interviste

Bere come un vero scrittore per strada – Walter Lazzarin

Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi! Avreste mai il coraggio di prendere una macchina da scrivere e sedervi sul bordo di una strada pedonale in pieno centro città? Oggi vi voglio parlare proprio di lui, lo Scrittore per strada. Walter Lazzarin «Scrittore per strada è un progetto nato con la speranza di farmi conoscere in (quasi) tutta Italia come scrittore. Volevo unire le mie due passioni, scrittura e viaggi, e spacciare copie dei miei libri in ogni regione del paese. Così ho fatto e devo ammettere che la gente di media risponde con curiosità. Non ovunque, ovvio; in certe città vengo abbastanza snobbato e in questi casi mi sento un pirla. Pirla è esattamente come mi sono sentito la prima volta che ho steso per terra un telo da mare con l’intento di spacciare libri.»   Ho voluto presentarvi Walter con le sue stesse parole, perché il genio non si può spiegare, si può solo mostrare. Lui si è sentito un pirla, mentre io ho guardato le sue foto e letto la sua storia pensando “No, vabbè, ma che figata, questo è un mito”. E se già scrivere per strada non bastasse, vi dirò di più: la specialità di Walter è scrivere tautogrammi. Di cosa si tratta? Ce lo dice lui, ovviamente in tautogramma: «componimento costruito con componenti che cominciano, categoricamente, con caratteri coincidenti». Capite che campione coraggioso che conoscerete con codesto contenuto? (Che fatica… ma sono sicura che anche voi avete preso carta e penna e ci state provando.) Quel che è certo, è che i suoi studenti si divertono un sacco. Walter è infatti anche docente di storia e filosofia al liceo e introduce ogni filosofo con un tautogramma. «Certi studenti ne vanno ghiotti» dice. Inoltre, credo sia un bel modo per istigare gli studenti a conoscere nuove parole e trasmettere loro la voglia di mettersi alla prova. Tutto molto bello, vero? Okay – mi direte voi –, ma cosa ha pubblicato?    → Animali all’avventura (Glifo, 2020): “raccolta di tautogrammi per bambini e adulti coccolosi” – come la definisce Walter – che contiene un tautogramma per ogni lettera dell’alfabeto. Fossi in voi… lo prenderei!  → Il drago non si droga (Red Fox, 2015): romanzo – non lasciatevi ingannare dalla copertina: non è una storia per ragazzi → A volte un bacio (Il foglio letterario, 2011): romanzo  → Ventuno vicende vagamente vergognose (CasaSirio, 2017) – attualmente non disponibile su Amazon, ma il titolo era troppo bello per non citarlo. Chissà se ne troverete qualche copia quando lo incontrerete per strada.  → 21 lettere d’amore (Il foglio letterario, 2012) Ha vinto premi e riconoscimenti, ma fa il modesto e mi chiede di dirvi solo che gioca con la Nazionale di calcio degli scrittori.  Vi ho raccontato un sacco di cose interessanti su Walter, ma ancora manca il clou della questione: la nostra rubrica! Siete aspiranti tautagrammatori? Allora assimilate i rituali di scrittura dello Scrittore per strada. Il rituale di scrittura «Non ho un rituale unico, scrivo in maniere diverse a seconda dello stato fisico. A volte mi siedo per terra, con un cuscino accostato al muro; a volte in piedi se la schiena non è proprio al top della forma. Uso una cassetta della frutta, la metto in verticale sul tavolo e ci piazzo sopra il computer. Le prime stesure dei romanzi, però, le scrivo sempre a mano su fogli riciclati. In ogni caso, se ho rumore attorno mi metto le cuffie per ascoltare della musica senza parti cantate. Se sono in un luogo tranquillo, niente.  Bevo molta acqua, direi un bicchiere ogni 15 minuti. E ogni ora vado al bagno e ne approfitto per sgranchire le gambe. Ovviamente poi c’è la scrittura per strada, seduto per terra con una macchina da scrivere. Ma quando mi “travesto” da Scrittore per strada non improvviso mai nulla, scrivo solo tautogrammi che so già a memoria.» Mi sorge spontanea una domanda: ma seduto normalmente a un tavolo mai? Scherzi a parte, scrivere in piedi deve essere una bella sfida e questo dimostra anche quanta passione ha Walter per la scrittura.  