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Identikit di una Book Blogger: intervista a Sara Perotti

I book blogger rappresentano il cuore pulsante dell’editoria italiana, anche soltanto per il fatto che sono i primi e più entusiasti promotori della cultura libresca – così pesantemente bistrattata nel nostro paese. Alcuni di loro, poi, sono particolarmente attivi nel sostenere gli scrittori esordienti, caratteristica che noi di Land Editore non possiamo che amare alla follia. Quest’oggi scambieremo quattro chiacchiere con Sara Perotti, che con il blog Persa nei libri organizza presentazioni letterarie online, scrive recensioni e soffietti editoriali ed è attivissima nell’universo libro – specie per ciò che concerne gli autori in divenire, una categoria troppo spesso ingiustamente snobbata dalle grandi case editrici e dagli stessi lettori. L’intervista Ciao, Sara, e grazie per essere con noi anche in quest’occasione. Immaginiamo di scrivere il tuo identikit… Nome e cognome: Sara Perotti Età: 39 anni Segno zodiacale: Bilancia Caratteristiche particolari: • Torinese doc; • Insaziabile curiosità; • Folle amante degli animali; • Lettrice seriale e narratrice alle prime armi. Due cose che non hai mai fatto e che vorresti fare: • Avere una grande biblioteca personale. • Visitare il Maine, dove vive il mio scrittore preferito. Due cose che non farai mai: • Stare anche solo un giorno senza leggere un libro. • Finire di leggere tutti i libri che vorrei. Genere letterario preferito: Horror. Autori italiani o stranieri? Ho una preferenza per gli autori stranieri. Ma veniamo anche alla parte seria dell’intervista: come è nato il tuo blog? Il blog nasce nel giugno 2020. Durante il lockdown mi è capitato di assistere a diverse dirette Instagram di scrittori famosi e ho notato, con estremo piacere, che erano seguite da tantissimi lettori. Da lì ho deciso di creare uno spazio tutto mio da dedicare al mondo del libro in tutte le sue sfaccettature. La pagina vuole inoltre essere il mezzo attraverso il quale far conoscere tanti nuovi romanzi, magari anche di nicchia, di autori esordienti che meritano di dire la loro nell’universo librario. Quali sono le prime tre caratteristiche che noti in un buon libro? • La potenza e la credibilità della storia e dei dialoghi; • L’ottima caratterizzazione dei personaggi; • Lo stile personale dell’autore. Vero o falso? Non giudicare un libro dalla copertina. Vero. La copertina è un vestito, che può apparire ai nostri occhi più o meno bello, ma la vera anima di un libro è nascosta tra le sue pagine e solo leggendolo essa può essere svelata. Gli scrittori stranieri sono più fantasiosi di quelli italiani. Vero. Ovviamente è questione di gusto personale, ma io li prediligo proprio per questa ragione. Di sicuro, però, ci sono anche diverse eccezioni a questa mia asserzione. I libri dovrebbero costare di meno. Vero. I prezzi dei libri dovrebbero essere più alla portata di tutti, anche se qualche passo in avanti lo si sta facendo con gli e-book che, di fatto, hanno una spesa più contenuta. L’editoria italiana è troppo provinciale. Vero, tuttavia trovo che questo abbia sia dei pro che dei contro. In Italia ci sono troppi scrittori e pochi lettori. Vero. Mi piacerebbe che ci fossero molti più lettori e meno scrittori, questo alzerebbe il livello di qualità della produzione libraria. Ormai scrive chiunque, ma raccontare una storia è una questione seria e non tutti sono in grado di farlo. Quando hai cominciato la tua attività di book blogger, c’è qualcuno a cui ti sei voluta ispirare? Un blogger, un giornalista o uno scrittore… Onestamente no. Ho cercato di creare dal nulla qualcosa che in primo luogo piacesse a me, non volevo condizionamenti esterni e per questa ragione non ho mai seguito altri blogger prima creare Persa nei libri. Parlaci degli svantaggi e dei vantaggi di collaborare con gli autori esordienti e con le case