Tre canzoni di Fabrizio de Andrè per ritrovare l’ispirazione e scrivere un romanzo

La rubrica

Sia la musica che la scrittura hanno il potere di comunicare, ispirare ed emozionare, e la loro combinazione può portare a risultati straordinari. Proprio per questo noi di Land Editore adoriamo tenervi allenati con la nostra rubrica dedicata al rapporto tra musica e ispirazione. Oggi il tema è la musica di Fabrizio de André, uno dei cantautori italiani più famosi e influenti del XX secolo.

Ma siccome è di De André che stiamo parlando, ossia di uno straordinario poeta oltre che cantante, musicista e autore, in questa puntata della nostra rubrica musicale non possiamo esimerci dall’includere anche i testi: sono loro, infatti, a detenere l’impatto culturale più ampio, in quanto inni contro il bigottismo e la vacuità dell’esistenza moderna, ma anche  esaltazioni immaginifiche della libertà di vivere l’amore in tutte le sue forme. 

 

E allora ecco

TRE CANZONI DI FABRIZIO DE ANDRE' PER SCRIVERE I TUOI ROMANZI

Se stai scrivendo un Big city to small town (*)

Il brano è stato accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica, ed è diventato uno dei pezzi distintivi del repertorio di Fabrizio De André. La sua bellezza intramontabile e il suo messaggio universale continuano a toccare il cuore degli ascoltatori di tutte le generazioni.

De André utilizza una prosa poetica per descrivere l’ambiente decadente in cui vive la protagonista senza nome, ma nello stesso tempo riconosce la sua umanità e la sua capacità di dare un po’ di gioia a chiunque incontri. La figura di Bocca di Rosa diventa simbolo di un mondo difficile e complesso, ma anche di una umanità in grado di sprizzare un po’ di luce anche nelle situazioni più buie.

La chiamavano bocca di rosaMetteva l’amore, metteva l’amoreLa chiamavano bocca di rosaMetteva l’amore sopra ogni cosa
Appena scese alla stazioneNel paesino di Sant’IlarioTutti si accorsero con uno sguardoChe non si trattava di un missionario
C’è chi l’amore lo fa per noiaChi se lo sceglie per professioneBocca di rosa né l’uno né l’altroLei lo faceva per passione
Ma la passione spesso conduceA soddisfare le proprie voglieSenza indagare se il concupitoHa il cuore libero oppure ha moglie
E fu così che da un giorno all’altroBocca di rosa si tirò addossoL’ira funesta delle cagnetteA cui aveva sottratto l’osso
Ma le comari d’un paesinoNon brillano certo in iniziativaLe contromisure fino a quel puntoSi limitavano all’invettiva
Si sa che la gente dà buoni consigliSentendosi come Gesù nel tempioSi sa che la gente dà buoni consigliSe non può più dare cattivo esempio
Così una vecchia mai stata moglieSenza mai figli, senza più voglieSi prese la briga e di certo il gustoDi dare a tutte il consiglio giusto
E rivolgendosi alle cornuteLe apostrofò con parole argute“Il furto d’amore sarà punito”Disse “dall’ordine costituito”
E quelle andarono dal commissarioE dissero senza parafrasare“Quella schifosa ha già troppi clientiPiù di un consorzio alimentare”
Ed arrivarono quattro gendarmiCon i pennacchi, con i pennacchiEd arrivarono quattro gendarmiCon i pennacchi e con le armi
Spesso gli sbirri e i carabinieriAl proprio dovere vengono menoMa non quando sono in alta uniformeE l’accompagnarono al primo treno
Alla stazione c’erano tuttiDal commissario al sacrestanoAlla stazione c’erano tuttiCon gli occhi rossi e il cappello in mano
A salutare chi per un pocoSenza pretese, senza preteseA salutare chi per un pocoPortò l’amore nel paese
C’era un cartello gialloCon una scritta neraDiceva “addio bocca di rosaCon te se ne parte la primavera”
Ma una notizia un po’ originaleNon ha bisogno di alcun giornaleCome una freccia dall’arco scoccaVola veloce di bocca in bocca
E alla stazione successivaMolta più gente di quando partivaChi mandò un bacio, chi gettò un fioreChi si prenota per due ore
Persino il parroco che non disprezzaFra un miserere e un’estrema unzioneIl bene effimero della bellezzaLa vuole accanto in processione
E con la Vergine in prima filaE bocca di rosa poco lontanoSi porta a spasso per il paeseL’amore sacro e l’amor profano

Se stai scrivendo un romanzo di viaggio… e d'amore

Lasceremo allo stesso Fabrizio un commento sulla sua Dolcenera; il cantautore diceva, infatti, durante un’intervista, che 

