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Befanina Befanella: la poesia che trasforma dolci e carbone in un manifesto di bontà

Ah, la Befana. La dolce (si fa per dire) vecchietta che arriva ogni anno per ricordarci che sì, anche in pieno inverno, il cioccolato è un diritto umano. Ma questa volta, non parliamo della solita Befana con scopa e sacco di dolci. Oggi celebriamo una vera chicca: la poesia “Befanina Befanella”, un piccolo capolavoro ironico e appassionato che trasforma l’Epifania in un inno al dolce e all’amore per i bambini. Se non hai mai letto questa poesia, sappi che ti stai perdendo qualcosa. È come la Nutella: semplice ma irresistibile, con un messaggio che va dritto al cuore (e allo stomaco). Befanina befanellaDammi questa caramellaPure quel cioccolatinoMagari non quel carboncinoSempre buona la nutellaMe ne mangio una scodellaMe la merito e lo saiSono dolce, dolce assaiCerto a volte do di mattoE ne prendo sempre attoPoi lo sai sono pazienteSe non altro con la genteI bambini in particolareMeritano amore in generaleSenza indugio ora accettoDi mangiar meno dolcettoSe prometti con gran fervoreDai ai bambini tutto il tuo amore.Befanella befaninaLascia qui la calzettinaI miei auguri a tutti portaMentre mangio questa torta!   @isabellavinci Scopri Land Magazine admin Gennaio 6, 2025 Befanina Befanella: la poesia che trasforma dolci e carbone in un manifesto di bontà Read More admin Gennaio 6, 2025 Perché nascono i Golden Globe e cosa sono? 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Racconti dolci da paura! di Elisabetta Venturi

Libri di Elisabetta Venturi VAI AL LIBRO Una mostruosa festa in maschera Apocope sedeva in metropolitana e osservava i ragazzi travestiti, con poca fantasia, da mostri e creature della notte. Anche loro amavano Halloween ed erano pronti a riversarsi nelle strade della capitale. Apocope infilò un dito sotto una delle cuffie che portava alle orecchie e cercò di nascondere il tessuto che stava scivolando fuori dal travestimento. Aveva usato tantissima colla per bloccare tutte le bende sotto il costume da centralinista di cui andava estremamente fiera. Doveva passare inosservata: era stata invitata dagli amici italiani alla sua prima festa in maschera e non poteva mancare. Era ancora una giovane mummia appena uscita dal sarcofago quando aveva lasciato l’Egitto, stanca di essere bullizzata dalle altre mummie: la sbeffeggiavano bagnandole le bende, gliele srotolavano per poi lasciarla sola a macerare sotto il sole del deserto. Anche i mostri italiani avevano subito notato la sua particolarità, e l’amavano proprio per questo: la rendeva diversa, speciale e spassosissima. Loro ridevano con lei, le chiedevano spesso di raccontare qualcosa pur di sentirla parlare e l’avevano dolcemente soprannominata Apocope, tanto che il vecchio nome egiziano Amumu era stato presto accantonato. Apocope fissava il cartello luminoso delle fermate della metropolitana in trepidante attesa. Immaginava la festa e i travestimenti dei suoi amici e magari avrebbe vinto il premio per la maschera più originale. Alla sua fermata, Apocope si trascinò a fatica fuori dal treno facendosi largo tra un gruppetto di vampiri e una mummia arrotolata in malo modo nella carta igienica. La guardò schifata e scosse la testa. «Andiam, siam seri? Quel tale sembra or ora arrivato da uno scarico del cesso!» disse bofonchiando tra sé e sé mentre usciva nel freddo della notte. La mummia centralinista camminava incespicando per le strade illuminate di Roma, stretta nelle bende incollate e negli scomodi vestiti umani. Si guardò intorno, spaventata e si unì a un paio di gruppi di giovani per nascondersi tra loro. Nel tentativo di non dare nell’occhio, cercò di muovere qualche maldestro passo di danza seguendo una ragazza dark che portava una radiolona a tutto volume. Si mimetizzò così nella vita delle strade che, quella sera, erano animate da creature del giorno e della notte, mescolate