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Apologia di Fabio Volo, eroe del lettore comune

Lo so, il tuo primo istinto leggendo le parole “apologia” e “Fabio Volo” è lanciarmi addosso una copia di Tutto è qui per te. Se c’è una cosa che il mondo sembra concordare su Fabio Volo, è che il suo stile di scrittura è… semplice. Ma oggi, con il mio entusiasmo irrazionale, voglio spingere gli estremi e difendere il maestro della semplicità letteraria!     Fabio Volo: il maestro dell’ordinario In un mondo letterario in cui molti si sforzano di stupire con acrobazie linguistiche e metafore astratte, Fabio Volo si erge come il campione indiscusso dell’ordinario. La sua scrittura, così alla portata di tutti, è come una conversazione con quel vicino di casa che non ha niente di particolare da raccontare, ma riesce comunque a rendere la vita interessante. La Poesia della banalità Chi ha detto che solo gli eventi straordinari possono plasmare una storia? Fabio Volo dimostra che anche le cose più ordinarie possono trasformarsi in poesia. Dalle code al supermercato alle serate passate a guardare la TV, il nostro autore riesce a rendere epiche anche le situazioni più comuni. Chiunque può scrivere di avventure straordinarie, ma sono pochi quelli che possono far brillare la noia quotidiana. Vai al libro La ricerca del Volo perduto Molti accusano Volo di mancare di profondità, ma forse è solo perché la sua vera abilità risiede nell’arte di non prendersi troppo sul serio. Mentre altri autori si immergono nelle profondità dell’animo umano, Volo si gode la superficie, rendendo la lettura un volo leggero, come il suo stesso cognome suggerisce. La scrittura “Easy-reading” Fabio Volo ha capito una verità fondamentale: non c’è nulla di male nell’essere un po’ pigri come lettori. La sua scrittura è un rifugio sicuro per coloro che vogliono godersi una buona storia senza dover decifrare enigmatici passaggi o consultare un vocabolario. La sua lingua è come il comfort food della letteratura, un piacere semplice ma appagante. Conclusione: un eroe del comune In un mondo letterario spesso ossessionato dalla ricerca della grandezza, Fabio Volo emerge come l’eroe quotidiano, il difensore della normalità. La sua scrittura, seppur semplice, trova la bellezza in ciò che spesso ignoriamo. Quindi, alziamo un bicchiere di prosecco (o di tè, se preferisci) per Fabio Volo, il maestro indiscusso dell’arte di rendere straordinario il comune! Con affetto (e un pizzico di sarcasmo),  Il tuo difensore di Volo Fabio Volo ha capito una verità fondamentale: non c’è nulla di male nell’essere un po’ pigri come lettori. ALTRI ARTICOLI libri Apologia di Fabio Volo, eroe del lettore comune Lo so, il tuo primo istinto leggendo le parole “apologia” e “Fabio Volo” è lanciarmi addosso una copia di Tutto è qui per te.Se c’è una cosa che il mondo Read More libri Cosa hanno in comune Frankenstein e Prometeo? La storia di Frankenstein di Mary Shelley e il mito di Prometeo presentano notevoli parallelismi, contribuendo a plasmare in modo significativo il romanzo della scrittrice britannica. Entrambi i racconti si Read More libri, storia Daniel Defoe: il genio poliedrico del XVIII secolo Nel tumultuoso panorama letterario del XVIII secolo, un autore si distingue per la sua abilità straordinaria nel tessere trame avvincenti e per la sua capacità di fondere maestria narrativa con Read More storia Sulle orme di Jane Austen: intervista (immaginaria) all’autrice di Orgoglio e pregiudizio Benvenuti, cari lettori, a un incontro straordinario con una delle menti letterarie più affilate del passato, la meravigliosa Jane Austen. 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Cosa hanno in comune Frankenstein e Prometeo?

