Perché il premio Strega non ci interessa

Ogni anno il mondo editoriale italiano si ferma a guardare il Premio Strega. È un evento che fa parlare, genera dibattiti, mette in mostra i soliti nomi (nonché editori) della narrativa contemporanea. Eppure per noi di Land Editore questo clamore non è un appuntamento imperdibile. Non perché non riconosciamo il valore della letteratura premiata, ma perché non ci rappresenta.

Una questione in cui credere (e noi non ci crediamo)

 

Il Premio Strega è spesso simbolo di una certa editoria “alta”, autoreferenziale, più interessata a compiacere sé stessa che a parlare ai lettori . Noi invece crediamo in una narrativa accessibile, autentica, radicata nei sentimenti, nelle storie vissute, nei territori. La nostra missione è dare voce a romanzi capaci di emozionare senza bisogno di strizzare l’occhio alla critica.

Il nostro lavoro parte dal basso, dagli autori esordienti, dalle storie che rischierebbero di rimanere nel cassetto perché non aderiscono a canoni tematici imposti dall’alto. Non pubblichiamo per vincere premi: pubblichiamo per creare connessioni con i lettori, per far vibrare qualcosa nel cuore di chi legge.

I meccanismi che non ci convincono

Il Premio Strega – diciamolo con sincerità – è spesso oggetto di critiche per dinamiche interne opache: sponsor editoriali, giochi di potere tra case editrici, giurie che si somigliano ogni anno. È un sistema che tende a premiare sempre gli stessi nomi, spesso legati ai grandi gruppi editoriali.

Narrativa generalista: sempre la stessa minestra

 

Parliamoci chiaro: la narrativa italiana generalista è diventata un rituale noioso. Libri tutti uguali, trame inconsistenti, personaggi piatti come carta velina. C’è sempre un padre assente, una madre depressa, un trauma d’infanzia che si srotola in una lingua che si compiace di sé stessa ma non racconta più nulla di autentico.

In questa palude editoriale il Premio Strega si limita a premiare il meno peggio del già visto, con autori che si rincorrono a vicenda nei cataloghi dei grandi gruppi, proponendo variazioni sul nulla. Dove sono i romanzi che rischiano davvero, che sfidano il lettore? Dov’è il divertimento, le plaisir du texte di Barthesiana memoria? Non sono lì. Sono altrove. E spesso vengono ignorati.

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