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Tutti pazzi per il romance: Viola Raffei si unisce alla rosa delle scrittrici Land Editore

Comunicato stampa: la scrittrice romance Viola Raffei si unisce alla squadra Land Editore Presumbilmente, il suo romanzo sarà lanciato al Salone Internazionale del libro del 2022 Land Editore è lieta di annunciare che la scrittrice Viola Raffei si è di recente unita alla rosa di autrici romance Land editore con un’opera dal carattere intenso e di grande forza emotiva: stiamo parlando de Il profumo della lavanda, in uscita nel 2022, presumibilmente lanciato al Salone Internazionale del libro di Torino. La squadra Land Editore è entusiasta di iniziare questa nuova collaborazione, proseguendo con una linea editoriale che mira a specializzarsi nei romanzi di  genere, e in particolare in tutte le sfumature del romance. Viola Raffei, la biografia Viola Raffei è una donna di 40 anni, marchigiana, sposata, mamma di due bambini. A luglio 2016 esce il suo primo romance erotico dal titolo A modo mio, date le molte richieste, scrive il seguito e lo intitola A modo nostro. A fine aprile esce il suo primo romanzo come self, Le fiamme nel cuore, che verrà poi ceduto alla casa editrice Queen con il titolo Amami fino all’ultimo respiro, per poi proseguire con Resilienza, il romanzo con cui ha riscosso maggiori consensi e Il Profumo della Lavanda. Love Each Other s’ispira a una storia vera parlando della violenza sulle donne. Per ultimo esce Punti di Vista con la casa editrice Ode Edizioni. Viola è estremamente socievole e anticonformista, parla di tutto con tutti, non ha peli sulla lingua anche se non tutti apprezzano. Si augura che lo facciano i suoi lettori. Il profumo della lavanda (Cover provvisoria) Leggere libri è una passione che non sempre riusciamo asoddisfare: scopri il progetto Serie da Leggere! www.seriedaleggere.it è sempre l’ora per leggere

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Terra Nostra: Sicilie a confronto nei romanzi di Lucia Spinella e Manuela de Quarto

