Elisabetta

Drabble mania: consigli di scrittura per aspiranti scrittori (puntata 15)

Elisabetta Venturi Scrittrice e insegnante Drabble mania Scrivere drabble insegna a colpire, emozionare, stupire, sconvolgere il lettore con poche parole. Inoltre puoi giocare con le parole: scrivere una storia intorno a una parola che non conosci, così diventerà parte del tuo vocabolario; puoi darti regole folli sulle lettere da non usare oppure tirare i dadi (esistono molti giochi con questo scopo) e usare le immagini che escono.   Leggi fino alla fine per avere un consiglio di scrittura completamente gratuito Impossibile Non sta succedendo a me. Tremava.I polsi bruciavano per lo sfregamento delle corde, ma lei continuava a strattonare.Sul viso colavano mascara, lacrime e sangue.Terrore e incredulità combattevano nei suoi occhi mentre guardava quell’uomo, il “suo” uomo. Non sta succedendo a me. L’odore pungente dell’alcool pervase la stanza.Mascara, lacrime, sangue e rum.Il taglio sull’occhio le bruciò. L’uomo la fissò per l’ultima volta. Il suo sguardo non tradiva il minimo segno di indecisione, era lucida malvagità.Accese l’accendino. Non sta succedendo a me. Lo gettò su di lei. I vestiti presero fuoco. Non sta succedendo a me. Consiglio di scrittura Emozionare il lettore in modo consapevole Lo scrittore usa le parole per produrre immagini, pensieri e stati d’animo. Per questo deve essere consapevole delle emozioni e delle sensazioni che vuole provocare nel lettore. Sarà comunque impossibile ottenere lo stesso effetto in tutti, perché ognuno è condizionato dal proprio vissuto. Al prossimo venerdì!

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Bere come un vero scrittore italiano – Alice Basso

Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi!E partiamo alla grande, perché la prima scrittrice che ci ha parlato dei suoi gusti è… Alice Basso Autrice di gialli cosy crime, cioè gialli con poco sangue e molte risate, annovera tra le sue scritture due pentalogie: –> La prima ha per protagonista Vani Sarca, una ghostwriter che si trova a fare la consulente di un commissario.(primo libro: “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome”, Garzanti, 2015) –> La seconda è ambientata nel 1935 dove troviamo Anita Bo, dattilografa di gialli e investigatrice dilettante.(primo libro: “Il morso della vipera”, Garzanti, 2020) Lista della spesa alla mano, vediamo cosa ci consiglia! Il rituale di scrittura Molti scrittori hanno un rituale di scrittura, altri aspirano a trovare il proprio – magari per smettere di procrastinare. Abbiamo chiesto ad Alice se ha un rituale, ecco cosa ci ha risposto:  «Macché! Sarebbe fighissimo poter dire “mi siedo alla mia scrivania, rigorosamente orientata a est, ogni mattina alle sei e un quarto, dopo la mia sessione di tai chi”, ma la verità è che mi siedo alla mia scrivania quando capita, anzi, non è quasi mai la mia scrivania, ma spesso la mensolina di un Frecciarossa, il banco di una stanza d’albergo, il tavolino di un bar, o persino il davanzale di una finestra. Il lato positivo è che imparare a scrivere dappertutto rende ogni minuto e ogni luogo potenzialmente sfruttabili e produttivi!» Probabilmente i vari luoghi in cui si ritaglia spazio per scrivere le riservano anche idee e ispirazioni.  Ma veniamo alla parte importante: vogliamo sapere quale nettare ispira la scrittrice che ha creato quel peperino di Vani Sarca. Cosa beve Alice Basso «La mia prima protagonista, Vani Sarca, era un’appassionata di whisky torbato, in particolare Bruichladdich. Vani non era un mio alter ego autobiografico se non per pochissimi tratti… ma guarda caso la passione per lo scotch è precisamente uno di questi. Ma pure Anita, la seconda protagonista, in uno dei libri della sua serie (il quarto, “Le aquile della notte”) si trasferisce per una settimana nelle terre del Barolo, e in effetti pure quello… Sapete quel comandamento dello scrittore che recita “scrivi di quello che conosci”? Ecco: mi accorgo ora, nel rispondere a voi, che mi sa che io l’ho declinato in “scrivi di quello che ti piace bere”. Naturalmente nella vita quotidiana bere costantemente whisky torbato o Barolo può avere qualche spiacevole effetto collaterale, tipo la rovina economica. Così, molto più banalmente, le mie giornate le passo a bere tazze gigantesche di tè, tendenzialmente Earl Grey o aromatizzato agli agrumi, e rigorosamente senza zucchero.» Eh sì, si tende sempre a mettere qualcosa di noi in quello che scriviamo. D’ora in poi leggerò le storie di Alice (perché ancora non le ho lette tutte) con un interesse particolare alle abitudini delle sue protagoniste.  Per ultimo abbiamo chiesto ad Alice se ci dà un consiglio per gustare anche noi il whisky torbato. «Mi dicono che l’abbinamento fra whisky torbato e fumo, possibilmente di sigaro, sia impareggiabile. Io non fumo – sono un’accanita fumatrice passiva, perché in casa fuma mio marito, ma personalmente non ho mai provato neanche ad accendere la canonica sigaretta adolescenziale di prova in bagno – quindi, ahimé, non posso avvalorare l’ipotesi. Però in qualche occasione mi sono vista servire il whisky accompagnato da scaglie di cioccolato fondente, e devo dire che l’ho apprezzato. Come minimo, perché è stata un’occasione inaspettata per mangiare del cioccolato fondente!» Whisky e scaglie di fondente… cara Alice, mi hai davvero incuriosita! Quindi ecco per voi… La lista della spesa Whisky torbato Barolo Bustine di tè (Earl Grey o aromatizzato agli agrumi) Cioccolato fondente Sigaro (ma non cominciate a fumare… il cioccolato siamo sicuri che sia già piuttosto soddisfacente e fa anche bene all’umore) Un grazie immenso ad Alice Basso che è stata la prima a mettersi nelle nostre mani e che ci ha svelato qualcosa di particolare e interessante di sé!  Non so voi, ma io vado a cercare la mia futura bottiglia di whisky.  Vi è piaciuto questo articolo? Siete curiosi di scoprire i gusti di altri grandi – e magari anche piccoli – scrittori italiani?Stiamo lavorando per voi…  Scopri Land Magazine Elisabetta Maggio 21, 2024 Bere come un vero scrittore italiano – Alice Basso Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo Read More admin Maggio 21, 2024 Buffy l’ammazzavampiri: cosa resta della serie TV a vent’anni dall’uscita dell’ultimo episodio Il 20 maggio 2003 andava in onda l’ultima puntata di Buffy l’Ammazzavampiri, una serie TV che ha segnato un’intera generazione e che, a distanza di vent’anni, continua a raccogliere milioni Read More admin Maggio 19, 2024 Non solo geroglifici: i sistemi di scrittura nell’Egitto dei Faraoni erano ben tre Ciao a tutti, amici appassionati di storia! Oggi faremo un viaggio nel tempo fino all’affascinante mondo dell’antico Egitto, un luogo che non smetterà mai di stupirci. Ma non parleremo di Read More Cristina Ferri Maggio 18, 2024 Ricette: La torta di Anna dai capelli rossi Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Ricette: La torta di Anna dai capelli rossiAnna Shirley viene accolta nella casa dal tetto verde da Marilla e Matthew, Read More admin Maggio 17, 2024 Secondo il codice civile italiano, fare la casalinga o il casalingo è un lavoro In un mondo in cui il valore del lavoro è spesso misurato in termini di retribuzione e status professionale, il ruolo della casalinga (o del casalingo) ha spesso subito una Read More Elisabetta Maggio 17, 2024 Drabble mania: consigli di scrittura per aspiranti scrittori (puntata 14) Elisabetta Venturi Scrittrice e insegnante Drabble mania Scrivere drabble insegna a colpire, emozionare, stupire, sconvolgere il lettore con poche parole. Inoltre puoi giocare

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Drabble mania: consigli di scrittura per aspiranti scrittori (puntata 14)

Elisabetta Venturi Scrittrice e insegnante Drabble mania Scrivere drabble insegna a colpire, emozionare, stupire, sconvolgere il lettore con poche parole. Inoltre puoi giocare con le parole: scrivere una storia intorno a una parola che non conosci, così diventerà parte del tuo vocabolario; puoi darti regole folli sulle lettere da non usare oppure tirare i dadi (esistono molti giochi con questo scopo) e usare le immagini che escono.   Leggi fino alla fine per avere un consiglio di scrittura completamente gratuito La morte può attendere Maps > A14 km 12,300 > Arrivo: 17:10.«Perfetto.»Infila il telefonino nella tasca del mantello nero e carica la falce in auto. Inchioda pochi metri dopo.«Trapasso, spostati!»Il gatto si siede.«Ancora? Non puoi salvarli tutti!»Trapasso guarda altrove con aria sprezzante. Morte tamburella sul volante, controlla il navigatore: 17:11. «Dai, stupido gatto, togliti!»Suona il clacson. Trapasso salta e si risiede. Morte prende a teschiate il volante.Trapasso si alza, si stiracchia e si sposta sculettando. Arrivo: 17:12.Morte scende sbattendo la portiera.Mezz’ora dopo guarderà dalla webcam quell’incidente non più mortale tra un tir e una piccola auto. Consiglio di scrittura Cosa è sbagliato nella scrittura? Si possono inventare delle parole? Cos’è giusto e cos’è sbagliato nella scrittura? La scrittura ha delle regole, certo, ma, come ogni forma d’arte, se nessuno provasse a infrangerle allora non avremmo Saramago, Bukowski o Danielewski. Vale sempre la “regola”: conoscere per fare scelte consapevoli. Saper maneggiare gli strumenti per adattarli al proprio estro di scrittori. Al prossimo venerdì!

