Marzo 2024

Il libro dei morti dell’antico Egitto e il nuovo romance di Alessia Cannizzaro

Amici lettori, rieccoci con un piccolo grande annuncio da fare: Alessia Cannizzaro sta per tornare con un nuovo, intenso romance come solo lei li sa scrivere!  Ma cosa c’entra tutto ciò con il titolo dell’articolo? Continua a leggere per scoprirlo… Oggi vi porteremo in un viaggio avvincente nell’antico Egitto, dove esploreremo uno dei suoi tesori più misteriosi e affascinanti: il Libro dei Morti! Preparatevi a scoprire il lato spirituale degli antichi egizi e a immergervi nella loro convinzione nella vita dopo la morte. Cosa è il Libro dei morti? Il Libro dei Morti, o “Libro per Uscire al Giorno”, è un antico manuale egiziano pieno di incantesimi, preghiere e istruzioni dettagliate. Immaginate un manuale di sopravvivenza per l’aldilà! È stato scritto intorno al 1550-1070 a.C. durante il Nuovo Regno, un periodo di grande splendore nella storia egiziana. Perché è così speciale? Questo libro non è solo una raccolta di strani incantesimi; è una guida spirituale progettata per aiutare le anime dei defunti a superare gli ostacoli nel loro viaggio nell’aldilà. Gli antichi egizi credevano che conoscere i segreti contenuti in questo libro fosse vitale per garantire un passaggio sicuro attraverso il regno dei morti e raggiungere la vita eterna. Cosa contiene? Il Libro dei Morti è come una mappa per l’aldilà, piena di istruzioni su come superare i pericoli e ottenere l’aiuto degli dei. Ci sono preghiere per proteggere l’anima dalle creature malevole e istruzioni su come superare il “Giudizio di Osiride”, dove l’anima del defunto doveva dimostrare la sua innocenza davanti alla corte divina. È come superare un esame, ma con la vita eterna in gioco! Insomma, si tratta di un libro che ci offre uno sguardo straordinario nella mente e nelle credenze degli antichi egizi. È una testimonianza della loro profonda spiritualità e della loro convinzione nella vita eterna. Quindi la prossima volta che pensate alla vita dopo la morte, ricordatevi del misterioso e affascinante Libro dei Morti dell’antico Egitto! E sì, la notizia più bella è che potrai appassionarti al mondo dei faraoni e degli egizi leggendo il nuovo libro di Alessia Cannizzaro, presto in libreria con Land Editore! Alessia Cannizzaro Amore infinit∞ Cover provvisoria Presto in libreria «Nel deserto selvaggio, Meredith dovrà fare i conti con il più grande degli imprevisti del cuore: l’amore predestinato.» Scopri Land Magazine admin Marzo 2, 2024 I sei errori degli scrittori esordienti: diretta Land Magazine con Isabella Vinci Sei pronto a migliorare le tue abilità di scrittura e a evitare gli errori comuni che molti scrittori esordienti commettono? 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No, diffondere odio attraverso i libri non è un diritto e nemmeno democrazia