tra loro in perfetta armonia. Sorrise. Si sentiva a casa. Apocope guardò l’ingresso del cimitero con occhi sfavillanti, attaccò il telefonino alle cuffie, complimentandosi con sé stessa per la genialata di quel travestimento, e chiamò Victor, il suo amico vampiro.Mentre aspettava gli amici, le passarono accanto vampiri, licantropi e fantasmi travestiti da umani, ma anche ciclopi e centauri. Vide preti e suore, un medico col paziente sotto trasfusione, i fantastici quattro con una spettrale donna invisibile e la famiglia Addams al completo. Vedendoli si convinse che la maschera più bella non fosse la sua, ma di certo si sarebbe divertita un mondo! La sua prima vera festa di Halloween stava per cominciare. Amore oltremondano Alla sua prima festa di Halloween, la piccola mummia Apocope si era innamorata. Lui aveva uno scheletro meraviglioso, anche se aveva tentato di nasconderlo sotto il suo travestimento umano: un grembiule nero con i pettorali disegnati. Apocope ormai era stata stregata dai suoi omeri possenti e dal suo sorriso tutto denti, ma non sapeva fare la civetta: con gli uomini era sempre stata imbranata anche da viva. Quella sera però era speciale, perché era la loro festa. Così si era fatta coraggio, si era avvicinata a lui, timida nel suo travestimento da centralinista, e lo aveva sfiorato sulla clavicola per attirare la sua attenzione. Appena i bulbi oculari del suo teschio si erano spostati su di lei, lo scheletro si era smontato e tutte le ossicine erano cadute a terra sollevando una nuvoletta di vapore puzzolente, ma dolce e aromatica all’olfatto di Apocope. La mummia aveva fatto un passo indietro, spaventata. Subito lo scheletro si era ricomposto, si era sistemato il grembiule da macho, le si era avvicinato e, con voce profonda, le aveva chiesto un appuntamento. Così Apocope si era agghindata con graziose spille da balia colorate per tenere ben fissate le bende. Era china sui fornelli nel tentativo di cucinare i marshmallows per offrirglieli appena quello scheletro pazzesco si fosse presentato da lei. Era appoggiata sui gomiti e osservava la padella quando una benda le sfuggì da un polso e prese fuoco. Imprecò e corse a mettere la mano sotto l’acqua, quando suonò il campanello.Gli occhi tristi di Apocope si trasformarono in cuoricini alla vista celestiale di quello scheletro coperto solo da un farfallino rosso al collo. Le porgeva un bellissimo mazzo di crisantemi appassiti, proprio i suoi preferiti. Lo afferrò con la mano ancora gocciolante. L’odore dei marshmallows che si stavano carbonizzando attirò l’attenzione di Apocope. La piccola mummia si rabbuiò e abbassò gli occhi. Lui le sfiorò le bende del mento e le posò un bacio sulla guancia.Apocope si illuminò di nuovo e gli sorrise: “Andiam, il dolce è da buttar, ma ho una cosa per te. Son certa di farti piacer.” Lo scheletro sorrise dolcemente per il suo simpatico modo di parlare e la seguì in salotto. Avido di curiosità, scartò il pacchettino di carta nera chiuso da un paio di bende arricciate a formare un fiocco. Si trovò tra le mani un simpatico epitaffio da sostituire a quello, ormai consunto, della sua vecchia tomba.Una lacrima gli scivolò sull’osso zigomatico, poi si girò di slancio e sollevò Apocope. Al contatto con lei, le ossa delle gambe si disassemblarono e rovinarono a terra, ma lui la strinse contro la sua gabbia toracica e la sua dura mandibola incontrò la morbidezza delle bende della bocca di lei.  Curiosità di scrittura Le avete notate le parole in grassetto? Questi due mini-racconti sono nati proprio da quelle parole: 8 parole obbligatorie da inserire, limite massimo di 500 parole, tema Halloween (una delle sfide che amo di più di Wattpad).  Perché non provate anche voi? Potreste stupirvi del risultato! Se pensate “non mi verrà mai in mente qualcosa”, come fate a dirlo senza provarci? Non sempre la prima idea è la migliore, ma solo mettendosi alla prova si può stimolare la propria creatività!  