editrici. I vantaggi sono numerosi, il primo fra tutti è la mia crescita personale. Ho conosciuto tanti autori talentuosi dai quali io stessa ho imparato molto, ogni libro che ho recensito mi ha lasciato qualcosa. La stessa cosa si può dire dei miei rapporti con le case editrici, ho trovato persone che mi hanno dato la loro fiducia, proprio come avete fatto voi, che mi hanno permesso di dire la mia e avere uno spazio. E questo mi permette di migliorare giorno dopo giorno. L’unico svantaggio, invece, è che, come è giusto che sia, sono attività che richiedono un investimento di tempo importante (e a titolo gratuito), comunque ben speso a mio avviso. Due caratteristiche che non sopporti degli scrittori • Quando si perdono in lunghe digressioni. • Quando lo scrittore viene meno al patto che instaura col lettore. E due caratteristiche che invece ami • La capacità di trasportare il lettore altrove. • L’abilità di “giocare” con le parole. Qual è il post popolare sul tuo blog o sui tuoi account Instagram? Una volta recensiti i romanzi che leggo, mi diverto a creare dei reels che si ispirino alla trama del libro. Devo dire che piacciono sempre parecchio e hanno molto seguito. Hai dei particolari progetti per il tuo futuro da book blogger? Mi piacerebbe sicuramente continuare a collaborare con le case editrici perché amo tutto quello che ruota attorno al mondo editoriale. È arricchente, stimolante e mi permette di imparare sempre cose nuove. Vorrei inoltre esordire con delle dirette per aumentare l’interazione con gli autori. Mi piacerebbe sbarcare su nuove piattaforme e chissà, fare di tutto questo una professione. Blog Instagram

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10 domande a… Jelena Kuznecova

La Torino di Crash Test, il nuovo libro della scrittrice Jelena Kuznecova (già finalista al programma televisivo Masterpiece con il suo libro “Come un déjà-vu”), è una città che per molti versi risulta profondamente inquietante. Ambientato in un vicino futuro, questo thriller affronta il tema dell’ambizione del singolo che, quasi sempre, finisce per danneggiare il benessere dell’intera comunità. Come ti è venuta l’idea per scrivere il romanzo? L’idea per scrivere Crash test ha avuto due origini. Prima di tutto il nome di uno dei protagonisti, Falco Civetta. Mi parve buffo e plausibile che qualcuno si possa chiamare così, ho pensato che sarebbe stato interessante vedere un Falco Civetta farsi avanti nel mondo nonostante l’infanzia difficile. La seconda e più importante fonte d’ispirazione fu la mia permanenza a Torino per le riprese del programma “Masterpiece”. Ci potresti descrivere quell’esperienza? La mia partecipazione a Masteriece ha lo zampino del fato. E’ stato un mio collega, sapendo che io stavo revisionando un romanzo, a segnalarmi questo concorso letterario organizzato dalla Rai. Il romanzo era ancora in fase di ri-scrittura, mancavano un paio di mesi alla scadenza per partecipare e non pensavo sarei riuscita a produrre qualcosa di valido. Ho dedicato un po’ di tempo durante le ferie estive per correggere giusto le incongruenze di trama, era un prodotto grezzissimo pieno di errori di grammatica, e circa alle ore 23:00 dell’ultimo giorno per partecipare mandai il mio romanzo. Mi richiamarono per fare i casting a Roma, ma nel giorno fissato non sentii la sveglia e persi il treno. Non volevo più andarci, ma il mio compagno mi disse di andarci lo stesso, che era un segno e che sarebbe andata bene. Il resto è una grande esperienza che mi porterò per sempre nel cuore. È grazie a quest’esperienza che hai deciso di ambientare Crash Test proprio a Torino? Dopo aver vissuto la Torino invernale, fredda e misteriosa (ma anche accogliente, l’ho adorata) ero tanto ispirata dal mistero che l’avvolge. I vicoli, le strade di sera che sembrava facessero risvegliare gli spiriti. Inoltre la presenza di una grossa casa automobilistica, un altro fattore