In un mondo dove le opinioni si scontrano più frequentemente di auto in una pista da corsa, c’è un interrogativo che sembra rimanere inciso nella nostra mente come un graffio persistente: “Chi ha diritto di sparare odio a destra e a manca come se fosse una gara di fuochi artificiali? E poi, come possiamo sopravvivere al diluvio di bile che ci scroscia addosso quotidianamente?” Ah, la democrazia, quel bell’ingranaggio ideale che permette a tutti di esprimersi liberamente! Ma, aspetta un momento, forse c’è qualcosa che non quadra qui. Diciamo che la democrazia è come una tavola imbandita con un buffet di idee, dove puoi scegliere tra la ragione e l’irrazionalità, tra il rispetto e l’odio, tra la costruzione e la distruzione. Ma mentre ci sono quelli che prendono un piatto di civiltà e tolleranza, c’è sempre qualcuno che decide di riempire il proprio piatto con spazzatura tossica e veleno verbale. Ecco il cortocircuito della democrazia: il diritto di esprimersi diventa un’arma a doppio taglio quando le parole diventano proiettili e i libri si trasformano in manuali di odio. Ma aspetta, c’è di più! Non solo hanno il diritto di esprimersi, ma possono anche scrivere libri! Sì, hai letto bene, libri! Quelle antiche reliquie di conoscenza e saggezza che dovrebbero illuminare le menti e sollevare gli spiriti diventano invece strumenti di propaganda tossica e manipolazione mentale. Immaginiamoci per un attimo questo processo: un individuo decide che il mondo ha bisogno di conoscere le sue opinioni così geniali da far impallidire persino Einstein. Così, armato di un computer o di una penna (o forse entrambi, chissà), si mette all’opera. Scribacchia via, versando tutto il suo veleno e la sua frustrazione su fogli di carta o schermi digitali. E alla fine, eccolo lì, il capolavoro dell’odio, pronto per essere distribuito al mondo intero. Ma aspetta un attimo! Non possiamo proprio bloccare questa operazione? Ah, giusto, la libertà di espressione! Quella piccola pedina che tutti invocano quando gli conviene. “Ma cosa c’è di sbagliato nel diffondere odio?”, potrebbero chiedere gli adepti del lato oscuro della democrazia. “Dopotutto, stiamo solo esercitando i nostri diritti!”. E così, il ciclo continua. Gli haters odiano, i propagandisti propagandano, e il resto di noi si ritrova a domandarsi se la democrazia sia davvero così grande come ci hanno fatto credere. Perché, alla fine della giornata, mentre loro si godono la loro libertà di esprimersi e di scrivere libri, noi ci troviamo a doverci difendere dalle onde di odio che minacciano di spazzarci via come giocattoli di plastica in un mare in tempesta. Ma forse, solo forse, c’è una luce in fondo al tunnel. Forse, nel bel mezzo di questa confusione di diritti e ideologie, possiamo ancora trovare un modo per navigare tra le acque torbide della democrazia senza annegare nel mare dell’odio. Forse, se tutti noi, amanti della libertà e della tolleranza, ci uniamo e alziamo la voce contro il dilagare dell’odio, possiamo ancora salvare la nave della democrazia dall’affondare nelle profondità oscure della divisione e dell’odio. Quindi, sì, forse chi diffonde odio ha il diritto di esprimersi e di scrivere libri. Ma noi abbiamo anche il diritto di alzarci e dire: “Abbiamo abbastanza odio nel mondo, grazie. Possiamo passare alla parte in cui cerchiamo di costruire qualcosa di migliore?”   SCOPRI LAND MAGAZINE admin Marzo 2, 2024 No, diffondere odio attraverso i libri non è un diritto e nemmeno democrazia Read More Silvia Maira Marzo 2, 2024 La casa nella prateria: un telefilm evergreen Nell’epoca in cui viviamo, in cui oltre alla vita reale, fatta di relazioni in carne ossa, sembra avvertirsi la necessità di vivere un’esistenza parallela sui social, in cui ci si Read More Cristina Ferri Marzo 2, 2024 Marcel Proust – le madeleine di Combray Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui “Per molto tempo sono andato a dormire presto. A volte, appena spenta la candela, i miei occhi si chiudevano così Read More admin Marzo 2, 2024 Gli errori grammaticali più comuni degli scrittori esordienti. Seconda puntata: né tantomeno Cari scrittori in erba, oggi ci addentriamo in un terreno scivoloso della grammatica: le doppie negazioni. 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La casa nella prateria: un telefilm evergreen