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Lacrime, sangue e fango: un racconto horror di Isabella Vinci

A cura di La sua ultima lacrima era stata la sua prima condanna. Aveva cinque anni. Era seduto in giardino sull’altalena fatta di corda lisa e un’asse di legno marcita. Acqua salata gli scendeva silenziosa dagli occhi, mischiandosi con la pioggia acida di fine novembre nel suburbio squallido della metropoli. Piangeva perché la madre era scappata via. Lo aveva abbandonato. Era da solo con il Mostro. Rabbia e tristezza colavano copiosi dai suoi occhi. Si sentì chiamare. Il respiro affannoso del Mostro lo raggiunse da sotto il portico. – Torna dentro. Non rispose, il respiro mozzato. Il Mostro lo raggiunse in due falcate barcollanti. Lo afferrò per una spalla esile, spintonandolo dall’altalena. Faccia nel fango, si sentì soffocare. – T’ho detto di tornare dentro, piccolo stronzo. Si alzò faticosamente. I suoi compagni avevano dei papà e delle mamme. Lui aveva un Mostro che lo picchiava e faceva sanguinare se lo vedeva ciondolare per casa. – Cosa stavi facendo? Stavi piangendo per quella puttana? – No … No. Una manata forte lo mandò a sbattere contro l’albero. – Cosa ti avevo detto? Non piangere! Se vedo anche solo una lacrima, ti rispedisco al Creatore. Sei inutile. Non mi servi manco per comprare le birre. Vai dentro a darti una ripulita. – Sì, signore. Era iniziato così. Nonostante il dolore alla testa per averla sbattuta, nonostante la sofferenza dell’abbandono, si mise ritto e ingoiò le lacrime. Le sentì scivolare lungo la gola, vischiose come il fango in cui era impantanato. Il Mostro si divertiva a testarlo, per vedere di che tempra fosse fatto. Per vedere se riusciva a farlo crollare. A romperlo. Lo picchiava, lo offendeva, lo umiliava. Aveva dieci anni, quando ogni lacrima vischiosa di fango e sangue non sputati nella faccia del Mostro si fusero in un grumo lattiginoso. Lo vide la prima volta quando il Mostro lo portò a casa del Pervertito. – È ora che contribuisci alle spese familiari. Sono dieci anni che fai il parassita. Questo mio amico è interessato a te. Chi sono io per negare agli altri i propri vizi? Non aveva ben capito. Poi aveva visto lo scambio di soldi. Gli occhi avidi del Mostro. Rideva soddisfatto. Non aveva capito. Poi lo aveva lasciato da solo con il Pervertito. Aveva iniziato ad ansimare sui suoi vestiti, strappandoglieli mentre lui cercava di scappare.  Aveva urlato, ma quello aveva riso. – Non dire una parola. Adesso sei il mio schiavo. Obbedisci!  Lo aveva afferrato, costretto a terra. La sua impotenza era diventata furia. Non piangeva, ma alimentava quella furia nel suo animo. Finché qualcosa era esploso dentro di lui. Aveva alzato gli occhi quando il Pervertito si era fermato, guardando terrorizzato verso un angolo. Era lì che aveva visto la Creatura per la prima volta. Sembrava fatta di una sostanza vischiosa e gelatinosa. Si muoveva ondeggiando, come l’acqua in una bacinella. Faceva un lieve borbottio con ogni passo che la portava ad avvicinarsi al Pervertito. E quando era arrivata davanti a loro, si era mossa fulminea. Non riusciva a vederne quasi i movimenti, sconvolto dalle urla di dolore del bastardo che lo aveva aggredito. Sangue si sparse ovunque e poi più niente. La Creatura ondeggiò sulle gocce rosso cremisi che si allargavano sul pavimento lercio, assorbendone la consistenza. Ripulì ogni traccia del suo passaggio e poi sparì. Sconvolto rimase per parecchio tempo ad osservare la