Se pensate che la figura del medico donna sia ormai accettata senza problemi, lasciate che vi riporti con i piedi per terra. Ci siamo evoluti, certo, ma la strada delle prime donne medico è stata lunga, irta di ostacoli e, perché no, di pregiudizi talmente assurdi da far ridere (o piangere, dipende dai giorni).
come tutto è iniziato: pionierismo e testardaggine
Nel XIX secolo, una donna che voleva diventare medico era vista come una specie di aliena. “Non è lavoro da donne!” si diceva. Eppure, c’era chi non ascoltava. Queste pioniere, armate di corsetti stretti e di determinazione ancora più forte, si sono presentate a università dominate da uomini, dove il massimo complimento ricevuto era qualcosa tipo: “Non pensavo che sapessi leggere.”
Elisabeth Blackwell, la prima donna a laurearsi in medicina negli Stati Uniti nel 1849, è un esempio brillante. Non solo ha sopportato occhiatacce, ma ha anche dimostrato che l’utero non impedisce di salvare vite umane. Chi l’avrebbe mai detto, vero?
tacchi alti e camici: il multitasking delle dottoresse
Essere una donna medico significa essere multitasking prima che diventasse una moda. Tra una diagnosi e una corsa al mercato per il pranzo, le dottoresse dovevano bilanciare carriere e stereotipi sociali. Qualcuno pensava davvero che salvare una vita fosse meno importante del preparare un soufflé perfetto. Ah, la logica del passato.
Non dimentichiamo che il multitasking non finisce mai: una donna medico è passata dall’essere giudicata perché portava i pantaloni (scandalo!) all’essere criticata per non truccarsi abbastanza. Insomma, chi fa questo lavoro ha una cosa chiara: l’uniforme non è mai solo il camice.
donne medico oggi: eroine normali (ma sempre straordinarie)
Siamo nel 2024, e le donne medico sono la norma. Tuttavia, il cammino verso la parità non è del tutto finito. Ancora oggi esistono differenze salariali e pregiudizi (spoiler: sì, gli uomini sono ancora più pagati in media, ma vogliamo davvero farli felici?).
La buona notizia? Le dottoresse del XXI secolo sono più preparate e motivate che mai. Possono salvare vite, gestire reparti e, perché no, anche ignorare con classe i commenti stupidi su “come fa una donna a fare il chirurgo”.

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