Gennaio 2025

Perché il Self Publishing selvaggio, senza editing e correzione di bozze, è l’Apocalisse dell’editoria

Hai presente quando decidi di fare la pizza in casa, senza alcuna esperienza, e ti ritrovi con un disco volante bruciato che nessuno vuole mangiare? Bene, il self publishing senza editing e correzione di bozze (nonché una cover decente) è esattamente la stessa cosa – ma anziché una pizza stai servendo un libro al mondo. Un libro che, diciamolo chiaramente, rischia di mandare a gambe all’aria l’intera industria editoriale. “Chi ha bisogno di un editor? Io ho Word!” Viviamo nell’epoca in cui chiunque abbia un computer e un minimo di autostima si sente il nuovo Dostoevskij. Basta aprire un file di Word, scrivere 200 pagine (di cui almeno 50 di deliri incomprensibili), caricare tutto su una piattaforma di self publishing e premere il magico tasto “Pubblica”. Et voilà: un autore è nato! Peccato che questo processo bypassi del tutto figure fondamentali come editor, correttori di bozze e beta reader, trasformando il mercato editoriale in un enorme bazar di mediocrità. La “democratizzazione” della mediocrità L’idea di democratizzare l’editoria è nobile, intendiamoci. Tutti meritano una voce. Ma quando quella voce grida errori grammaticali, frasi sconclusionate e trame che fanno rimpiangere le soap opera anni ’80, qualcosa non va. Il mercato del self publishing selvaggio sta saturando le librerie digitali con titoli che sembrano scritti da un’IA degli anni ’90 in preda a una crisi esistenziale. E questo è un problema. Perché? Perché il lettore medio, bombardato da un mare di offerte, finirà per acquistare un titolo a caso, solo per scoprire che l’autore non sa mettere insieme due frasi senza incappare in altrettanti info-dumping. Risultato? Frustrazione. E il lettore, frustrato, potrebbe decidere di tornare a guardare Netflix, abbandonando i libri per sempre. Complimenti, self publisher: hai appena messo in crisi un’industria intera! “Ma io ho 100 recensioni, sono un autore di successo!” Un altro effetto collaterale del self publishing senza regole è la nascita di orde di autori convinti di essere dei geni incompresi. Basta avere una manciata di recensioni (fatte da amici e parenti) per auto-proclamarsi “scrittore affermato” e iniziare a elargire consigli su come sfondare nel mondo dell’editoria. Il problema? Molti di questi sedicenti autori non hanno mai visto un manuale di scrittura creativa, figuriamoci il feedback di un editor professionista. Il vero costo del self publishing senza filtri Oltre a rovinare il mercato, il self publishing selvaggio sta anche erodendo il valore percepito dei libri. Quando un lettore si imbatte in un libro pieno di refusi e con una trama inconsistente, tenderà a generalizzare: “i libri autopubblicati sono tutti così”. Di conseguenza, anche gli autori indipendenti che investono tempo e denaro in editing professionali e copertine curate si trovano a lottare contro uno stigma ingiusto. Come salvare l’editoria dall’apocalisse del self publishing La soluzione? Semplice, almeno in teoria. Prima di pubblicare il tuo capolavoro: Assumi un editor. No, non tuo cugino che “è bravo in italiano”. Un editor professionista. Correggi le bozze. Non lasciare che errori come “La signor Rossi è una donna incinta” finiscano nel prodotto finale. Accetta le critiche. Se tre persone ti dicono che il tuo libro è noioso, forse lo è davvero. Investi nella copertina. La tua opera merita di essere presentata con dignità, non con una grafica creata con l’Intelligenza artificiale. Insomma, non si diventa scrittori premendo “Pubblica” L’editoria è un settore fragile, e il self publishing selvaggio rischia di mandarlo al collasso. Sui sedicenti editori che s’improvvisano tali, invece, apriremo un capitolo a parte (lo meritano, oh se lo meritano!).  Se ami davvero scrivere, dimostralo: investi tempo, energia e risorse per offrire ai lettori un prodotto di qualità. Altrimenti fai un favore al mondo: chiudi Word e torna alla tua pizza fatta in casa. Scopri Land Magazine admin Gennaio 25, 2025 Perché il Self Publishing selvaggio, senza editing e correzione di bozze, è l’Apocalisse dell’editoria Read More admin Gennaio 25, 2025 Insulti e odio online: Elisa di Francisca fa causa agli haters e causa un precedente: ora gli odiatori comuni dovranno rispondere col portafoglio. Chi insulta sui social deve fare i conti, e non solo con la propria coscienza (ammesso che ne abbia una). 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Insulti e odio online: Elisa di Francisca fa causa agli haters e causa un precedente: ora gli odiatori comuni dovranno rispondere col portafoglio.