stanza silenziosa, cercando di capire cosa fosse appena accaduto. Si era alzato tremando sulle gambe magre come fuscelli, che quasi non sembravano sopportare il suo esile peso. Si era trascinato fino alla porta incrostata di anni di sporcizia, che si apriva sulla tana del Mostro. Il cigolio lo tradì immediatamente, ma era ancora troppo scosso per preoccuparsene. – Cosa cazzo ci fai qui? Il Mostro lo agguantò per una spalla, scuotendolo violentemente. La furia cieca che lo aveva colto poco prima si riversò di nuovo all’esterno, risvegliandolo dal torpore. Ed ecco che di nuovo la Creatura era lì, davanti le scale che portavano al piano di sopra. Ondeggiava lenta, con un movimento quasi ipnotico. Il Mostro lo lasciò andare di colpo e si voltò terrorizzato verso la porta. Stava per scappare. L’istante successivo la Creatura fu su di lui. Nuove urla agonizzanti gli avvolsero le orecchie, mentre guardava ad occhi spalancati la scena. La Creatura stava inglobando dentro di sé il Mostro, centimetro dopo centimetro, finché di lui non rimase che del sangue scuro sul pavimento. La Creatura si avvicinò a lui, ma non ne aveva paura. Sembrò quasi chinarsi, ma senza sfiorarlo. E poi sparì.    Aveva tredici anni quando la rivide ancora. In orfanotrofio se l’era passata discretamente bene, perché gli stavano tutti alla larga. La storia della misteriosa scomparsa del Mostro che era stato il padre era circolata in fretta. Lo guardavano come se fosse pericoloso o appestato. Non era nessuna delle due cose, anche se non aveva ancora capito cosa fosse la Creatura. Non era più comparsa. Poi era stato trasferito in una casa-famiglia. I proprietari si erano mostrati gentili, ma lui non si fidava. Non si fidava di nessuno. Avevano tentato di inserirlo nella routine quotidiana, ma lui non riusciva ad integrarsi. Ogni gesto gli sembrava sospetto. Gli affidatari avevano ogni giorno espressioni sempre più sconsolate. Finché non avevano chiamato gli assistenti sociali e avevano rinunciato a lui. – Non ha spiccicato una parola. – Non vuole essere toccato. – Non permette neppure agli altri ragazzi di avvicinarsi. – Non possiamo prenderci cura di lui. – Gli altri sono a disagio. – Dobbiamo pensare al benessere dei più piccolini. Lo avevano rimandato in orfanotrofio. Era iniziato uno sfortunato viavai tra la struttura e altre case-famiglia.  Poi era arrivato in quella più cupa e fatiscente tra tutte. – Cerca di integrarti, stavolta. Se non lo fai, saremo costretti a mandarti in una clinica psichiatrica.  L’assistente sociale non sembrava particolarmente entusiasta della cosa, ma non poteva farci nulla. La clinica psichiatrica sembrava un posto spaventoso. Quando era molto piccolo aveva sentito dire a quella traditrice della madre

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Halloweird – quando horror e ironia si incontrano

A CURA DI Un uomo solo. Un inseguimento. Una corsa contro il tempo.  LA DIETA Sto tremando. Ho freddo nonostante io stia correndo da più di mezz’ora per sfuggire a quella terribile sensazione.  Mi stanno inseguendo. Sento il terrore fin dentro le viscere, brividi mi percorrono il collo e poi scendono lungo la spina dorsale.  Non posso fermarmi o loro mi prenderanno.  Mi inoltro nel fitto bosco sperando che il buio mi accolga nel suo grembo, nascondendomi all’interno del suo abbraccio oscuro, le nuvole stanno coprendo un cielo già sgombro di stelle. Non c’è luna, solo le tenebre intorno a me e il rumore dei miei passi sulla strada impiastricciata. Ristagni d’acqua rendono il mio passaggio tortuoso, mi rallentano.  