che ha influenzato la scelta. Crash test è un romanzo corale, che vede intrecciarsi le vite di diversi personaggi. È stato difficile doversi calare in così tante teste? Qual è il personaggio con cui ti sei più identificata? Vero, sono diversi personaggi, ma non ho mai avuto difficoltà nell’immergermi nelle loro complicate teste. I personaggi sono nati quasi da subito così come sono, hanno le loro storie alle spalle, alcune solo accennate nel libro. Quando penso a ognuno di loro riesco a vederli come se li conoscessi davvero. Alcuni più degli altri. C’è un personaggio le cui emozioni sono state più in sintonia con le mie, Angelo De Angelis.  Un personaggio losco, pieno di tic, ma nel suo mondo ho riversato tutte le insicurezze che possono passarci per la testa nel quotidiano, facendole diventare parte importante del suo carattere. Uno dei temi che affronti nel romanzo è l’emarginazione derivante da una grande intelligenza. È un tema che senti vicino? Il tema dell’emarginazione derivante da una grande intelligenza si ispira a come i cosiddetti nerd siano passati da emarginati – basta vedere come venivano rappresentati nei film di qualche anno fa – a essere ricercati per le loro abilità. L’emarginazione al giorno d’oggi è un tema abbastanza complesso. Chi fa di tutto per escludere quelli “bravi” sono chiamati haters, e per scatenarli basta emergere in qualche settore per qualche abilità che loro non hanno. Spesso si tratta di intelligenza. Dal canto mio, l’emarginazione che vivo è più sottile, e ci convivo tranquillamente. Essere una scrittrice ha più svantaggi o vantaggi? Quali sono le cose che ami del mestiere di scrivere e quali, invece, fatichi a tollerare? Essere una scrittrice è sempre un vantaggio. Scrivere mi fa stare bene, la mia testa scoppia di storie e di impressioni che non vedo l’ora di raccontare. Quanto è bello avere un’attività che ti fa entrare in trance mentre crei qualcosa. La cosa che mi fa arrabbiare del mestiere di scrivere è la volatilità di alcune idee. Arrivano quando meno le aspetti, ti caricano di adrenalina, ma magari non hai tempo da dedicare a loro e, quando ce l’hai, sono già andate via e non ti ispirano più. Crash Test è stato scritto proprio su una scia di queste, ero riuscita ad acchiappare l’idea e farla mia. Raccontaci tre gesti folli che hai compiuto nella tua vita. A diciotto anni mi sono trasferita in Italia, da sola, senza la certezza di un alloggio in una città che conoscevo solo dal trafiletto Wikipedia letto un mese prima dell’arrivo. Gli altri due miei gesti folli si chiamano Maya e Leo, i miei figli. Qual è la situazione ideale in cui ami scrivere libri? Nel silenzio o nella confusione, all’aperto o al chiuso in un angolo della casa, di giorno o di notte… parlaci dei tuoi momenti creativi. Il grande silenzio non esiste a casa mia dal 2015, perciò per isolarmi dal mondo esterno scrivo con le cuffiette e musica a tutto volume. Alcune volte è musica rilassante, altre musica rock e alcune volte ascolto suoni ASMR per la concentrazione. Sappiamo che sei arrivata in Italia all’età di diciotto anni… proprio per questo è sorprendente la qualità della tua scrittura – padroneggi lingua e stile così bene da sembrare una madrelingua. Qual è il tuo segreto? Ho ben due segreti – il primo è la predisposizione alle lingue, il secondo è bilinguismo nativo. Sono nata in Lettonia dove all’epoca si usavano ugualmente sia il russo che il lettone. Ho studiato la lingua inglese dall’ultimo anno dell’asilo, e inoltre i film al cinema li davano in lingua originale con i sottotitoli in lettone e russo. Imparare l’Italiano in un ambiente dove mi ero circondata da Italiani, studiando Giurisprudenza alla pari, non è stato così difficile. Scrivi una citazione che rappresenti la te stessa di dieci anni fa. Sentivo di voler essere più di quello che sembravo di essere. Mi ero

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