Gennaio 2025

Una nuova fase per Book Pride insieme al Salone Internazionale del Libro di Torino

COMUNICATO STAMPA Book Pride – Fiera Nazionale dell’editoria indipendente, entra a far parte dei progetti del Salone Internazionale del Libro di Torino: per dare solidità all’evento e per costruire nuove forme di visibilità per la piccola e media editoria indipendente. L’appuntamento è a Milano dal 21 al 23 marzo e a Genova dal 3 al 5 ottobre 2025. Book Pride – Fiera Nazionale dell’editoria indipendente è nata nel 2014 per costruire, come indica il nome stesso, un evento e uno spazio di visibilità per quella parte di editoria che con orgoglio rivendica la qualità e la cura tipica della piccola e media editoria italiana. L’evento è nato a Milano e in pochi anni è riuscito prima a imporsi con sempre più forza nel calendario degli appuntamenti editoriali nazionali, tanto da raddoppiare le proprie edizioni, con l’arrivo nel 2017 di Book Pride Genova. In questo tempo la manifestazione ha mantenuto un profilo indipendente, forte di un grande lavoro collegiale con gli editori, che hanno contribuito direttamente alla sua crescita. Ma la persistente debolezza finanziaria della fiera, acuita dai due anni di stop per il COVID, ha accumulato una situazione debitoria che necessita di un cambio di rotta urgente e di un nuovo modello industriale. Book Pride ha quindi bisogno di evolvere attraverso un processo di integrazione tra i progetti del Salone Internazionale del Libro di Torino. Nasce così una fase nuova: per mettere in sicurezza la manifestazione, ma soprattutto per farla crescere e avere nuova linfa. La regia di questa operazione è stata facilitata dalla presenza dell’azienda Eventi 3 Srl come azionista di entrambe le manifestazioni, soggetto che farà da ponte tra la vecchia e la nuova gestione. L’obiettivo è mettere a sistema competenze, forza comunicativa ed economie di scala per costruire un evento rinnovato, ma fedele ai suoi principi. L’ingresso del Salone del Libro nella gestione della fiera è volto a favorire la costruzione di una casa più solida per l’editoria indipendente, per tutti i piccoli e medi editori di progetto. La manifestazione continuerà a lavorare insieme a un comparto da sempre sinonimo di innovazione e qualità, per promuovere nuove occasioni di incontro con il pubblico. «Gli editori indipendenti hanno protetto il Salone nei suoi anni di maggiore difficoltà – dichiara Isabella Ferretti, presidente uscente della fiera – sono felice che oggi il Salone offra le proprie competenze a sostegno di un segmento così ricco e fecondo come quello dell’editoria indipendente per permettere a questa avventura di continuare e di continuarla insieme. Un grazie, dunque, a chi è venuto prima e a chi arriva adesso». «L’editoria di progetto è uno dei cardini della qualità libraria italiana – commenta Silvio Viale , presidente dell’Associazione Torino, la città del libro – e il Salone del Libro è da sempre al suo fianco. Attraverso Book Pride vogliamo lavorare con gli editori che faticano ad emergere nelle librerie e nei punti vendita, per crescere insieme e raggiungere sempre più lettori e lettrici. Ci tengo a ringraziare la squadra che in questi anni ha lavorato con passione al progetto, la Presidente Isabella Ferretti, l’AD Sara Speciani, lo staff di Argentovivo, tutto il Consiglio d’amministrazione e, naturalmente, grazie ad Adei – Associazione degli Editori Indipendenti che ha promosso l’evento. Il Salone del Libro raccoglie il testimone conscio della storia di Book Pride per scrivere un nuovo capitolo insieme a tutta la filiera del libro». Negli ultimi anni il Salone del Libro ha costruito tanti progetti culturali in giro per l’Italia, da Saluzzo a Parma, fino a Bari. Con l’arrivo di Book Pride, la sua rete di attività di promozione della lettura si rafforza ulteriormente, aumentando la sua capacità di dialogo con i territori e offrendo ai lettori una programmazione annuale ancora più ricca. Il Salone Internazionale del Libro e Book Pride danno quindi appuntamento alle case editrici, al pubblico e a tutta la filiera del libro a Milano negli spazi di Superstudio Maxi dal 21 al 23 marzo 2025 e a Genova a Palazzo Ducale dal 3 al 5 ottobre 2025.   Scopri Land Magazine admin Gennaio 10, 2025 Una nuova fase per Book Pride insieme al Salone Internazionale del Libro di Torino Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo. Read More admin Gennaio 10, 2025 M. Il figlio del secolo: quando la storia si trasforma in serie TV da binge-watching “M. 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M. Il figlio del secolo: quando la storia si trasforma in serie TV da binge-watching