È finalmente giunto il momento di scoprire… Cosa beve Walter Lazzarin «Lo spritz per aperitivo, in genere mi piace berne tre prima di cena per sentirmi confuso e felice. Però piano, eh, con “in genere” intendo dire che, se esco con gli amici e la voglia di fare bisboccia, allora mi concedo i suddetti tre spritz. Altrimenti a casa bevo acqua e basta, non bevo mai alcol da solo. Post cena invece mi piace bere il gin tonic. Ci sono venerdì che funzionano così: ritrovo alle 19, tre spritz con giusto qualche patatina, alle 21 cena con pizza e birra e poi due gin tonic tra le 22 e l’infinito.» Adoro lo spritz, ma non sapevo questa chicca che ci racconta Walter sulla sua preparazione: «Nel corso degli anni la ricetta classica dello spritz è cambiata; oggi i barman ti dicono: tre parti di prosecco, due di Aperol o Campari, una parte di soda. Vent’anni fa, almeno in Veneto, mi si diceva: 2/3 prosecco, 1/3 di Aperol o Campari e una spruzzata di soda.» Negli ultimi anni lo spritz è diventato l’aperitivo per antonomasia e siamo abituati ad abbinarlo praticamente con tutto: «Con lo spritz ci stanno bene degli stuzzichini salati, tartine con pancetta o salmone. Per i vegetariani, coi pomodorini e l’origano.» Abbiamo tutto il necessario per un ottimo aperitivo. Quindi ecco per voi…  La lista della spesa Prosecco, Aperol o Campari, Soda (dosi per 3 spritz) Arancia (ce la mettiamo una fettina nello spritz, vero?) Acqua Tonica Gin Tartine Pancetta o Salmone Pomodorini Aglio Stuzzichini salati a scelta (non dimenticate le patatine) Come salutare Walter, se non chiedendogli un tautogramma dedicato al nostro Magazine? Il risultato è strepitoso.  «Land Magazine, avendo due iniziali, mi obbliga a un tautogramma

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Bere come un vero scrittore italiano per ragazzi – Beniamino Sidoti

Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi! Oggi vi parlo anche di un’altra mia grande passione: i giochi da tavolo. Lo conoscete tutti il Lucca Comics & Games, vero? (La risposta “no” non è contemplata). Beniamino Sidoti Scrittore, giornalista, autore di giochi da tavolo e consulente del Ministero della pubblica istruzione per l’utilizzo di giochi nella scuola, Beniamino è anche direttore artistico del Gradara Ludens e uno dei fondatori di Lucca Games, la parte ludica del Lucca Comics & Games, che riunisce ragazzi e adulti da tutto il mondo. «Il mondo dei festival e delle manifestazioni mi piace tantissimo: in mezzo a tanta comunicazione virtuale, i festival sono l’occasione per conoscere gli altri appassionati e per approfondire, divertirsi, sentirsi comunità – tutte cose che non sempre riescono altrettanto bene sui social!» dice, e io non posso che concordare con lui: in queste manifestazioni si respira proprio la magia della condivisione, tanto che è bello anche solo passeggiare tra le vie di Lucca incontrando supereroi, personaggi dei cartoni, delle serie tv e molto di più di quello che riuscireste anche solo a immaginare. Beniamino è un autore assolutamente poliedrico che si occupa anche di didattica ludica e animazione alla lettura. Non ho resistito e ho dovuto chiedere dettagli a riguardo, perché trovo tutto questo esageratamente interessante! «Mi occupo di didattica ludica anzitutto come formatore (i miei giochi non sono strettamente “educativi”, anche se molti vengono usati nelle scuole): spiego cioè come si possa imparare giocando. Imparare giocando è una cosa antichissima: in tutto il mondo, l’umanità da sempre usa i giochi per imparare – imparare a parlare, camminare, scrivere, far di conto… ma la didattica “scolastica” ha preso un’altra strada. Così, parlando