Oriana Turus

Pierino Porcospino: viaggio alla riscoperta dei piccoli traumi del passato 

A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e altri invece più nostalgici. Ci seguirai? Qualcuno si ricorda de “I Quindici”? Erano una serie di libri per bambini e ragazzi – la prima edizione risale al 1964 – di fatto la prima vera enciclopedia di cui ho memoria e da cui ho attinto per anni in quanto ottima e fornitissima fonte di sapere.  Tra questi quindici volumi, divisi per categoria e contraddistinti per colore, il primo spiccava su tutti, trattava di poesie e rime in tutte le loro versioni e sfaccettature. Tra scioglilingua, nonsense, conte e poesie in rima e non, era impossibile non soffermarsi sulla pagina che riportava la foto di un personaggio bambino che ha probabilmente contribuito a traumatizzare molti fanciulli anche in tenera età. Sto parlando di Pierino Porcospino, considerato miglior materiale da minaccia dal 1845.   Quelli di una certa generazione certamente se la ricordano, ma per le nuove generazioni può tornare utile conoscere non solo la filastrocca, ma anche tutto ciò che ci sta dietro:    Oh, che schifo quel bambino!È Pierino il Porcospino.Egli ha l’unghie smisurateChe non furon mai tagliate;I capelli sulla testaGli han formata una forestaDensa, sporca, puzzolente.Dice a lui tutta la gente:Oh, che schifo quel bambino!È Pierino il Porcospino.   Pierino Porcospino o Der Struwwelpeter non è solo una filastrocca, ma anche il titolo di un libro illustrato per bambini di Heinrich Hoffmann, medico psichiatra che aveva a che fare anche con pazienti molto piccoli, pensato inizialmente solo per il figlio, ma divenuto poi un successo letterario.   L’intento del libro e delle filastrocche era quella di dare degli insegnamenti precisi riguardanti la sfera della salute e della sicurezza, dieci erano le storie e dovevano servire come decalogo dei giusti comportamenti da seguire per non incorrere a una punizione esemplare.Nel caso di Pierino, egli è un ragazzo che rifiuta di collaborare con i genitori: non si taglia le unghie, non si pettina, di fatto assomiglia a un porcospino.  La sua filastrocca, brevissima, ha il compito di introdurre e presentare a titolo di esempio tutti i personaggi e gli argomenti del libro: i giovani protagonisti sono disubbidienti come Pierino. E tutti fanno una brutta fine.    E voi, siete della generazione cresciuta a pane e Pierino Porcospino oppure siete tra quelli che ha scoperto della sua esistenza solo ora?        admin Marzo 24, 2024 The rocky horror show: time warp again A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e Read More admin Marzo 24, 2024 Esercizio di scrittura creativa gratis: Cronache urbane Domenica, è tempo di scrittura creativa! “Cronache urbane: passato, presente, futuro” è un esercizio di scrittura creativa pensato per esplorare l’evoluzione delle città in modi che solo la fantasia può Read More Cristina Ferri Marzo 23, 2024 Stephen King: il dolce preferito di Annie Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Stephen King: il dolce preferito di Annie“Lei rise sommessamente. 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E se 50 Sfumature fosse la versione moderna di Tess dei d’Urberville?