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Drabble mania: consigli di scrittura per aspiranti scrittori (puntata 13)

Elisabetta Venturi Scrittrice e insegnante Drabble mania Scrivere drabble insegna a colpire, emozionare, stupire, sconvolgere il lettore con poche parole. Inoltre puoi giocare con le parole: scrivere una storia intorno a una parola che non conosci, così diventerà parte del tuo vocabolario; puoi darti regole folli sulle lettere da non usare oppure tirare i dadi (esistono molti giochi con questo scopo) e usare le immagini che escono.   Leggi fino alla fine per avere un consiglio di scrittura completamente gratuito Richiesta di aiuto Aveva atteso ore sul ciglio della strada in attesa di qualche buon’anima che potesse aiutarla. Quando finalmente vide in lontananza i fari di un’auto, si spostò in mezzo alla carreggiata. Spalancò le braccia per farsi notare, cosicché non potessero ignorarla di nuovo.L’auto si avvicinò ma, con suo stupore, anche questa non accennò a rallentare.Quando venne investita dalla luce abbacinante dei fari, incredula e congelata dalla paura, chiuse gli occhi e si preparò all’impatto.Il suo volto si tramutò in una maschera di terrore e consapevolezza. Quell’auto, sua unica ancora di salvezza, passò indisturbata attraverso la sua figura spettrale. Consiglio di scrittura Come realizzare un colpo di scena Il colpo di scena manda l’immaginario del lettore in una direzione per poi ribaltare le carte in tavola. Può essere realizzato con una rivelazione (il lettore vedrà i fatti precedenti sotto una nuova luce) o con un avvenimento (accade qualcosa di inaspettato, ma coerente con la storia). Al prossimo venerdì!

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Serie TV – Nostalgia anni ’80 e ’90

