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L’istinto materno esiste?

L’istinto materno è un concetto che ha suscitato interesse, dibattito e riflessione attraverso le epoche. Mentre alcune persone credono fermamente nella sua esistenza come forza biologica innata, altri suggeriscono che il comportamento materno è modellato da una combinazione di fattori, tra cui l’apprendimento, l’educazione e il contesto sociale. In questo articolo, esploreremo le diverse prospettive sull’istinto materno, analizzando sia gli elementi biologici che quelli influenzati dall’ambiente circostante. VAI AL LIBRO Il contesto biologico: Da un punto di vista biologico, alcune specie animali dimostrano un forte istinto materno, guidato da meccanismi ormonali e istinti di sopravvivenza. Negli esseri umani, diversi studi hanno suggerito che alcune risposte istintive delle madri, come il risveglio immediato alle esigenze del bambino, potrebbero essere correlate a cambiamenti ormonali durante la gravidanza e il parto. Tuttavia, è essenziale sottolineare che l’esperienza materna è molto più complessa e sfaccettata di un semplice riflesso biologico. Fattori ambientali e sociali: Contrariamente alla concezione di un istinto materno unicamente biologico, molte voci espresse nell’ambito della psicologia e della sociologia suggeriscono che l’esperienza e l’apprendimento giocano un ruolo cruciale nel plasmare il comportamento materno. Le madri apprendono dai propri genitori, dalla società circostante e dalle loro stesse esperienze. Il contesto culturale influisce notevolmente sulle aspettative legate alla maternità e sulle pratiche educative. VAI AL LIBRO Insomma, l’istinto materno è un concetto complesso che abbraccia una gamma diversificata di influenze. La sua esistenza può essere attribuita a fattori biologici, esperienze personali e influenze culturali. Invece di ridurre la maternità a un singolo istinto universale, dovremmo abbracciare la diversità delle esperienze materna e riconoscere la complessità di questo ruolo cruciale nella società. L’approccio multifattoriale alla comprensione dell’istinto materno ci invita a esplorare e apprezzare la ricchezza delle sfaccettature che caratterizzano la relazione madre-figlio.  

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Scegliere il liceo giusto per i propri figli: consigli utili

La scelta del liceo per i figli è una decisione importante che può influenzare il loro futuro accademico e professionale, una decisione personale e unica per ogni studente. Prenditi il tempo necessario per esaminare attentamente le opzioni disponibili e prendere una decisione ponderata che tenga conto delle esigenze e delle aspirazioni dei tuoi figli. Ecco alcuni suggerimenti per aiutarti a fare una scelta informata:     Interessi e passioni: considera gli interessi e le passioni dei tuoi figli. Scegliere un liceo che offre programmi o indirizzi che corrispondono alle loro passioni può aumentare la motivazione e l’entusiasmo per l’apprendimento. Reputazione della scuola: informarti sulla reputazione della scuola può essere utile. Parla con genitori di studenti attuali o ex alunni, leggi recensioni online e partecipa a eventi scolastici per ottenere una visione più completa della scuola. Distante o vicino casa? Considera la posizione della scuola. Un liceo vicino a casa può essere più pratico, ma se c’è un liceo che offre un programma eccellente a una certa distanza, potrebbe valere la pena valutare anche questa opzione. Ascoltare i desideri dei figli: coinvolgi i tuoi figli nella decisione. Ascolta le loro opinioni e considera le loro preferenze, tenendo conto delle tue conoscenze e della loro maturità nel prendere decisioni importanti. VAI AL LIBRO Coinvolgimento dei genitori: verifica se la scuola incoraggia il coinvolgimento dei genitori. Una buona collaborazione tra genitori e insegnanti può essere fondamentale per il successo accademico degli studenti. Flessibilità del curriculum: verifica se la scuola offre opzioni flessibili per permettere ai tuoi figli di personalizzare il loro percorso di apprendimento. Un curriculum più flessibile può adattarsi meglio alle esigenze individuali.   Speriamo che questi consigli ti siano stati utili! Se ne hai altri, o se hai osservazioni sul nostro articolo, lascia un commento

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Cosa fare se tuo figlio non crede più a Babbo Natale?

