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Endometriosi, un problema comune a molte donne

Endometriosi, un problema comune a molte donne. Daniela Ruggero, con la maglietta del progetto Endopank, e la sorella Anna che le sta vicina nella campagna di sensibilizzazione. Daniela Ruggero, mamma, infermiera, scrittrice di dark romance e romanzi distopici, soffre da anni di endometriosi. La sua testimonianza per Land Magazine affinché possa essere d’aiuto ad altre donne. Quando e come hai avuto il sospetto di essere affetta da endometriosi? Non lo sospettavo, mi hanno fatto molte diagnosi diverse, alcune francamente imbarazzanti e lontane dalla verità. La vera diagnosi è avvenuta quando dopo una laparoscopia ho avuto un’emorragia interna severa a 27 anni. Da allora il mio calvario è peggiorato. Che cure ci sono? Non esistono cure, ad oggi si fanno terapie ormonali e chirurgiche per i danni causati dalla malattia. La legge italiana riconosce l’endometriosi come malattia invalidante? La legge riconosce la malattia al 3 e 4 stadio, ma senza davvero dare aiuti alle donne malate che a causa delle assenze lavorative spesso perdono il lavoro. Ci sono associazioni in sostegno delle donne affette da endometriosi? Se sì, quali? Esistono alcune associazioni; io seguo La voce di una è la voce di tutte, di Vania Mento. Una donna coraggiosa che ha deciso di urlare al mondo il nostro dolore. https://www.lavocedellendometriosi.it/contatti/ Sei impegnata attivamente nella campagna di sensibilizzazione. Ci parli del progetto Endopank e se ci sono altri progetti a sostegno delle donne che soffrono di questa malattia? Sì, penso che parlare di questa patologia femminile, ma che colpisce di rimando anche gli uomini, sia importante. L’endometriosi causa infertilità, dolori durante i rapporti sessuali, stanchezza cronica, nebbia cognitiva e dolore che impedisce di vivere il quotidiano. Il progetto Endopanck, con altri progetti dell’associazione La voce di una è la voce di tutte ha colorato l’Italia di giallo. Tutte noi possiamo chiedere al sindaco del nostro comune di aderire, scegliere una panchina e pitturarla di giallo, il colore dell’endometriosi. Sul sito dell’associazione ci sono tutti i riferimenti per compiere un gesto di aiuto per tutte le donne. Cosa consigli a una donna che scopre di soffrire di endometriosi? Quando il dolore del ciclo è tale da non farvi alzare dal letto cercate un ginecologo che conosca l’endometriosi. Soffrire per una cosa naturale come il ciclo non è normale. Lottate per la vostra salute e fatelo prima che la malattia avanzi e i danni diventino irreversibili. Grazie per l’ospitalità, Io sono 1 su 10.

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Le guerre nell’immaginario: lo scrittore Alessandro Ricci spiega il ruolo dei conflitti nei libri fantasy

A cura di FANTASY E GENITORI : DUE MONDI INCOMPATIBILI? Il sole sta tramontando, fuori fa freddo. Una tazza di tè e un telefono, eccomi pronta per una chiacchierata con Alessandro Ricci, autore di libri per bambini e ragazzi. Sorriso timido e sguardo vivace, Alessandro ha proprio la faccia del bravo ragazzo. Classe 1981, ha all’attivo già cinque pubblicazioni. Parliamo un po’ del tuo ultimo libro La leggenda degli unici edito Solferino. Nel tuo libro diciamo che in generale gli adulti non fanno una gran bella figura. Perché? Ti dirò, spesso nella letteratura per ragazzi gli adulti ricoprono proprio questo ruolo. Nella preadolescenza e adolescenza effettivamente cominciamo a vedere gli adulti e i genitori non più come i detentori del sapere, del modo giusto di fare le cose o di comportarsi e cominciano quindi a nascere i primi dubbi e nascono i primi contrasti. Capiamo che anche i genitori sono fallaci. Volendo rappresentare dei ragazzi in crisi, soprattutto con il mondo degli adulti che li etichetta, gli avversari in questa storia (soprattutto nel