A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e altri invece più nostalgici. Ci seguirai? Tredici anni fa – lo ribadisco per chi se ne fosse nel frattempo scordato – usciva il primo volume della trilogia che ha contribuito a portare in auge un certo genere letterario, amato quanto odiato, ma che inutile a dirlo ha avuto un successo planetario. Parlo ovviamente di 50 Sfumature che qui vorrei analizzare da un punto di vista un po’ alternativo.  Avrete notato, leggendolo, che vengono fatti molti riferimenti ad altre opere, specialmente a quelle di Thomas Hardy e nello specifico di Tess dei D’Urberville, ci sono interi passaggi nel primo volume soprattutto, in cui in qualche modo si è cercato di rendere omaggio a quest’opera: «Perché mi hai regalato proprio Tess dei d’Urberville?» chiedo.  Christian mi guarda per qualche istante. Sembra sorpreso dalla domanda.«Beh, avevi detto che ti piaceva Thomas Hardy.»«È l’unico motivo?»  Persino io sento la delusione nelle mie parole. Lui stringe le labbra.«Mi sembrava appropriato. Sarei capace di innalzarti a qualche ideale impossibilmente alto come Angel Clare o degradarti completamente come Alec d’Urberville» mormora, e i suoi occhi splendono, penetranti e pericolosi. (E.L. James – 50 sfumature di grigio)   Anastasia, nel libro, ribadisce più volte il fatto che Hardy sia il suo scrittore preferito.  Ma è davvero un caso che l’autrice abbia fatto questa scelta? Forse no o, almeno, non del tutto. Perché, in qualche modo, ci si è voluto far credere che i personaggi di Christian e Anastasia, fossero la versione moderna di quelli di Thomas Hardy, ma analizzando entrambe le letture, mi sento di affermare che non sia affatto così.  L’unica cosa che trovo in comune tra le opere – considerando le epoche diverse in cui sono state scritte – sta nell’ingenuità iniziale – forse un po’ troppo forzata nel caso di Anastasia – della protagonista femminile. Quello che, forse, lascia un po’ perplessi è il modo di trattare certe tematiche che, seppur tragicamente raccontate, risultano ben chiare nel classico del 1891 (piena epoca vittoriana), ma che sembrano non avere molto senso in 50 Sfumature – questo in un ottica di paragone tra le due opere in cui quest’ultima viene spesso spacciata per la versione moderna della stessa storia.   Hardy in “Tess dei d’Urberville” pone l’attenzione su tematiche molto delicate – la prima versione fu censurata proprio a causa di alcune di queste –  tra cui:    •            la difficile condizione delle classi umili delle campagne •            la difficoltà del vivere quotidiano •            il controllo dell’individuo, compresa la limitazione della libertà da parte dei familiari e della società •            il fato ostile •            l’inutilità delle religioni principali (Protestantesimo: Angel appartiene ad una famiglia di pastori evangelici) •            la natura crudele, co-protagonista nella vita degli uomini, coerentemente con la teoria evoluzionista di Darwin. •            La violenza sessuale e la Sindrome di Stoccolma.    È chiaro che un libro scritto nel 2011 tratti altri tipi di tematiche in quanto la società ha subito una serie di rivoluzioni in termini di condizioni di vita e nessuno discute su questo, ma, dal mio punto di vista, farne una versione come quella di 50 Sfumature, va un po’ oltre a quel concetto di modernità che magari ci si aspetta. Poteva e doveva essere fatto meglio per diventare davvero la nuova versione di questa storia o per renderne omaggio.    Ciò non toglie che la trilogia sia divenuta un successo e che se ne parli ancora dopo anni. È inutile negare che la saga ha riaperto in parte i battenti del genere erotico, tanto amato quanto bistrattato, anche se alla fin fine tanto erotico non è, ma la campagna che c’è stata fatta intorno lo ha inserito nella categoria.  Bisogna ammettere che l’effetto volta pagina c’è e che piaccia o meno come storia chi lo ha letto sa probabilmente di cosa sto parlando. Forse si poteva accorciare un po’ il tutto, ma se alla fine quello che conta sono il risultato finale e il fattore mediatico, direi che la James ci ha visto giusto.    Se non avete letto “Tess dei D’Urberville”, recuperatelo.     “Never in her life – she could swear it from the bottom of her soul – had she ever intended to do wrong; yet these hard judgments had come. Whatever her sins, they were not sins of intention, but of inadvertence, and why should she have been punished so persistently?”  Tess dei d’Urberville – Thomas Hardy                     Fai clic qui

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GIORNATA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELLA DONNA