di come si impara dentro un gioco, cerco di far riflettere sulle differenze tra i due modelli educativi e di suggerire che i giochi possano essere perfino migliori di altri strumenti per imparare cose fondamentali (anche i valori!) L’animazione alla lettura è, per me, un modo di leggere insieme a un gruppo, aiutando chi ascolta a immaginare, a entrare dentro il libro, a emozionarsi. È un grande gioco con l’obiettivo di esplorare la ricchezza della lettura: perché non sappiamo leggere dalla nascita, ma impariamo a farlo; e imparare a leggere significa imparare a immaginare, a emozionarsi, a entrare dentro un libro… e può essere bello e utile farlo insieme a qualcun altro, per imparare a farle meglio anche quando leggiamo da soli.» Veniamo ora alle pubblicazioni, che sono davvero tante e varie. Di prossima uscita, Beniamino vanta ben quattro titoli di taglio completamente diverso:→ Giochi, quiz e passatempi per inguaribili innamorati degli Anni Ottanta (Alphatest)→ Stracittà – un gioco di carte (Giunti)→ Homo agilis – un party game (Ludic)→ Italo e la partita di Fliffingball – Un libro per bambini (Albero delle matite)→ Giochi per scrivere meglio (Carocci) Tra i suoi libri è importante citarne un paio che trattano temi davvero importanti:→ Strategie per contrastare l’odio (Feltrinelli)→ Stati d’animo (Rrose Sèlavy) Forse vale la pena andare a dare una sbirciatina, non trovate? Dopo questa presentazione è scontato pensare che Beniamino abbia ricevuto anche dei premi. L’ultimo è proprio di quest’anno: il “GMG Award” a Urbino per l’attività nel mondo del gioco; ma non posso non citare il “Premio Speciale per la Carriera Ludica” ricevuto nel 2016 al Lucca Games. Però questa rubrica si chiama “Bere” e non “Giocare”, cosa che sono sicura farete appena letto questo articolo. Torniamo quindi a parlare con Beniamino scrittore.  Il rituale di scrittura «Per lavoro giro molto, e quindi non posso permettermi il lusso di avere un posto solo dove scrivere: ho un portatile e un paio di cuffiette, con cui ascoltare musica mentre lavoro (a volte anche per escludere il resto del mondo). Cerco musica senza parole, e spazio un po’ tra l’elettronica e generi un po’ più energici, come l’electro swing.» Cosa beve Beniamino Sidoti «Non ho rituali precisi, mi piace bere in compagnia, e quindi dipende dal momento. Un buon vino se siamo a tavola, oppure un gin tonic come cocktail o aperitivo. Se devo lavorare molto, o scrivere fino a tardi, diventa un premio per il lavoro svolto (o un obiettivo da meritarmi).» Mi piace questa cosa del premio… credo che prenderò ispirazione.Gli abbiamo poi chiesto la ricetta del gin tonic, ma lui ci ha parlato di cibo: «Non sono un gran preparatore di cocktail! Vado ad occhio, e seguo l’intuizione del momento, o la disponibilità degli ingredienti. Mi diverto di più a cucinare. Mi piace preparare piatti in cui si mescolino molte verdure, come un cous cous o una giardiniera: pulisco le verdure, pelo carote e patate, le taglio a tocchetti e le metto a soffriggere nell’ordine giusto, seguendo la cottura e correggendo il tutto. Mi piace in particolare il momento in cui sento i singoli odori, come la curcuma o il cumino, il finocchio selvatico o l’aglio che insaporisce l’olio; è molto piacevole il momento in cui si sfuma qualcosa: il riso per il risotto, o il pollo… nel tegame caldo lascio cadere vino bianco o birra, o rum o gin – e ognuno lascia un’aroma impercettibile, ma riempie il cuoco di odore e di domande misteriose come “Verrà buono?”, “Si sentirà?”» Ehm, ora ho voglia di farmi invitare a cena! Alla richiesta di qualche consiglio aggiuntivo per voi, lettori, ha detto qualcosa che, solo a leggerlo, mi ha dato un senso di pace e tranquillità: «Qualche anno fa si usava una definizione che amo molto: un vino o una bevanda “da meditazione“; mi piace che intorno a questo vizio terribile del bere si possano costruire più dimensioni del piacere. Allora del whisky (con acqua a parte) o un amaro diventano un modo per dedicarsi alla lettura, o all’ascolto, un momento in cui sfuggiamo al multitasking per assaporare qualcosa, per bene e fino in fondo.» Bene, abbiamo

