto complicatissimo che arruola diverse abilità e di difficile definizione, se non tramite test che hanno la pecca di essere solo finestre temporali, che mutano molto rapidamente, come le foto istantanee. Alcune di queste cose, però, possono dipendere anche dalle possibilità che fornisce l’ambiente, per esempio l’accesso agli albi illustrati o la possibilità di frequentare una scuola.

Ci sono alcuni segnali che un genitore può notare nei propri figli, per esempio un uso del linguaggio molto più accurato, una capacità di risolvere problemi anche quotidiani molto rapida, nonché una velocità d’esecuzione e di risposta molto perspicace quando vengono posti dei ragionamenti.

Altri elementi da tenere in considerazione sono gli apprendimenti scolastici, sebbene non siano indicativi. Per esempio, ci sono moltissimi bambini con un livello mentale altissimo, ma che hanno anche un disturbo dell’apprendimento (DSA).

È difficile definire ciò che è “nella norma” da ciò che non lo è, a parer mio perché questa soglia in realtà non esiste. È un canone che nasce nel passato per esigenze governative, sarebbe bello se venisse abbandonato per una visione più inclusiva e veritiera della realtà, che è fatta di sfaccettature e colori diversi.

Se nostr* figli* mostra una capacità d’apprendimento molto intuitiva e veloce, se è portat* a inventare soluzioni creative e innovative, se ingaggia lunghe conversazioni sulla natura e sulle persone perché vuole capirne il funzionamento, allora sì, potrebbe essere plus dotat*.

Questo, come ho detto, non esclude affatto una difficoltà futura sia scolastica, ma soprattutto relazione.

Qualora ci fossero dei dubbi in tal senso, sarebbe preferibile e opportuno contattare un professionista, per indagare meglio i processi cognitivi e relazionali del nostr* bambin*, per supportarlo o supportarla nel modo migliore.

 

E voi, cari genitori, avete delle domande? Non esitate a inviarcele!

A presto.

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