La Sicilia sa essere una terra ambivalente come poche altre regioni in Italia; luogo ricco di contraddizioni, può contenere dentro di sè un grande spirito di accoglienza e al tempo stesso usi e costumi considerati estremanente divergenti da quella che la maggior parte delle persone considera la modernità; è quello che la redazione di Land Editore ha imparato in questi mesi, accogliendo nella sua squadra due scrittrici siciliane estremamente talentuose ma anche profondamente diverse; stiamo parlando di Lucia Spinella e Manuela De Quarto; entrambe con i piedi ben piantati nella loro terra d’origine, ma al tempo stesso diversissime per ciò che concerne le ambientazioni dei loro romanzi. Se Lucia Spinella ha raccontato una Sicilia magica, quasi fatata, dove abbiamo avuto modo di conoscere la parte più calorosa dell’umanità – dalla dolce Nenè all’altruista Sarina – Manuela De Quarto, che arriverà in libreria a Novembre con il romanzo Come treni alla stazione, non si trattiene dal mettere in luce gli aspetti più crudeli di una terra, la Sicilia, il cui tessuto sociale è ancora ricco di contraddizioni e ancestralmente legato alle tradizioni del passato. Terra Nostra: sicilie a confronto nei romanzi di Lucia Spinella e Manuela de Quarto Doppia intervista a due scrittrici Land Editore Nel tuo libro, la Sicilia è: Lucia: – PROTAGONISTA X – ANTAGONISTA – COMPRIMARIA× – UNO SFONDO Manuela: – PROTAGONISTA X – ANTAGONISTA – COMPRIMARIA -UNO SFONDO La “tua” Sicilia potrebbe essere rappresentata con un colore? E se sì, quale? Lucia: Certamente! Il giallo. Perché è luce, come il sole, caldo e luminoso. Come la sabbia del mare, fine e morbida. Come l’oro, un tesoro prezioso. A volte però è anche come il fieno, arido e …ispido. Manuela: Gialli sono i campi di grano che circondano Casteddu. In questa primavera del 1978 calda come un’estate siciliana, i campi sono già ingialliti. Tutto a Casteddu c’entra con il grano, tutti lavorano il grano. Titì passeggia con Joseph nei campi di grano. Inventa storie e viaggia con la mente lontano da questo paese, che cattura la vita di chi ci abita in difficili silenzi. Quando pensi al paese dove è ambientato il libro, qual è il primo sentimento che ti viene istintivamente da associarvi? Perchè? Lucia: Un sentimento di serenità. È come tornare a casa dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro. È la famiglia che ti accoglie. Manuela: Inquietudine. Casteddu è un paese che apparentemente sembra identico agli altri. Eppure non lo è. E’ importante sottolineare che Castuddu nella realtà non esiste, racchiude paesini (di costa e non) che considero i paesi più emblematici della mia vita, nonché fonte di ispirazione per questa storia. E’ innegabile che tutti a Casteddu nascondano qualcosa e nessuno è esattamente come si fa vedere in pubblico. E questo costringe tutti all’inquietudine, anche il paese è inquieto. I vicoli, gli scanni dei palazzi, la stazione dei treni. Sembra quasi un paese in attesa, ma non si capisce bene di cosa. Fermo nello spazio e nel tempo, insieme ai suoi abitanti. Quei giorni che precedono la festa di San Giuseppe serviranno quasi a rompere questa inquietudine, disvelando la verità delle cose e delle persone. Parlaci di un personaggio positivo del tuo romanzo, e di cosa rappresenta per te. Lucia: Nenè è una persona matura, simpatica, altruista, sincera, e affidabile. Rappresenta la sicurezza, data dalla saggezza degli anni. È l’abbraccio dei miei nonni quando mi rivedevano tornare, dopo un anno di lontananza Manuela: Nel mio romanzo non ci sono personaggi “positivi” o “negativi” per antonomasia. Sicuramente la tridimensionalità è la cosa che ho ricercato quando ho scritto i miei personaggi. Ce n’è uno che, però, ha conquistato subito il mio cuore: Genziana. Genziana è una ragazza affetta da gigantismo, in un paesino dell’entroterra siciliano di fine anni ’70. Potete immaginarvi come deve aver vissuto in un ambiente e in un tempo del genere. Ovviamente è considerata un mostro da chiunque. Lei si nasconde dagli occhi dei compaesani restando chiusa in casa. Una ragazza che ha studiato a Palermo, addirittura laureata, che per l’epoca era davvero improbabile per una donna. Genziana nasconde, soprattutto, una verità che riesce ad essere più grande di lei. Odiata per le sue dimensioni anomale anche dalla madre, lei grazie a quella sua altezza si difende dagli altri. Infatti, come lei stessa dice riesce a vedere le teste delle altre persone e capisce se sono persone di cui fidarsi o meno. Questa giovane donna è l’unica che ad un certo punto si sostituirà alla voce narrante della protagonista. Occupando un intero capitolo. Questo a sottolineare quanto sia importante per me Genziana. Anche lei è una peccatrice, anche lei ha fatto i suoi errori, ma è la prima e l’unica che prova a rimediare. Che toglie quel velo di omertà che avvolge tutti. Nonostante sia inglobata da Casteddu riesce a riemergere e a parlare. Genziana è un personaggio chiave. Parla invece di un personaggio negativo Lucia: Giufà il prepotente di turno che rovina la vita agli altri, fiero di averlo fatto. Figura opprimente, che crea dolore anche dopo la sua scomparsa. La cattiveria che incombe sul mondo. Manuela: Credo che quando si scrive si debba cercare di essere il più veritieri possibili. Credo che dare ai personaggi quello spessore che li rende più simile a noi sia fondamentale. Motivo per il quale se nella vita non può esistere qualcuno che sia totalmente bianco o nero, non vedo come faccia ad esistere nei libri. La negatività, il lato oscuro, è proprio di tutti noi, anche di chi ci sta leggendo. Bisogna essere esperti nell’equilibrare i due aspetti quando si costruisce un personaggio. In Come treni alla stazione, il personaggio negativo che più rappresenta meglio la storia credo sia l’intero paese. Abitanti che non vivono, ma si lasciano vivere. Che non decidono, ma aspettano che lo facciano gli altri per loro. Che dimenticano, o meglio, fanno finta di dimenticare. In sincerità, credo che il personaggio più negativo sia proprio il paese, spettatore silenzioso e colpevole. Sono curiosa di sapere cosa risponderebbero