A CURA DI Per tutti l’8 marzo è la Festa della donna, giornata in cui si è soliti regalare la mimosa, simbolo e protagonista indiscussa della stessa. Ma è corretto chiamarla così? In realtà, no. Perché non c’è nulla da festeggiare, bensì da ricordare. E far pensare. La Giornata internazionale dei diritti della donna serve a porre attenzione sulle conquiste sociali, economiche e politiche fatte negli anni dalle donne ma serve, soprattutto, a far riflettere  su tutte le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora vittime ogni giorno – non solo l’8 marzo –  in ogni parte del mondo. Le origini del riconoscimento delle donne all’interno della società partono dal 1907 a Stoccarda durante il Congresso della II Internazionale socialista a cui parteciparono 884 delegati di varie nazioni. Tra gli argomenti di discussione ci fu la questione femminile e la rivendicazione del voto alle donne. Il voto del congresso prevedeva un impegno dei partiti socialisti nella lotta per l’introduzione del suffragio universale delle donne escludendo tutte le femministe borghesi dell’epoca, ma non tutti furono d’accordo con la decisione. A maggio del 1908 la socialista Corinne Brown presiedette la conferenza del partito socialista a Chicago, conferenza che fu coniata con il nome di «Woman’s Day», il giorno della donna in cui si discusse dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne. La prima e ufficiale giornata della donna non fu però associata all’8 marzo, ma fu celebrata il 23 febbraio 1909 negli Stati Uniti. Successivamente, durante la conferenza di Copenaghen del 1910 venne proposto di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne, ma non arrivando, di fatto, a un’universalità. In alcuni paesi la giornata delle donne fu celebrata il 19 marzo – al giorno d’oggi divenuta la giornata dedicata alla Festa del Papà – in altri il 18 marzo, il 1° maggio. La data dell’8 marzo fu associata alla giornata delle donne per la prima volta in Germania nel 1914, giorno d’inizio di una settimana di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi. Lo stesso giorno vi furono degli scontri a Londra, dove era prevista una marcia di protesta della neo nata Federazione delle suffragette. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale nel luglio del 1914 tutte le celebrazione furono interrotte, facendo dunque perdere qualunque riferimento a giornate di rivendicazione, congressi e conferenze, fino all’8 marzo del 1917, quando le donne socialiste di San Pietroburgo guidarono una manifestazione per la fine della guerra, che aprì le porte alla rivoluzione russa e che portò all’istituzione della “Giornata internazionale dell’operaia” nella medesima data. In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, con una data iniziale del 12 marzo, adeguata solo successivamente. La giornata della donna era dunque fin dalla prima manifestazione fortemente legata alla politica, ma l’avvento della Seconda Guerra mondiale e l’isolamento della Russia e del movimento comunista, ne fecero perdere la memoria storica sulle sue origini. Forse è per questo motivo che, nel secondo dopoguerra, si iniziò ad associare, erroneamente, l’8 marzo al rogo della fabbrica di camicie Cotton di New York, dove, si presume – in quanto sembra non ci siano fonti certe a riguardo – morirono centinaia di operaie. Un probabile equivoco creato a seguito di una tragedia realmente accaduta. Ma è solamente nel 1975 che l’ONU proclama quell’anno come l’ “Anno Internazionale delle Donne“, seguito dalla proclamazione del “Decennio delle Nazioni Unite per le donne: equità, sviluppo e pace” fino ad arrivare al 16 dicembre 1977 quando venne proposto di dichiarare la “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale” dove venne riconosciuto il ruolo della donna negli sforzi di pace e dichiarata l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione. L’8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, fu scelta come la data ufficiale da molte nazioni. In Italia nel 1946 comparse per la prima volta la mimosa, scelto perché ritenuto povero e reperibile ovunque che divenne il simbolo della Giornata internazionale dei diritti della donna. Alcuni riferimenti specifici che riguardano le donne che hanno contribuito alla crescita del paese: Women of Steel (in foto la statua): Durante la seconda guerra mondiale, quando gli uomini di Sheffield furono chiamati a combattere per il loro paese, toccò alle donne lasciate a casa mantenere in funzione le acciaierie della città. Nel corso del conflitto, migliaia di donne di Sheffield si sono destreggiate tra la vita familiare e le elevate esigenze del settore. Facendo spesso turni di 13 ore in condizioni pericolose, in modo che gli uomini non restassero senza armi, proiettili e carri armati. Tuttavia, quando alla fine arrivò la pace, coloro che combattevano tornarono a casa. Le donne furono quindi rapidamente e senza tante cerimonie scaricate dai loro posti di lavoro. Il loro ruolo è stato spesso dimenticato nel corso della storia, fino a quando circa 60 anni dopo sono stati riconosciuti con gratitudine per i loro sforzi dalla città. Nel 2016, Sheffield ha svelato la statua “Women of Steel” in onore di tutte le donne che hanno lavorato con coraggio e instancabilmente per mantenere la produzione di acciaio durante l’ora più buia della Gran Bretagna. IL MAGAZINE Oriana Turus Marzo 8, 2024 GIORNATA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELLA DONNA A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e Read More admin Marzo 7, 2024 E’ tempo di esordire: gli studenti di Viagrande Studios e Land Editore insieme Land Editore e Viagrande Studios sono lieti di annunciare il lancio della nuova collana “30 Minuti”, un’iniziativa dedicata a promuovere e diffondere i talenti emergenti della Scuola di Scrittura e Read More admin Marzo 3, 2024 “Come innamorarsi del capo” di Whitney G: la recensione di Land Magazine Cari amanti degli office romance, questa sera voglio condividere con voi

