
Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura?
ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi!
Oggi vi parlo anche di un’altra mia grande passione: i giochi da tavolo. Lo conoscete tutti il Lucca Comics & Games, vero? (La risposta “no” non è contemplata).
Beniamino Sidoti
Scrittore, giornalista, autore di giochi da tavolo e consulente del Ministero della pubblica istruzione per l’utilizzo di giochi nella scuola, Beniamino è anche direttore artistico del Gradara Ludens e uno dei fondatori di Lucca Games, la parte ludica del Lucca Comics & Games, che riunisce ragazzi e adulti da tutto il mondo.
«Il mondo dei festival e delle manifestazioni mi piace tantissimo: in mezzo a tanta comunicazione virtuale, i festival sono l’occasione per conoscere gli altri appassionati e per approfondire, divertirsi, sentirsi comunità – tutte cose che non sempre riescono altrettanto bene sui social!» dice, e io non posso che concordare con lui: in queste manifestazioni si respira proprio la magia della condivisione, tanto che è bello anche solo passeggiare tra le vie di Lucca incontrando supereroi, personaggi dei cartoni, delle serie tv e molto di più di quello che riuscireste anche solo a immaginare.
Beniamino è un autore assolutamente poliedrico che si occupa anche di didattica ludica e animazione alla lettura. Non ho resistito e ho dovuto chiedere dettagli a riguardo, perché trovo tutto questo esageratamente interessante!

«Mi occupo di didattica ludica anzitutto come formatore (i miei giochi non sono strettamente “educativi”, anche se molti vengono usati nelle scuole): spiego cioè come si possa imparare giocando. Imparare giocando è una cosa antichissima: in tutto il mondo, l’umanità da sempre usa i giochi per imparare – imparare a parlare, camminare, scrivere, far di conto… ma la didattica “scolastica” ha preso un’altra strada. Così, parlando di come si impara dentro un gioco, cerco di far riflettere sulle differenze tra i due modelli educativi e di suggerire che i giochi possano essere perfino migliori di altri strumenti per imparare cose fondamentali (anche i valori!)
L’animazione alla lettura è, per me, un modo di leggere insieme a un gruppo, aiutando chi ascolta a immaginare, a entrare dentro il libro, a emozionarsi. È un grande gioco con l’obiettivo di esplorare la ricchezza della lettura: perché non sappiamo leggere dalla nascita, ma impariamo a farlo; e imparare a leggere significa imparare a immaginare, a emozionarsi, a entrare dentro un libro… e può essere bello e utile farlo insieme a qualcun altro, per imparare a farle meglio anche quando leggiamo da soli.»
Veniamo ora alle pubblicazioni, che sono davvero tante e varie. Di prossima uscita, Beniamino vanta ben quattro titoli di taglio completamente diverso:
→ Giochi, quiz e passatempi per inguaribili innamorati degli Anni Ottanta (Alphatest)
→ Stracittà – un gioco di carte (Giunti)
→ Homo agilis – un party game (Ludic)
→ Italo e la partita di Fliffingball – Un libro per bambini (Albero delle matite)
→ Giochi per scrivere meglio (Carocci)
Tra i suoi libri è importante citarne un paio che trattano temi davvero importanti:
→ Strategie per contrastare l’odio (Feltrinelli)
→ Stati d’animo (Rrose Sèlavy)
Forse vale la pena andare a dare una sbirciatina, non trovate?
Dopo questa presentazione è scontato pensare che Beniamino abbia ricevuto anche dei premi. L’ultimo è proprio di quest’anno: il “GMG Award” a Urbino per l’attività nel mondo del gioco; ma non posso non citare il “Premio Speciale per la Carriera Ludica” ricevuto nel 2016 al Lucca Games.
Però questa rubrica si chiama “Bere” e non “Giocare”, cosa che sono sicura farete appena letto questo articolo. Torniamo quindi a parlare con Beniamino scrittore.
Il rituale di scrittura

«Per lavoro giro molto, e quindi non posso permettermi il lusso di avere un posto solo dove scrivere: ho un portatile e un paio di cuffiette, con cui ascoltare musica mentre lavoro (a volte anche per escludere il resto del mondo). Cerco musica senza parole, e spazio un po’ tra l’elettronica e generi un po’ più energici, come l’electro swing.»
Cosa beve Beniamino Sidoti

