Intervista a Burabacio: la gentilezza è uno stile di vita

A cura di

In un fresco pomeriggio autunnale mi ritrovo online con Sabrina Ferrero, graphic designer, illustratrice ed autrice del blog Burabacio. Il nome del blog tradisce le sue origini torinesi: il burabacio in torinese significa lo scarabocchio. La sua arte però è tutt’altro che uno scarabocchio brutto o bello ma inutile. Anzi, la sua arte, votata alla gentilezza, mi ha spesso personalmente ispirato o risollevato nelle brutte giornate. Per questo sono piuttosto felice di intervistarla.

Sabrina è una donna dallo sguardo dolce e dal sorriso aperto ed è stata da subito molto aperta ed affabile. Parliamo parlando di uno dei suoi post su Facebook, un testo e delle immagini che hanno colpito, come me, anche tante altre persone.

“Perchè secondo te questo post sulla paura ha ottenuto così tanto successo?” chiedo a Sabrina e lei mi risponde dicendomi che queste sue immagini e questo testo anche lo scorso anno (ndr. è stato pubblicato per la prima volta nel 2022 e poi riproposto a ottobre 2023 sulla pagina facebook di Burabacio) hanno scatenato molti commenti e condivisioni, perchè la paura è un sentimento noto ai bambini ma anche agli adulti, ma spesso è difficile parlarne perché ci mancano gli strumenti per raccontarla o per comprenderla; ai bambini in particolare mancano gli strumenti per affrontarla e i genitori a volte si trovano in difficoltà a rispondere alle paure dei figli. Spesso a noi genitori mancano gli strumenti per comprendere e sostenere i nostri figli nell’affrontare le paure, perché anche noi non abbiamo avuto sostegno in questo. Spesso infatti anche i nostri genitori, a loro volta, hanno sottovalutato le nostre paure o ci hanno insegnato, da piccolini, che non serve avere paura, non va bene, ecc. Hanno sminuito le nostre paure (perché a loro volta hanno avuto la stessa educazione) e non ci hanno fornito strumenti per affontarle.

“O meglio” continua “hanno cercato di spiegarci le cose come secondo loro era più semplice” e mi porta l’esempio di quando era piccola e, per spiegarle che alcune persone anziane che conosceva erano morte, non le dicevano “sono morte” ma le dicevano “si sono dimenticati di respirare” (ndr. terribile!). Questo ovviamente non portava a tranquillizzarsi e comprendere ma, anzi, creava nuove paure, come quella di andare a dormire, data l’ansia ed il terrore di potersi dimenticare di respirare. Il consiglio di Sabrina è quindi quello di spiegare, sempre, in termini e modi comprensibili dai bambini. Il non detto, il misterioso, ciò che non si conosce, fa paura. Per aiutare i bambini ad affrontare la paura è più utile fornire piccole spiegazioni, strumenti per affrontare l’emozione.

Il post in questione infatti nasce proprio in relazione alla paura sperimentata da una delle sue figlie gemelle. “Una delle due bambine” mi racconta “è più controllante e responsabile, mentre l’altra di riflesso cercava di sfuggire al controllo”. Un giorno, al parco, la sorellina più sfuggente si nasconde; per qualche minuto i genitori e la gemella non la trovano. Questo scatena nella più controllante un attacco di paura, che permane poi per i mesi successivi. Terrorizzata da aver potuto perdere la sorellina, nonostante le rassicurazioni dei genitori sul fatto che la furbetta non si era persa, si era nascosta, che non era in pericolo e lei non ne era comunque responsabile, la bambina è rimasta spaventata molto tempo. Ovviamente il loro è un rapporto molto stretto essendo non solo sorelle ma anche gemelle, però la sua paura è abbastanza comune nei bambini. 

Allo stesso tempo i bambini hanno paura, da una certa età in poi, della morte. Non solo delle persone care, ma anche della propria. E’ ovvio che, con i metodi come quello sopra citato, del “si sono dimenticati di respirare”, la paura non passa ma anzi diventa un trauma. Parimenti può esserlo la malattia… “Quest’estate abbiamo affrontato la malattia di una delle bambine e quello ovviamente ha scatenato una paura atavica (ndr. più che comprensibile!) ma stiamo affrontando anche una malattia importante del nonno. In questo caso per affrontare la paura abbiamo fornito alle bambine anche delle piccole soluzioni, dei pensieri positivi, degli elenchi di attività che possiamo fare per aiutare o per far stare meglio il nonno”. 

Parlando di pensieri positivi, chiedo a Sabrina di raccontarmi del "Barattolo delle cose belle".

LEGGI ANCHE

“Come nasce il Barattolo delle cose belle? Nasce da un pensiero: sarebbe bello avere un diario, un quaderno dove raccogliere le cose belle che ci succedono durante la giornata. Di fatto è tutta una questione di prospettiva: spesso ricordiamo solo le cose brutte, perchè ci feriscono, mentre le cose belle non le registriamo perchè sono naturali, le diamo per scontate. Ci fa bene però  ricordare le cose belle che ci sono successe, per non farsi sopraffare, per rivalutare ciò che ci succede. Le cose belle le sottovalutiamo, ma ci servono per bilanciare, per cambiare il nostro sguardo. Infatti, se illuminiamo quello che non ci ha resi felici, ci abbattiamo. Invece, dobbiamo imparare a mettere tutto in prospettiva.” e poi aggiunge “Senza mentirci, ovviamente, se è stata una brutta settimana, lo dobbiamo ammettere. Possiamo provare però a cercare qualcosa di positivo anche dentro le difficoltà”. Nascono proprio da questo concetto gli esercizi di meraviglia, che personalmente adoro. Sabrina ha un tono così dolce e pacato, ma allo stesso tempo entusiasta, che viene spontaneo sorriderle sempre, al di là dello schermo.

Continua su Essere genitori cartaceo [Dicembre 2023]

Iscriviti a Land Magazine

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER E OGNI DOMENICA RICEVERAI LE MIGLIORI NOTIZIE DEL NOSTRO MAG NELLA TUA CASELLA EMAIL.

Ed è gratis!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Consenso ai cookie con Real Cookie Banner