“M. Il figlio del secolo”, tratta dal romanzo di Antonio Scurati, è una serie che promette di raccontare l’ascesa del Duce con uno stile cinematografico e un cast stellare. Ma è davvero il capolavoro che tutti aspettavano, o un altro drama storico che finirà dimenticato tra i meandri dello streaming? Un’operazione audace: fiction o documentario? Sky ha messo sul piatto una produzione che punta a ricostruire fedelmente il contesto storico dell’Italia tra le due guerre, con Mussolini al centro della scena. Ma attenzione: questa non è una lezione di storia per studenti sonnolenti. È una narrazione drammatica che gioca con il confine tra la realtà documentata e la licenza artistica. Ironico, no? Parliamo di un leader che ha sempre puntato alla teatralità, trasformato in un personaggio che sembra uscito direttamente da una serie HBO. La domanda è: possiamo davvero fidarci di un racconto che mira a intrattenere tanto quanto a educare? Il cast Parliamo del cast. Luca Marinelli, già noto per la sua intensità, veste i panni di Mussolini. E diciamocelo: se c’è qualcuno capace di rendere il Duce un personaggio complesso, è lui. Ma è tutto il resto del cast a fare la differenza, portando in vita un’Italia che sembra sospesa tra il bianco e nero delle foto d’epoca e i colori saturi di una fiction moderna. Spoiler: i personaggi secondari rubano spesso la scena. La serie si concentra anche su figure di contorno che hanno contribuito a plasmare il fascismo, rendendo il tutto meno “Mussolini-centrico” e più corale. La regia: un mix di tradizione e modernità Se vi aspettate carrellate infinite su folle plaudenti e discorsi epocali, siete solo in parte nel giusto. La regia alterna momenti epici a scene intime, quasi disturbanti, che scavano nella psiche di Mussolini e degli altri protagonisti. È come se vi portassero prima sul palco di Piazza Venezia e poi dietro le quinte, dove il trucco si scioglie e le vere motivazioni emergono. Perché guardare M. Il figlio del secolo? La serie è un invito a riflettere su un periodo storico che molti conoscono solo superficialmente. Ma attenzione: non è una visione leggera. Se cercate un passatempo spensierato, meglio ripiegare su una commedia romantica. “M. Il figlio del secolo” è impegnativo, ma sa ricompensare chi gli dedica attenzione. E poi, diciamocelo, quanto è raro trovare una serie italiana con ambizioni così alte? Scopri Land Magazine admin Gennaio 10, 2025 M. Il figlio del secolo: quando la storia si trasforma in serie TV da binge-watching Read More admin Gennaio 10, 2025 Che cos’è il deuteragonista? Un eroe di serie B che ruba la scena Avete presente quel personaggio che non è il protagonista, ma che vi ritrovate a seguire con più interesse di chi è al centro dell’azione? 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Che cos’è il deuteragonista? Un eroe di serie B che ruba la scena

Avete presente quel personaggio che non è il protagonista, ma che vi ritrovate a seguire con più interesse di chi è al centro dell’azione? Quello è il deuteragonista, un termine che suona come una diagnosi medica, ma in realtà è il secondo in comando nel regno della narrativa. Sì, amici, è il Robin per il Batman, il Watson per Sherlock Holmes, il Ron Weasley per Harry Potter. E se pensate che questo sia un ruolo minore, vi sbagliate di grosso: il deuteragonista è il vero MVP delle storie. Origini nobili: una parola che viene dal teatro greco Per chi ama fare il saputello ai party, sappiate che il termine “deuteragonista” viene dal greco antico: è una fusione tra “deuteros” (secondo) e “agonistes” (attore). Nel teatro di Sofocle e compagnia, c’erano sempre tre attori principali: il protagonista, il deuteragonista e il tritagonista (sì, c’è anche lui, ma lasciamolo stare per ora). Il deuteragonista aveva il compito di supportare il protagonista e, a volte, rubargli la scena con performance memorabili. Praticamente, l’antenato di chi si prende tutto il merito al lavoro pur facendo meno fatica. Perché il deuteragonista è il vero re della storia Facciamo un attimo il punto: il protagonista deve essere l’eroe, risolvere problemi, avere una crescita personale e, spesso, portare sulle spalle il peso del mondo. Il deuteragonista, invece, può permettersi di essere più rilassato, avere battute migliori e, soprattutto, fare scelte più interessanti. Chi è più divertente: Frodo Baggins, con i suoi drammi esistenziali, o Samwise Gamgee, che porta fisicamente Frodo fino alla fine del mondo? Tipologie di deuteragonisti: non sono tutti uguali Il deuteragonista non è una figura monolitica, oh no! Ci sono diversi tipi, e ognuno porta un contributo unico alla narrazione: Il migliore amico fedele: Pensa a Sam di Il Signore degli Anelli o a Ron di Harry Potter. Sono quelli che ti coprono le spalle, anche quando fai scelte discutibili. L’antagonista riformato: Loki in Thor o Vegeta in Dragon Ball. Erano cattivi, ma poi hanno capito che stare dalla parte del protagonista è più divertente. Il comprimario brillante: Dr. Watson, che fa sembrare Sherlock Holmes ancora più geniale. Il ribelle con una causa: Quello che sfida il protagonista, tipo Han Solo nei primi film di Star Wars. “Io faccio di testa mia, ma alla fine sto dalla tua parte.” Come il deuteragonista ci conquista: il segreto del loro fascino Ecco il trucco: il deuteragonista è spesso più vicino al pubblico rispetto al protagonista. Mentre l’eroe è impegnato a essere perfetto o a vivere drammi inarrivabili, il deuteragonista è quello che ci fa ridere, che sbaglia, che si rialza. Insomma, è quello con cui vorremmo prendere una birra al pub. Il mondo ha bisogno di più deuteragonisti Quindi, quando guardate il vostro prossimo film o leggete il vostro prossimo libro, fate un applauso silenzioso al deuteragonista. Non è il protagonista, ma spesso è la ragione per cui restate incollati alla storia. E, diciamocelo, è bello tifare per qualcuno che è straordinario senza dover essere perfetto.   Scopri Land Magazine admin Gennaio 10, 2025 Che cos’è il deuteragonista? 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Storia: Vita e misteri di Mary Stuart – primo capitolo