Chi insulta sui social deve fare i conti, e non solo con la propria coscienza (ammesso che ne abbia una). Lo dimostrerebbe il caso di Elisa Di Francisca, la campionessa di scherma italiana, che secondo Selvaggia Lucarelli avrebbe messo a segno un “affondo” perfetto: non sulla pedana, ma nelle aule dei suoi avvocati. La schermitrice, stanca di essere bersagliata da insulti e commenti sprezzanti sui social, avrebbe deciso di agire con richieste di risarcimenti economici nei confronti degli utenti per evitare una causa.  Il caso Elisa Di Francisca: quando la giustizia fa centro La vicenda è finita sulle pagine dei giornali, ma per una volta non si tratta dell’ennesima polemica sterile. Elisa, dopo essere stata bombardata da commenti denigratori sui social, ha deciso di citare in giudizio gli haters più accaniti. E così, dal veleno delle tastiere si è passati ai conti correnti, con richieste di risarcimento che secondo varie fonti potrebbero cumularsi fino a ben 50.000 euro. Una lezione per tutti coloro che pensano che internet sia una terra di nessuno, dove ci si possa nascondere dietro uno schermo e dire qualsiasi cosa senza conseguenze. Forse è tempo di ripassare il concetto di responsabilità. Haters, è finita la pacchia Diciamocelo: la richiesta di risarcimento  fa riflettere. A quanti haters sta venendo un leggero mal di pancia leggendo questa notizia? Forse è arrivato il momento di abbandonare la tastiera, o almeno di usarla per qualcosa di più costruttivo. Perché, diciamolo, insultare è facile, ma pagare è tutta un’altra storia. Elisa Di Francisca forse dimostrerà che la giustizia può funzionare anche nel mondo virtuale. E il suo caso potrebbe fare scuola, aprendo la strada a molte altre persone vittime di bullismo e insulti sui social. Forse non vedremo file di haters pentiti davanti ai tribunali, ma è chiaro che il clima sta cambiando. La rete non è più un far west senza regole: ogni parola ha un peso, e ogni insulto può trasformarsi in un salasso economico. Cosa fare se sei vittima di insulti online Se pensi di essere vittima di insulti sui social, non lasciarti sopraffare dalla rabbia o dalla paura. Prima di tutto, raccogli le prove: screenshot, commenti e qualsiasi altro materiale che dimostri l’offesa subita. Salva sempre i link dei profili degli haters. Poi consulta un avvocato esperto in diritto digitale. E ricorda: intervenire è un tuo diritto. Non tutti si chiamano Elisa Di Francisca, è vero, ma la legge è dalla parte di chi subisce. Magari non ti porterai a casa 50.000 euro, ma almeno darai un segnale forte: gli insulti hanno un costo. Conclusione: tastiere più leggere, portafogli più pesanti Il caso di Elisa Di Francisca è un esempio concreto di come si possa reagire agli haters, anche quando sembra impossibile. Per tutti coloro che pensano che insultare online sia una passeggiata: occhio, il conto potrebbe arrivare. E non parliamo solo di quello della fibra ottica. Scopri Land Magazine admin Gennaio 25, 2025 Insulti e odio online: Elisa di Francisca fa causa agli haters e causa un precedente: ora gli odiatori comuni dovranno rispondere col portafoglio. Chi insulta sui social deve fare i conti, e non solo con la propria coscienza (ammesso che ne abbia una). Lo dimostrerebbe il caso di Elisa Di Francisca, la campionessa Read More admin Gennaio 25, 2025 L’importanza della memoria collettiva: perché non possiamo dimenticare L’importanza della memoria collettiva: perché non possiamo dimenticareRicordare è un atto di resistenza. 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L’importanza della memoria collettiva: perché non possiamo dimenticare

L’importanza della memoria collettiva: perché non possiamo dimenticare Ricordare è un atto di resistenza. La memoria collettiva è uno degli strumenti più potenti per preservare il nostro passato e costruire un futuro più consapevole. Ma perché è così cruciale? Nel mondo frenetico di oggi, è facile distrarsi e lasciarsi sfuggire i dettagli di eventi storici che hanno plasmato l’umanità. Tuttavia, dimenticare non è un’opzione: è un rischio che non possiamo permetterci di correre. La memoria come antidoto all’ignoranza La memoria collettiva è il baluardo contro l’ignoranza. Senza di essa, corriamo il pericolo di ripetere gli errori del passato. Gli eventi tragici, come l’Olocausto, non sono solo capitoli di un libro di storia: sono moniti vivi che ci ricordano cosa accade quando l’odio e l’intolleranza prevalgono. Non conoscere o minimizzare questi eventi apre la porta al negazionismo e alla manipolazione dei fatti storici. La memoria unisce le generazioni La memoria non è solo un esercizio intellettuale, ma