Cristina Ferri

Intervista a Giorgio Borroni: sceneggiatore, scrittore e traduttore di importanti classici

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Ciao, Giorgio, e grazie per essere qui con noi di Land Magazine. Parlaci un po’ di te: quando hai iniziato a scrivere? Grazie a te, lieto di essere “atterrato” su Land Magazine! Sono della classe ’77, ho una laurea in Lettere e un master, più vari diplomi in Scrittura Creativa, Pittura Digitale, Comics e Zbrush. Per un po’ ho fatto il traduttore di classici, romanzi e fumetti, poi nel 2014 ho iniziato anche a produrre qualcosa di mio. Ho giornate piuttosto piene, perché ho molti interessi, fra cui la scherma a livello sportivo e ovviamente leggere libri (molti in audio in macchina, per ottimizzare) e fumetti. Oltre a essere uno scrittore apprezzato sei anche un esperto traduttore, tra i tuoi lavori si annoverano Frankenstein di Mary Shelley (Feltrinelli), Dracula di Bram Stoker (Barbera) e La lettera Scarlatta di Hawthorne (Liberamente). Adesso io voglio chiederti: quanto ha influito la traduzione di questi importanti classici nel tuo processo di scrittura? Cosa hai imparato dai maestri del passato? Sicuramente l’utilizzo di vari registri linguistici: se ti ritrovi a dover rendere il dialetto scozzese e passare subito dopo al parlare forbito di un conte, beh, alla fine torna comodo per caratterizzare un personaggio. Riguardo ai fumetti, credo che siano molto utili perché l’inglese è molto più “corto” dell’italiano, quindi devi tradurre, ma anche rendere al meglio in poco spazio ogni singola sfumatura: questo ti abitua alla brevità, al non metterti in trappola da te impantanandoti in periodi contorti e per una scrittura agile penso sia la base. Sulla struttura della trama e su come i tempi narrativi sono cambiati, beh, la traduzione di un classico credo sia un must, come credo che tradurre in genere ti porti a informarti, a imparare cose nuove su culture diverse e abitudini. Una volta mi sono dovuto documentare sul waterboarding e sono incappato in un manuale in pdf di tortura iracheno, forse a volte documentarsi troppo non conviene! Il blocco dello scrittore: ti è mai capitato? E cosa fai per superare l’ostacolo? Ho frequentato un corso di Scrittura Creativa proprio per questo motivo: avevo sempre cercato di scrivere, ma un blocco psicologico me lo impediva. Anche ora scrivere mi mette a disagio, ma la differenza è che ho imparato a essere professionale e se mi viene commissionato qualcosa non declino l’offerta come facevo un tempo. Ho imparato tecniche narrative anche per osmosi, leggendo molto, quindi dove non arriva l’illuminazione arrivano la disciplina e la necessità di tirare fuori qualcosa di decente entro la scadenza: semmai il mio problema è il “taglio del peso”, come nel pugilato, ovvero far rientrare il testo nel numero prestabilito di battute. In genere non credo nell’ispirazione, quella è per i grandi artisti: Dalì poteva pure permettersi di oziare per mesi, io invece sono un artigiano e devo far funzionare le cose costi quel che costi. Tre libri che ti fanno sentire a casa. L’uomo nella casa della carne, di