La storia di Frankenstein di Mary Shelley e il mito di Prometeo presentano notevoli parallelismi, contribuendo a plasmare in modo significativo il romanzo della scrittrice britannica. Entrambi i racconti si intrecciano attraverso tematiche condivise, offrendo riflessioni profonde sulla creazione, la ribellione e le conseguenze morali delle azioni umane. Quali sono gli elementi in comune? La disobbedienza e le sue conseguenze Nel mito di Prometeo, il titano disobbedisce agli dèi olimpici rubando il fuoco per donare agli uomini la vita e la conoscenza. Questa ribellione contro le divinità è ripresa in Frankenstein, dove il protagonista, Victor Frankenstein, assume un ruolo divino creando vita attraverso la scienza. La creazione artificiale di vita e la sfida alla natura costituiscono i pilastri centrali di entrambe le narrazioni. La tematica della responsabilità e delle conseguenze è altrettanto evidente in entrambe le storie. Prometeo viene punito da Zeus per la sua ribellione, mentre Victor Frankenstein affronta le tragiche conseguenze della sua creazione. La creatura, risultato dei suoi esperimenti scientifici, diventa incontrollabile, portando sofferenza e distruzione. Le vicende di Prometeo e Frankenstein mettono in luce il peso delle scelte umane e la necessità di affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Il progresso: una riflessione sui suoi pericoli Un altro elemento comune è la riflessione sulla moralità e sull’etica scientifica. Entrambe le opere sollevano interrogativi fondamentali riguardo ai limiti della ricerca scientifica e alla responsabilità morale degli scienziati. La creazione della vita oltre i confini naturali diventa un terreno fertile per esplorare le implicazioni filosofiche e morali della scienza. Frankenstein di Mary Shelley si ispira al mito di Prometeo, utilizzandolo come archetipo per esaminare le complesse questioni legate alla creazione, alla ribellione e alle responsabilità umane. Dare la vita per sostituirsi a Dio Nel mito di Prometeo, egli ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini, simboleggiando il dono della conoscenza e della vita. Nel romanzo “Frankenstein” di Mary Shelley, il protagonista, Victor Frankenstein, usurpa il ruolo degli dei creando vita attraverso la scienza. Creare la vita è quanto di più simile a un atto divino possa accadere a un comune mortale.  creazione della vita e il superamento dei confini naturali sono temi centrali che portano a riflessioni sulla responsabilità dell’uomo nei confronti della sua stessa creazione, contribuendo così a una narrativa ricca di implicazioni filosofiche. VAI AL LIBRO Frankenstein di Mary Shelley si ispira al mito di Prometeo, utilizzandolo come archetipo per esaminare le complesse questioni legate alla creazione, alla ribellione e alle responsabilità umane. Entrambe le storie invitano i lettori a riflettere sulle sfide etiche e morali della ricerca scientifica (e non solo) contribuendo così a una narrativa che va oltre il mero racconto per offrire spunti di riflessione profonda sulla condizione umana.

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Daniel Defoe: il genio poliedrico del XVIII secolo

