Cristina Ferri

Il make-up di Elisabetta I

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE Curiosità in pillole: Il make-up di Elisabetta I d’Inghilterra In un mondo di like in cui l’apparenza sembra prendere il sopravvento, non possiamo non chiederci: quando è iniziato tutto? Sappiamo che nel Cinquecento la regina Elisabetta I tendeva a truccarsi molto, fino a rendere i tratti del volto irriconoscibili. Ma come faceva? Ovviamente niente filtri Instagram o correttori costosi, ma parliamo di una vera e propria pratica tossica per la pelle e i capelli. Elisabetta copriva il suo volto con strati e strati di piombo, creava eccessivi mascheroni per nascondere le cicatrici lasciate dal vaiolo, e tutto per apparire perfetta. Ebbene sì, la regina era molto vanitosa, e il suo aspetto doveva essere impeccabile. Come non menzionare il continuo paragone con sua cugina Maria Stuarda. Lei era più alta, più bassa, danzava meglio? Ma in cosa consisteva questo mascherone? Alla base del make-up della sovrana troviamo il carbonato di piombo. Ma vediamo insieme cos’era e come si utilizzava Il carbonato di piombo era un ingrediente velenoso in grado di schiarire la pelle. Altamente tossico, si pensa che abbia solo peggiorato il viso deturpato dal vaiolo della sovrana. Questo mascherone veniva visto come sinonimo di bellezza. Ma a quanto pare il piombo non solo era ritenuto tossico, ma causava anche la perdita dei capelli. Il trucco della regina era molto spesso e, dato che non si usavano detergenti struccanti come adesso, restava su per giorni e giorni. Ancora più tossico era il rossetto a base di mercurio, tratto distintivo del rosso scarlatto delle labbra della sovrana. Tra gli effetti indesiderati di tale rossetto troviamo l’irritabilità e la depressione. E tu, lo sapevi? Se vuoi scoprire di più scopri First Letter Editrice

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Le due regine

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE Cos’hanno in comune Elisabetta I d’Inghilterra e Maria Stuarda? Due donne, due cugine rivali, in lotta per lo stesso trono. Da una parte Maria, incoronata a soli pochi giorni di vita, dall’altra Elisabetta, una donna sola che ha dovuto lottare per conquistare il trono di Inghilterra. Sappiamo che Elisabetta non si sposò e non ebbe figli, anche se a corte i pettegolezzi sulla sua presunta relazione con Leicester correvano veloci. I due erano amanti? E quali erano le intenzioni della sovrana? Quando la moglie di Leicester venne trovata morta, i pettegolezzi divennero più pressanti. Eppure, Elisabetta sembrava non lo volesse sposare; tutt’altro. Quando consigliò proprio il suo favorito come marito per sua cugina Maria Stuarda, la decisione lasciò di stucco in molti. Perché mai avrebbe dovuto privarsi del suo amante? Ma ovviamente per motivi politici. Elisabetta si fidava ciecamente di lui. Maria Stuarda era una continua minaccia per la sua corona, e lei doveva controllarla. A ogni costo. Fortunatamente per lei, Maria non accettò. Ma quando anni dopo Leicester sposò Lettice Knollys, il cuore della sovrana si ruppe in mille pezzi. Ma se Elisabetta si abbandonò all’amore in maniera controllata, rigida e razionale, non possiamo dire lo stesso per Maria Stuarda. Il suo primo marito, il delfino di Francia, morì giovanissimo, a causa di un’infezione all’orecchio. Il secondo marito, Lord Darnley era un uomo violento e ubriacone, e lei sembrava essere totalmente sottomessa a lui. Ma il terzo marito, Bothwell, fu quello che la portò alla rovina. L’errore più grande di Maria? Affidarsi completamente a lui. Gli studiosi ci parlano di Maria Stuarda come una donna in preda a una “dipendenza psichica” da lui. Quando Bothwell venne accusato di omicidio per la morte di Darnley, Maria non poté fare altro che scappare. Scopri di più su First Letter Editrice

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Le grandi donne nella storia: Marie Curie