Di Francesca Redolfi Guarda su Amazon Cronache dal Punto Nemo Storie di vita da genitori, riflessioni e tentativi di approdo Il Punto Nemo si trova nell’oceano Pacifico ed è considerato il luogo più remoto della terra. È quello che siamo noi, quando come genitori a volte ci sentiamo un po’ persi. Ma è anche il tentativo costante di chi cerca sempre di ritrovare la rotta.   Come ti accade di pensare, in un’afosa sera d’estate, nel bel mezzo del Tirreno, a santa Lucia? Più o meno succede così. Mia figlia più grande, oggi quasi tredici anni, in un giorno tranquillo di qualche anno fa mentre stava giocando a casa se ne esce con la questione. Mamma, chi è santa Lucia? Il fatto è che da noi i doni di Natale non arrivano il 25 dicembre. Qui nella bergamasca arrivano il 13 mattina, e a portarli non è Babbo Natale ma una donna, una santa, cieca, con un asinello. Tutti i bambini credono perdutamente a santa Lucia, più che a Babbo Natale e alle renne. Fino a un giorno qualsiasi, mentre stanno giocando in casa. Mamma, chi è santa Lucia? Mille risposte che sfilavano di colpo davanti agli occhi, neanche una giusta. “Lo sai chi è, è una santa che bla bla…”. “Siamo a settembre, perché dovremmo pensarci ora? Su su, torna a giocare”. Tentativi vani, stavolta le frasi sembravano tutte sbagliate. Forse perché avvertivo come un qualcosa di diverso in quella domanda, una maturità in più, un dubbio che ormai si era insinuato, una ricerca di sapere che se non fosse arrivata tra le pareti di casa, sarebbe giunta certamente presto da altre parti. E quindi provai a informarmi.  A quanto pare quella era l’età giusta. Quando iniziano a chiederti chi è santa Lucia o Babbo Natale, o la Befana, è perché hanno dei dubbi. Perché magari qualche compagno più navigato ha detto loro qualcosa. Hanno subodorato. Iniziano ad avere sospetti. La razionalità pian piano sta bussando alla porta di castelli e fiabe, di fate e unicorni, e loro si chiedono come faccia una santa con un asinello a portare doni in tutto il mondo in una sola notte quando noi ci impantaniamo nel traffico in cinque minuti di tragitto da casa a scuola.     È accaduto più o meno l’istante successivo, quando nei loro occhi ho visto, lentamente, scivolare via l’infanzia. Non tutta, certo, sarebbe rimasta ancora e a lungo, nei giochi con le bambole, nelle case di Barbie, nei disegni, negli abbracci, nei “mamma, vieni qui”. Ma quel pezzetto d’infanzia lì, quello legato alla magia, di colpo era sparito per sempre. Me ne sono accorta di più tempo dopo, una sera afosa d’estate, su un traghetto per andare in Sardegna. Mia figlia accanto a me sul ponte più alto. Entrambe, lei e la sorella, hanno sempre adorato fare la traversata di notte, addormentarsi nella cabina con il rollio delle onde, sbirciare la danza dei delfini, tra i flutti immaginare dorsi bianchi di balene. «Ho paura» mi ha detto invece su quel ponte.   Top libri nella categoria Kindle Di cosa?, mi sono chiesta. Di cadere in acqua, dell’altezza, del buio che sta scendendo, di partire, di cosa? «Ho paura che questa magia qui non la proverò più». Sono stata in silenzio per un po’. Stava parlando della magia di passare la notte sul mare. Di svegliarsi la mattina dopo in un posto che sembra un altro mondo. Ma stava parlando anche di tutte le magie bambine che esistono al mondo. Ed ecco che lì, in mezzo al Tirreno, una sera di luglio, ho pensato a santa Lucia, al freddo, a un carretto carico di giochi, a degli occhi bambini che credevano in tutto quello semplicemente perché eravamo stati noi a dirgli che esisteva. Ci credevano perché eravamo noi a crederci. «Non accadrà» le ho risposto. «Come fai a saperlo?». Ho guardato verso il mare, e poi la balaustra corrosa dal sale, e poi lei. «Perché io quella magia la provo ancora». Da allora ho capito che è sempre quello che cerchiamo di fare. Siamo sommersi ogni giorno di notizie negative, titoli e orrori. Ma in tutto questo, nonostante e per questo, possiamo farlo. Cercarla altrove, la magia che un po’ abbiamo perso. Forse dobbiamo, se è vero che occuparsi del proprio pezzo di mondo può migliorare le cose. La sorpresa di tornare a casa e trovare tutto addobbato per Natale. Quella volta che dici sì a un’eccezione. E poi trovarla sul ponte di una nave, duemila metri di blu sotto i piedi, diretti verso un’isola misteriosa. In una baita sperduta tra i monti, dove non riusciamo a contare le stelle e d’estate serve la coperta per stare fuori a cercarle. E non sappiamo mai i nomi delle costellazioni, ma li possiamo immaginare, perché abbiamo la fantasia, e quella è un grande, grandissimo dono. O magari dentro un vecchio cinema un pomeriggio qualsiasi, con il sole fuori, quando al cinema non ci va nessuno. Cercando delle penne colorate in una curiosa cartoleria colma di oggetti. Un giorno poi quella magia la vedranno negli occhi di qualcuno. Ma non glielo dico. Semplicemente accadrà, e se ne accorgeranno da sole.    Cercare la magia altrove può accadere ancora anche il 12 dicembre, sera di santa Lucia. Perpetuiamo un rito da sempre, prepariamo carote, pane, latte per l’asinello. Loro mi guardano un po’ scettiche adesso, ma io lo faccio lo stesso, con convinzione. Domattina il pane sarà sparito, la tazza di latte vuota, la carota sgranocchiata. È un “sì, lo sappiamo, ma lo facciamo lo stesso”. Sappiamo che la magia, dove riusciamo, va mantenuta, e coltivata. Anche se si cresce. E sappiamo che ci sono magie che non spariscono mai. Perché a volte siamo noi adulti che ne abbiamo ancora tanto bisogno. E sappiamo che per un pezzetto ci crediamo ancora, e che la magia in fondo è proprio non smettere di farlo.         LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York