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WORLD BOOK DAY

A CURA DI Il World Book Day, anche conosciuto come World Book and Copyright Day o International Day of the Book è un evento annuale organizzato dall’UNESCO per promuovere la lettura, la pubblicazione e il diritto d’autore. La prima Giornata mondiale del libro in assoluto è stata celebrata il 23 aprile del 1995, data che continua a essere la prescelta per le celebrazioni in molte parti del mondo. Nel Regno Unito e in Irlanda si celebra a marzo. Ogni anno in tale data viene scelta la Capitale del libro per un anno, la designata propone e porta avanti tutta una serie di attività volta a promuovere la lettura. Nel 2023 la Capitale del libro è stata Accra, capitale del Ghana. LA SCELTA DELLA DATA Da dove e da chi arriva l’idea di dedicare un’intera giornata ai libri e al diritto d’autore? L’idea iniziale viene da Vicente Clavel, direttore della casa editrice Cervantes di Barcellona, che pensa a una giornata speciale per onorare  l’autore Miguel de Cervantes e aumentare le vendite dei libri. Viene celebrata per la prima volta il 7 ottobre 1926, giorno del compleanno di Cervantes, successivamente spostato al 23 aprile, giorno della sua morte avvenuta nel 1930). In Catalogna è ancora molto popolare e viene chiamata Festa di Sant Jordi o Giornata dei libri e delle rose.Nel 1995, l’UNESCO ha deciso che la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore venisse celebrata il 23 aprile, data che coincide anche con l’anniversario della morte di William Shakespeare. Curiosità: sebbene la data di morte di entrambi sia la stessa – 23 aprile 1616 – in realtà il giorno non è lo stesso poiché all’epoca la Spagna usava il calendario gregoriano e l’Inghilterra quello giuliano; Shakespeare morì effettivamente 10 giorni dopo Cervantes, il 3 maggio.  Le celebrazioni e le date sono leggermente diverse da nazione a nazione.  In Spagna, la decisione di cambiare il giorno, dal 7 ottobre iniziale al 23 aprile, è da attribuire al fatto che, con il tempo, si sia ritenuto più opportuno festeggiare in una stagione più piacevole, per passeggiare e sfogliare i libri all’aria aperta e in questo la primavera è meglio dell’autunno. Fu re Alfonso XIII ad approvare il cambiamento della celebrazione della Giornata del Libro alla presunta data della morte di Cervantes. In Svezia, la giornata è conosciuta come Världsbokdagen (“Giornata mondiale del libro”) e l’aspetto del diritto d’autore non viene praticamente menzionato. Normalmente celebrata il 23 aprile, è stata spostata al 13 aprile nel 2000 e nel 2011 per evitare una sovrapposizione con la Pasqua. Nel Regno Unito e in Irlanda, la Giornata mondiale del libro è un evento di beneficenza che si tiene a marzo – 7 marzo 2024 – si tiene ogni primo giovedì e coincide con l’uscita di edizioni speciali di libri. Nelle scuole bambini e insegnanti vestono i panni del proprio personaggio-protagonista preferito e possono godere di una giornata all’insegna di letture e attività relative. A fine giornata vengono distribuiti dei buoni sconto per l’acquisto di alcuni libri indicati dal bollino riportante il logo della giornata.  Negli Stati Uniti, a Kensington, nel Maryland, la Giornata internazionale del libro viene celebrata con un festival di strada la domenica più vicina al 26 aprile. In India la Giornata mondiale del libro si celebra il 23 aprile di ogni anno ed è volta a incoraggiare e sensibilizzare le persone a leggere e pubblicare libri. 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“Word match”: parole di uso comune che in realtà non esistono (o non come le intendiamo noi)