La Sicilia sa essere una terra ambivalente come poche altre regioni in Italia; luogo ricco di contraddizioni, può contenere dentro di sè  un grande spirito di accoglienza e al tempo stesso usi e costumi considerati estremanente divergenti da quella che la maggior parte delle persone considera la modernità; è quello che la redazione di Land Editore ha imparato in questi mesi, accogliendo nella sua squadra due scrittrici siciliane estremamente talentuose ma anche profondamente diverse; stiamo parlando di Lucia Spinella e Manuela De Quarto; entrambe con i piedi ben piantati nella loro terra d’origine, ma al tempo stesso diversissime per ciò che concerne le ambientazioni dei loro romanzi. Se Lucia Spinella ha raccontato una Sicilia magica, quasi fatata, dove abbiamo avuto modo di conoscere la parte più calorosa dell’umanità – dalla dolce Nenè all’altruista Sarina – Manuela De Quarto, che arriverà in libreria a Novembre con il romanzo Come treni alla stazione, non si trattiene dal mettere in luce gli aspetti più crudeli di una terra, la Sicilia, il cui tessuto sociale è ancora ricco di contraddizioni e ancestralmente legato alle tradizioni del passato. Terra Nostra: sicilie a confronto nei romanzi di Lucia Spinella e Manuela de Quarto Doppia intervista a due scrittrici Land Editore Nel tuo libro, la Sicilia è: Lucia: – PROTAGONISTA X – ANTAGONISTA  – COMPRIMARIA×  – UNO SFONDO Manuela: – PROTAGONISTA X – ANTAGONISTA – COMPRIMARIA -UNO SFONDO La “tua” Sicilia potrebbe essere rappresentata con un colore? E se sì, quale? Lucia: Certamente! Il giallo. Perché è luce, come il sole, caldo e luminoso.  Come la sabbia del mare, fine e morbida. Come  l’oro, un tesoro prezioso. A volte però è anche  come il fieno, arido e …ispido.   Manuela: Gialli sono i campi di grano che circondano Casteddu. In questa primavera del 1978 calda come un’estate siciliana, i campi sono già ingialliti. Tutto a Casteddu c’entra con il grano, tutti lavorano il grano. Titì passeggia con Joseph nei campi di grano. Inventa storie e viaggia con la mente lontano da questo paese, che cattura la vita di chi ci abita in difficili silenzi. Quando pensi al paese dove è ambientato il libro, qual è il primo sentimento che ti viene istintivamente da associarvi? Perchè? Lucia: Un sentimento di serenità. È come tornare a casa  dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro. È la famiglia che ti accoglie.  Manuela: Inquietudine. Casteddu è un paese che apparentemente sembra identico agli altri. Eppure non lo è. E’ importante sottolineare che Castuddu nella realtà non esiste, racchiude  paesini (di costa e non) che considero i paesi più emblematici della mia vita, nonché fonte di ispirazione per questa storia. E’ innegabile che tutti a Casteddu nascondano qualcosa e nessuno è esattamente come si fa vedere in pubblico. E questo costringe tutti all’inquietudine, anche il paese è inquieto. I vicoli, gli scanni dei palazzi, la stazione dei treni. Sembra quasi un paese in attesa, ma non si capisce bene di cosa. Fermo nello spazio e nel tempo, insieme ai suoi abitanti. Quei giorni che precedono la festa di San Giuseppe serviranno quasi a rompere questa inquietudine, disvelando la verità delle cose e delle persone.  