Nell’epoca in cui, qualsiasi cosa si scriva, la paura di offendere qualcuno impera, è nato il sensitivity reader, una nuova figura professionale a quanto pare molto in voga tra gli editori oltreoceano.
Ma che tipo di professione svolge il sensitivity reader? Scopriamolo in questo articolo.
Il sensitivity reader è una sorta di beta reader che legge e scandaglia i libri inediti con l’intento di segnalare bias culturali, stereotipi o termini linguistici considerati problematici. Non solo, perché questa figura di solito è esperta in storia e antropologia delle culture e delle religioni, e proprio per questo motivo segnala allo scrittore e agli editor eventuali inesattezze storiche e di altro tipo.
La società cambia, cambia anche la sensibilità delle persone: proprio per questo il sensitivity reader è una figura sempre più apprezzata dagli editori, timorosi di dare alle stampe libri che potrebbero – più per incuria che per cattiveria – offendere o escludere una categoria o una minoranza.
Questa figura è giunta ai annali a causa della notizia che i romanzi di Roald Dahl sono stati di recente revisionati e alcuni termini considerati problematici – come ad esempio le parole grasso, cameriera, padre e madre – sostituiti con altri meno conflittuali. Certo, non possiamo conoscere il parere di Dahl in questa querelle, ma abbiamo la sensazione che molti sensitivity reader avranno vita dura con gli autori contemporanei, che potrebbero vedersi censurare parole all’apparenza innocue in favore di termini più politicamente corretti.
La controversia su quanto sia opportuno avvalersi di figure professionali come i sensitivity readers continuerà ancora per molto, moltissimo tempo. Ma, nel caso qualcuno non conoscesse questa figura professionale, ora non ha più scuse quando la sentirà nominare nel mezzo di un discorso o di una presentazione!
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