Nell’epoca in cui viviamo, in cui oltre alla vita reale, fatta di relazioni in carne ossa, sembra avvertirsi la necessità di vivere un’esistenza parallela sui social, in cui ci si mostra a un pubblico ignoto e ci si relaziona con persone conosciute virtualmente, attraverso uno schermo, una foto, spesso anche attraverso un avatar, viene quasi spontaneo chiedersi come mai una serie televisiva come La casa nella prateria venga trasmessa, ormai in modo ininterrotto, da anni e riscuota un certo interesse da parte del pubblico.  La famiglia Ingalls, capitanata da Charles, al secolo Michael Landon, con la dolcissima moglie Caroline e le figlie, Mary, Laura, Carrie, Grace e il figlio adottivo Albert, sono l’emblema di una famiglia felice che vive in modo molto semplice, accontentandosi di poco. Pranzi e cene frugali, la scuola durante la settimana, il lavoro duro, gli animali da accudire, un solo vestito buono, quello della domenica, come viene definito dai personaggi stessi, e il pic nic dopo la messa domenicale. Gli Ingalls, che vivono nella piccola casa di legno di Walnut Grove, hanno poco o nulla agli occhi degli spettatori ma, a uno sguardo meno superficiale, hanno ciò che tutti vorremmo avere: la serenità. O forse la capacità di trarre serenità dalle cose piccole e semplici. Così anche se gli Ingalls non hanno il Wi-Fi, né la TV, i cellulari e Netflix, nè un conto in banca da diversi zeri, sono ricchi ugualmente, perché a casa loro regna l’amore. Riescono a trovare forza non solo da questo sentimento, ma da una fede incrollabile che non vacilla nemmeno davanti ai dolori più grandi, come la perdita di un figlio, il piccolo Charles Ingalls Junior, e grazie all’affetto di amici veri come il buon Isaiah Edwards e la famiglia Garvey. Amicizie che rimangono inalterate nel tempo e che non si sgretolano nonostante la lontananza. Ciò che piace è la semplicità della vita del villaggio di Walnut Grove. I punti di riferimento sono pochi ma fondamentali: la scuola che la domenica è anche una chiesa, all’occorrenza anche un tribunale o la sede per un’assemblea del paese, talvolta anche un ricovero per ammalati; c’è una banca, un ristorante, la segheria e il magazzino di sementi e concimi, ma soprattutto l’emporio degli Oleson. A Walnut Grove, la famiglia Oleson è un’istituzione, perché è la più agiata. Il pacifico e quieto Neals, la moglie Harriet e i due figli: Nellie la cattiva, odiata dai compagni, invidiosa e arrivista, e Willy, più piccolo, è un vero combinaguai tanto che la maestra, a scuola, è costretta a metterlo spesso all’angolo per punirlo dei suoi scherzi durante le lezioni. Cosa sarebbe la casa nella prateria senza la famigerata signora Oleson? Una caratterista insostituibile, senza la quale il telefilm perderebbe la sua verve. Harriet e Neals sembrano un po’ Sandra e Raimondo. I battibecchi tra i coniugi sono molto divertenti. Mentre Neals è l’emblema della pazienza e della bontà, Harriet invece è snob e pettegola, anche antipatica. Campionessa di gaffe, golosa e curiosa, ma al tempo stesso abile commerciante. Il loro negozio, l’emporio degli Oleson, punto di riferimento per gli abitanti del villaggio in cui trovano di tutto, va a gonfie vele grazie alle abilità di Harriet, come Neals conferma più volte nelle puntate. Ci sono poi altri personaggi imprescindibili, come il reverendo Alden, il dottor Becker, la maestra, prima la signorina Beadle e poi la signorina Wilder, grazie alla quale Laura Ingalls conoscerà l’amore della sua vita, Almanzo Wilder. Ed è proprio grazie a Laura Ingalls Wilder se è nata la serie televisiva. Infatti, è tratta dai libri autobiografici che la Wilder ha pubblicato per raccontare le vicende della sua famiglia. L’interesse che La casa nella prateria ha suscitato negli anni è dimostrato anche dalla realizzazione di un cartone animato intitolato Laura, trasmesso in Italia negli anni ’80, dal fatto che una casa editrice come la Gallucci ha pubblicato l’edizione italiana dei libri della serie con il titolo La piccola casa nella prateria, e che esistono gruppi Facebook ,con migliaia di follower, interamente dedicati alla serie e ai suoi personaggi. Sarà forse la bellezza della semplicità e la forza dei sentimenti autentici a farci amare così tanto La casa nella prateria?

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Marcel Proust – le madeleine di Combray

