Corretto da Silvia Bonacina
La sensibilità generale è cambiata, è vero.
Anche l’attenzione alle parole e al loro significato è cambiata quasi sempre.
Per questo il celeberrimo autore Roald Dahl è stato censurato. Nei suoi libri (dalle prossime ristampe) non troveremo più, a quanto pare, i termini “grasso”, “brutto”, “nano” ecc. L’editore Puffin ha infatti deciso, in accordo sembra con gli eredi dell’autore, di eliminare dalle opere di Dahl i termini più espliciti, molto usati e caratteristici dello scrittore gallese.
Per non urtare la sensibilità dei nuovi lettori, gli Oompa Loompa non saranno più nani ma “piccole persone” e via discorrendo.
Per promuovere l’accessibilità e l’inclusione nella letteratura per l’infanzia… si sta facendo censura?
Il mondo della cultura si è fortemente ribellato. Moltissime sono state le polemiche, sia tra gli addetti ai lavori che tra i lettori. Ci si chiede infatti se questa sia davvero inclusività e se la sete del politicamente corretto possa far male alla letteratura.
Non sarebbe più opportuno, chiedono in molti, conservare i libri come sono stati ideati, fornendo magari in modalità scritta o verbale degli elementi chiarificatori per i giovani lettori? Non basterebbe spiegare loro che i libri, così come i film o le tradizioni, sono figli della cultura e del tempo in cui sono scritti, girati ecc.?
Ricordiamoci che Dahl è pur sempre un uomo nato nel 1916 e che ovviamente la sua scrittura non potrà essere esente da stereotipi di genere e fisici. Non possiamo considerare scontato che determinati stereotipi siano ormai anacronistici e i bambini lo possano percepire autonomamente?
Per i giovani lettori il rischio è che un’opera edulcorata, se non addirittura travisata, risulti ingannevole. Oppure è un bene che espressioni denigratorie non si trovino più nei libri?
Dahl è noto per il suo stile non politicamente corretto, per le storie dove gli adulti spesso fanno la figura dei fessi o dove i bambini possono trasformare le streghe in topi, per il suo stile irriverente e scanzonato… questo editing si può considerare troppo invasivo?
È un segnale dell’evoluzione dei tempi?
E questa evoluzione… ci piace?
Io personalmente ho fatto dell’inclusione uno degli aspetti a cui tengo maggiormente, nelle storie per bambini che scrivo. Credo sia importante parlare alle nuove generazioni con termini rispettosi e insegnare il rispetto da portare a tutti. Questo però non mi ha mai fatto pensare di riscrivere i classici, che, ripeto – a costo di sembrare petulante – devono essere letti e inseriti nella cornice del loro tempo.
(Leggi anche l’articolo sui Sensitivity readers, presente sul Magazine online)
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