Parlaci di un personaggio positivo del tuo romanzo, e di cosa rappresenta per te. Lucia: Nenè è una persona matura, simpatica,  altruista, sincera, e affidabile. Rappresenta la  sicurezza, data dalla saggezza degli anni. È  l’abbraccio dei miei nonni quando mi  rivedevano tornare, dopo un anno di  lontananza Manuela: Nel mio romanzo non ci sono personaggi “positivi” o “negativi” per antonomasia. Sicuramente la tridimensionalità è la cosa che ho ricercato quando ho scritto i miei personaggi. Ce n’è uno che, però, ha conquistato subito il mio cuore: Genziana. Genziana è una ragazza affetta da gigantismo, in un paesino dell’entroterra siciliano di fine anni ’70. Potete immaginarvi come deve aver vissuto in un ambiente e in un tempo del genere. Ovviamente è considerata un mostro da chiunque. Lei si nasconde dagli occhi dei compaesani restando chiusa in casa. Una ragazza che ha studiato a Palermo, addirittura laureata, che per l’epoca era davvero improbabile per una donna. Genziana nasconde, soprattutto, una verità che riesce ad essere più grande di lei. Odiata per le sue dimensioni anomale anche dalla madre, lei grazie a quella sua altezza si difende dagli altri. Infatti, come lei stessa dice riesce a vedere le teste delle altre persone e capisce se sono persone di cui fidarsi o meno. Questa giovane donna è l’unica che ad un certo punto si sostituirà alla voce narrante della protagonista. Occupando un intero capitolo. Questo a sottolineare quanto sia importante per me Genziana. Anche lei è una peccatrice, anche lei ha fatto i suoi errori, ma è la prima e l’unica che prova a rimediare. Che toglie quel velo di omertà che avvolge tutti. Nonostante sia inglobata da Casteddu riesce a riemergere e a parlare. Genziana è un personaggio chiave.  Parla invece di un personaggio negativo Lucia: Giufà il prepotente di turno che rovina la vita  agli altri, fiero di averlo fatto. Figura  opprimente, che crea dolore anche dopo la sua  scomparsa. La cattiveria che incombe sul  mondo.     Manuela: Credo che quando si scrive si debba cercare di essere il più veritieri possibili. Credo che dare ai personaggi quello spessore che li rende più simile a noi sia fondamentale. Motivo per il quale se nella vita non può esistere qualcuno che sia totalmente bianco o nero, non vedo come faccia ad esistere nei libri. La negatività, il lato oscuro, è proprio di tutti noi, anche di chi ci sta leggendo. Bisogna essere esperti nell’equilibrare i due aspetti quando si costruisce un personaggio. In Come treni alla stazione, il personaggio negativo che più rappresenta meglio la storia credo sia l’intero paese. Abitanti che non vivono, ma si lasciano vivere. Che non decidono, ma aspettano che lo facciano gli altri per loro. Che dimenticano, o meglio, fanno finta di dimenticare. In sincerità, credo che il personaggio più negativo sia proprio il paese, spettatore silenzioso e colpevole. Sono curiosa di sapere cosa risponderebbero