mondo reale) sono diventati i genitori e i professori, che rappresentano proprio la fonte del malessere dei ragazzi, perché il loro modo di vedere il mondo è completamente diverso da quello dei ragazzini e questo porta a scontrarsi. Il libro è comunque raccontato dal punto di vista dei ragazzi, quindi non è detto che i genitori siano proprio così tremendi, così limitanti e in difficoltà, è la visione dell’adolescente che li vede così durante quel momento particolare della sua crescita. Come mai nei libri per ragazzi, soprattutto nel genere fantasy, spesso i genitori non ci sono? Orfani, semi orfani – ragazzi con genitori assenti… Credo sia dovuto al fatto che i protagonisti delle storie devono avere una mancanza, che spesso si traduce nella voglia di intraprendere l’avventura, di cambiare qualcosa nella loro vita. Un genitore che non interpreta bene il proprio ruolo o addirittura è mancante (perché lontano, disattento o addirittura morto) rappresenta proprio il conflitto maggiore che può avere un protagonista di quell’età, nella quale le figure genitoriali sono così importanti. Credo che questa grossa sfortuna legata ai genitori dei protagonisti del fantasy, ma non solo, di gran parte della letteratura per ragazzi, sia dovuta proprio alla volontà di creare proprio questo conflitto. Nel tuo libro ci sono quattro personaggi principali, tre ragazzini ed una ragazzina, Davide, Roberto, Marco e Amelia. Nel mondo reale hanno quattro famiglie molto diverse ma ugualmente problematiche. Come mai hai scelto di rappresentare queste famiglie? Mi risponde sorridendo, con uno degli incipit più belli e riusciti della storia della letteratura, Anna Karenina, che recita “le famiglie felici sono tutte uguali, le famiglie infelici sono ognuna infelice a modo suo” . Poi continua: È questo il mood che volevo creare. In una famiglia perfetta e felice, irreale peraltro, non c’è conflitto. Se non c’è conflitto, non c’è storia. Le mie quattro sono famiglie leggermente disfunzionali, neanche troppo a dir la verità, perché appunto mi serviva un conflitto di partenza, che rendesse i ragazzi dei protagonisti. Perché quindi, se l’immagine di famiglia è così sgangherata e piena di problemi, far leggere i fantasy ai bambini e ai ragazzini? Ha senso fare, come propongono alcuni genitori, una pre-censura, una cernita preventiva? Sicuramente sul fatto di fare una cernita su ciò che leggono i bambini e ragazzi… ecco, i genitori dovrebbero informarsi su ciò che piace ai propri figli, ma non credo che il fatto che possano leggere racconti in cui ci sono famiglie disfunzionali (ad esempio un padre assente, oppure che non ricopre il suo ruolo con attenzione) possa creare problemi di nessun tipo a un giovane lettore. Non credo che a quell’età non sappiano che esistono situazioni simili o che tutte le famiglie non siano come quelle del Mulino Bianco. Sanno che tutte le famiglie hanno dei problemi ed è giusto che possano anche leggerne ed empatizzare. Certo, è un’età delicata, in cui tutte le sensazioni sono assolute (l’amore, il senso di ingiustizia, l’incomunicabilità, il sentirsi soli e incompresi dal mondo adulto) e questo rende i genitori e gli adulti degli avversari – o almeno, questa è la visione filtrata dagli occhi dell’adolescente. Senza contare che le famiglie non canoniche, non perfette esistono e solo la maggioranza. Conveniamo infatti entrambi che proibire o censurare delle letture non serve a granché, semmai è più utile spiegare e contestualizzare, qualora il lettore ne avesse bisogno. Hai figli? E so che non si chiede a un genitore di scegliere, ma tra i tuoi figli letterari, i quattro ragazzini protagonisti di questo libro, Davide, Roberto, Marco e Amelia, quale ti somiglia di più? Ti sei ispirato a ragazzini reali, figli di amici, ecc.? Al momento non ho figli, anche se mi sono sempre immaginato padre nella mia vita. Spesso nella vita