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui “Per molto tempo sono andato a dormire presto. A volte, appena spenta la candela, i miei occhi si chiudevano così subitamente che non avevo nemmeno il tempo di dirmi: «Mi addormento» e, mezz’ora dopo, il pensiero che era tempo di cercare il sonno mi svegliava…” Si apre così Dalla parte di Swann di Marcel Proust, che ha la funzione di preludio alla Ricerca del tempo perduto. L’autore Il 10 luglio 1871 nasce a Parigi Marcel Proust figlio di Adrien Proust, proveniente da una famiglia di piccoli borghesi di Illiers. La sua salute si rivela fin da subito delicata. Nel 1880, di ritorno da una passeggiata ad Auteuil Marcel è colto dal primo violento attacco d’asma, col quale combatterà tutta la vita fino ad obbligarlo a rinunciare ad avere contatti con la natura. Curiosità sull’opera Nel 1910 Il Figaro rifiuta di pubblicare a puntate la parte della Recherche relativa a Combray. Siamo nel 1912 e Proust non riesce ancora a trovare un editore disposto a pubblicare À la recherche du temps perdu. Nel 1914 la N. R. F riconosce di aver sbagliato e si offre di pubblicare il seguito dell’opera. Durante lo scoppio della Prima guerra mondiale, Proust rimane tutto il tempo a Parigi e, durante questo periodo, l’opera viene ampliata. I tre volumi diventano alla fine sette, divisi in tredici tomi. 1920. Proust continua (e lo farà fino al giorno della sua morte) a correggere e ad ampliare i manoscritti e le bozze di stampa dell’opera. Nel 1922 confida a Céleste Albaret di aver messo la parola fine alla Recherche (anche se vi saranno correzioni e ritocchi da fare). Lo scrittore muore a 51 a seguito di una polmonite. Se avete letto quest’opera, sapete che sono celebri le madeleine menzionate dall’autore. Questo dolcetto a forma di conchiglia è infatti in grado di rievocare in lui ricordi nostalgici della sua infanzia: “E all’improvviso il ricordo mi è apparso. Quel gusto era quello del pezzetto di madeleine che zia Léonie la domenica mattina a Combray (perché quel giorno non uscivo prima dell’ora della messa) mi offriva dopo averlo inzuppato nel suo infuso di tè o di tiglio quando andavo a darle il buongiorno in camera sua.” Se volete provare a replicare questo tipico dolce francese, ecco a voi la ricetta: Ingredienti: 2 uova 100g di zucchero 100g di burro fuso 100g di farina 1 cucchiaino di lievito in polvere Scorza grattugiata di 1 limone (facoltativo) Burro e farina per gli stampi aroma di mandorla Istruzioni: Preriscalda il forno a 180°C e imburra e infarina gli stampi per le madeleine. In una ciotola, sbatti le uova con lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso. Aggiungi il burro fuso (assicurati che sia leggermente raffreddato) al composto di uova e zucchero. Mescola bene. Incorpora la farina setacciata e il lievito al composto umido. Mescola delicatamente fino ad ottenere una consistenza liscia e omogenea. Se desideri, puoi aggiungere anche la scorza grattugiata di limone  e l’aroma di mandorla.   Riempi gli stampi per le madeleine con il composto, riempiendoli solo per 3/4, poiché le madeleine tenderanno ad espandersi durante la cottura. Inforna le madeleine nel forno preriscaldato e cuoci per circa 10-12 minuti, o finché non sono dorati sui bordi e leggermente gonfi al centro. Una volta cotte, sforna le madeleine dagli stampi e lasciale raffreddare su una griglia prima di servirle. Queste madeleine sono deliziose servite ancora tiepide, magari accompagnate da una tazza di tè o caffè. Buon appetito! Consiglio: «Il segreto per ottenere delle madeleine gonfie e morbidi sta nel riuscire a ricreare la caratteristica gobbetta, che si ottiene mediante lo shock termico. L’impasto deve riposare in frigo qualche ora e poi subito in forno.» Biografia da: Marcel Proust Dalla parte di Swann, BUR SCOPRI LAND MAGAZINE Cristina Ferri Marzo 2, 2024 Marcel Proust – le madeleine di Combray Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui “Per molto tempo sono andato a dormire presto. A volte, appena spenta la candela, i miei occhi si chiudevano così Read More admin Marzo 2, 2024 Gli errori grammaticali più comuni degli scrittori esordienti. Seconda puntata: né tantomeno Cari scrittori in erba, oggi ci addentriamo in un terreno scivoloso della grammatica: le doppie negazioni. 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Gli errori grammaticali più comuni degli scrittori esordienti. Seconda puntata: né tantomeno

Cari scrittori in erba, oggi ci addentriamo in un terreno scivoloso della grammatica: le doppie negazioni. È facile cadere in questa trappola linguistica, soprattutto quando si utilizzano espressioni come “né tantomeno”. Ma fermatevi un attimo e considerate questo: una doppia negazione può rendere il vostro testo meno chiaro e più complicato del necessario. Ecco perché è importante affrontare questo argomento con determinazione e precisione. Partiamo dal principio: “né tantomeno”. In realtà, l’uso di entrambi “né” e “tantomeno” insieme è ridondante e superfluo. Quando volete esprimere un’idea negativa, potete scegliere tra “né” o “tantomeno”, ma non entrambi! Quindi, come evitare questa trappola grammaticale? Semplice! Scegliete con cura quale parola si adatta meglio al contesto e lasciate che brilli da sola, senza l’aggiunta inutile dell’altra. Ricordate, la chiarezza è fondamentale nella scrittura. Usate con saggezza le negazioni e rendete il vostro testo chiaro come il sole di mezzogiorno. Siate pronti per la prossima puntata, dove esploreremo altri ostacoli grammaticali comuni. Alla prossima! SCOPRI LAND MAGAZINE admin Febbraio 24, 2024 Gli errori grammaticali più comuni degli scrittori esordienti. Prima puntata: l’eco Cari aspiranti scrittori, è giunto il momento di affrontare uno degli errori grammaticali più insidiosi e affascinanti che possono infilarsi nelle nostre opere letterarie: l’eco che diventa un eco.Sì, avete Read More admin Febbraio 24, 2024 5 motivi per cui leggere i libri Harmony Da quasi un secolo, gli harmony hanno catturato l’immaginazione di milioni di lettori in tutto il mondo. 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