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE Grandi donne nella storia: Marie Curie Fisica, chimica, matematica e Premio Nobel, Marie Curie ha svolto un ruolo fondamentale per le ricerche e lo sviluppo della radiologia Marie nasce in Polonia nel 1867 da una famiglia appartenente a una piccola nobiltà terriera. L’infanzia di Marie vede la morte di sua sorella Zosia e, più tardi, della madre. Marie comincia a studiare insieme al padre e a 15 anni conclude gli studi al ginnasio che le fanno ottenere una medaglia d’oro destinata ai migliori. Si laurea all’Università di Parigi in matematica e fisica. Marie e Bronislawa, un legame fortissimo Di carattere opposto, estroversa Bronislawa, chiusa Marie, le due sorelle avranno un legame fortissimo che le accompagnerà per tutta la loro vita. Le due stringono un patto: Marie lavorerà per aiutare la sorella a realizzare il suo sogno di studiare medicina a Parigi e, una volta laureata, Bronislawa aiuterà a sua volta Marie. I primi lavori di Marie sono come governante. A servizio dagli Zorawski, Casimiro, il maggiore dei ragazzi, si invaghisce di lei. Marie è pronta a sposarlo ma i genitori di lui ostacolano questa relazione. Casimiro torna a Varsavia per proseguire gli studi, mentre Marie è costretta a restare. Tre anni dopo riuscirà a trovare un altro impiego. Nel 1891 Marie può finalmente lasciare il lavoro e trasferirsi a Parigi ospite di sua sorella e di suo marito per proseguire gli studi a la Sorbona. L’incontro con Pierre Curie Fisico, matematico parigino, stravolge la vita di Marie Quando i due si conoscono, lui lavorava come istruttore di laboratorio alla Scuola di fisica e chimica industriale. Nel 1895 si sposano, ma Marie non rinuncerà mai realmente alla propria indipendenza. Dopo la morte di suo marito, avvenuta a causa di un fatale incidente, Marie ottiene la cattedra di fisica generale della Sorbona appartenuta a Pierre. “La vedova illustre” e la relazione scandalosa Nel 1911 Marie Curie resta invischiata in una relazione scandalosa con un collega scienziato sposato e già padre di quattro figli. Seconda guerra mondiale e ultimi anni Durante la Seconda Guerra mondiale Marie opera sul fronte in qualità di radiologa. Nel 1909 fonda l’institut du radium, noto oggi come Curie. Gli ultimi anni della sua vita sono caratterizzati dall’anemia aplastica, contratta a causa delle lunghe esposizioni alle radiazioni.

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Vita e misteri di Mary Stuart – capitolo decimo

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More storia Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali 23.01.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo 23.01.25 storia La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata 23.01.25 Cinema Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra 23.01.25 società Se i compiti a casa li fa ChatGPT 23.01.25 società Addio a Cioè: la fine di un’era per la storica rivista 22.01.25 scrittura creativa Scrivere un romanzo: la parola FINE è solo l’inizio della fine 22.01.25 libri Non si è quanti – e quali – libri si legge: ovvero cronaca di un lettore moderno 21.01.25 Condanna a morte e decapitazione Il complotto Babington Ordinato da Cecil e Walsingham, il complotto Babington è un piano studiato a tavolino per attentare alla vita della regina Elisabetta e fare in modo che Mary Stuart vi resti invischiata, macchiandosi di alto tradimento. Mary Stuart non è più la giovane impulsiva disposta a perdere se stessa tra le braccia di Bothwell; è adesso una quarantenne stanca, per la precisione «una donna spenta e malata» scrive Zweig, che inizia ad accusare i primi acciacchi, che soffre di reumatismi e che non lotta più per il regno d’Inghilterra, ma solo per la propria salvezza. Per tanti anni la sovrana scozzese ha complottato segretamente per la propria liberazione; lo ha fatto scrivendo lettere di nascosto, invocando l’aiuto di lord e fedeli cattolici; ha perfino chiesto l’intervento di suo figlio Giacomo VI. Ma Giacomo è un ragazzo corrotto, cresciuto alla corte di Elisabetta; «un bambino strano, che non parla molto» ci dice Zweig. Il futuro sovrano di Scozia e Inghilterra sa che sua madre Mary Stuart si è macchiata di omicidio assieme al suo amante; non è interessato ad aiutarla. La rendita che gli dona Elisabetta è per lui sufficiente. Mary Stuart è adesso sola, e questo piano è stato architettato dai suoi nemici protestanti, gli amici intimi della corona inglese, per segnare la sua fine. Anthony Babington, giovane cattolico convinto e appassionato sostenitore di Mary Stuart, cade egli stesso nel tranello. La sua unica intenzione è liberare e mettere in salvo la regina cattolica, ponendosi come l’eroe di quest’impresa, ma quando gli giunge voce che è in atto un complotto per assassinare Elisabetta, compie un passo falso: chiede a Mary una prova scritta della sua complicità. La sovrana scozzese ingenuamente la concede, e la corte inglese adesso non ha più dubbi: Mary Stuart va condannata a morte per attentato alla vita della regina di Inghilterra. Solo una cosa potrebbe scagionarla ora: la grazia di Elisabetta stessa. Quest’ultima è devastata da questa decisione: un conto è far cadere sua cugina in trappola e trattenerla come prigioniera nei suoi castelli, un altro è condannarla a morte. Mary Stuart è una regina consacrata da Dio, e lei non può non tenerne conto. Le scrive un’ultima lettera nella quale chiede una reale ammissione del suo peccato, ma Mary non cede; non vuole essere assolta, e viene di fatto condannata alla decapitazione per alto tradimento. Decapitazione e ultimi istanti di vita Mary Stuart vede la morte come la fine di tutte le ingiustizie subite. Ascolta il verdetto serena. «I suoi lineamenti hanno un’espressione così serena e quasi allegra» si legge nella biografia di Stefan Zweig. Anche in questo caso la corte inglese non si mostra permissiva nei confronti della regina cattolica, e le nega perfino l’estrema unzione papista. La notte prima della sua decapitazione, Mary Stuart prepara ogni cosa con precisione. Scrive lettere e si veste con cura, scegliendo un abito nero e «un velo da vedova bianco che ondeggia dalla fronte fino a terra» ci dice Zweig, senza dimenticare di indossare la croce. Va incontro al suo destino con dignità. Lo storico e biografo francese Brantôme ha detto di lei: «Quelli che vorranno scrivere su questa illustre regina di Scozia avranno due grandissimi argomenti: uno, la sua vita, l’altro, la sua morte.»[1] Tutto è ora finito, e la lotta tra le due regine è giunta al termine. Sarà il figlio di Mary, Giacomo VI, a porre fine a questa diatriba, unificando i due regni. [1] Alexandre Dumas, Maria Stuarda, Sellerio Editore, 2012