A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e altri invece più nostalgici. Ci seguirai? In un mondo che ci vuole sempre più internazionali e connessi, cambiare il modo di parlare sembra essere la chiave per un futuro migliore. Ed ecco quindi che ci riempiamo la bocca di termini stranieri, soprattutto inglesi, che da un lato ci fa sentire di appartenere a questo mondo sempre più avanzato e da un lato sembra servire a darci una certa importanza nel contesto sociale. Siamo proprio sicuri, però, che certe parole facciano davvero parte del vocabolario?  Ebbene no, non sempre è così. Anzi molti termini sono stati coniati dal nulla perché in inglese non esistono o hanno tutt’altro significato. Volete sapere di cosa sto parlando?  Ecco un breve elenco delle parole più comunemente usate, che nella realtà non hanno alcun senso (e se ce l’hanno non è quello che si crede): – LIFTING: no, non si tratta dell’operazione chirurgica. Quello è il FACELIFT. Lifting è l’attività di sollevare qualcosa, ma si riferisce ad altro (tipo fare pesi in palestra) – STAGE: parola di derivazione francese, tra l’altro, non è quello previsto in ambito lavorativo. Dicesi stage il palco (concerti, teatro, etc), l’altro è INTERNSHIP.    – SMART WORKING: è un’invenzione tutta italiana. Il lavoro da casa o lavoro da remoto è REMOTE WORKING, semplice, diretto, conciso. Che poi a tradurre letteralmente “smart working” sarebbe “lavoro intelligente”. Ha senso? – PULLMAN: non si sa cosa sia. Detta così sembra un uomo che tira anziché la classica corriera come la intendiamo noi.  – AUTOSTOP: in realtà non esiste come termine, ma ammetto che tentare di utilizzare la parola in inglese potrebbe risultare più complicato (per chi se lo stesse chiedendo, fare l’autostop si dice HITCH-HIKING) – BLOC-NOTES:  in Inghilterra non si trovano. Ci sono i NOTEPAD O NOTEBOOK.   – TELEFILM:  sono in realtà TV series, ma ormai è già diventato più di uso comune chiamarli serie tv, com’è giusto che sia.  – GOLF:  è uno sport. Quello ricamato da nonna Maria per Natale è lo SWEATER. Il classico maglione, in pratica. – OPEL: se non lo sapevate, ora ve lo spiego. La marca di automobili che tutto il mondo conosce come Opel, in Inghilterra è E voi conoscete qualche altra parola di uso comune che non ha attinenza con il vocabolario inglese?   Libri di Oriana Turus Fai clic qui

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