Ascesa al potere Figlia di re Giacomo V di Scozia e Maria di Guisa, Maria Stuarda diventa regina a soli sei giorni di vita, alla morte del padre trentenne avvenuta probabilmente a causa del colera. Quando gli viene annunciata la nascita della figlia, Giacomo è ormai giunto alla fine dei suoi giorni e non ha la forza di lamentare la nascita di un’erede femmina, destinata a divenire regina di Scozia. Quello lasciato alla piccola Maria è un paese senza esercito né tesoro della corona, si legge dalla biografia di Zweig. Gli unici appoggi degli Stuart vengono dalla Chiesa, dalla Francia e dal Papa. La Scozia è un paese instabile, mosso da continuo malcontento. Sono tanti i nemici della famiglia reale, ma i più infedeli sono la categoria dei nobili, unicamente attaccati al denaro. Maria Stuarda come la bella addormentata nel bosco Dopo aver appreso della nascita della nuova erede di Scozia, Enrico VIII di Inghilterra decide di unirla in matrimonio con suo figlio Edoardo, ma a questa decisione si oppongono le dinastie Tudor e Stuart. La madre stessa di Maria osteggia fermamente questo contratto matrimoniale: sua figlia è cattolica, non vuole che cresca con un’educazione eretica, ci dice ancora Zweig. Enrico VIII mal reagisce a questa opposizione, e quasi viene sfiorata la guerra. Come nella favola La bella addormentata nel bosco, secondo la quale la piccola Aurora viene portata via dal castello e messa al sicuro dalle tre fate buone fino al suo sedicesimo anno d’età, allo stesso modo Maria e la madre vengono portate nel castello di Stirling. Re Enrico deve accontentarsi della semplice clausola nella quale è citato che Maria Stuarda dovrà essere consegnata all’Inghilterra il giorno del suo decimo compleanno. I piani di Enrico sono scombinati dalla Chiesa, che si muove nell’ombra affinché la piccola sia ceduta alla Francia, scatenando una guerra al termine della quale la bambina risulta scomparsa. Viene portata via dal castello di Stirling da servitori fidati e lasciata nel convento di Inchmahome, nascosto su un’isola del lago di Menteith. L’isolamento in convento Maria viene dunque portata al sicuro e vive indisturbata in convento in completo isolamento, mentre le forze politiche continuano a lottare per lei. Entra in scena la Francia, ed Enrico II, successore di Francesco I, chiede la mano della sovrana per suo figlio, l’erede al trono Francesco II. Il suo destino è stato finalmente deciso: all’età di cinque anni, Maria viene portata in Francia e venduta come un cavallo da corsa. La nuova vita in Francia Maria Stuarda è solo una bambina, eppure è già regina di Scozia, ora fidanzata con l’erede al trono di Francia. Lasciato l’isolamento del convento, comincia a sperimentare la corte francese; le vengono affiancate delle amiche sue coetanee, che un giorno diventeranno le sue dame di corte. Quando arriva in Francia non è che una bambina di cinque anni, rapita di notte e venduta da una corte all’altra, da un paese all’altro. Lo sfarzo e il rispetto a lei riservati sono ammirevoli: «fuochi d’artificio e salve di artiglieria in suo onore.»[1] Quando Maria giunge a Saint-Germain vede per la prima volta il delfino Francesco, suo futuro marito, un bambino di appena quattro anni e mezzo. La corte di Francia Caccia di giorno e cavalleria di notte, versi letti e declamati, musica e rappresentazioni in maschera: questa era la corte di Francia ai suoi tempi. Gli anni passano, e l’adolescente Maria Stuarda è ora una dama dai capelli biondi, in abiti discreti e mai esagerati, dalla mente brillante e dal cuore profondo; una ragazzina vista come straniera dal suo paese, che porta in sé la bellezza e l’eleganza del suo tempo. [1] Stefan Zweig, Vita di Maria Stuarda: la rivale di Elisabetta I d’Inghilterra, Bompiani, 2013