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Bere come un vero scrittore italiano per ragazzi – Stefano Bordiglioni

Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi! Nell’età della crescita, i bambini imparano a conoscere il mondo e le emozioni umane; amano sfogliare libri e da questi assorbono tantissimo. Scrivere per ragazzi quindi è un compito di grande responsabilità: sono importanti i temi trattati e anche il modo in cui vengono raccontati. Stefano Bordiglioni Laureato in pedagogia a Bologna, ha scritto una tesi sperimentale davvero interessante che tratta la creatività infantile. Uno dei libri più rappresentativi della sua carriera di scrittore è infatti “Giochi di scrittura” (Einaudi Ragazzi, 2020): libro pensato per insegnanti di lingua italiana, riporta giochi di scrittura – tra cui alcuni ideati proprio da Stefano – che lui stesso ha utilizzato a scuola per far sapere ai suoi ragazzi che ci si può divertire componendo testi e filastrocche.  Autore molto prolifico, ha pubblicato storie per ragazzi delle scuole elementari e delle scuole medie. Genere storico, fantascienza, avventura vengono utilizzati per trattare temi importanti come l’adattamento alle situazioni, lo stress, la tolleranza, la diversità, il distacco e tanto altro. Il suo primo successo editoriale – edito da Mondadori Education e in continua ristampa – risale al 1996: “Guerra alla grande melanzana”, una storia fantascientifica che parla dell’altro, di vegetali mutanti, genetica e spazio-tempo.    Da insegnante di scuola elementare, Stefano è molto affezionato ai libri che ha ambientato a scuola, tra cui: –>“Dal diario di una bambina troppo occupata”, Einaudi Ragazzi–>“Il capitano e la sua nave”, Elle – Le letture–>“La congiura dei cappuccetti”, Einaudi Ragazzi Il suo premio più grande? Il bibliotecario di Pergine, dopo una presentazione, gli ha detto «Lei mi ricorda Gianni Rodari» e lui aveva davvero conosciuto Rodari. Una frase, quindi, che vale molto più del premio “Rodari” che Stefano ha vinto nel 1998 con il libro “Ambasciator non porta pena”. Cari lettori, dite sempre quello che pensate agli scrittori di cui leggete, perché non avete idea dell’enorme potere che hanno sull’autore le vostre parole. Scusate se mi sono dilungata più del solito in questa biografia, ma l’ho trovata così emozionante e piena di amore per la scrittura e per il suo insegnamento che non sono riuscita a trattenermi. Però a questo punto sarete curiosi anche voi di sapere se l’uomo dietro all’autore e insegnante ci rivelerà qualche sorpresa nelle sue abitudini alimentari.  Il rituale di scrittura Stefano è il primo autore per ragazzi che intervistiamo in questa rubrica, e la mia curiosità nel sapere le sue abitudini è alle stelle. Partiamo dal suo rito di scrittura:  «L’unico rito è spegnere la televisione. Qualche anno fa mi tenevo come sottofondo “Le quattro stagioni” di Vivaldi. Tante delle mie storie sono nate a scuola, per cui l’ispirazione me la davano i miei allievi e le situazione che nascevano dalle attività quotidiane. Ho sempre fatto seriamente il mio lavoro, però non sono mai mancate le occasioni per ridere e sorridere. Occasioni nate per caso oppure cercate: ad esempio la lettura a voce alta di libri – non miei – era un’occasione specialissima. Ricordo che un libro di Roddy Doyle, “Il trattamento ridarelli”, in una quarta l’ho dovuto leggere perfino tre volte in un anno.» Quasi per caso, ho scoperto che Stefano porta anche la musica a scuola: «Quando incontro le classi ho sempre una chitarra in mano e alterno alle mie storie, le mie canzoni. Le prime canzoni sono nate in classe per giocare con le parole, poi ne ho scritte più o meno duecento assieme a Marco Versari, musicista e amico, per accompagnare i miei libri di narrativa (Einaudi Ragazzi) e quelli per la scuola (Mondadori Education).» Tra le tante canzoni presenti sul web mi ha parlato di “Sugo e maccheroni” di Bordiglioni/Versari, una canzone orecchiabile che insegna ai ragazzi a fare da soli il loro primo piatto di pasta.  