Libri di Elisabetta Venturi VAI AL LIBRO Gli anni ‘80 e ‘90 sono stati la culla di veri e propri tormentoni indimenticabili. Ah, che bei tempi… E che privilegio averli vissuti!Cosa dite? Volete vederli anche voi? Non temete, sono qui per questo: la macchina del tempo è già calda per un nuovo magico viaggio nei ricordi. Quindi allacciate le cinture e reggetevi, che questa volta andiamo ancora più indietro.  Alla faccia del politically correct che sta permeando i tempi moderni in modo piuttosto insistente, già quarant’anni fa – uh mamma mia… che impressione! – avevamo non una, non due, ma bensì tre serie tv che ci catapultavano nelle vicende rocambolesche e spassose di una famiglia di colore.  Partiamo da quella forse più celebre: se vi dicessi Will Smith? Ma lasciamolo dire a lui di cosa si tratta: Ehi, questa è la maxi storia di come la mia vita è cambiata, capovolta sotto sopra sia finita. Seduto su due piedi qui con te ti parlerò di Willy, super fico di Bel Air: giocando a basket con gli amici sono cresciuto, me la sono spassata, wow! Che fissa ogni minuto! Le mie toste giornate filavano così, tra un mega-tiro a canestro e un film di Spike Lee. Poi la mia palla lanciata un po’ più in sù andò proprio sulla testa di quei vichinghi laggiù; il più durò si imballò, fece una trottola di me e la mamma preoccupata disse: «Vattene a Bel Air!». L’ho pregata, scongiurata, dallo zio vuole che vada, lei m’ha fatto le valigie e ha detto: «Va’ per la tua strada». Dopo avermi dato un bacio e un biglietto per partire con lo stereo nelle orecchie ho detto: «Qua è meglio sgommare!». Prima classe, ma è uno sballo! Spremute d’arancia in bicchieri di cristallo. Se questa è la vita che fanno a Bel Air, per me, mm-mh, poi tanto male non è! Ho chiamato un taxi giallo col mio fischio collaudato, come in Formula Uno mi sentivo gasato; una vita tutta nuova sta esplodendo per me, «Avanti a tutta forza, portami a Bel Air!». Oh, che sventola di casa, mi sento già stra-ricco, la vita di prima mi puzza di vecchio! Guardate adesso gente in pista chi c’è, il principe Willy, lo svitato di Bel Air eh! Ammettetelo: anche voi avete letto la sigla di Willy, il principe di Bel Air canticchiando, vero? Spostiamoci ora nella periferia di Chicago dalla famiglia Winslow e immergiamoci nelle dinamiche familiari di Otto sotto un tetto dove Carl, il capofamiglia, è un ufficiale di polizia. Ma sono certa che vi ricorderete soprattutto di Steve Urkel, il vicino di casa pasticcione innamorato di Laura, una delle figlie di Carl, e di una delle sue frasi iconiche: “Sono stato io a fare questo?”. I Robinson li ricordate? Devo ammettere che ai tempi ero davvero piccina, ma grazie alla macchina del tempo possiamo approdare insieme a New York a conoscere un’altra famiglia specializzata in situazioni comiche: un ginecologo, una moglie avvocato e ben cinque figli. I Robinson è stata una delle prime serie a rappresentare una famiglia afroamericana benestante, offrendo quindi una prospettiva diversa e positiva rispetto a quanto mostrato precedentemente.  Non avevamo solo famiglie afroamericane all’epoca: in realtà il periodo storico è costellato di storie familiari. C’è chi è stato capace di farci vivere il sogno americano degli anni ‘50 e ‘60: brillantina sui capelli, baci al drive-in, giacche di pelle e gomme da masticare. Quanti “giorni felici” abbiamo vissuto in compagnia dell’indimenticabile Fonzie, della famiglia Cunningham e degli amici di Richie Potsie e Ralph Malph – “gli anni di Happy Days e di Ralph Malph” canterà poi Max Pezzali alla fine degli anni ‘90).  Aprite il portaoggetti della macchina del tempo: c’è un fazzoletto nostalgia per voi.  Mentre ancora tiriamo su il naso e ci passiamo il pettine tra i capelli con un gesto alla fonzarelli, pensiamo alla capigliatura riccia e vaporosa di Francesca Cacace, quella che ricorderemo come La tata più strampalata di sempre.  Non tutte le famiglie erano però, ahimè, così spensierate e divertenti. Ce lo ricordano gli Ingalls che vivevano nel Midwest americano alla fine del XIX secolo e dovevano superare grandi sfide vivendo nelle grandi praterie: inverni rigidi, difficoltà economiche e difficili rapporti con i vicini. La casa nella prateria è una serie tv realistica e drammatica (trasmessa a cavallo degli anni ‘70 e ‘80), ma che ci ha anche riscaldato con lezioni di vita e momenti familiari unici e indimenticabili.  Sempre nel XIX secolo andiamo a Colorado Springs e tifiamo per Michaela, una Signora del West che si ritrova ad accudire tre figli non suoi mentre lotta contro il pregiudizio circa lo svolgimento del lavoro di medico da parte di una donna. Una visione autentica del periodo storico tra medicina, avventura, complicate relazioni umane e nativi Cheyenne.  La parola Signora vi ha sbloccato un ricordo, vero?  L’intramontabile Angela Lansbury interpretava Jessica Fletcher, La Signora in giallo più temuta di tutti i tempi: ovunque lei andasse, qualcuno moriva e lei si poteva così intromettere nelle indagini risolvendo il mistero… e scrivendo poi i suoi gialli.  Ehm, non so voi, ma metterei il turbo e schizzerei via di qui.  Ci ritroviamo nella corsia dell’ospedale e, ops, non che qui vada molto meglio: un medico, figlio di un poliziotto, si improvvisa Un detective in corsia e risolverà più casi lui che il figlio. Qualcuno ha sbagliato mestiere? Torniamo sulla macchina del tempo e… dove stai andando? Fermati!  Scusate, la macchina del tempo aveva voglia di compagnia e ci ha portato da Kitt, automobile indistruttibile automatizzata e dotata di intelligenza artificiale che le permette di parlare – sì, vi giuro che questa serie è stata prodotta negli anni ‘80! – che, insieme al suo affascinante-da-morire Michael, combatte le forze del male in giro per gli Stati Uniti. Azione, fantascienza e avventura hanno reso Supercar una delle serie più amate degli anni ‘80.  Ma non è l’unica vettura rimasta nei cuori: il Generale Lee, una Dodge Charger arancione, ha accompagnato le avventure di Bo e

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