mi sento più vicino ai ragazzi perché non ho di carattere un ruolo oppositivo. Anche ora che ho un’età avanzata (ndr: rido perché ha poco più di quarant’anni!) continuo ad avere come in passato un gran feeling con bambini e ragazzi ma penso che forse non sarei un gran padre, perché tendo sempre a schierarmi dalla parte dei ragazzi, anche quando le azioni sono sconsiderate… non mi ci vedo a porre limiti e dare divieti, come un buon genitore deve saper fare, quindi vivo questo pensiero della genitorialità in modo un po’ ambiguo, almeno per ora. Vorrei tanto avere un figlio, ma spesso mi chiedo se sarei un buon genitore. Sorride e continua: “Nei miei figli letterari ci sono, come sa ogni autore, scampoli di realtà, sia persone che incontriamo e conosciamo, sia a livello autobiografico. Sicuramente Davide mi rappresenta tantissimo per il mio lato più insicuro, introverso, timido che avevo molto sviluppato in preadolescenza e adolescenza, a livelli che mi impedivano proprio di avere relazioni sociali. Roberto rappresenta il mio lato astrattivo, quella incapacità di concentrazione, la mia propensione al pensiero fantastico, che invece ho ancora, non ho superato crescendo. Amelia è simile ad alcuni tipi di ragazze che ho incontrato e conosciuto. Marco

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L’editoria che verrà: intervista a Claudio Secci

Benvenuti a questa intervista con Claudio Secci, promotore culturale impegnato, con il suo Collettivo Scrittori Uniti, nel supporto e nella promozione di libri provenienti da piccole case editrici e autori indipendenti. Claudio non è solo un appassionato sostenitore di queste voci spesso trascurate nel mondo editoriale, ma è anche uno scrittore di talento. La sua esperienza unica nel campo della scrittura e della promozione culturale offrono una prospettiva preziosa su come navigare nel complesso e competitivo panorama delle pubblicazioni indipendenti. Per festeggiare la prima antologia di cui Claudio è curatore per il gruppo Land, abbiamo deciso di fargli qualche domanda.  COMING SOON Ciao, Claudio, e grazie per essere qui. Raccontaci un po’ il tuo ruolo all’interno del Collettivo scrittori uniti.  Ciao e grazie per l’invito. Nel 2018 si doveva scegliere se buttare via il lavoro fatto con l’associazione Scrittori Emergenti Uniti di Laura Santella (che ha dovuto chiudere), soprattutto in merito al gruppo di autori che si era creato per la partecipazione a Salone di Torino e Pisa Book Festival, oppure cercare di salvare il salvabile. Sarebbe stato troppo mortificante vedere quel bellissimo gruppo di autori e la sinergia che si era creata disperso magari verso quelle entità culturali ben distanti dal volontariato. Cominciai a reclutare i migliori autori del gruppo di quel periodo, e assieme a me a dirigere quello che poi sarebbe diventato oggi, c’erano Manuela Siciliani, Jessica Maccario, Manuela Chiarottino, Massimo Procopio. Quel direttivo poi ha avuto nel tempo delle modifiche. Massimo per motivi personali e mancanza di tempo si dovette sfilare, e subentrarono Alessia Francone, Federica Martina e, da poco, Gabriele Dolzadelli. Pertanto, oggi, un direttivo composto da 7 persone gestisce un parco autori di quasi 400, di tutta Italia. Di questi 400, circa 150 sono attivisti fissi e partecipano a tutte le nostre iniziative, altri invece essendo con casa editrice, a volte trovano in fiera il loro editore e quindi partecipa con lo stand della propria CE. La cosa importante è capire che CSU non lavora solo con i SELF, ma anche con libri di Casa Editrice, indistintamente. L’unica posizione che prendiamo in merito alle pubblicazioni che inseriamo nei nostri stand è quella che i libri non provengano da realtà editoriali che chiedono contributo agli autori per pubblicare. Per il resto, sosteniamo tutti. Qual è stata la tua motivazione principale nel decidere di concentrarti sul