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Vita e misteri di Mary Stuart – capitolo nove

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More storia Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali 23.01.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo 23.01.25 storia La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata 23.01.25 Cinema Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra 23.01.25 società Se i compiti a casa li fa ChatGPT 23.01.25 società Addio a Cioè: la fine di un’era per la storica rivista 22.01.25 scrittura creativa Scrivere un romanzo: la parola FINE è solo l’inizio della fine 22.01.25 libri Non si è quanti – e quali – libri si legge: ovvero cronaca di un lettore moderno 21.01.25 Gli anni della prigionia inglese e i complotti contro Elisabetta I d’Inghilterra La fuga Mary Stuart riesce ad ammaliare il giovane lord Georges Douglas di Loch Leven e, con la promessa di un matrimonio, il 2 maggio 1568 riesce con il suo aiuto a sfuggire alla prigionia dei lord. Una volta libera, raduna un esercito di circa seimila uomini. È disposta a tutto pur di riprendere in mano le redini della Scozia; tuttavia, nella breve battaglia di Langside iniziata il 13 maggio, viene brutalmente sconfitta dal fratello reggente Moray. Inseguita fino al confine, amareggiata e sola, un’unica domanda le risuona nella testa: dove andare? La scelta ricade subito su sua cugina Elisabetta, in Inghilterra. Dopotutto, era stata lei stessa a esprimerle parole di conforto e a difendere la sua causa mediante corrispondenza, no? Di certo questa parente non rimarrà sorda alla sua richiesta di aiuto. Il 16 maggio Mary finalmente si imbarca, ma al suo approdo in Inghilterra Elisabetta è sotto shock: un conto è fare buon viso a cattivo gioco per corrispondenza, un altro accettare che la sovrana di Scozia si trovi in Inghilterra. Come può continuare sulla linea del buonismo quando sua cugina chiede continuamente di riceverla? William Cecil, forte sostenitore della Riforma, nonché braccio destro di Elisabetta, sa che questa regina scozzese provoca solo guai ovunque vada; questo ci dice Zweig. Se Elisabetta accogliesse pubblicamente Mary Stuart, l’Inghilterra dovrebbe punire militarmente Moray e la Scozia. Ma sono davvero disposti a farlo? Cecil crede di no, ed Elisabetta, che non è mai disposta a intraprendere vere azioni né a favore né contro sua cugina, decide di procrastinare. D’un tratto, l’idea: decide di non ricevere sua cugina fin quando non sia considerata scagionata del tutto dall’assassinio di suo marito, lord Darnley. L’inchiesta potrebbe inoltre permetterle di trattenerla con la forza. Mary è indignata. Lei, una regina di diritto, è sua pari; per di più, occuparsi degli affari di un altro stato non è di competenza di Elisabetta. Cosa pensa di fare? E come può una regina consacrata accettare di venire giudicata proprio da lei? Ma la sovrana d’Inghilterra sa che la posta in gioco è alta; non ha tempo da perdere ora. L’inizio della prigionia inglese Mary Stuart nel frattempo viene elegantemente imprigionata. Zweig ci parla di sorveglianza rispettosa. Non si tratta di una prigione vera e propria, ma è comunque sorvegliata a vista, e la sua libertà limitata. Elisabetta le fa una promessa: il suo onore non sarà intaccato durante il processo; ma Cecil lavora nell’ombra per tenere Mary lontana dal trono scozzese. Per ordine di Elisabetta, il 25 novembre le trattative vengono spostate a Westminster. Tramite l’aiuto dei lord, di Moray stesso e della lettura delle “lettere dello scrigno[1]”, Mary viene ritenuta colpevole dell’assassinio di suo marito lord Darnley, ed Elisabetta è adesso libera di punirla, anche se non arriva a condannarla apertamente. Non se la sente di emanare la sentenza né di cacciarla dal suo paese; decide dunque di trattenerla come prigioniera. [1] Contenevano documenti di lord Darnley ma anche lettere private di Mary Stuart. Nel testo: Stefan Zweig, Vita di Maria Stuarda: la rivale di Elisabetta I d’Inghilterra, Bompiani, 2013, si legge che venivano chiamate così perché furono trovate in uno scrigno d’argento sigillato

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