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intervista ad adelio tamburrini e maionese

Doppia intervista: Adelio Tamburrini vs Maionese

Intervista semiseria ad Adelio Tamburrini Presto in libreria con Maionese – l’emozionante viaggio di una golden retriever in cerca di una nuova casa – Adelio Tamburrini si racconta ai lettori di Land Editore con un’intervista semiseria che ci permetterà di conoscere meglio l’universo di scrittura di un autore tanto coriaceo quanto innamorato della sperimentazione narrativa. Conosciamo meglio l’autore di Maionese Ciao, Adelio, e grazie per aver scelto di essere qui. Come abbiamo anticipato, questa sarà un’intervista semiseria, un po’ sui generis, dove vorremmo permettere ai lettori di conoscere meglio il tuo universo creativo in una maniera un po’ diversa dal solito. Del resto, l’originalità è qualcosa che sembra appartenere profondamente alla tua scrittura. Cominciamo allora con un esercizio un po’ particolare; immaginiamo di essere nel famoso programma Le Iene: tu e Maionese state conducendo una doppia intervista… Adelio Tamburrini Nome: Adelio Soprannome: Mai avuto, mi sarebbe tanto piaciuto averne uno da ragazzo perché non andavo d’accordo con il mio nome Età: 38 anni Professione: operaio Descriviti con quattro aggettivi: Curioso, realista, generoso, pigro Angelo o diavolo? Sicuramente diavolo, perché è così difficile restare puri Impulsivo o riflessivo? Decisamente impulsivo Il miglior pregio di Maionese: saper ascoltare Il peggior difetto (sempre di Maionese): sempre in cerca di coccole Il tuo libro preferito: Novecento di Alessandro Baricco Qual è la prima cosa che fai al mattino? Implorare La cosa più strana che tu abbia mai fatto: mi rimane difficile sceglierne una, perché ne faccio un’enormità, ma credo la cosa più strana che spesso mi capita è fissarmi con i volti; mi capita spessissimo di fare associazioni con i volti che vedo, e non mi do pace finché non trovo la somiglianza. Il tuo giocattolo preferito di quando eri piccolo: mia madre mi ricordava sempre che passavo le ore a giocare con il castello dei Masters Dolce o salato? Salato tutta la vita La cosa che ti dicono più spesso: stai zitto! Come ti vedi tra tre anni? Più buffo di ora… Cosa consiglieresti agli scrittori di oggi: Di non seguire i miei consigli… Saluta i tuoi lettori con la citazione tratta da una canzone: È una canzone senza titolo: Tanto pè cantà Pè fa quarche cosa Non è gnente de straordinario È robba der paese nostro Che se po’ cantà pure senza voce Basta ‘a salute Quanno ‘a salute è tutto Basta a salute e un par de scarpe nove Poi girà tutto er monno E m’a accompagno da me Maionese Nome: Lara Soprannome: Maionese Età: dieci anni Professione: cane guida Descriviti con quattro aggettivi: Paziente, fedele, coraggiosa, curiosa Angelo o diavolo? Angelo Impulsiva o riflessiva? Impulsiva Il miglior pregio di Adelio: esserci sempre per gli altri Il peggior difetto (sempre di Adelio): chiacchiera troppo Il tuo suono preferito: il suono della pallina, ovvio Qual è la prima cosa che fai al mattino? Mi lecco tutta La cosa più strana che tu abbia mai fatto: fuggire dalla mia casa Il tuo giocattolo preferito di quando eri piccola: sempre la pallina Dolce o salato? Dolce e poi salato La cosa che ti dicono più spesso: ma quanto sei bella Come ti vedi tra tre anni? Anziana Cosa consiglieresti ai cani di oggi: di fare sempre la pipì sulla traversina Perché dovremmo conoscere la tua storia? Perché anche io prima di viverla non pensavo esistesse un mondo simile Saluta i tuoi lettori: bau! Maionese sarà presto in libreria Maionese, la trama: «Ciao, sono Maionese. Sono una Golden Retriever di dieci anni color crema che cerca una nuova casa.» Sembrerebbe una storia di abbandono come molte altre, ma la verità è che c’è davvero poco di comune in Maionese, la dolcissima golden retriever nata dalla penna di Adelio Tamburrini: accompagnandola nel suo viaggio nell’entroterra romano ascolteremo storie di coraggio e di rinascita, ma anche di solitudine e disperazione, raccontate dalle voci di personaggi tra i più disparati: è così che conosceremo Rocco, abbandonato dalla famiglia perché incapace di nascondere la sua sessualità, ma anche lo stravagante e imprevedibile Marcus, un senzatetto che alla realtà ha sempre preferito la forza dell’immaginazione. E ancora la forza prorompente del Principe, che danzerà per le strade di Roma facendosi guidare dal suo vecchio bastone, e la dolcissima Grazia, che ci farà piangere e sognare tra le pagine di un diario scritto per dare voce ai dimenticati e agli esclusi. “Ma cosa stai mangiando? Questa è Maionese, non è buona per te.” Poi, pensandoci un po’ su, disse: “Ti chiamerò Maionese.”