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Intervista a Burabacio: la gentilezza è uno stile di vita

A cura di In un fresco pomeriggio autunnale mi ritrovo online con Sabrina Ferrero, graphic designer, illustratrice ed autrice del blog Burabacio. Il nome del blog tradisce le sue origini torinesi: il burabacio in torinese significa lo scarabocchio. La sua arte però è tutt’altro che uno scarabocchio brutto o bello ma inutile. Anzi, la sua arte, votata alla gentilezza, mi ha spesso personalmente ispirato o risollevato nelle brutte giornate. Per questo sono piuttosto felice di intervistarla. Sabrina è una donna dallo sguardo dolce e dal sorriso aperto ed è stata da subito molto aperta ed affabile. Parliamo parlando di uno dei suoi post su Facebook, un testo e delle immagini che hanno colpito, come me, anche tante altre persone. “Perchè secondo te questo post sulla paura ha ottenuto così tanto successo?” chiedo a Sabrina e lei mi risponde dicendomi che queste sue immagini e questo testo anche lo scorso anno (ndr. è stato pubblicato per la prima volta nel 2022 e poi riproposto a ottobre 2023 sulla pagina facebook di Burabacio) hanno scatenato molti commenti e condivisioni, perchè la paura è un sentimento noto ai bambini ma anche agli adulti, ma spesso è difficile parlarne perché ci mancano gli strumenti per raccontarla o per comprenderla; ai bambini in particolare mancano gli strumenti per affrontarla e i genitori a volte si trovano in difficoltà a rispondere alle paure dei figli. Spesso a noi genitori mancano gli strumenti per comprendere e sostenere i nostri figli nell’affrontare le paure, perché anche noi non abbiamo avuto sostegno in questo. Spesso infatti anche i nostri genitori, a loro volta, hanno sottovalutato le nostre paure o ci hanno insegnato, da piccolini, che non serve avere paura, non va bene, ecc. Hanno sminuito le nostre paure (perché a loro volta hanno avuto la stessa educazione) e non ci hanno fornito strumenti per affontarle. “O meglio” continua “hanno cercato di spiegarci le cose come secondo loro era più semplice” e mi porta l’esempio di quando era piccola e, per spiegarle che alcune persone anziane che conosceva erano morte, non le dicevano “sono morte” ma le dicevano “si sono dimenticati di respirare” (ndr. terribile!). Questo ovviamente non portava a tranquillizzarsi e comprendere ma, anzi, creava nuove paure, come quella di andare a dormire, data l’ansia ed il terrore di potersi dimenticare di respirare. Il consiglio di Sabrina è quindi quello di spiegare, sempre, in termini e modi comprensibili dai bambini. Il non detto, il misterioso, ciò che non si conosce, fa paura. Per aiutare i bambini ad affrontare la paura è più utile fornire piccole spiegazioni, strumenti per affrontare l’emozione. Il post in questione infatti nasce proprio in relazione alla paura sperimentata da una delle sue figlie gemelle. “Una delle due bambine” mi racconta “è più controllante e responsabile, mentre l’altra di riflesso cercava di sfuggire al controllo”. Un giorno, al parco, la sorellina più sfuggente si nasconde; per qualche minuto i genitori e la gemella non la trovano. Questo scatena nella più controllante un attacco di paura, che permane poi per i mesi successivi. Terrorizzata da aver potuto perdere la sorellina, nonostante le rassicurazioni dei genitori sul fatto che la furbetta non si era persa, si era nascosta, che non era in pericolo e lei non ne era comunque responsabile, la bambina è rimasta spaventata molto tempo. Ovviamente il loro è un rapporto molto stretto essendo non solo sorelle ma anche gemelle, però la sua paura è abbastanza comune nei bambini.  