Ho cercato a lungo dentro di me e tra le altre amiche scrittrici e lettrici una risposta a questa domanda e devo dire che è stato molto difficile mettere insieme le idee.
Il motivo è da trovare nel fatto che è talvolta impossibile definire i nostri gusti e capire perché una cosa ci piaccia.
Per chi ancora non lo conoscesse, e se così fosse mi verrebbe da chiedere su quale galassia lontana lontana siete rimasti finora, il romantasy è la nuova dicitura per un genere che noi del settore conosciamo da moltissimi anni.
Il fantasy romance strizza l’occhio sia agli amanti del genere fantasy che alle lettrici e ai lettori di romance, eppure i primi tendono a criticare aspramente questo filone narrativo.
Forse perché chi legge old classic in stile Tolkien non apprezza molto una storia improntata sui sentimenti e sulle relazioni, non solo sul world building.
Il che è assurdo, considerato quanto è sentimentale e profondo e colmo d’amore e bene che vince contro il male il testo del Professore.
Apprezzo sempre molto l’opinione di chi è cultore dei vecchi scritti, ma si approccia con curiosità anche alla narrativa di genere più contemporanea.
Per quanto ho analizzato, credo che una delle motivazioni per cui questa categoria ha molto successo è proprio perché spazia oltre i confini della modernità, senza però perdere di vista i temi importanti che a molte autrici romance restano cari.
Per esempio, nella saga Flesh and Fire di Jennifer L. Armentrour, che sarebbe lo spin off prequel di Sangue e Cenere, si parla di salute mentale, di empowerment femminile, abuso e rinascita. Eppure è un retelling del mito di Ade e Persefone, con vampiri, draghi, licantropi, ghoul e dei.
Il romantasy ha diversi pregi, tra questi di certo il fatto che in quanto romance promette il lieto fine. Non c’è romance senza un finale felice, è la regola imprescindibile di questo genere a noi molto caro.
Non importa quante avversità dovranno affrontare i protagonisti, non importa quanto la strada sarà impervia e colma di ostacoli, loro due avranno il loro lieto fine. E noi che leggiamo dall’inizio, saremo lì per assistervi con un sospiro soddisfatto.
Il plus che è presente nel romantasy è proprio l’ambientazione, che potrebbe alienare dalle vicende e invece le esalta.
In Fourth Wing di Rebecca Yarros, per esempio, la protagonista, descritta come debole al punto quasi di rompersi al minimo tocco, viene costretta a iscriversi all’accademia militare d’elite che sono i Cavalieri dei draghi. Mentre scopriamo poco a poco il mondo in cui vive, ci appassioniamo alla sua storia e a quella del suo nemico giurato, che forse tanto nemico non sarà.
Il romantasy funziona perché mette radici nel motivo per cui leggiamo, ovvero il bisogno di fuggire dalla realtà, ma anche di credere che la realtà si possa salvare.
E niente è più convincente dell’amore che supera ostacoli insormontabile e talvolta persino la morte, o che cambia il corso della propria vita, anche quando scompare e ci spezza il cuore, come in C’era una volta un cuore spezzato di Stephanie Garber.
Ho citato solo alcuni dei miei libri preferiti tra quelli che sono usciti di recente, ma ammetto che potrei parlarne per ore.
Il romantasy piace perché è scritto da chi ama la fantasia in ogni sua forma; da chi legge di amori impossibile che rendono possibile anche ciò che non dovrebbe esserlo; piace perché permette di sognare e tuttavia di credere che anche nella realtà l’amore riesce a sconfiggere i mostri, soprattutto quelli che sembrano più piccoli e invisibili perché quotidiani, ma che tuttavia distruggono in modo molto vero e reale tutti noi.
Il fantasy piace perché racconta la realtà partendo dall’immaginazione più pura, il romance perché è una promessa di felicità che c’è, nonostante tutto.
Insomma, se non vi ho ancora convinto a leggere questo genere, lo farò così: provatemi che sbaglio e scrivetemelo qui nei commenti.
A presto.