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Identikit di una Book Blogger: intervista a Sara Perotti

I book blogger rappresentano il cuore pulsante dell’editoria italiana, anche soltanto per il fatto che sono i primi e più entusiasti promotori della cultura libresca – così pesantemente bistrattata nel nostro paese. Alcuni di loro, poi, sono particolarmente attivi nel sostenere gli scrittori esordienti, caratteristica che noi di Land Editore non possiamo che amare alla follia. Quest’oggi scambieremo quattro chiacchiere con Sara Perotti, che con il blog Persa nei libri organizza presentazioni letterarie online, scrive recensioni e soffietti editoriali ed è attivissima nell’universo libro – specie per ciò che concerne gli autori in divenire, una categoria troppo spesso ingiustamente snobbata dalle grandi case editrici e dagli stessi lettori. L’intervista Ciao, Sara, e grazie per essere con noi anche in quest’occasione. Immaginiamo di scrivere il tuo identikit… Nome e cognome: Sara Perotti Età: 39 anni Segno zodiacale: Bilancia Caratteristiche particolari: • Torinese doc; • Insaziabile curiosità; • Folle amante degli animali; • Lettrice seriale e narratrice alle prime armi. Due cose che non hai mai fatto e che vorresti fare: • Avere una grande biblioteca personale. • Visitare il Maine, dove vive il mio scrittore preferito. Due cose che non farai mai: • Stare anche solo un giorno senza leggere un libro. • Finire di leggere tutti i libri che vorrei. Genere letterario preferito: Horror. Autori italiani o stranieri? Ho una preferenza per gli autori stranieri. Ma veniamo anche alla parte seria dell’intervista: come è nato il tuo blog? Il blog nasce nel giugno 2020. Durante il lockdown mi è capitato di assistere a diverse dirette Instagram di scrittori famosi e ho notato, con estremo piacere, che erano seguite da tantissimi lettori. Da lì ho deciso di creare uno spazio tutto mio da dedicare al mondo del libro in tutte le sue sfaccettature. La pagina vuole inoltre essere il mezzo attraverso il quale far conoscere tanti nuovi romanzi, magari anche di nicchia, di autori esordienti che meritano di dire la loro nell’universo librario. Quali sono le prime tre caratteristiche che noti in un buon libro? • La potenza e la credibilità della storia e dei dialoghi; • L’ottima caratterizzazione dei personaggi; • Lo stile personale dell’autore. Vero o falso? Non giudicare un libro dalla copertina. Vero. La copertina è un vestito, che può apparire ai nostri occhi più o meno bello, ma la vera anima di un libro è nascosta tra le sue pagine e solo leggendolo essa può essere svelata. Gli scrittori stranieri sono più fantasiosi di quelli italiani. Vero. Ovviamente è questione di gusto personale, ma io li prediligo proprio per questa ragione. Di sicuro, però, ci sono anche diverse eccezioni a questa mia asserzione. I libri dovrebbero costare di meno. Vero. I prezzi dei libri dovrebbero essere più alla portata di tutti, anche se qualche passo in avanti lo si sta facendo con gli e-book che, di fatto, hanno una spesa più contenuta. L’editoria italiana è troppo provinciale. Vero, tuttavia trovo che questo abbia sia dei pro che dei contro. In Italia ci sono troppi scrittori e pochi lettori. Vero. Mi piacerebbe che ci fossero molti più lettori e meno scrittori, questo alzerebbe il livello di qualità della produzione libraria. Ormai scrive chiunque, ma raccontare una storia è una questione seria e non tutti sono in grado di farlo. Quando hai cominciato la tua attività di book blogger, c’è qualcuno a cui ti sei voluta ispirare? Un blogger, un giornalista o uno scrittore… Onestamente no. Ho cercato di creare dal nulla qualcosa che in primo luogo piacesse a me, non volevo condizionamenti esterni e per questa ragione non ho mai seguito altri blogger prima creare Persa nei libri. Parlaci degli svantaggi e dei vantaggi di collaborare con gli autori esordienti e con le case editrici. I vantaggi sono numerosi, il primo fra tutti è la mia crescita personale. Ho conosciuto tanti autori talentuosi dai quali io stessa ho imparato molto, ogni libro che ho recensito mi ha lasciato qualcosa. La stessa cosa si può dire dei miei rapporti con le case editrici, ho trovato persone che mi hanno dato la loro fiducia, proprio come avete fatto voi, che mi hanno permesso di dire la mia e avere uno spazio. E questo mi permette di migliorare giorno dopo giorno. L’unico svantaggio, invece, è che, come è giusto che sia, sono attività che richiedono un investimento di tempo importante (e a titolo gratuito), comunque ben speso a mio avviso. Due caratteristiche che non sopporti degli scrittori • Quando si perdono in lunghe digressioni. • Quando lo scrittore viene meno al patto che instaura col lettore. E due caratteristiche che invece ami • La capacità di trasportare il lettore altrove. • L’abilità di “giocare” con le parole. Qual è il post popolare sul tuo blog o sui tuoi account Instagram? Una volta recensiti i romanzi che leggo, mi diverto a creare dei reels che si ispirino alla trama del libro. Devo dire che piacciono sempre parecchio e hanno molto seguito. Hai dei particolari progetti per il tuo futuro da book blogger? Mi piacerebbe sicuramente continuare a collaborare con le case editrici perché amo tutto quello che ruota attorno al mondo editoriale. È arricchente, stimolante e mi permette di imparare sempre cose nuove. Vorrei inoltre esordire con delle dirette per aumentare l’interazione con gli autori. Mi piacerebbe sbarcare su nuove piattaforme e chissà, fare di tutto questo una professione. Blog Instagram