un ponte tra le generazioni. Raccontare ai giovani le storie del passato è fondamentale per trasmettere valori come il rispetto, la giustizia e la tolleranza. Le commemorazioni, i memoriali e le testimonianze sono strumenti preziosi per garantire che la storia non venga dimenticata. Ogni generazione ha il dovere di custodire e tramandare questi insegnamenti. Memoria e identità collettiva La memoria è parte integrante dell’identità di una comunità. Ricordare le lotte, le sofferenze e i trionfi del passato aiuta a definire chi siamo e quali valori ci guidano. Quando ricordiamo, onoriamo chi ci ha preceduto e rafforziamo il legame con la nostra storia. Al contrario, dimenticare significa perdere una parte essenziale di noi stessi. L’impatto del negazionismo e della disinformazione In un’epoca dominata dai social media e dalla rapidità dell’informazione, il rischio di disinformazione è altissimo. Il negazionismo storico è una minaccia concreta che mina la memoria collettiva, cercando di riscrivere la storia per scopi ideologici. Contrastare queste falsità è un dovere morale e civile. Attraverso l’educazione e la condivisione di fonti affidabili, possiamo combattere la manipolazione dei fatti storici. Come possiamo custodire la memoria collettiva Educazione nelle scuole: Introdurre programmi di studio che affrontino in modo approfondito la storia dei genocidi e degli eventi tragici. Commemorazioni pubbliche: Partecipare a giornate della memoria, visitare musei e luoghi storici. Condivisione di testimonianze: Dare spazio alle storie dei sopravvissuti e promuovere il dialogo intergenerazionale. Utilizzo della tecnologia: Sfruttare piattaforme digitali per diffondere contenuti educativi e rendere accessibile la storia a un pubblico più ampio. La memoria collettiva non è solo il ricordo del passato, ma la guida per il futuro. Dimenticare significa perdere di vista i valori fondamentali che ci rendono umani. Raccontare, commemorare e trasmettere è un atto d’amore verso le generazioni future e un impegno per garantire che tragedie come quelle del passato non si ripetano mai più. 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Annunciati i vincitori del concorso letterario “Space Land: new era” promosso da Land Editore e Claudio Secci

COMUNICATO STAMPA Annunciati i vincitori del concorso letterario “Space Land: New Era” curato da Claudio Secci Land Editore è lieta di annunciare i vincitori del concorso letterario “New Era”, un progetto curato con passione dall’autore Claudio Secci. Questo concorso ha raccolto opere di narrativa visionaria e innovativa, e premiato autori che hanno saputo distinguersi per creatività, originalità e profondità di contenuti. La copertina della raccolta sarà curata dall’illustratore Andrea Gatti, il cui talento darà ulteriore valore al progetto editoriale, rendendo omaggio alla forza evocativa delle opere selezionate. Ecco i nomi degli autori vincitori e i titoli delle loro opere: Simone Fiocco – Libera la tua creatività Alessia Cannizzaro – Transgate: il mondo senza confini Giusy Currò – In tenebris Maria Tedeschi – Non farlo, ti prego Mara Baratti – Connessioni Fabrizio Olivero – Ultimatum: salvate il pianeta Terra Domenico Lamarca – New Era Ilario Giannini – Honesty One Giuliano Olivotto – Noosfera cosmica Donatella Tamburini – Jupiter, l’uragano perfetto Francesca Igliozzi – NDF: Nuova dittatura della Felicità Cristina Biolcati – Colonizzare una stella Mariasole Maglione – La memoria dell’umanità Andy dei Fiori – Le stelle dicono di no Claudio Secci – Gnabgibigbang Il concorso ha visto una partecipazione straordinaria, con opere che spaziano dalla fantascienza al distopico, dall’esplorazione dello spazio alla riflessione filosofica sul futuro dell’umanità. I racconti selezionati rappresentano uno spaccato di voci nuove e consolidate nel panorama letterario italiano, accomunate da una visione audace e innovativa. Claudio Secci, curatore del progetto, ha dichiarato: “Questo concorso è un tributo alla potenza della narrativa come strumento per esplorare il mondo che verrà. Ogni autore ha portato un contributo unico, e dimostrato che la letteratura è ancora oggi un luogo di invenzione senza confini.” Land Editore ringrazia tutti i partecipanti al concorso e si congratula con i vincitori per l’eccellenza delle loro opere. La pubblicazione della raccolta, arricchita dalla splendida copertina di Andrea Gatti, è prevista per la prossima stagione editoriale. Per maggiori informazioni sul progetto “New Era” e sulla sua prossima pubblicazione, visita il sito ufficiale di Land Editore: www.landeditore.it/newera. Scopri Land Magazine admin Gennaio 24, 2025 Annunciati i vincitori del concorso letterario “Space Land: new era” promosso da Land Editore e Claudio Secci Read More admin Gennaio 24, 2025 Le storie dimenticate dell’Olocausto: voci dal silenzio Le storie dimenticate dell’Olocausto: voci dal silenzioL’Olocausto è uno degli eventi più drammatici della storia umana. 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Le storie dimenticate dell’Olocausto: voci dal silenzio