«Non ho rituali precisi, mi piace bere in compagnia, e quindi dipende dal momento. Un buon vino se siamo a tavola, oppure un gin tonic come cocktail o aperitivo. Se devo lavorare molto, o scrivere fino a tardi, diventa un premio per il lavoro svolto (o un obiettivo da meritarmi).»
Mi piace questa cosa del premio… credo che prenderò ispirazione.
Gli abbiamo poi chiesto la ricetta del gin tonic, ma lui ci ha parlato di cibo:

«Non sono un gran preparatore di cocktail! Vado ad occhio, e seguo l’intuizione del momento, o la disponibilità degli ingredienti. Mi diverto di più a cucinare. Mi piace preparare piatti in cui si mescolino molte verdure, come un cous cous o una giardiniera: pulisco le verdure, pelo carote e patate, le taglio a tocchetti e le metto a soffriggere nell’ordine giusto, seguendo la cottura e correggendo il tutto. Mi piace in particolare il momento in cui sento i singoli odori, come la curcuma o il cumino, il finocchio selvatico o l’aglio che insaporisce l’olio; è molto piacevole il momento in cui si sfuma qualcosa: il riso per il risotto, o il pollo… nel tegame caldo lascio cadere vino bianco o birra, o rum o gin – e ognuno lascia un’aroma impercettibile, ma riempie il cuoco di odore e di domande misteriose come “Verrà buono?”, “Si sentirà?”»
Ehm, ora ho voglia di farmi invitare a cena!
Alla richiesta di qualche consiglio aggiuntivo per voi, lettori, ha detto qualcosa che, solo a leggerlo, mi ha dato un senso di pace e tranquillità:

«Qualche anno fa si usava una definizione che amo molto: un vino o una bevanda “da meditazione“; mi piace che intorno a questo vizio terribile del bere si possano costruire più dimensioni del piacere. Allora del whisky (con acqua a parte) o un amaro diventano un modo per dedicarsi alla lettura, o all’ascolto, un momento in cui sfuggiamo al multitasking per assaporare qualcosa, per bene e fino in fondo.»
Bene, abbiamo parlato di giochi, relax, cucina, scrittura e musica. Pensate a quanto la vita può essere riempita di arte.
Ma a proposito, come si incastrano tra loro giochi e scrittura? Come sono entrati entrambi nella vita di Beniamino?

«Divento scrittore anche grazie ai giochi: da una parte perché incontro all’età giusta i giochi di ruolo, una splendida palestra per inventare storie e capire come funzionano; dall’altra perché, con un gruppo di amici del liceo, inizio a scrivere per una rivista amatoriale. Inventare giochi mi serve anche per inventare storie: scrivere regolamenti è un’ottima palestra per precisione e sintesi, perché i giochi devono anzitutto “funzionare”, cioè proporre un’esperienza chiara, coinvolgente e interessante ai giocatori (qualunque età abbiano). Questa cosa mi piace molto: penso che tutti noi scrittori si debba fare più attenzione all’esperienza che proponiamo ai lettori.»
Chiarezza, andare diretti al punto e sintesi sono ottime doti che tutti gli scrittori dovrebbero esercitare.
Ops, ho divagato. In futuro tornerò sicuramente da Beniamino per qualche articolo sui giochi da tavolo mi sa. Ma voi state aspettando…
La lista della spesa
- vino
- gin, acqua tonica e limone – tenterete un gin tonic con dosi casuali
- whisky
- amaro
E se volete sperimentare in cucina come Beniamino, recuperate un paio di zaini con le ruote e aggiungete:
- cous cous
- carote
- patate
- curcuma
- cumino
- aglio
- olio
- birra
- rum
- pollo
- riso
Mi raccomando però: non gettate tutto in padella alla rinfusa.

Oggi abbiamo fatto un meraviglioso viaggio oltre la creatività dei libri, grazie all’animo giocoso di Beniamino che non trova pace e continua imperterrito a farci giocare anche sui social: seguitelo se volete trovare continuamente nuovi stimoli curiosi e divertenti!
Noi ci sentiamo più avanti, per un altro articolo molto ma molto interessante che ci insegna che la scrittura davvero non conosce confini.



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