È una domanda che ci siamo sentiti ripetere spesso quando eravamo piccoli: “Cosa vuoi fare da grande?”. Ed è la stessa che forse ripetiamo ai nostri figli, cercando di far loro immaginare cosa potrebbero voler fare in futuro, anche nell’idea che, quando sarà il momento, si iscrivano a una scuola adatta a loro e alle loro aspirazioni.
Tempo fa a un incontro a cui partecipai uno psicologo propose settanta professioni diverse chiedendo ai genitori di indicarne, tra quelle, almeno dieci in cui avrebbero potuto immaginare i propri figli. Dopo le prime tre, iniziai a trovarmi in difficoltà. Immaginavo i vari lavori che avrei potuto selezionare, chiedendomi: ma a mia figlia davvero piacerebbero? Oppure, indicando dei lavori in cui io potrei vederla, in qualche modo la potrei condizionare?
In un articolo di Nino Santomartino su Huffington Post, viene proposto di spostare il focus dal cosa al come. Ovvero: come vuoi fare da grande? Santomartino racconta infatti di quando, da piccolo, conobbe un medico «che divenne per me subito un modello per lo stile con cui svolgeva il proprio lavoro. Un professionista che non solo si muoveva con scioltezza e sicurezza nell’affrontare la sua disciplina, ma che interloquiva con i suoi pazienti con disponibilità ed eleganza». Dunque «ecco che, pur restando nella più totale confusione su cosa avrei fatto da grande, ebbi un’illuminazione che non verteva tanto sul “cosa fare” (o forse anche) ma sul “come farlo”. Non posi più attenzione solo su cosa avrei voluto fare, ma anche su come lo avrei fatto: qualsiasi lavoro avessi intrapreso, avrei voluto farlo con lo stesso stile di quel medico che sapeva coniugare benissimo professionalità e semplicità, sicurezza e umiltà. Grazie a lui cominciai ad amare le persone che fanno bene il proprio lavoro e che – pur infondendo sicurezza e muovendosi con risolutezza – restano umili e si rapportano nei confronti delle persone sempre con estrema gentilezza e disponibilità».
Un secondo caso gli dà un’ulteriore conferma a questa sua aspirazione: Gigino il carburatorista. Il quale, meccanico, era appunto specializzato nel riparare i carburatori, e «si muoveva proprio con lo stile, la concentrazione ma anche con la sicumera di un cardiochirurgo nell’atto di compiere un intervento di alta chirurgia». Gigino il carburatorista «mi ha fatto comprendere che tutti i lavori, senza alcuna distinzione di sorta, dovrebbero essere svolti con quello stile e con quell’attenzione».
Il come è una domanda che indica non solo una scelta, ma un’intenzionalità. Un voler far qualcosa. Se il cosa infatti potrebbe anche arrivare in un secondo momento, o cambiare lungo la strada, puoi però restare sempre fedele al modo in cui vuoi essere.
Anche noi adulti potremmo provare a concentrarci su questo come. Non solo come indicazione da dare ai nostri figli, ma ogni volta che ci troviamo di fronte qualcosa che magari non ci piace particolarmente svolgere, sia essa un lavoro o una mansione che, volenti o nolenti, ci tocca fare. Potrebbe influenzare il nostro modus vivendi, pensare a quanto sia importante non solo la scelta del lavoro da fare nella vita, ma anche quale impegno mettere, quale dedizione, quale passione. Infine quanto amore potremmo mettere in ciò che facciamo. Che forse regola in fondo tutto il nostro “come”.