“[Gli irlandesi, ndr] Rubano, sono sanguinari e crudeli, amano la vendetta e si deliziano in esecuzioni mortali, licenziosi, volgari e blasfemi, violano abitualmente le donne, assassini di bambini”
– Edmund Spencer, poeta di Stato britannico
La storia della dominazione inglese sull’Irlanda è lunga quasi un millennio; comincia nell’alto medioevo, quando la frammentazione del potere irlandese spinse vari signori locali a chiedere aiuto alla potenza inglese, pagando un prezzo altissimo (quello dell’indipendenza, appunto) e si dipana fino agli anni ’70 dello scorso secolo, quando la lotta per l’indipendenza divenne ancora più feroce.
Per tanto tempo, la sottomissione dell’Irlanda all’Inghilterra ha fatto sì che gli inglesi considerassero gli irlandesi una razza inferiore, e che addirittura venissero classificati come non bianchi (al pari degli italiani) sia in America che nelle stesse Irlanda e Inghilterra.
Religione, dominazione, razza: ecco perché gli irlandesi erano considerati inferiori

Come molti di voi sanno, la cultura anglosassone ha sempre dato grande importanza a due elementi identitari fondamentali: la religione e la razza.
Per ciò che riguarda la religione, a partire dallo scisma protestante gli inglesi cominciarono a nutrire una forte avversione nei confronti del mondo cattolico, avversione che si scontrò con l’incrollabile fede del popolo irlandese verso il papato, e che per secoli ha portato gli inglesi a considerare l’Irlanda una terra piena di persone superstiziose, irrazionali e credulone.
Ma parliamo di razza. La povertà e il basso tasso di scolarizzazione causato dalla dominanza inglese nei territori irlandesi portò, già dal XVIII secolo, certa stampa a raffigurare gli immigrati irlandesi come dei sub-umani: venivano dipinti come piccoli, sporchi e sgrammaticati, buoni solo a sgobbare nelle piantagioni o in lavori di fatica e di servitù. Questi stereotipi si diffusero sino in America, dove l’immigrazione irlandese fu massiccia a partire dal 1600, e dove fino agli anni ’80 del Novecento vennero adottate diverse misure di respingimento nei confronti di questo popolo. Particolarmente popolare, in America, fu la credenza che gli irlandesi fossero l’anello di congiunzione tra gli europei e gli africani, in quanto secondo alcuni pseudointellettuali gli irlandesi furono trasportati nel Nuovo mondo come schiavi nelle medesime navi occupate dai prigionieri africani.

Sull’assurdità di una tale bufala non ci soffermeremo oltre, basti dire che è da qui che deriva la credenza che gli irlandesi non possano essere considerati bianchi.
La lotta per l’indipendenza dell’Irlanda continua ancora al giorno d’oggi, e uno degli elementi che porta l’Inghilterra a considerare questo Paese bisognoso del proprio dominio è sicuramente lo stereotipo che vede gli irlandesi come un popolo inferiore, meno raffinato e poco capace di autogestirsi. Ovviamente tutte cose che la monarchia e il governo non ammetteranno mai, ma del resto qualsiasi sudditanza prevede un dominatore e un dominato, quindi come potrebbe non essere altrimenti?
Il libro di Barbara Bonzi, oltre a parlare d’amore e di seconde occasioni, vi porta anche nel pieno della lotta irlandese per l’indipendenza di un popolo fiero e meraviglioso come lo sono i panorami d’Irlanda.