George R.R. Martin, un romanzo breve contenuto nella raccolta Splatterpunk. Mi fa sentire a casa perché a sedici anni lo lessi e ne rimasi colpito, tanto che quando Martin venne al Lucca Comics e io non potei dirglielo di persona causa fila chilometrica di gente che voleva farsi firmare l’autografo, beh, glielo scrissi via mail, dandomi dell’idiota perché non credevo avrebbe risposto, e facendo la stupida scommessa che in caso contrario avrei scritto anche io. Non ci crederai, mi rispose! L’esorcista di William Peter Blatty: questo dovrebbe essere studiato in ogni corso di scrittura creativa, anche dai non amanti dell’horror. La caratterizzazione dei personaggi è così perfetta che la crisi spirituale di Padre Merryn colpisce anche gli atei e l’umanità che traspare da Padre Karras è dipinta in modo perfetto. Blackmoor di Edward Hogan. Quando lavoravo per una casa editrice valutando inediti in Italia mi imbattei in questo gioiello thrillerromanzo di formazione. Dissi che lo avrei tradotto anche gratis, ma non venne opzionato nonostante i pareri positivi… i misteri dell’editoria italiana! Parla della amicizia tra due dodicenni reietti: lui un ragazzo che cerca disperatamente di sapere come è morta la madre, considerata una strega perché albina, lei una ragazza figlia di un’egiziana e vittima quindi di pregiudizi. Non dico altro, a parte che se c’è qualche editore in giro che compra i diritti deve assolutamente farmi un fischio perché rilancio l’offerta della traduzione gratis! Quali sono, secondo te, gli errori di uno scrittore esordiente? Ce ne sono tanti che hanno a che vedere con la mancanza di tecnica e molti altri che hanno a che vedere con la mancanza di umiltà. Metto un po’ di idee così alla rinfusa… Essere letti è un privilegio, quindi bisogna ricambiare questa attenzione che ci viene dedicata con l’intrattenimento; se poi questo non viene capito, inutile frignare che ci sono gli haters cattivi. Il porta a porta è degradante e deleterio: meglio investire il proprio tempo per promuoversi creando contenuti costruttivi nella propria pagina e instaurando rapporti civili nei social – che poi si butti tutto in rissa al giorno d’oggi è un altro paio di maniche. Io preferisco più un approccio zen che il farsi notare indossando la maschera del cattivo o dell’arrogante: più Keanu Reeves, meno Conor McGregor, per un mondo migliore! Ognuno ha il suo scrittore preferito, ma se è uno scrittore pluripubblicato ha uno stile personale e soprattutto sa quanto tirare la corda: se ti piace Stephen King non ha senso usare il narratore onnisciente in modo smodato come lui fa in It, perché It è un’opera unica e a lui si perdona se ha tirato la corda… all’esordiente no. Stessa cosa potrei dire con Lovecraft e le sue descrizioni, Lansdale e le parolacce, ecc. ecc. Uno deve capire dove il professionista sta esagerando volutamente, perché la mancanza di maestria o la clonazione maldestra all’esordiente non viene perdonata. Le EAP credo siano state smascherate ovunque, pure le criptoeap: se ancora credi alla favoletta del pagare per pubblicare meriti l’anonimato. Il presenzialismo nei concorsi