Me la sto facendo sotto, ma continuo a correre. Non posso fare pause, non adesso. Inciampo in qualcosa che pare un ceppo, avverto un sapore metallico attraversarmi le labbra, sono ferito, sento il sangue lasciare la mia bocca e scorrermi sul mento. Un forte torpore al braccio mi impedisce di riprendere la fuga, non riesco a liberarmi. Oh no. Sento chiamare il mio nome. L’eco si avvicina sempre più e io sono qui, immobile. Paralizzato da un ceppo che si è incastrato sulla mia caviglia e rimbalzando mi ha colpito la guancia, lanciandomi una sfida difficile e rendendomi quasi sicuramente un essere informe. Non devo farmi trovare. Tento di spostarmi, ma sento che ormai è troppo tardi. Una luce puntata sul mio viso indica la mia fine. Mi hanno trovato. Sono ufficialmente spacciato. «Ecco dove ti eri cacciato. Ora torna a casa, la cena è appena iniziata.» Mia moglie e mia suocera mi hanno scoperto, ora mi toccherà tornare a casa e passare la serata con loro. Sono a dieta, cazzo. E mia suocera, che è napoletana, ha fatto le polpette. Scopri Land Magazine Elisabetta Settembre 7, 2024 Bere come un vero scrittore italiano per ragazzi – Stefano Bordiglioni Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo Read More admin Settembre 6, 2024 Discriminazione di genere nei piccoli paesi del Libano: le donne private della libertà di acquisto Il Libano, un paese noto per la sua diversità culturale e religiosa, nasconde al suo interno un lato oscuro che spesso passa inosservato: la discriminazione delle donne nei piccoli paesi Read More admin Settembre 6, 2024 Il Fascino dei Personaggi Spezzati nei Libri: Perché Amare i Protagonisti Imperfetti Ah, i personaggi spezzati nei libri. Quei protagonisti che sembrano avere più problemi di un puzzle da 1000 pezzi. Chi non li ama? Certo, potresti pensare: “Ma perché dovrei affezionarmi Read More admin Settembre 2, 2024 L’importanza di abbracciare le differenze nei bambini: Un viaggio di crescita e amore Nel mondo di oggi, dove la diversità è all’ordine del giorno, è più importante che mai insegnare ai nostri bambini a celebrare le differenze. Ma diciamocelo, non è sempre facile. Read More admin Settembre 1, 2024 Londra, 1 settembre: la stazione di King’s Cross senza Hogwarts Express – Qualcuno ha rubato la magia? Londra – Questa mattina, la stazione di King’s Cross era avvolta da un silenzio sorprendente. Alle ore 11.00, l’annuncio tanto atteso dell’Hogwarts Express non è arrivato, lasciando migliaia di fan Read More admin Agosto 31, 2024 Esercizio gratis di scrittura creativa: le descrizioni Le descrizioni ambientali sono cruciali per creare l’atmosfera e immergere i lettori nel mondo della tua storia. Un’ambientazione ben descritta può trasportare il lettore in un altro luogo e tempo. Read More Elisabetta Agosto 30, 2024 Drabble mania: consigli di scrittura per aspiranti scrittori (puntata 21) Elisabetta Venturi Scrittrice e insegnante Drabble mania Scrivere drabble insegna a colpire, emozionare, stupire, sconvolgere il lettore con poche parole. Inoltre puoi giocare con le parole: scrivere una storia intorno Read More admin Agosto 29, 2024 Sangue e cenere di Jennifer L. Armentrout: la recensione di Land Magazine Se pensate che i vampiri sexy e gli amori impossibili siano passati di moda, preparatevi a essere piacevolmente sorpresi da “Sangue e Cenere” di Jennifer L. Armentrout, che con questa Read More Lorenzo Foschi Agosto 26, 2024 Narrativa videoludica: la tua storia A CURA DI I LIBRI DI LORENZO FOSCHI Fai clic qui Prima di procedere con l’articolo, ti invito ad arrivare alla fine per una pazza proposta interattiva!Nel secondo episodio abbiamo Read More admin Agosto 24, 2024 Esercizio gratis di scrittura creativa: i dialoghi Il dialogo è una componente essenziale di qualsiasi racconto. Un dialogo ben scritto può rivelare molto sui personaggi e avanzare la trama. In questo articolo, ti proponiamo un esercizio di Read More