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Miss Bee e il cadavere in biblioteca: un thriller leggero con punte di genialità

Quando si parla di Alessia Gazzola, la mente vola subito alla sua amatissima Alice Allevi, la specializzanda in medicina legale più pasticciona e adorabile della narrativa italiana. Ma stavolta Gazzola cambia rotta e ci regala Miss Bee e il cadavere in biblioteca, un romanzo che mescola mistero, ironia e un tocco di eleganza british. Preparati a entrare in un mondo fatto di indagini, tè pomeridiani e risate garantite. La trama: un cadavere, una biblioteca e un bel po’ di guai Tutto comincia con un classico: un cadavere viene trovato in una biblioteca. Ma non una biblioteca qualsiasi! Questa è quella di un prestigioso collegio inglese, e il morto non è proprio uno sconosciuto. Entra in scena Miss Bee, la nostra protagonista dal piglio deciso e dall’ironia tagliente. Bee è una giovane donna che si barcamena tra un passato da accettare e un presente pieno di enigmi. L’omicidio diventa l’occasione per scavare non solo nei segreti altrui, ma anche nei suoi. Personaggi da amare e odiare La Gazzola, come sempre, dimostra di avere una mano incredibile nel tratteggiare personaggi a tutto tondo. Bee è un’eroina moderna: intelligente, ironica e con un pizzico di insicurezza che la rende estremamente umana. Attorno a lei si muove un cast variegato di personaggi secondari: ci sono amici, nemici e qualche figura enigmatica che saprà tenerti incollato alle pagine. E poi c’è il morto, ovviamente. Perché, diciamolo, che thriller sarebbe senza una vittima che porta con sé un bel carico di misteri? Uno stile che cattura Se conosci Alessia Gazzola, sai già cosa aspettarti: uno stile fluido, divertente e capace di strappare più di un sorriso anche quando si parla di omicidi. Miss Bee e il cadavere in biblioteca è un romanzo che si legge d’un fiato, ma che sa anche regalare momenti di riflessione. L’ambientazione inglese è resa con grande cura, e la Gazzola dimostra ancora una volta di sapere come farci viaggiare senza muoverci dal divano. Perché leggere questo libro? Se sei un fan di gialli leggeri con un tocco di ironia, Miss Bee e il cadavere in biblioteca è un must. Non è solo un romanzo di genere, ma anche una storia che parla di crescita, di accettazione e di come affrontare i fantasmi del passato. E poi, onestamente, chi potrebbe resistere a un mix di mistero e umorismo? Gazzola riesce a unire questi elementi con una maestria che pochi autori sanno eguagliare. Miss Bee e il cadavere in biblioteca è la dimostrazione che Alessia Gazzola sa reinventarsi senza perdere il suo tocco inconfondibile. È un libro perfetto per chi ama i thriller soft, le protagoniste irresistibili e una buona dose di british vibe. Insomma, se non l’hai ancora fatto, corri a leggerlo. Perché, davvero, chi non vuole un po’ di mistero condito con ironia? Scopri Land Magazine admin Gennaio 9, 2025 Miss Bee e il cadavere in biblioteca: un thriller leggero con punte di genialità Read More admin Gennaio 9, 2025 Dove è sepolto Giacomo Leopardi? 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Vuoi un nome che lasci il segno, ma anche che non lo condanni a Read More admin Gennaio 4, 2025 Pubblicato il bando di scrittura creativa Land Editore X Viagrande Studios. Il tema del 2025 è l’immigrazione dal sud italia in cerca di nuove opportunità. Land Editore e Manuela A.De Quarto presentano il bando di scrittura creativa 2025: un’opportunità riservata agli studenti della Scuola di Scrittura e Storytelling Viagrande Studios per raccontare storie di migrazione Read More

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