promuovere libri di piccole case editrici e autori indipendenti anziché su titoli più mainstream? In realtà non promuoviamo solo libri di piccole ce o self, come dicevo sopra, bensì praticamente tutto. Noi puntiamo molto sul MODO in cui gli autori vivono le fiere. CSU nasce per le fiere, poi dopo siamo diventati molto altro, ma il nostro focus principale è sempre stato questo: dare opportunità di visibilità a chi sulla carta parte “svantaggiato”, economicamente o per via della natura del proprio libro, vuoi perché pubblicato da  una micro-realtà editoriale, vuoi perché autopubblicato. Soprattutto, nonostante la nostra attività sia volontaria al 100%, cerchiamo di essere innovativi e al passo con i tempi. Una delle iniziative che stiamo cercando di portare avanti è la piattaforma dei podcast, ad esempio, che in fiera ha funzionato molto bene. Come individui i libri e gli autori che scegli di promuovere? Quali criteri consideri importanti nella selezione dei titoli da sostenere? Devo ammettere che non partiamo dal prodotto ma dalla persona. E’ il lato umano che la nostra mission premia. Poi, in caso il prodotto non sia all’altezza o abbia bisogno di migliorare, dirigiamo l’autore verso editor, grafici, case editrici che possano valorizzare meglio il suo lavoro. Questa domanda nasconde un distinguo importante da fare. CSU non vende, non pubblica, non incassa. CSU instrada, sempre. Noi siamo il collante fra l’autore e il lettore, in ogni circostanza. Mi spiego meglio. La Fiera Virtuale del Romance che facciamo nel mese di dicembre, avvicina i lettori alle autrici che selezioniamo, ma i libri non li vendiamo noi direttamente, li vendono poi gli autori con i propri lettori che hanno commentato i loro video. In fiera succede la stessa cosa: CSU prepara e fornisce una struttura, istruisce gli autori sul modo in cui essere più vincenti con il passante, ma non incassa un solo centesimo. La stessa cosa accade con la formazione. Il Festival Nazionale dello Scrittore di Noale che facciamo tutti gli anni nel mese di settembre, allena gli autori a presentare il proprio libro, in modo conciso e coinvolgente. In pratica CSU non fa nulla di commerciale, ma è sempre di supporto. Quali sfide pensi che le piccole case editrici e gli autori indipendenti affrontino nel mercato editoriale odierno? E come cerchi di affrontare queste sfide nella tua attività di promozione? Mi verrebbe da dire che il più grosso pericolo all’orizzonte sia l’ondata di offerta rispetto alla domanda. In realtà le case editrici stesse e tutto il mercato editoriale è un po’ alla finestra a osservare cosa accadrà nei prossimi mesi/anni. Perché? Perché come ogni cosa anche i lettori stanno cambiando, così come le esigenze emotive e la domanda emozionale del “consumatore”. La necessità di acquistare storie che siano di livello e sazino il desiderio di emozioni del lettore, è mutevole. A incidere su questa necessità sono lo stress, la quotidianità, il tempo residuo a disposizione e come decidiamo di trascorrere quest’ultimo. I social NON aiutano sotto questo ultimo aspetto. Una persona che ha bisogno di evadere dalla realtà e desidera farlo con un libro, deve isolarsi da tutto, persino quando va in bagno. Ma il cellulare pare stia diventando ormai parte integrante del nostro corpo, in ogni situazione, e per ogni fascia di età. vai al libro Quali strategie di promozione trovi più efficaci nel far conoscere e vendere libri di piccole case editrici e autori indipendenti? Ci sono particolari canali o piattaforme che ritieni siano più adatti a raggiungere il tuo pubblico? Il potenziale lettore è stufo di essere bombardato di troppa promozione. Spesso confusa, autoreferenziale e autocelebrativa di autori che senza esperienza si trovano un prodotto con il loro nome e cognome in

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L’arte di essere versatili: intervista a Valentina Piazza