Un insegnante speciale, non c’è che dire; i suoi studenti sono davvero fortunati. Le risate e i sorrisi sono indispensabili, sempre! Anche da adulti, ma soprattutto da bambini.   Cosa beve Stefano Bordiglioni «La mia bevanda preferita è l’acqua gasata. Bevo birra solo quando mangio una pizza in pizzeria e non bevo alcolici. Li ho bevuti – soprattutto amari – in estate quando aiutavo la mia famiglia a gestire un albergo al mare: non potendo rifiutare le offerte dei clienti, bevevo un bicchierino di amaro e poi lo offrivo a mia volta. Però non mi sono affatto affezionato all’alcool e da allora non ne ho mai più bevuto. Bevo caffè, però. Caffè macchiato, due o tre in un giorno.» La birra con la pizza è proprio un classico intramontabile anche per chi, come Stefano, non ama gli alcolici. Chissà se sono le bollicine dell’acqua a dargli il giusto brio per scrivere filastrocche e libri divertenti.  La domanda di un consiglio di abbinamento per gustare la bevanda non è particolarmente indicata per l’acqua gasata, ma Stefano ci ha comunque resi partecipi di un suo ricordo d’infanzia. Ecco cosa ci ha detto: «Non ho particolari consigli da dare, anche perché all’acqua si associa praticamente a tutto, e la condizione ideale per berla è quando si ha molta sete. Scherzi a parte, questa domanda mi ha fatto tornare alla mente un cibo che ricevevo da bambino al pomeriggio come “merenda”: una fetta di pagnotta romana con sopra olio, sale e una strisciatina di pomodoro. Per me era la cosa più buona che ci fosse al mondo. Non era tuttavia un cibo privo di difetti: quando mangiavo questa semplice panzanella romana, dovevo mettere via il libro che stavo leggendo, per non riempirlo di macchie di olio e di pomodoro.» L’amore per i libri è qualcosa che ha fatto sempre parte della vita di Stefano: non gli impediva di fiondarsi su una succulenta panzanella romana, ma immagino un piccolo Stefano che mette al riparo il suo libro, una delle cose più preziose che ha tra le mani. E per immergersi totalmente nella dolcezza della vita di Stefano, ecco per voi… La lista della spesa acqua – rigorosamente gasata

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Bere come un vero scrittore italiano – Dio nella persona di Alessandro Paolucci

Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi! Il primo uomo della nostra rubrica non poteva che essere un idolo… e infatti è proprio Dio, in persona però. Non poteva mancare, visto che è onnipresente, come il prezzemolo.No, non è Gesù. In effetti, non ci è dato sapere nemmeno se sia uomo o donna, il Dio vero intendo. Questa manifestazione divina mi sta confondendo, a ogni modo oggi abbiamo intervistato Dio incarnato in: Alessandro Paolucci Laureato in filosofia, Alessandro è diventato Dio su twitter per gioco, poi il suo profilo è diventato virale nel tempo. Tra le sue opere non troviamo solo l’Antico Testamento – che, come ci rivela «non me lo chiedono spesso» – ma una serie di libri stupefacenti… in tutti i sensi!  