Marta Pesci: l’esperienza del book fotografico in un articolo

Quando Marta Pesci ci ha contattatati per presentarci il suo romanzo, ne siamo subito rimasti entusiasti perché, insieme agli elementi indubbiamente fantasy, introduceva qualcosa di nuovo nella narrativa emergente: un’introspezione al contempo amara e consolatoria, elemento che ci ha stregati tutti. La nostra intuizione non si è rivelata sbagliata, in quanto poco dopo la firma del contratto Marta ci ha contattati rivelandoci di aver organizzato uno splendido book fotografico che portasse a un livello di realtà inedita i personaggi del suo romanzo (soprattutto la protagonista). Un’iniziativa splendida e che abbiamo apprezzato moltissimo. Siamo perciò felici di presentarvi il

Book fotografico di Cinque volte azzurro (prima di morire)

Marta ci racconta la sua esperienza

Essendo una rappresentante in quanto cosplayer del mondo del cosplay, una volta ragionato su come avrei potuto produrre la copertina del mio romanzo -non sapevo ancora che la Land Editore avrebbe accettato di pubblicarlo- ho pensato subito che avrei potuto ingaggiare una cosplayer per interpretare Anna, la protagonista. Il mondo del cosplay è un mondo dalle caratteristiche peculiari, che non si possono trovare in nessun’altro ambito. Il concetto di vestirsi e di interpretare personaggi di film, fumetti, videogiochi, anime e perché no, libri, è forse simile al carnevale, ma allo stesso tempo molto differente. Il cosplay è qualcosa che appartiene agli amanti delle storie, a quelli che quando incontrano ad una fiera del fumetto qualcuno vestito da un personaggio di una serie che gli piace – soprattutto se è di una serie quasi sconosciuta- chiamano la persona con il nome del personaggio, lo raggiungono correndo, vogliono sapere come hanno creato il costume e iniziano quelle conversazioni del tipo: “poi l’hanno chiusa la serie, eh, è un peccato, era veramente bella…”, “hai già visto la seconda stagione? A me è piaciuta un sacco, non ti voglio fare spoiler, ma…” etc. ect. 

Per il book ho ingaggiato una modella e cosplayer che già conoscevo, Jessica Mura. Sapevo che sarebbe stata la persona giusta per riuscire a trovare e acconciare una parrucca azzurra -nel mondo del cosplay si utilizzano prevalentemente parrucche che spesso devono essere trattate per risultare adatte al personaggio- e una professionista che sarebbe risultata credibile in un book fotografico. La seconda persona che ho contattato è stato Massimo Conti, mio cognato e appassionato di fotografia che ha messo a disposizione il suo set. Prima di passare all’azione era però necessario -su consiglio del fotografo- trovare degli oggetti da ritrarre insieme alla ragazza e che potessero, oltre alle caratteristiche fisiche della protagonista, ricordare il romanzo. Ma io, da autrice del libro, non avevo idea di cosa proporre. Dei libri, forse? Anna voleva fare insegnante. Qualcosa che ricordasse Milano? Niente. Non mi veniva in mente niente. Ed è qui che è successo qualcosa di piuttosto singolare. 

Vengo presentata sui social come autrice esordiente della Land editore e viene utilizzata una copertina provvisoria che rappresentava una ragazza che reggeva dei fiori, quest’ultimi scelti per ragioni di tipo estetico. Un mio amico quella sera mi scrive: geniale l’idea dei fiori, bravi, io non ci avrei mai pensato. E io, perplessa: i… i fiori?  Certo! Mi risponde lui. Il quadro, no? È stata la cosa più vicina alla folgorazione che mi sia mai capitata di ricevere. Nel libro, infatti, è presente un quadro che viene descritto in uno dei capitoli finali, di cui gli elementi principali sono: dei fiori, rose rosse e bianche, rosate, e un vestito azzurro. Dopo aver deciso che avrei utilizzato quei due elementi nel book mi prese però lo sconforto. Sapevo cosa mi serviva ma trovarlo era un altro paio di maniche. Rose bianche e rosse, rosa? Un vestito di quel tipo? In pochi giorni? Ed è così che qualcosa di estremamente singolare è accaduta di nuovo. Sono tornata a casa dei miei genitori nel fine settimana. Mi ero arrovellata per trovare una soluzione al mio problema senza molti risultati e… eccole lì. Sul mio vialetto di casa, curate da mio padre per anni, crescevano rose bianche e rosse che tendevano al rosa. Non c’è voluto molto per ricordarmi di avere nell’armadio un vestito molto simile a quello del quadro. Vi sembrerà strano, ma non ho memoria di essermi ispirata a qualcosa di reale quando l’ho immaginato. Eppure, eccomi lì, a tenere in mano degli elementi che credevo essere frutto della mia fantasia e che invece esistevano.

La stessa sensazione l’ho provata vedendo Jessica venirmi incontro -parrucca azzurra, lenti a contatto e vestito dello stesso colore. Anna Brevi era diventata una persona vera. Era uscita dal mio romanzo, creata dalle mie parole, trasportata dagli oggetti che le avevo immaginato addosso e che esistevano indipendentemente che ne avessi scritto o meno. 

Ora se penso ad Anna, se ripercorro con il pensiero il mio libro, vedo l’interpretazione di Jessica. Mi immagino la ragazza nelle foto che parla, ride, che vive una vita difficile. Qualcuno avendo letto il romanzo e conoscendo la scarsa considerazione che Anna aveva di se stessa e del suo aspetto fisico, potrebbe affermare che questa non è una ricostruzione fedele della mia protagonista. Dove sono i difetti fisici che Anna si riconosceva? Il suo essere insignificante? Ma è proprio questo il punto. Anna potrebbe essere una ragazza vitale, interessante e bella. Soltanto che non lo sapeva. Solo che in quel momento non si riconosceva e vedeva quello che era. Una splendida ragazza.       

Cinque volte azzurro (prima di morire)

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