Nel tumultuoso panorama letterario del XVIII secolo, un autore si distingue per la sua abilità straordinaria nel tessere trame avvincenti e per la sua capacità di fondere maestria narrativa con un acuto senso di osservazione della realtà sociale e politica. Questo autore è Daniel Defoe, un uomo il cui nome è saldamente inciso nella storia della letteratura inglese come scrittore, giornalista e visionario senza pari. Nato nel 1660 a Londra, Daniel Defoe iniziò la sua carriera come commerciante, ma ben presto si fece strada nel mondo della scrittura. La sua penna versatile abbracciò vari generi, ma fu con il romanzo che Defoe lasciò un’impronta indelebile. Nel 1719 pubblicò “Robinson Crusoe”, un capolavoro che coniugava avventura, introspezione e sopravvivenza in modo unico. Il libro, narrato in forma di diario, trasporta il lettore su un’isola deserta insieme al protagonista, offrendo una prospettiva innovativa che sfidava i canoni letterari del tempo. vai al libro Il giornalismo e la voce del popolo:  Defoe, tuttavia, non si limitò a scrivere solo romanzi. Fu un giornalista impegnato e un attento osservatore della società inglese. Nel 1704 fondò il periodico “The Review”, diventando una voce autorevole nell’opinione pubblica. La sua abilità nell’analizzare gli eventi contemporanei e nel tradurli in articoli vivaci e coinvolgenti lo rese un punto di riferimento per coloro che cercavano una comprensione più profonda delle dinamiche sociali e politiche del tempo. Realismo e visione profetica:  Ciò che distingue Defoe è la sua capacità di catturare il cuore della vita quotidiana e trasporlo nella sua opera. I suoi scritti, pur essendo intrisi di avventura e immaginazione, sono radicati in una percezione acuta della realtà. Il suo realismo è tangibile nelle descrizioni dettagliate dei personaggi e degli scenari, che contribuiscono a renderli straordinariamente credibili. Defoe si distinse anche come visionario, anticipando tematiche e problematiche che sarebbero diventate centrali nei secoli successivi. Il suo romanzo “A Journal of the Plague Year” del 1722, ad esempio, offre un resoconto dettagliato della Grande Peste di Londra del 1665, evidenziando la sua abilità nel narrare eventi passati con uno stile quasi giornalistico. VAI AL LIBRO

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Non solo Via col vento e Roald Dahl: il dibattito sui libri razzisti coinvolge anche Robinson Crusoe

Negli ultimi tempi, la decostruzione degli stereotipi e del razzismo nei libri e nei film sembra non arrestarsi; un tipo di critica che si sposta sempre di più all’interno delle Università e dei luoghi di cultura.  Dopo Roald Dahl e Via col vento, ultimamente si discute molto sulla moralità del capolavoro di Daniel Defoe, “Robinson Crusoe”. Daniel Defoe: un uomo del suo tempo o un razzista senza speranza? La questione di se “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe sia un libro razzista e colonialista è oggetto di dibattito tra gli studiosi e i critici letterari. Mentre il libro è ampiamente riconosciuto come un classico della letteratura inglese, alcuni critici hanno