Recensione di Macbeth: Shakespeare’s The Broken Throne Series di Jennifer P.

I retelling delle opere di Shakespeare sono sempre un terreno insidioso: si rischia di perdere la potenza del testo originale o, al contrario, di rimanere troppo fedeli senza offrire nulla di nuovo. Difetto che ho riscontrato in moltissimi retelling, anche di autrici famose. Ma state tranquilli, non credo sia questo il caso. 

Macbeth: Shakespeare’s The Broken Throne Series di Jennifer P. è infatti un romance che tenta un delicato equilibrio tra tradizione e innovazione, e nel farlo riesce nell’intento di creare una storia che si lascia ricordare e che spicca per la sua tendenza a osare. 

Il libro

Un potere fragile, un amore spezzato

“Sei felice?” è una domanda che pesa come una condanna nella vita dei due protagonisti. 

Macbeth è un giovane e affascinante governatore, ma la sua leadership è incrinata dalla mancanza di fiducia del suo stesso partito, che lo reputa troppo inesperto per ricoprire quel ruolo. Un tragico errore del passato continua a perseguitarlo, lasciandolo sospeso tra la paura di fallire e ricordi sbiaditi. Proprio quando sembra non poter più tornare indietro, lei ritorna: Cora, Lady Macbeth, il suo amore perduto e il suo rimpianto più grande.

Cora, segnata da un dolore inconfessabile, ha costruito un muro tra sé e il mondo, e ha trovato rifugio nel lavoro. Ha allontanato persino suo figlio pur di proteggerlo dalla tempesta emotiva che la consuma, ma quando alcune circostanze la costringono ad avere di nuovo a che fare con l’uomo che un tempo ha amato e che adesso odia, è costretta a confrontarsi con i demoni che ha sempre cercato di soffocare.

In una girandola di sospetti e tradimenti, Macbeth e Cora si trovano a camminare su un filo sottile tra redenzione e rovina, amore e odio, bugie e verità. Ma chi sta davvero tirando le fila di questa tragedia? Chi è l’artefice dell’inganno che li ha condotti sull’orlo dell’abisso?

L’inquietudine di un amore sospeso

Ormai lo sapete, quando leggo romance il mio palato esigente va subito alla ricerca di storie d’amore che lascino davvero il segno. In questa nuova opera Jennifer P. ci riesce, perché costruisce il romanzo come una danza tra passato e presente, tra desiderio e colpa, tormento e nostalgia. Il rapporto tra Macbeth e Lady Macbeth è potente, ossessivo, non conosce compromessi, si tinge di sfumature che virano verso il dark: sono due anime spezzate che si rincorrono attraverso il dolore e la paura di ripetersi, ma anche avversari in quel gioco al massacro che è la politica d’alto profilo.  

“Lei rimane il sogno che mi è stato strappato.

Un rimpianto che brucia, un desiderio che non si spegne. Il ritorno di Lady Macbeth non è solo il risveglio di vecchie ferite, ma la riapertura di un legame che non ha mai smesso di pulsare sotto la cenere. È amore o condanna? Rovina o salvezza?

Qualsiasi sia la risposta, questo è un amore come quelli che piacciono a me: inestinguibile, sempre vivo, sempre pronto a travolgere la vita dei protagonisti. Il tipo d’amore che ogni romance meriterebbe di veder raccontato. 

Jennifer P. indulge in una relazione carica di tensione, più viscerale e oscura rispetto a quella che ci si potrebbe aspettare. Non ci sono solo ambizione e potere, ma anche paura, incomprensione e la disperata voglia di riscrivere un destino che sembra già segnato. 

“Resterà qui. In questo letto affollato. Per sempre insieme a lui, e lei, tra le parole non dette e i sogni infranti. La mia vita. 

Per Macbeth e Cora l’amore è una prigione dorata, e chi vi entra spesso lo fa senza rendersi conto di quanto sia difficile uscirne. Questa grande verità attraversa l’intera narrazione e non ci abbandona neanche sul finale. L’atmosfera del romanzo è cupa, sospesa tra politica e tragedia personale, entrambi filo conduttori del libro, gestiti con maestra dalla penna dell’autrice, che riesce a mantenere vivo il senso di destino ineluttabile in una narrazione che alterna momenti di tensione a riflessioni intime e dolorose. 

Il richiamo di Shakespeare: citazioni e simbolismo

Jennifer P. non si limita a ispirarsi alla tragedia di Macbeth, ma dissemina il suo romanzo di riferimenti diretti e simbolici all’opera shakespeariana. La prosa è intrisa di richiami alla poetica originale, ne evoca la medesima tensione drammatica e il senso di ineluttabilità che permeava il capolavoro di Shakespeare.

Non mancano neppure le allusioni ai temi chiave della tragedia shakespeariana: la manipolazione, l’illusione del controllo e il rimorso che logora dall’interno. Il concetto stesso di destino inesorabile è ripreso in frasi evocative che ricordano la famosa riflessione di Macbeth sulla vita come “una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla.”

Perché mi è piaciuto

Macbeth: Shakespeare’s The Broken Throne Series è un romanzo che si nutre del suo retaggio shakespeariano, trasformandolo in qualcosa di nuovo senza mai tradirne l’essenza, ma avendo il coraggio di prendere una strada a sé, una propria dimensione. Jennifer P. costruisce un intreccio che rispecchia le dinamiche del dramma originale, ma aggiunge sfumature più intime e rende il conflitto interiore dei protagonisti non solo più moderno, ma anche più centrale, merito forse della narrazione in prima persona.

Tra citazioni dirette, richiami simbolici e il gioco del destino che si riflette nel concetto di Matchbet (bet significa appunto scommessa, azzardo), il libro si dimostra una lettura perfetta per chi ama Shakespeare ma è pronto a vedere la sua opera sotto una luce diversa, decisamente più romance, sicuramente coraggiosa e anche un bel po’ audace. 

Riassumiamo. 

Cosa mi è piaciuto di Macbeth: Shakespeare’s The Broken Throne Series

I richiami a Shakespeare. Il romanzo è disseminato di riferimenti diretti e indiretti alla tragedia originale, sia nelle citazioni che nei temi trattati. 

L’evoluzione del rapporto tra Macbeth e Lady Macbeth funziona ed è credibile; la parte romance è solida e appassionante. 

I personaggi sono complessi e tormentati. Macbeth  e Cora hanno una profondità emotiva che li rende realistici ma al tempo stesso quasi eroici (nel senso aristotelico del termine) nei loro tormenti. 

L’equilibrio tra ambientazione legal/politica e introspezione è sorprendentemente interessante. E ve lo dice una che della politica in generale s’interessa proprio poco. 


E adesso non vi resta che andare a leggerlo. 

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