Allo stesso tempo i bambini hanno paura, da una certa età in poi, della morte. Non solo delle persone care, ma anche della propria. E’ ovvio che, con i metodi come quello sopra citato, del “si sono dimenticati di respirare”, la paura non passa ma anzi diventa un trauma. Parimenti può esserlo la malattia… “Quest’estate abbiamo affrontato la malattia di una delle bambine e quello ovviamente ha scatenato una paura atavica (ndr. più che comprensibile!) ma stiamo affrontando anche una malattia importante del nonno. In questo caso per affrontare la paura abbiamo fornito alle bambine anche delle piccole soluzioni, dei pensieri positivi, degli elenchi di attività che possiamo fare per aiutare o per far stare meglio il nonno”.  Parlando di pensieri positivi, chiedo a Sabrina di raccontarmi del “Barattolo delle cose belle”. LEGGI ANCHE “Come nasce il Barattolo delle cose belle? Nasce da un pensiero: sarebbe bello avere un diario, un quaderno dove raccogliere le cose belle che ci succedono durante la giornata. Di fatto è tutta una questione di prospettiva: spesso ricordiamo solo le cose brutte, perchè ci feriscono, mentre le cose belle non le registriamo perchè sono naturali, le diamo per scontate. Ci fa bene però  ricordare le cose belle che ci sono successe, per non farsi sopraffare, per rivalutare ciò che ci succede. Le cose belle le sottovalutiamo, ma ci servono per bilanciare, per cambiare il nostro sguardo. Infatti, se illuminiamo quello che non ci ha resi felici, ci abbattiamo. Invece, dobbiamo imparare a mettere tutto in prospettiva.” e poi aggiunge “Senza mentirci, ovviamente, se è stata una brutta settimana, lo dobbiamo ammettere. Possiamo provare però a cercare qualcosa di positivo anche dentro le difficoltà”. Nascono proprio da questo concetto gli esercizi di meraviglia, che personalmente adoro. Sabrina ha un tono così dolce e pacato, ma allo stesso tempo entusiasta, che viene spontaneo sorriderle sempre, al di là dello schermo. Continua su Essere genitori cartaceo [Dicembre 2023] firstletter 22.04.23 Il primo progetto First Letter sta per vedere la luce: presentazione di Silvia Dal Cin e Matteo Della Libera Grandi novità in casa First Letter Editrice: il progetto è ufficialmente avviato, e al Salone del libro di Torino di quest’anno verrà presentato il primo Read More firstletter Mamma, aspetto un figlio! Come affrontare una gravidanza precoce 29.12.23 firstletter Le 10 frasi da non dire a un non genitore 21.12.23 firstletter Come capire se tuo figlio è plus dotato? 20.12.23 firstletter I Migliori Film per Bambini da Guardare a Halloween 25.10.23 firstletter Esce oggi: Pio Piumotti, l’uccellino con un’ala sola 27.07.23 firstletter “Pio Piumotti vuole