Di Cristina Ferri Ciao, Valentina, e grazie per aver accettato di essere qui con noi di Land Magazine. Partiamo subito con una domanda diretta: perché i romance storici sono così seguiti? Ciao, è un piacere essere qui a chiacchierare con voi. Credo che i romance storici siano letti e apprezzati perché ci permettono di evadere e sognare di epoche, uomini e donne del passato. Quando ci immergiamo in questo tipo di letture, possiamo viaggiare nel tempo e conoscere duchi, guerrieri, pirati, nobiluomini e nobildonne di ere passate, possiamo sperare, soffrire e amare insieme a loro. In fondo, diciamolo, quale donna non ha immaginato di indossare un abito di crinolina ed essere corteggiata da un conte? Oppure di essere rapita da un affascinante Highlander in kilt? Quando ho scritto la serie Wonderland, ad esempio, mi sono innamorata di ogni gentiluomo comparso tra le pagine, lo ammetto. Sei un’autrice versatile, e la tua penna è molto amata dal pubblico. I tuoi testi spaziano dagli storici agli sport romance. Da dove nasce l’ispirazione per le tue storie? Mi piace moltissimo passare da un genere all’altro: sono una lettrice onnivora e una scrittrice “variopinta”; l’ispirazione viene dai luoghi che visito, dalle letture, dai film e dagli incontri che faccio; ogni più piccolo particolare può dare il via a un’avventura fantastica. Quando scrivo un romanzo storico amo la parte di ricerca, mi piace scavare negli usi e nei costumi dell’epoca, amo descrivere abiti magnifici, salotti e castelli e adoro che – a differenza del contemporaneo – i miei personaggi debbano seguire una sorta di etichetta. Con il contemporaneo, invece, ho molta più libertà: i protagonisti possono muoversi, viaggiare e parlare in modo spigliato, (oggi esiste il cellulare, basta un SMS per dire “Ti penso”! Quei poveri gentiluomini del passato, invece, dovevano scrivere lunghissime lettere d’amore.) VAI AL LIBRO Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al lettore? Nei romanzi cerco sempre di trasmettere un messaggio positivo, le mie eroine sono donne forti (ognuna nella sua particolarità) e i protagonisti maschili (anche se a tratti mascalzoni) riescono sempre a migliorarsi e a compiere un percorso di crescita. Tutti loro commettono errori e sbagliano, ma alla fine, tra le mie pagine, l’Amore vince sempre. C’è un consiglio che ti senti di dare a chi si cimenta a scrivere uno storico per la prima volta? Il mio consiglio è semplice: leggere! Leggere, leggere e ancora leggere, spaziando tra gli autori e le varie sfumature dello storico. Ad esempio, io amo Ken Follett, Wilbur Smith, Kathleen Woodiwiss, Mary Balogh, Lisa Kleypas, ma anche i classici: Jane Austen, le sorelle Bronte e così via…  Quali sono, secondo te, gli errori che commette uno scrittore emergente? All’inizio, presi dall’entusiasmo, si può pensare di essere già in grado di firmare un’opera che sia definita completa senza alcun aiuto. Pensare di poter fare a meno di un “occhio esterno”, cioè di un editor competente che evidenzi lacune e punti forti del libro secondo me è l’errore più grande che si può commettere. Parlaci dei tuoi progetti futuri: Cosa bolle in pentola? Tante belle idee: sicuramente ancora Regency (ho nel cassetto un paio di storie che spero tanto vi piaceranno), poi un romance contemporaneo con tinte suspence a cui sono particolarmente legata e poi, chissà…  Vorrei davvero ringraziarvi per la disponibilità e la cortesia e lasciarvi una frase di Jane Austen che rappresenta bene lo spirito con cui vivo il romance storico: “Non so cosa significhi amare la gente a metà, non è nella mia natura. I miei affetti sono sempre eccessivi.” Buone letture a tutti!  