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Il romanzo storico: Intervista a Antonietta Iannone

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Ciao, Antonietta, e grazie per essere qui con noi di Land Magazine. Parlaci un po’ di te, quando hai iniziato a scrivere? Come nasce la tua passione per la scrittura? Ciao a tutti voi, e grazie per l’invito. Innanzitutto mi presento: sono una trentaduenne appassionata di letteratura, cinema e serie tv; insomma sono una nerd a 360°. Ho iniziato a scrivere pochi anni fa e, come forse tutti gli autori, sono un’avida lettrice, sempre alla ricerca di nuove letture ed emozioni. Ecco come è nata la mia voglia di mettermi in gioco: dal desiderio di creare una storia completamente mia e, di conseguenza, sono nati i miei primi passi nel mondo della scrittura. La strada è ancora molta e ardua, ma cerco di rimanere in pista, seppur tra alti e bassi. Tre libri che hanno condizionato maggiormente la tua vita. 1.Cime tempestose; 2.Orgoglio e pregiudizio; 3.Tess dei d’Urberville. Nel testo Lord Disgrace descrivi due personaggi che appartengono a mondi apparentemente diversi. Lui, un uomo cocciuto e pieno di sé, non fa altro che rimarcare queste discrepanze, prendendosi gioco di lei fino a farle perdere la pazienza – e il tutto pur di non ammettere di essere completamente attratto da quella strega dagli occhi color caffè.  Quali sono le caratteristiche, secondo te, di un personaggio maschile ben riuscito e quali gli errori da evitare? Da quello che ho appreso negli anni, penso che il protagonista maschile debba avere un carattere molto forte, il solito maschio alfa funziona, per intenderci. Il problema è che i cliché mi irritano. Per carità, è giusto dare un’impronta imponente al personaggio maschile, anche l’aria tormentata e dannata non guasta, però poi bisognerebbe mantenere una coerenza, ossia non si può snaturare il carattere dopo cento pagine. Quello, da lettrice, mi darebbe molto fastidio e, ahimè, mi è capitato moltissime volte di leggerlo. Qual è la difficoltà maggiore che uno scrittore trova nella stesura di un romanzo storico? Penso che a volte dipenda dal periodo nel quale s’intende ambientare il romanzo. Esistono alcune epoche più vicine a noi che sono più facili da descrivere poiché, banalmente, abbiamo più informazioni. Mentre per quanto riguarda quelle più distanti (ad esempio il medioevo) le difficoltà si moltiplicano per via della mancanza di fonti precise e attendibili. Sei molto seguita e i tuoi libri riscuotono notevole successo, da dove nasce l’ispirazione per i tuoi testi? La mia ispirazione nasce dalla quotidianità, da tutto ciò che mi circonda. Lavoro, hobby e vita di coppia. Niente di speciale. Presto sarai in libreria con una nuova storia. Vuoi svelarci qualcosa in più? Dunque, ci sono due progetti imminenti. Uno dei due è uno storico ambientato nell’era Georgiana, uno spin off di un romanzo uscito tre anni fa dal titolo Oltre l’inganno. Narra le vicende di una borghese irlandese dalla lingua biforcuta e sagace che si scontra di continuo con il bel conte francese da cui è attratta. Succederà di tutto, ci saranno battute e battibecchi, avventura, nonché una buona dose di spicy che non guasta mai. Ti faccio un grande in bocca al lupo per la tua prossima opera! Ti ringrazio per l’opportunità e la gentilezza riservatemi. È stato un piacere. LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More interviste Sara Rattaro: «Racconto la ricerca di felicità della mia generazione» 07.04.24 scrittura creativa 3 episodi biblici pronti a diventare romanzi bestseller 06.04.24 Cinema Fabrizio Poggi, unico candidato italiano al Grammy Awards per il blues 06.04.24 tech 5 buoni motivi per creare un podcast 05.04.24 storia Quando il sole era la sveglia: la giornata tipo di un contadino del 1700 05.04.24 scrittura creativa L’Info Dumping, ovverosia: come non scrivere un romanzo 04.04.24 società J.K.Rowling e l’accusa di transfobia: una questione incantata o un calderone bollente? 04.04.24 storia Ateismo nel Medioevo: una ricerca quasi eroica tra fede e dubbio 03.04.24

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Il fabbricante di lacrime: tra cliché e dolore