Oltre al romanzo –> Cercasi Dio: Anche senza esperienza (2019)ha infatti pubblicato: –> Storia stupefacente della filosofia – Oppio, Lsd e anfetamine da Platone a Friedrich Nietzche, ilSaggiatore 2022–> Storia stupefacente della scienza – Hashish, ketamina e funghi da Avicenna a Oliver Sacks, ilSaggiatore 2023 Nel 2012 ai Tweet Awards è stato nominato Miglior Cazzaro. «Tuttora la considero la mia vera laurea» dice. Insomma, oggi abbiamo Dio laureato in Cazzeggio. Un Dio molto alternativo! Ora capisco anche da dove arriva la mia confusione…Ehm, non so voi, ma io sono preoccupata di sapere cosa ci consiglierà. Il rituale di scrittura Quando Dio non ha l’occhio teso ad ascoltare preghiere e improperi che gli arrivano dalla terra, lui scrive. Gli abbiamo chiesto se ha un rituale di scrittura, se si isola – magari col triangolo fuori dalla porta per evitare le continue domande degli angeli. Ecco cosa ci ha risposto: «Isolarsi va sempre bene, anche quando non devo scrivere, ma ovviamente per scrivere aiuta molto. Qualcosa da bere sì, ma più che altro d’inverno, e deve accompagnare il dolcetto, possibilmente dolcetto al cioccolato, che è quello che rende possibile la magia. Se mi sento spompato vado di caffè, se sono già troppo carico vado di vino rosso. D’estate no, solo tanta acqua.» Okay, abbiamo imparato che, per i miracoli – soprattutto quelli più difficili, come scrivere libri – il potere è dato dalla cioccolata! Una mano santa per l’ispirazione. Quando scrive, Alessandro predilige caffè, vino rosso e acqua – bevande che da oggi andranno definite come “divine”! Cosa beve Alessandro Paolucci – alias Dio Qual è la bevanda preferita di Dio secondo voi? Piccolo suggerimento: deve sopportare tutte le schifezze che fanno i suoi personaggi di fango che si sono impossessati della Terra. «Citando appunto il mio libro Storia Stupefacente della Filosofia, pare che l’imperatore filosofo Marco Aurelio, per calmare le ansie del difficile lavoro di amministrazione dell’impero romano, si aiutasse 2-3 volte al giorno con una bevanda preparata dal suo medico Galeno, la teriaca, che era ritenuta la panacea di tutti i mali e ha avuto quasi due millenni di storia. Non posso affermare se ne faccio uso e dove, perché mi arresterebbero.» Diciamo che la sua bevanda preferita è più un sogno, che un vero consumo. Giusto? Non vogliamo certo rischiare di mandare Dio – nè Alessandro – dietro le sbarre!Ma… come si fa questa bevanda miracolosa? «La teriaca aveva circa 70 ingredienti, ma più il tempo passava e più aumentavano, ce n’era una versione da 90, ed era una collezione assurda di erbe, spezie e droghe che solo un imperatore poteva mettere insieme, con in più carne di vipera, il tutto edulcorato con un estratto di castoro che non descriviamo nel dettaglio per non urtare la sensibilità dei lettori. Non era alcolica, ma tra le tante cose conteneva oppio.La ricetta sarebbe lunghissima e complicatissima, e la complessità serviva proprio a spacciarla come una cosa speciale. Solo i migliori potevano riprodurre la vera teriaca, e se non faceva effetto e non curava tutti i mali la colpa era di chi l’aveva preparata, che non era abbastanza bravo. Per essere sinceri potremmo definirla un antico business truffaldino per medici bugiardi e speziali furbi, ma così finirebbe la magia.» E giustamente aggiunge: «Dovendo sacrificare vipere e castori nella preparazione, e dovendo aggiungere anche dell’oppio, la teriaca oggi sarebbe giusto un po’ illegale.» Castoro? Vipera? 😶Alessandro forse non ci ha invogliato sul sapore di questa bevanda, né sulla possibilità di assaggiarla, ma di sicuro ora avremo tutti voglia di leggere le sue storie stupefacenti per scoprire altri intrugli pazzeschi della storia! Mi trovo un po’ in difficoltà, ma ecco comunque per voi… La lista della spesa caffè vino rosso acqua dolcetti al cioccolato castori vipere op… ehm… oppallà! La bevanda eccola qua! Ovviamente vi sconsiglio caldamente di infilare una vipera nella vostra busta della spesa… Un immenso ringraziamento all’onnipotente Alessandro. L’intervista è finita, andate in pace. Vi è piaciuto questo articolo? Siete curiosi di scoprire i gusti di altri grandi – e magari anche piccoli – scrittori italiani?Restate con noi! 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