VAI AL LIBRO LAND MAGAZINE admin Gennaio 28, 2024 L’arte di essere versatili: intervista a Valentina Piazza Di Cristina Ferri Ciao, Valentina, e grazie per aver accettato di essere qui con noi di Land Magazine.Partiamo subito con una domanda diretta: perché i romance storici sono così seguiti?Ciao, Read More admin Gennaio 27, 2024 3 libri per smettere di essere razzisti Il razzismo è una piaga sociale che continua a influenzare le nostre comunità, danneggiando le relazioni interpersonali e limitando il pieno potenziale dell’umanità. Combatte l’ignoranza e l’odio con la conoscenza Read More admin Gennaio 27, 2024 Perchè dovresti imparare una nuova lingua: ce lo spiega la scienza L’idea che l’apprendimento di una nuova lingua abbia benefici tangibili sulla mente e sul benessere individuale non è solo una percezione intuitiva, ma è supportata da una crescente quantità di Read More admin Gennaio 27, 2024 Sulla scia di Jane Austen – I luoghi più famosi da visitare Di Cristina Ferri I luoghi legati alla vita di Jane Austen, la celebre scrittrice inglese del XIX secolo, sono parte integrante del suo patrimonio letterario e culturale. Attraverso la sua Read More admin Gennaio 27, 2024 Giorno della memoria. La scelta di Josephine: la recensione di Land Magazine A cura di Aggiungi qui il testo dell’intestazione «Cos’è successo?» «Hanno ammazzato venti persone su Glavni trg», raccontò Josefine con voce strozzata. «Venti persone. Gli hanno sparato… così, a bruciapelo» In questo Read More admin Gennaio 26, 2024 Giornata della memoria: i libri consigliati da Land Magazine [parte due] La Giornata della Memoria, istituita per commemorare le vittime dell’Olocausto e riflettere sulle atrocità del passato, è un momento cruciale per onorare la memoria collettiva e imparare dalle tragedie storiche. Read More admin Gennaio 24, 2024 Perché i cani sono così curiosi? Ami i cani e li osservi spesso? Avrai notato che sono una delle specie più irrimediabilmente curiose in circolazione.  La curiosità dei cani è un tratto affascinante che deriva dalla Read More admin Gennaio 22, 2024 Alla scoperta di York, Inghilterra. E se il viaggio di Harry Potter iniziasse altrove? A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e Read More admin Gennaio 22, 2024 Giornata della memoria: i libri consigliati da Land Magazine [parte uno] Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuoreStando in casa andando per via,Coricandovi alzandovi;Ripetetele ai

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Libere di scrivere dark romance: intervista a Priska Nicoly

A cura di I fatti Ad oggi non esiste alcuna correlazione riconosciuta tra problematiche psicologiche e generi letterari preferiti. Prima di condannare un genere, dal momento che la censura è una misura gravissima, è necessario portare dati scientifici che giustifichino quella condanna. Priska Nicoly Scrittrice Salve Priska, grazie di aver accettato di partecipare a questa intervista su un argomento che alcuni definiscono controverso. Iniziamo con qualche curiosità su di te: come hai iniziato il tuo percorso nel mondo della scrittura? Hai rituali particolari che ti aiutino durante la stesura? Grazie a voi! Per me è un piacere parlare di questo argomento. Come tante persone che da adulte finiscono per scrivere, ho iniziato da piccola. Ho scritto le mie prime storie a nove anni sui diari segreti, poi fanfiction da adolescente, e a quindici anni ho finito il mio primo romanzo. Ne ho scritti altri tre prima dei diciannove anni, e lavorando al mio quinto mi sono bloccata. Ho ricominciato solo dodici anni dopo, quando ho appreso una routine che mi ha permesso di scrivere circa sei libri all’anno da allora. Ora non potrei immaginare una vita senza scrittura. Il mio rituale è aggiornare un conteggio di cinquantamila parole che ha una scadenza mensile; in questo modo sfido me stessa a scrivere ogni singolo giorno. Mi fa piacere precisare che anche se ultimamente ho sperimentato tanti generi diversi, tutto ciò che ho scritto prima dei vent’anni è ascrivibile al genere del dark romance storico, da