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10 domande a… Jelena Kuznecova

La Torino di Crash Test, il nuovo libro della scrittrice Jelena Kuznecova (già finalista al programma televisivo Masterpiece con il suo libro “Come un déjà-vu”), è una città che per molti versi risulta profondamente inquietante. Ambientato in un vicino futuro, questo thriller affronta il tema dell’ambizione del singolo che, quasi sempre, finisce per danneggiare il benessere dell’intera comunità. Come ti è venuta l’idea per scrivere il romanzo? L’idea per scrivere Crash test ha avuto due origini. Prima di tutto il nome di uno dei protagonisti, Falco Civetta. Mi parve buffo e plausibile che qualcuno si possa chiamare così, ho pensato che sarebbe stato interessante vedere un Falco Civetta farsi avanti nel mondo nonostante l’infanzia difficile. La seconda e più importante fonte d’ispirazione fu la mia permanenza a Torino per le riprese del programma “Masterpiece”. Ci potresti descrivere quell’esperienza? La mia partecipazione a Masteriece ha lo zampino del fato. E’ stato un mio collega, sapendo che io stavo revisionando un romanzo, a segnalarmi questo concorso letterario organizzato dalla Rai. Il romanzo era ancora in fase di ri-scrittura, mancavano un paio di mesi alla scadenza per partecipare e non pensavo sarei riuscita a produrre qualcosa di valido. Ho dedicato un po’ di tempo durante le ferie estive per correggere giusto le incongruenze di trama, era un prodotto grezzissimo pieno di errori di grammatica, e circa alle ore 23:00 dell’ultimo giorno per partecipare mandai il mio romanzo. Mi richiamarono per fare i casting a Roma, ma nel giorno fissato non sentii la sveglia e persi il treno. Non volevo più andarci, ma il mio compagno mi disse di andarci lo stesso, che era un segno e che sarebbe andata bene. Il resto è una grande esperienza che mi porterò per sempre nel cuore. È grazie a quest’esperienza che hai deciso di ambientare Crash Test proprio a Torino? Dopo aver vissuto la Torino invernale, fredda e misteriosa (ma anche accogliente, l’ho adorata) ero tanto ispirata dal mistero che l’avvolge. I vicoli, le strade di sera che sembrava facessero risvegliare gli spiriti. Inoltre la presenza di una grossa casa automobilistica, un altro fattore che ha influenzato la scelta. Crash test è un romanzo corale, che vede intrecciarsi le vite di diversi personaggi. È stato difficile doversi calare in così tante teste? Qual è il personaggio con cui ti sei più identificata? Vero, sono diversi personaggi, ma non ho mai avuto difficoltà nell’immergermi nelle loro complicate teste. I personaggi sono nati quasi da subito così come sono, hanno le loro storie alle spalle, alcune solo accennate nel libro. Quando penso a ognuno di loro riesco a vederli come se li conoscessi davvero. Alcuni più degli altri. C’è un personaggio le cui emozioni sono state più in sintonia con le mie, Angelo De Angelis.  Un personaggio losco, pieno di tic, ma nel suo mondo ho riversato tutte le insicurezze che possono passarci per la testa nel quotidiano, facendole diventare parte importante del suo carattere. Uno dei temi che affronti nel romanzo è l’emarginazione derivante da una grande intelligenza. È un tema che senti vicino? Il tema dell’emarginazione derivante da una grande intelligenza si ispira a come i cosiddetti nerd siano passati da emarginati – basta vedere come venivano rappresentati nei film di qualche anno fa – a essere ricercati per le loro abilità. L’emarginazione al giorno d’oggi è un tema abbastanza complesso. Chi fa di tutto per escludere quelli “bravi” sono chiamati haters, e per scatenarli basta emergere in qualche settore per qualche abilità che loro non hanno. Spesso si tratta di intelligenza. Dal canto mio, l’emarginazione che vivo è più sottile, e ci convivo tranquillamente. Essere una scrittrice ha più svantaggi o vantaggi? Quali sono le cose che ami del mestiere di scrivere e quali, invece, fatichi a tollerare? Essere una scrittrice è sempre un vantaggio. Scrivere mi fa stare bene, la mia testa scoppia di storie e di impressioni che non vedo l’ora di raccontare. Quanto è bello avere un’attività che ti fa entrare in trance mentre crei qualcosa. La cosa che mi fa arrabbiare del mestiere di scrivere è la volatilità di alcune idee. Arrivano quando meno le aspetti, ti caricano di adrenalina, ma magari non hai tempo da dedicare a loro e, quando ce l’hai, sono già andate via e non ti ispirano più. Crash Test è stato scritto proprio su una scia di queste, ero riuscita ad acchiappare l’idea e farla mia. Raccontaci tre gesti folli che hai compiuto nella tua vita. A diciotto anni mi sono trasferita in Italia, da sola, senza la certezza di un alloggio in una città che conoscevo solo dal trafiletto Wikipedia letto un mese prima dell’arrivo. Gli altri due miei gesti folli si chiamano Maya e Leo, i miei figli. Qual è la situazione ideale in cui ami scrivere libri? Nel silenzio o nella confusione, all’aperto o al chiuso in un angolo della casa, di giorno o di notte… parlaci dei tuoi momenti creativi. Il grande silenzio non esiste a casa mia dal 2015, perciò per isolarmi dal mondo esterno scrivo con le cuffiette e musica a tutto volume. Alcune volte è musica rilassante, altre musica rock e alcune volte ascolto suoni ASMR per la concentrazione. Sappiamo che sei arrivata in Italia all’età di diciotto anni… proprio per questo è sorprendente la qualità della tua scrittura – padroneggi lingua e stile così bene da sembrare una madrelingua. Qual è il tuo segreto? Ho ben due segreti – il primo è la predisposizione alle lingue, il secondo è bilinguismo nativo. Sono nata in Lettonia dove all’epoca si usavano ugualmente sia il russo che il lettone. Ho studiato la lingua inglese dall’ultimo anno dell’asilo, e inoltre i film al cinema li davano in lingua originale con i sottotitoli in lettone e russo. Imparare l’Italiano in un ambiente dove mi ero circondata da Italiani, studiando Giurisprudenza alla pari, non è stato così difficile. Scrivi una citazione che rappresenti la te stessa di dieci anni fa. Sentivo di voler essere più di quello che sembravo di essere. Mi ero

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