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Tutti pazzi per i libri per bambini: Alcuni dati su vendite e preferenze dei lettoriTutti pazzi per i libri per bambini:

Negli ultimi tempi, il mercato della vendita di libri per bambini ha vissuto una significativa evoluzione, alimentata da una combinazione di fattori sociali, culturali e tecnologici. Questa metamorfosi ha influenzato non solo la produzione e la distribuzione dei libri, ma anche le preferenze dei genitori e dei bambini stessi. L’editoria per bambini nostrana si è dimostrata particolarmente brava a recepire alcuni interessi dei lettori del tutto nuovi, portati dalla digitalizzazione, e questo ha comportato un boom di vendite pressoché costante. Vediamo insieme alcune esigenze della platea di consumatori di libri per l’infanzia.  C’è voglia di essere dentro al libro Uno dei cambiamenti più evidenti è rappresentato dalla crescente presenza di libri digitali e interattivi. Tablet e dispositivi elettronici hanno fatto il loro ingresso nelle case, offrendo un nuovo modo di vivere l’esperienza della lettura. Le app dedicate alla lettura interattiva offrono elementi visivi e sonori che coinvolgono i giovani lettori in maniera più dinamica, creando un’esperienza multimediale che va oltre il tradizionale libro cartaceo. I genitori vogliono per i loro figli un mondo meno esclusivo La società moderna è caratterizzata da una crescente consapevolezza dell’importanza della diversità e dell’inclusività. Questo ha portato a un’espansione dei contenuti dei libri per bambini, che ora affrontano tematiche come la diversità di genere, la multiculturalità e l’inclusione di persone con disabilità. Questa evoluzione riflette la volontà di fornire ai bambini storie che rispecchino la complessità e la diversità del mondo che li circonda. Autonomia (apparente) di scelta Molti genitori oggi sono orientati a favorire l’indipendenza nella scelta dei libri da parte dei loro figli. L’offerta di una vasta gamma di titoli e generi consente ai bambini di esplorare i loro interessi personali e sviluppare una relazione più intima con la lettura. Le librerie per bambini stanno rispondendo a questa esigenza, ampliando le loro selezioni e creando spazi accoglienti per i giovani lettori. La vendita di libri per bambini sta attraversando un periodo di profonda trasformazione, spinto dalle dinamiche culturali, sociali e tecnologiche della società contemporanea. La sfida per gli editori, gli autori e i rivenditori è quella di adattarsi a queste nuove tendenze, fornendo contenuti innovativi, sostenibili e in grado di ispirare l’amore per la lettura nelle nuove generazioni.

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