Le storie dimenticate dell’Olocausto: voci dal silenzio L’Olocausto è uno degli eventi più drammatici della storia umana. Quando si pensa a questo periodo buio, emergono immediatamente immagini e nomi ormai radicati nella memoria collettiva. Tuttavia, al di là delle storie più conosciute, esiste un universo di vite dimenticate che meritano di essere portate alla luce. Raccontare queste vicende è un atto di giustizia e un impegno per preservare la memoria di chi non ha avuto voce. I dimenticati: le storie dei rom e dei sinti Uno degli aspetti più trascurati dell’Olocausto riguarda lo sterminio di rom e sinti, spesso definito come il “Porrajmos”, “il divoramento”. Più di 500.000 persone appartenenti a queste comunità furono perseguitate, deportate e uccise nei campi di concentramento. Molti non sanno che a Auschwitz-Birkenau esisteva un’area interamente dedicata ai prigionieri rom, smantellata tragicamente nella notte del 2 agosto 1944. Quella data è oggi commemorata come il “Giorno del genocidio dei rom”, ma ancora in pochi ne sono consapevoli. I disabili: vittime dell’“Aktion T4” Prima di avviare lo sterminio sistematico degli ebrei, il regime nazista mise in atto il programma “Aktion T4”, destinato all’eliminazione dei disabili fisici e mentali. Considerati “indegni di vivere”, decine di migliaia di uomini, donne e bambini furono uccisi in istituzioni sanitarie trasformate in centri di morte. Le loro vite spezzate rappresentano una delle prime atrocità perpetrate dal Terzo Reich, ma raramente ricevono lo spazio che meritano nei racconti sulla Shoah. Gli eroi sconosciuti: chi ha resistito nell’ombra Tra le vite dimenticate dell’Olocausto vi sono anche quelle di chi ha lottato contro l’orrore. Pensiamo, ad esempio, ai membri delle minoranze religiose come i Testimoni di Geova, perseguitati per la loro fede, o ai dissidenti politici che si opposero al regime nazista. Non meno importanti sono gli atti di resistenza compiuti da singoli individui, come le donne e gli uomini che crearono reti di soccorso clandestine per salvare bambini ebrei o aiutare i prigionieri a fuggire. Perché raccontare queste storie Riscoprire queste vite dimenticate è fondamentale per ampliare la nostra comprensione dell’Olocausto. Ogni storia porta con sé un messaggio di coraggio, resilienza e umanità. Dare voce a chi è stato lasciato nel silenzio non è solo un atto di memoria, ma un modo per contrastare il negazionismo e per costruire una società più consapevole. Ricordare non è un semplice esercizio storico: è un imperativo morale. Come possiamo fare la differenza Esistono diversi modi per contribuire a mantenere viva la memoria di queste vite dimenticate. Possiamo leggere e diffondere libri e testimonianze, visitare i luoghi della memoria e partecipare a eventi commemorativi. Anche i social media possono diventare uno strumento per condividere queste storie, raggiungendo un pubblico sempre più vasto. La memoria è un ponte tra passato e futuro, e ogni storia raccontata è un mattone che rafforza questo ponte. Ognuno di noi può essere custode di queste voci dimenticate, trasformandole in un monito per le generazioni future. Scopri Land Magazine admin Gennaio 23, 2025 Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentaliQuando si parla delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale e delle atrocità del XX secolo, termini come “Shoah”, Read More Cristina Ferri Gennaio 23, 2025 Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo Il matrimonio con il delfino e la corona franceseIl marito a lei destinato è un ragazzo malaticcio e fragile di quattordici anni; lo stato di salute del giovane non promette Read More admin Gennaio 23, 2025 La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata Quando si parla di Abraham Lincoln, i più pensano subito al sedicesimo Presidente degli Stati Uniti, l’uomo che abolì la schiavitù e che indossava un cappello talmente alto che a Read More admin Gennaio 23, 2025 Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra Il prossimo 2 febbraio la BBC presenterà Miss Austen, un’appassionante miniserie in quattro episodi ispirata all’omonimo romanzo di Gill Hornby. 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