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Il lungo giorno della forchetta – Racconto gratis

Questo racconto è stato scritto da una studentessa Land Academy Di Chiara SteriCorrezione di bozze di Elena Voltolini La vita di una forchetta non era facile. Ogni giorno veniva presa da una forza misteriosa con la quale viveva, e usata in vari modi. La sua testa veniva utilizzata per infilzare diverse cose, calde e fredde, e poi infilata in una grande cavità umida, dove le stesse venivano triturate. Dopo tutti questi maltrattamenti, veniva bagnata e massaggiata in tutto il corpo. La testa era comunque la parte più colpita. Dopodiché, veniva riportata indietro tra i suoi simili, e veniva lasciata in pace fino al momento in cui la forza misteriosa non decideva di prenderla di nuovo. Dopo un periodo di tempo difficile da definire, si accorse che c’era più di una singola forza misteriosa e che sembravano comunicare tra loro. Era difficile capire di cosa parlassero. La lingua delle forze misteriose era molto diversa da quella delle forchette ma, dopo qualche anno dedicato a questo compito, la forchetta era riuscita a imparare questa nuova lingua. Le forze misteriose erano esseri diversi. Quello con la voce più acuta era una donatella, mentre quello con la voce più profonda era un mauro. Parlavano di cose che non capiva del tutto. Il mauro si lamentava spesso dicendo: “Cara Donatella, questa bistecca mi sembra poco cotta.” E la donatella rispondeva: “Caro Mauro, non avevi detto di volerla al sangue?” Al che il mauro ribatteva: “No, amore, la volevo ben cotta!” La donatella quindi gli diceva: “Capisco, tesoro, la prossima volta la farò ben cotta.” Il mauro quindi la prese insieme a un coltello e iniziò a tagliare la bistecca a pezzi, usandola per portarli alla bocca. Alla fine della cena la forchetta e il coltello si ritrovarono in mezzo all’acqua calda, dove, in mezzo alle romantiche bolle di sapone, si innamorarono. Scopri Land Magazine admin Ottobre 10, 2024 Il lungo giorno della forchetta – Racconto gratis Read More admin Ottobre 9, 2024 Recensione: “L’esorcista” di William Peter Blatty – Il Male che non ti aspetti Se pensavate di trascorrere una serata tranquilla con un buon libro, magari sotto una coperta con una tazza di tè fumante, beh… forse è meglio che lasciate “L’esorcista” di William Read More Dominique Pillinger Ottobre 9, 2024 Back in time: Una serva poteva davvero sposare un gentiluomo? A cura di In molti romanzi storici leggiamo di serve che si innamorano e sposano gentiluomini, conti o membri dell’alta società. Queste storie romantiche affascinano i lettori, ma era davvero Read More admin Ottobre 9, 2024 Il mistero della collana di Maria Antonietta: scandalo, inganni e la caduta della monarchia Se pensate che gli scandali di oggi siano scandalosi, aspettate di conoscere quello che ha infiammato l’intera Francia nel XVIII secolo: il mistero della collana di Maria Antonietta. 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