Hai mai sentito il modo di dire “si mangiavano i mobili”? Se la risposta è negativa, preparati a fare un viaggio nel passato, quando i nostri antenati, di fronte alle carestie e alla miseria, si ritrovavano a “mangiare” letteralmente tutto ciò che possedevano. No, non stiamo parlando di un piatto stravagante da gourmet a base di sedie e tavoli in salsa di rovere, ma di una pratica ben più disperata e ironicamente tragica: vendere i propri mobili per potersi comprare un sacco di farina. Insomma, il vero minimalismo ante litteram.
Cornovaglia, 1785
Il suo abbraccio promette salvezza e distruzione
“Ti vendo l’armadio e prendo la farina”
Nel 1700 molte famiglie si trovavano a fare i conti con la necessità di disfarsi di tutto pur di sopravvivere. Ed ecco che tavoli, sedie, bauli e letti venivano venduti al rigattiere in cambio di beni di prima necessità. Mobili per cibo: uno scambio che oggi farebbe inorridire anche il più radicale tra i fan del decluttering.
Ma ecco il colpo di scena. La speranza, per queste famiglie, era che con la primavera, tra qualche lavoro agricolo e un paio di fazzoletti cuciti alla bell’e meglio, si riuscisse a racimolare abbastanza da ricomprare il mobilio venduto. Sì, proprio così. Si sperava che il rigattiere non avesse già piazzato la tua amata sedia a dondolo a qualche borghese curioso. Il mercato del second hand era più competitivo di Vinted!
Oggi si “mangiano” i mobili in altri modi
E ora, la domanda del secolo: siamo poi così diversi? Certo, oggi non vendiamo proprio i mobili per sopravvivere (o almeno non ancora, speriamo), ma a ben vedere la modernità non ci ha risparmiato qualche ironica analogia. La corsa alla vendita di oggetti su piattaforme come eBay, Subito e Vinted sembra quasi un richiamo a quel baratto disperato di mobili in cambio di un po’ di respiro finanziario. La differenza? Oggi lo facciamo per comprare l’ultimo modello di smartphone o per pagare la palestra. Ah, il progresso.
Come sopravvivere al “decluttering forzato”
In un’epoca in cui il minimalismo è diventato la parola d’ordine e le case sembrano sempre più simili a showroom di IKEA, non possiamo che sorridere (con un po’ di compassione) di fronte alle difficoltà dei nostri antenati. Forse, però, una lezione possiamo impararla: prima di vendere quell’antico comodino della nonna su qualche app, pensaci bene. Non si sa mai, potrebbe tornare di moda… o forse potrebbe servirti un giorno per scambiarlo con un bel sacco di farina!
Dalla disperazione del 1700 al minimalismo di oggi, sembra che l’arte del “mangiare i mobili” non sia mai del tutto scomparsa. Solo che oggi ha preso una forma un po’ più… digitale. Chissà, forse un giorno ci ritroveremo tutti a cercare di ricomprare ciò che abbiamo venduto online, sperando che nessun altro l’abbia preso prima. Come si dice? La storia si ripete.
IL LIBRO
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Cornovaglia, 1785. Il lavoro come dama di compagnia dell'anziana signora della tenuta di Gravewood è l'ultima speranza per la giovane Rosen Lamorna; l'unico modo che le rimane per salvare la madre e le sorelline dalla miseria, anche se ciò significa allontanarsi dalla casa in cui è cresciuta e mettersi al servizio della potente famiglia Carveth. Nel maniero, Rosen si costringe a sopportare le attenzioni di Arthyen, il figlio bastardo dei Carveth. Ma quando l'erede legittimo dei Carveth, Cadan, torna dalla guerra, Rosen si trova al centro di un gioco perverso tra i due fratellastri; un gioco in cui lei è il premio più ambito, e dove quell’innocenza che ha tentato sempre di proteggere può diventare la sua salvezza, o la sua rovina.
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