evidenziato aspetti problematici relativi alla rappresentazione dell’altro e ai temi colonialisti. LE TESI DELL’ACCUSA La figura di Venerdì Uno dei principali argomenti critici riguarda la rappresentazione dei personaggi non europei nel romanzo. L’incontro di Crusoe con Venerdì, un personaggio nativo dell’isola, è stato spesso interpretato come un riflesso degli stereotipi culturali e razziali dell’epoca. Venerdì è presentato come un individuo sottomesso, culturalmente inferiore a Crusoe, che diventa il “servo” di Crusoe dopo essere stato salvato da una situazione di pericolo. Questa rappresentazione può essere interpretata come una riflessione dei pregiudizi colonialisti e razziali diffusi nel XVIII secolo. D’altra parte, alcuni studiosi sostengono che Defoe potrebbe aver cercato di rappresentare la coesistenza pacifica e la collaborazione tra diverse culture attraverso la relazione tra Crusoe e Venerdì.  Stile di vita “Civilizzato” vs. “Primitivo” Robinson Crusoe riflette gli atteggiamenti dell’epoca nei confronti della civiltà europea considerata “superiore” rispetto alle culture considerate “primitive”. La vita di Crusoe sulla sua isola è spesso presentata come più avanzata e “civilizzata” rispetto alla vita di Venerdì, che è descritta come più “selvaggia”. Questa dicotomia è stata di recente interpretata come un riflesso dei pregiudizi etnocentrici comuni nel contesto coloniale. VAI AL LIBRO Colonialismo e sfruttamento Alcuni critici sostengono che il modo in cui Crusoe sfrutta l’isola e la sua popolazione, inclusa la conversione di Venerdì al cristianesimo, può essere interpretato come una rappresentazione del colonialismo. Crusoe assume un ruolo di dominio sulla terra e sulle persone dell’isola, riflettendo i modelli colonialisti dell’epoca. LA DIFESA RIBATTE Va notato che l’interpretazione di “Robinson Crusoe” può variare a seconda del contesto storico e culturale in cui viene letta. Alcuni critici contemporanei ritengono che il romanzo debba essere contestualizzato nel suo periodo di scrittura, riconoscendo gli stereotipi presenti ma anche considerando la possibilità che Defoe avesse intenzioni più complesse nel rappresentare le relazioni interculturali. Secondo questa tesi, Defoe  non avrebbe avuto intenzioni razziste o colonialiste, ma ha cercato di rappresentare la complessità delle interazioni culturali. Alcuni vedono il personaggio di Venerdì come una rappresentazione positiva dell’adattabilità e della capacità di apprendimento, sottolineando il mutuo beneficio derivante dalla collaborazione tra culture diverse. Comunque la si pensi, la valutazione della presenza di razzismo e colonialismo in “Robinson Crusoe” dipende dalla prospettiva critica adottata. La letteratura del XVIII secolo spesso rifletteva gli atteggiamenti culturali dominanti del suo tempo, e leggere queste opere richiede una comprensione critica e sensibilità nei confronti del contesto storico. La discussione su questi temi evidenzia anche l’importanza di analizzare le opere letterarie in modo critico e riflettere sulle sfumature e le complessità delle rappresentazioni culturali.    

