Detox digitale: si può vivere da “sconnessi”?

«Degli anni Novanta mi manca l’irreperibilità. Ecco, l’irreperibilità. Che spegnevi e non c’eri più. Invece adesso ci sei sempre per tutti» ha dichiarato di recente Max Pezzali in un’intervista a Vanity Fair.

Sempre più persone oggi si riconoscono in queste parole. Il rapporto Digital 2024 di We Are Social ha documentato che l’utente medio di Internet trascorre 6 ore e 40 minuti al giorno on line. Si tratta di un aumento di 4 minuti al giorno (+1 per cento) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si trascorre moltissimo tempo anche sui social media: 2 ore e 23 minuti al giorno. Anche se qui c’è una piccola inversione di tendenza: otto minuti in meno al giorno rispetto all’anno scorso.

Cosa fanno le persone on line

Quasi tutte le persone che accedono alla rete usano app di chat e messaggistica: il 94,7 per cento di tutti gli utenti Internet (tra 16 e 64 anni) afferma di aver utilizzato almeno uno di questi servizi nell’ultimo mese. L’uso dei social network è un’attività leggermente meno popolare ma altrettanto rilevante: il 94,3 per cento degli intervistati sostiene di usare queste piattaforme. I motori di ricerca si collocano al terzo posto, con l’80,7 per cento di utenti che affermano di usare servizi come Google e Bing. Lo shopping è al quarto posto, con poco meno di tre quarti di tutti gli utenti Internet impegnati in qualche attività di e-commerce ogni mese.

Infine, i servizi location-based come mappe e app per il parcheggio completano la top 5, con poco più della metà degli intervistati che dichiarano di esserne utenti abituali.

La disintossicazione digitale

Ricerche recenti dimostrano che un’esposizione continua a stimoli digitali può aumentare i livelli di stress, ridurre la capacità di concentrazione e contribuire a disturbi come ansia e insonnia. Il fenomeno è amplificato dai social network, progettati per mantenere gli utenti connessi il più a lungo possibile grazie a meccanismi come lo scrolling infinito e le notifiche push. Inoltre, l’eccessiva permanenza online può portare a un senso di sovraccarico mentale: l’incessante flusso di informazioni rende difficile staccare la mente. Il risultato è un circolo vizioso che alimenta il bisogno di connessione continua.

Ma un numero crescente di persone, di fronte al malessere che avverte, sta reagendo a questa iper-connessione… sconnettendosi. Sono in aumento gli utenti che scelgono di cancellare o sospendere i propri account social. Questo percorso, spesso definito “digital detox”, non demonizza la tecnologia, ma mira a riconquistare il proprio controllo su di essa. L’obiettivo è l’autodifesa, il tutelare il proprio equilibrio in un’epoca in cui la linea tra vita privata e vita digitale è sempre più sottile.

Molte sono le testimonianze sulla disintossicazione digitale di utenti che raccontano la loro esperienza e forniscono consigli su come “domare la tecnologia”. C’è chi parte con la sfida dei 100 giorni di detox digitale, chi concretamente sostiene che «non è realistico tornare al telefono degli anni Novanta: le app di banca, dell’università, la mail e altre risorse sono imprescindibili». E allora «l’unica via è costruire una nuova abitudine, il che è un’esperienza esclusivamente personale».

La motivazione più riportata da chi vuole disintossicarsi dai social è la sensazione di “perdere tempo” on line. Sempre più persone vorrebbero liberarsi da tale senso di obbligo di presenza sui social e in rete. Ma sono ostacolate dall’idea di conseguenze sociali come l’isolamento e la perdita di contatti, di opportunità sociali e professionali. Eppure, per certi versi le opportunità sono illusorie o sono infinitamente meno rilevanti di quello che si pensa.

Disconnettersi, un lusso?

Il vero lusso non è più navigare ovunque, ma disconnettersi, abbandonare la Rete. È questa la tesi di Evgeny Morozov, politologo e giornalista bielorusso, che già qualche anno fa dichiarava: «L’iperconnettività crea dipendenza, addiction. È fatta per questo. Le piattaforme come Google e Facebook sono studiate per attrarre. Assomigliano alle slot machine di Las Vegas, piene di lucine colorate e disegnate con un fantastico design. Il loro scopo è farci scommettere soldi, ma lo mascherano bene». E aggiungeva: «Oggi le uniche persone che possono concedersi il lusso di fare a meno di Internet sono i ricchi, i soli che possono contare su smartphone che ne tutelino la privacy o su qualcuno che faccia le ricerche per loro o twitti al loro posto. È questo il nuovo gap digitale tra ricchi e poveri». 

Ma è davvero così oggi, o questo “lusso” è in fondo possibile per chiunque, basta volerlo?

Ad Amsterdam tre ragazzi hanno lanciato il The Offline Club, un’associazione che organizza eventi “offline”, senza telefono o computer, nei bar e nei pub. «Questi locali – spiega uno dei tre fondatori, Ilya Kneppelhout – sono il luogo ideale per socializzare, anche se sempre più persone li usano per lavorare al computer o parlano al telefono mentre fanno colazione o cenano con gli amici, finendo così per non apprezzare l’atmosfera, il cibo e le bevande».

Molti sono i professionisti che per lavoro scelgono consapevolmente di evitare WhatsApp e altri social network, preferendo usare solo mezzi più tradizionali come l’e-mail o il telefono fisso. Una scelta forse controcorrente in un mondo sempre più iper-connesso, ma anche un modo per stabilire confini.

La tecnologia che si disintossica

In un contesto in cui l’uso incessante dei social network è diventato una fonte di stress, anche i social stessi stanno cercando di adattarsi alle nuove tendenze, per rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più attento al proprio benessere digitale.

Instagram, per esempio, ha introdotto la possibilità di programmare i messaggi, soprattutto se inviati in fascia serale dopo le ore 22, in modo da ridurre il bisogno di essere costantemente connessi. Fino ad arrivare a quello che sembra un controsenso: applicazioni per il benessere digitale, e applicazioni per il detox digitale che bloccano altre applicazioni. Per esempio app come Forest, che usa un incentivo verde: si piantano alberi virtuali e si guadagnano monete quando ci si disconnette per un periodo di tempo assegnato. Una volta che gli utenti guadagnano abbastanza monete, possono spenderle per aiutare a piantare alberi veri in Camerun, Kenya, Senegal, Uganda e Tanzania. 

Tutti segnali questi che, pur piccoli, indicano una crescente consapevolezza della necessità di bilanciare l’interazione digitale con il benessere personale. Ed è una necessità che, a giudicare dalla popolarità di queste tendenze, avvertono in molti.

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