sempre quello a cui mi sono dedicata con maggiore spontaneità sin da giovanissima. Perché hai scelto di scrivere dark romance storici? Da piccola ero sempre dalla parte dei cattivi! In qualsiasi storia ho sempre trovato più affascinante il villain. Il buono è una semplice messa in pratica della morale che ci viene insegnata, ma il cattivo ci costringe a farci domande. Cosa è andato storto con questa persona? In quale momento della sua vita ha iniziato a credere di poter violare le regole, e quale vantaggio ne ha tratto? Trovo sia quasi impossibile trovarsi in scena un cattivo senza elaborare una qualche teoria che lo riguardi. Quando un personaggio ti costringe a pensare significa che quel personaggio è riuscito. Con il tempo ho iniziato ad apprezzare anche le motivazioni complesse dietro i personaggi buoni, per quanto mi piaccia sempre inserire luci e ombre, ma il fascino del cattivo mi è ancora irresistibile: è legato in maniera indissolubile a una speranza di cambiamento. Quando vediamo un cattivo ci interroghiamo sul suo passato ma facciamo anche ipotesi sul suo futuro. In un romance in genere ci aspettiamo una qualche redenzione che si sviluppi all’interno del rapporto con l’altro personaggio, o una corruzione che operi su entrambi. Il buono è solo un personaggio, ma il cattivo è una trama intera. Il dark romance prende quel cattivo che le storie della nostra infanzia hanno relegato a un ruolo secondario e lo rende protagonista. Il nome stesso del genere è una promessa: troverai oscurità in questa storia ma ci sarà anche amore, in una qualche forma più o meno tradizionale, più o meno perversa. Scelgo l’ambientazione storica per i miei dark romance perché il contrasto tra vizio e morale era molto più marcato nel passato: c’era una spinta più forte a essere brave persone per via del peso della religione, e allo stesso tempo la legge facilitava i soprusi dei più ricchi e dei più forti. Tante situazioni che ho immaginato in un’ambientazione storica sarebbero (per fortuna) poco realistiche ai giorni nostri. Il dark è visto con occhio tanto critico da chi non lo conosce, mentre è un genere molto amato e difeso da chi lo legge. Cosa ne pensi al riguardo? Penso che la lettura e la creatività siano due aree in cui la libertà dell’individuo debba essere difesa. Non esiste letteratura senza libertà. Se accettassimo la censura, quale autorità superiore dovrebbe decidere cosa si legge e cosa si scrive? Tanti dark romance, tra cui alcuni dei libri che ho scritto io stessa, sono difficili da definire come tali. A volte c’è la tendenza a dare una giustificazione morale ai propri gusti, invece di accettarli con serenità: se non mi piace qualcosa va già bene così, non è necessario elaborare complicate ragioni filosofiche per legittimare la mia preferenza, e delegittimare quella altrui. La sola eccezione a mio avviso esiste per quella fruizione che danneggi effettivamente l’individuo, lo renda pericoloso o depresso; l’ho detto da psicologa sul mio profilo Instagram ma lo ripeto qui: non è il caso dei dark romance. Ad oggi non esiste alcuna correlazione riconosciuta tra problematiche psicologiche e generi letterari preferiti. Prima di condannare un genere, dal momento che la censura è una misura gravissima, è necessario portare dati scientifici che giustifichino quella condanna. Non ci sono dati statistici di nessun tipo che sostengano l’ipotesi che il dark romance sia dannoso in alcun modo. I gusti sono sacrosanti, personali, e non devono essere motivati; la condanna a un genere è una limitazione della libertà personale quindi sì, per essere presa in considerazione deve portare prove concrete ed essere scrutinata da vicino. L’affermazione sui danni del dark romance è infondata e antiscientifica. L’intervista continua su Land Magazine cartaceo DicembrePresto disponibile

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