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Cime tempestose e la brughiera inglese: i luoghi che hanno ispirato Emily Brontë

A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? “Wuthering Hights: così si chiama la dimora di Heatcliff. «Wuthering» è un aggettivo tipico della regione, e si riferisce al tumulto degli elementi che la squassa durante le frequenti, furibonde tempeste. E davvero lassù il vento dev’essere violento e incessante in ogni stagione: si può indovinare l’impeto delle raffiche di tramontana dall’assurda inclinazione dei pochi abeti striminziti all’angolo della casa, e dei rovi sparuti tutti protesi nella stessa direzione, come a elemosinare la grazia di un po’ di sole. Per fortuna l’architetto ha saggiamente progettato un edificio solido, dalle strette finestre incassate nei muri spessi e dagli angoli protetti da robusti massi aggettanti.”   Cime Tempestose – Emily Brontë La descrizione che viene fatta in questo passaggio del libro trasmette perfettamente la sensazione del vento che soffia e che piega gli alberi, quasi fosse una ricerca della quiete dopo la tempesta. Quel clima ostile e a tratti “arrabbiato però mai troppo freddo, un via vai continuo di nuvole e raggi di sole risicati, in quel tratto di nord dell’Inghilterra in parte protetta dai Pennini. Ed è proprio da là che bisogna partire per riuscire a intraprendere il viaggio attraverso i luoghi, veri o immaginari che siano, che sono stati fonte d’ispirazione per la stesura di Cime Tempestose. Il maniero di Wuthering Heights esiste davvero? Secondo gli studiosi, per le descrizioni dei luoghi Emily Brontë si è ispirata alla realtà e in particolare a quelle aree che ben conosceva e dove ha trascorso la sua infanzia.  La zona è quella dello Yorkshire, vicino alla città di Haworth dove si trasferì all’età di due anni, dopo che suo padre divenne parroco. Lo stesso, che vide morire cinque dei suoi sei figli, fece avviare un’indagine, scoprendo che fra le cause di mortalità in giovanissima età vi erano le condizioni profondamente antigeniche in cui versava la città stessa. La casa dove vissero e dove le sorelle Brontë scrissero le loro opere esiste ancora e oggi ospita il Brontë Parsonage Museum, fondato e gestito dalla Brontë Society.   Per quanto riguarda Wuthering Heights che ha dato titolo all’opera, si sa che è un luogo immaginario, probabilmente ispirato da due manieri differenti che si pensa siano Top Withens e High Sunderland Hall, situati rispettivamente a Haworth e Halifax, anche se alcuni sostengono possa trattarsi di altri tenute simili. L’ubicazione esatta non è mai stata dichiarata in maniera esplicita, ma nel testo sono presenti alcuni indizi da cui ci si può fare un’idea del luogo preciso. L’ipotesi più probabile è che proprio Haworth fosse la posizione prevista per Wuthering Heights e la valle di Gimmerton. Nel capitolo 4, il signor Earnshaw cammina per sessanta miglia fino a Liverpool dalle alture e la distanza su strada da Haworth a Liverpool è di 63 miglia. Il significato nascosto dietro l’ambientazione In “Cime tempestose” la brughiera è molto più che una parte dello scenario, così come ogni luogo simboleggia qualcosa.  Le brughiere sono praterie selvagge con pericoli nascosti, rappresentano le insidie ​​inaspettate che devono essere affrontate, allo stesso modo la bellezza e la sregolatezza che caratterizzano i personaggi, sono complementari all’ambientazione. Di Thrushcross Grange invece si può dire che è la perfetta incarnazione del modello aristocratico. Quella casa rappresenta l’alta classe sociale e la nobiltà ed è contrapposta alla classe operaia che vi gira intorno.  BONUS TRACK – quiz – quante ne sai? Questo è uno strano esperimento per mettere alla prova gli amanti del vintage, dei cartoni animati (che hanno una certa età) e di Cime tempestose. Nella trama sono nascosti tredici brevi pezzi di sigle di cartoni animati. Riuscite a trovarli tutti?   Sigle tempestose   C’è un gran maniero nella contea di Top Withens, con mille e più scudieri al servizio di un grande uomo dal sangue blu di nome Mr. Earnshaw, che prende in custodia un giovane ragazzo che non ha una mamma né un papà di nome Heathcliff. E siccome quando a Heathcliff va, che strane cose fa, si innamora di una dolce ragazzina, forse ancora un po’ bambina con due occhi neri neri ma lucenti e molto fieri. Ma Mr Earnshaw, quel dittatore, lo sbatte fuori dal suo regno con disprezzo e grande sdegno mentre farnetica imperioso «con mia figlia non ti sposo». Catherine che è sempre di buonumore anche se è triste dentro al suo cuore, soffre a causa della differenza di ceto sociale e decide di sposarsi con Linton, un uomo forte, con un nome fantastico, forse a volte un po’ altolocato. Nel frattempo, Heathcliff, tornato ricco da un viaggio, e, assetato di vendetta, come un invincibile guerriero e un valente condottiero, si vota anima e corpo a Lady Isabel, la sorella minore del suo rivale amoroso. Quando Catherine partorisce e c’è grande festa alla corte di Linton perché nel suo regno c’è una bimba in più, ella, che, solitamente, con il suo candore risveglia in buonumore e dà serenità, confessa di amare Heathcliff poco prima di morire. Heatcliff, che mai, mai vivrà giorni felici e che è sempre pronto alla sommossa contro tutti i nemici, usurpare vuole il posto di sovrano a Earnshaw e Linton, si prende i possedimenti e poi muore e viene seppellito accanto alla sua amata Catherine. Libri di Oriana Turus VAI AL LIBRO LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More libri Cime tempestose e la brughiera inglese: i luoghi che hanno ispirato Emily Brontë 15.01.24 società Che cos’è una shitstorm e come affrontarne una 15.01.24 ricette Caffè mocha, la ricetta 14.01.24 recensioni Recensioni false di libri, sono davvero illegali? 06.01.24 firstletter Cosa fare se tuo figlio non crede più a Babbo Natale? 06.01.24 società Secondo OpenAI, il Salone del libro di Torino è la seconda fiera più conosciuta al mondo 02.01.24 società Affrontare la famiglia quando non si desiderano figli: consigli per una

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