«Cala la notte, si è fatto tardi. Le luci si spengono e le case pure. Tutti vanno a dormire, ma nel silenzio una donna rinuncia al sonno e, vegliando sulle persone che ama, rivolge a ciascuna una carezza fatta di parole impronunciabili alla luce del sole, perché si sa: il buio ha un sentire diverso, sussurrato e più sincero e, solo al buio, il desiderio è anche coraggio della verità».
Enrica Tesio fa ridere. Questa, per chi ha già letto qualcosa di suo, è una certezza inossidabile. I suoi testi, ricchi di humor e spensieratezza, sono degli strappa-sorrisi.
Ma a me, devo dirlo, più che ridere Enrica Tesio ha sempre fatto piangere.
I suoi libri, romanzi o storie autobiografiche che siano, come l’ultimo pubblicato, contengono una nostalgia profonda, viscerale. Una nostalgia quasi sempre riferita ai figli. Figli che crescono, e per il fatto di crescere provocano una voragine nei genitori, quella voglia di tornare a riprendersi quell’ora perduta quando erano bambini e l’adolescenza, così ben descritta dalla Tesio, era ancora un’idea astratta, o soltanto un ricordo sbiadito della nostra.
In questo libro Enrica si rivolge alle figure fondamentali della sua vita: i genitori, i figli, il partner. Ci parla, anzi parla a loro, mentre dormono, quando le parole escono meglio, in sincerità, raccontando ricordi e cose del presente da un’altra angolatura. I destinatari diventano così persone che ti sembra di aver conosciuto, protagonisti di vicende che hai l’impressione di aver vissuto anche tu. Perché l’autrice scrive di vita, e le pagine sono vive, fresche, così piene di quella vita che ti sembra non riescano quasi a contenerla. Il quotidiano nella scrittura della Tesio non è mai banale, diventa bellezza. A volte dolore, a volte rabbia, fatica. Spesso, ancora quella nostalgia che affiora.
La Tesio ha l’assoluta capacità di inanellare le parole al posto giusto, come se uscissero naturali senza ragionarci troppo, un fluido del pensiero, parole colloquiali ma ricche di significati e soprattutto capaci di farci dire quella cosa che rende un libro tra i più degni di essere letti: lo provo anch’io.
Quelle nostalgie sono anche nostre, le proviamo anche noi alla stessa maniera, ma lei è capace di dirlo.
Allora, se volete ricordare i vostri figli da piccoli, immaginarli un po’ cresciuti, e ridere, ridere tanto, ma anche un po’ piangere, questo libro fa per voi.