“Questo del protagonista di Dolcenera è un curioso tipo di solitudine. È la solitudine dell’innamorato, soprattutto se non corrisposto. Gli piglia una sorta di sogno paranoico, per cui cancella qualsiasi cosa possa frapporsi fra se stesso e l’oggetto del desiderio. È una storia parallela: da una parte c’è l’alluvione che ha sommerso Genova nel ’70, dall’altra c’è questo matto innamorato che aspetta una donna. Ed è talmente avventato in questo suo sogno che ne rimuove addirittura l’assenza, perché lei, in effetti, non arriva. Lui è convinto di farci l’amore, ma lei è con l’acqua alla gola. Questo tipo di sogno, purtroppo, è molto simile a quello del tiranno, che cerca di rimuovere ogni ostacolo che si oppone all’esercizio del proprio potere assoluto.” 
– Fabrizio de André
Nera che porta via che porta via la viaNera che non si vedeva da una vita intera così dolcenera neraNera che picchia forte che butta giù le porte
Nu l’è l’aegua ch’à fá baggiáImbaggiâ imbaggiâ
Non è l’acqua che fa sbadigliare(ma) chiudere porte e finestre chiudere porte e finestre
Nera di malasorte che ammazza e passa oltreNera come la sfortuna che si fa la tana dove non c’è luna lunaNera di falde amare che passano le bare
Âtru da stramûâ nu n’á â nu n’á
Altro da traslocareNon ne ha non ne ha
Ma la moglie di Anselmo non lo deve sapereChé è venuta per meÈ arrivata da un’oraE l’amore ha l’amore come solo argomento
E il tumulto del cielo ha sbagliato momentoAcqua che non si aspetta altro che benedettaAcqua che porta male sale dalle scale sale senza sale saleAcqua che spacca il monte che affonda terra e ponte
Nu l’è l’aaegua de ‘na rammâ‘n calabà ‘n calabà
Non è l’acqua di un colpo di pioggia(ma) un gran casino un gran casino
Ma la moglie di Anselmo sta sognando del mareQuando ingorga gli anfratti si ritira e risaleE il lenzuolo si gonfia sul cavo dell’ondaE la lotta si fa scivolosa e profonda
Amiala cum’â l’aria amìa cum’â l’è cum’â l’èAmiala cum’â l’aria amia ch’â l’è lê ch’â l’è lê
Guardala come arriva guarda com’è com’èGuardala come arriva guarda che è lei che è lei
Acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffittiAcqua per fotografie per cercare I complici da maledireAcqua che stringe I fianchi tonnara di passanti
Âtru da camallâ nu n’à â nu n’à
Altro da mettersi in spallaNon ne ha non ne ha
Oltre il muro dei vetri si risveglia la vitaChe si prende per manoA battaglia finitaCome fa questo amore che dall’ansia di perdersi
Ha avuto in un giorno la certezza di aversiAcqua che ha fatto sera che adesso si ritiraBassa sfila tra la gente come un innocente che non c’entra nienteFredda come un dolore Dolcenera senza cuore
Atru de rebellâ nu n’à â nu n’à
Altro da trascinareNon ne ha non ne ha
E la moglie di Anselmo sente l’acqua che scendeDai vestiti incollati da ogni gelo di pelleNel suo tram scollegato da ogni distanzaNel bel mezzo del tempo che adesso le avanza
Così fu quell’amore dal mancato finaleCosì splendido e vero da potervi ingannare
Amìala ch’â l’arìa amìa cum’â l’éAmiala cum’â l’aria ch’â l’è lê ch’â l’è lêAmiala cum’â l’aria amìa amia cum’â l’èAmiala ch’â l’arìa amia ch’â l’è lê ch’â l’è lê
Guardala che arriva guarda com’è com’èGuardala come arriva guarda che è lei che è leiGuardala come arriva guarda guarda com’è

Se stai scrivendo un romanzo avventuroso e di viaggio

“Il pescatore” racconta la storia di un pescatore che, come metafora della vita, affronta le difficoltà e le delusioni del mondo. Il testo è caratterizzato da una profonda riflessione sulla condizione umana, la solitudine, e la lotta per sopravvivere e trovare un senso nella vita.

All’ombra dell’ultimo soleS’era assopito un pescatoreE aveva un solco lungo il visoCome una specie di sorriso
Venne alla spiaggia un assassinoDue occhi grandi da bambinoDue occhi enormi di pauraEran gli specchi di un’avventura
E chiese al vecchio dammi il paneHo poco tempo e troppa fameE chiese al vecchio dammi il vinoHo sete e sono un assassino
Gli occhi dischiuse il vecchio al giornoNon si guardò neppure intornoMa versò il vino e spezzò il panePer chi diceva ho sete e ho fame
E fu il calore di un momentoPoi via di nuovo verso il ventoDavanti agli occhi ancora il soleDietro alle spalle un pescatore
Dietro alle spalle un pescatoreE la memoria è già doloreÈ già il rimpianto d’un aprileGiocato all’ombra di un cortile
Vennero in sella due gendarmiVennero in sella con le armiChiesero al vecchio se lì vicinoFosse passato un assassino
Ma all’ombra dell’ultimo soleS’era assopito il pescatoreE aveva un solco lungo il visoCome una specie di sorrisoE aveva un solco lungo il visoCome una specie di sorriso

* big city to small town, ossia un romanzo incentrato su un/una protagonista che si trasferisce da una grande città a un paesino

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