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Il fabbricante di Lacrime nato dalla penna di Erin Doom e diretto da Alessandro Genovesi è girato in parte a Roma e in parte è stato creato dal nulla. Il libro ha venduto oltre mezzo milione di copie nel 2022. Il film narra la storia di due giovani cresciuti in un orfanotrofio. Il Grave veniva chiamato così dai ragazzi in quanto secondo loro rappresentava la tomba dell’anima. La direttrice, una donna fredda e spietata, non vuole che gli allievi si lascino andare a dimostrazioni dei loro sentimenti, delle loro sofferenze. Le punizioni sono all’ordine del giorno, e la donna sembra accanirsi maggiormente con Nica, la protagonista, chiamata così in quanto rappresentante un particolare tipo di falena. La vita di Nica all’istituto è un vero inferno, e viene salvata solo dalla sua cara amica Adeline, che le tiene la mano durante le terrificanti punizioni corporali. Per sopravvivere all’interno di quell’ambiente ostile e soffocante, gli allievi iniziano a raccontarsi storie a lume di candela. Una di queste, Il fabbricante di lacrime, farà da sfondo all’intera pellicola. Parla di un artigiano dagli occhi azzurri come il vetro, colpevole di aver forgiato tutte le paure degli uomini. All’istituto c’è un ragazzo che odia Nica. Inspiegabilmente sembra avercela con lei. Rigel (il suo nome richiama una stella) è il preferito della direttrice, la donna lo vede quasi come un figlio, sarà per questo che lo costringe a osservare quotidianamente le punizioni corporali dei suoi compagni. Quando Nica viene adottata (a un passo dalla maggiore età) lui si lascia adottare a sua volta. Nica è sconvolta; vivere insieme a una persona che ti detesta non può essere una cosa semplice, ma lei farà di tutto per piacere ai suoi genitori adottivi. Man mano che i giorni passano, il ragazzo inizia a tormentarla. Non vuole che lei entri nella sua stanza, detesta essere toccato, pretende che lei gli stia lontano. Eppure, quando lei inizia a uscire con un ragazzo della scuola, lui per poco non impazzisce. Pian piano si lascia scoprire, e la protagonista capirà che quella mano che la sosteneva durante le punizioni corporali al Grave era proprio la sua. Capirà che lui la odia talmente tanto perché pazzo di lei. Lui è imperfetto, il lupo cattivo della storia, e non può essere degno del suo amore. Il film è pieno di cliché, frasi ridondanti, comuni e banali che tolgono l’originalità ai dialoghi; la sceneggiatura non rende giustizia a un libro di oltre 600 pagine. Il background è poco approfondito, i flashback non spiegano pienamente il motivo dell’insensibile indole di lui, la ferocia della sua rabbia. Le musiche creano un clima cupo, pesante. Non c’è evoluzione nella pellicola. Tutto è statico, un solido alternarsi di frasi fatte ai flashback dell’istituto. Il protagonista maschile, che soffre di un disturbo di antisocialità, incarna l’amore tossico, malato. Di lui non riusciamo a comprendere appieno il comportamento solo guardando la pellicola. Un’aggressività e una ferocia che sono ben lontani da quella favola che lei dice di desiderare. Nica sogna una famiglia felice, nonostante ciò, è perdutamente attratta da un ragazzo scostante, taciturno, problematico, che la sfida e minaccia di continuo. Non convince l’idea di un amore malato, possessivo, che viene fatto passare per normale. Alcuni argomenti posti all’attenzione del telespettatore, quali l’omosessualità e la violenza sulle donne non vengono ampiamente approfonditi. LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More interviste Sara Rattaro: «Racconto la ricerca di felicità della mia generazione» 07.04.24 scrittura creativa 3 episodi biblici pronti a diventare romanzi bestseller 06.04.24 Cinema Fabrizio Poggi, unico candidato italiano al Grammy Awards per il blues 06.04.24 tech 5 buoni motivi per creare un podcast 05.04.24 storia Quando il sole era la sveglia: la giornata tipo di un contadino del 1700 05.04.24 Cinema Il fabbricante di lacrime: tra cliché e dolore 05.04.24 scrittura creativa L’Info Dumping, ovverosia: come non scrivere un romanzo 04.04.24 società J.K.Rowling e l’accusa di transfobia: una questione incantata o un calderone bollente? 04.04.24

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Arte: il meraviglioso mondo di Bella e Chagall

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Voglio raccontarvi di un amore immenso, onirico, fiabesco, ovvero quello tra Bella Rosenfeld e il pittore bielorusso Chagall. Nelle maggiori opere dell’artista vediamo la giovane Bella raffigurata; l’immagine predominante è di loro due insieme, in volo. Qual è il più grande significato del volo se non la libertà? L’abbandonarsi insieme all’amore, sostenendo l’uno il peso dell’altra. Una storia d’amore meravigliosa, che ancora oggi possiamo ammirare nei quadri dell’artista. Qualche cenno biografico Marc Chagall nacque nel 1887 presso Vicebsk. Figlio di un mercante di aringhe, Chagall era il maggiore di nove fratelli. Nelle opere dell’artista ritorna spesso il periodo dell’infanzia nel villaggio ebraico, così come l’amore per Bella Rosenfeld, che viene ritratta in volo insieme a lui. Formazione Ricevette un’istruzione primaria ebraica tradizionale. Nell’autunno del 1900 si iscrisse alla scuola cittadina di quattro classi con una specializzazione artigianale, dove eccelse nel disegno e nella geometria. Dapprima lavorò come ritoccatore nella bottega di due fotografi, in seguito iniziò a studiare pittura alla scuola-laboratorio del maestro Yehuda (Yudl) Pen, il solo pittore di Vicebsk. L’anno successivo si trasferì a San Pietroburgo; qui frequentò l’Accademia Russa di Belle Arti e conobbe artisti di ogni scuola e stile. Per mantenersi gli studi iniziò a lavorare come artigiano. Questo fu un periodo difficile per lui: gli ebrei potevano infatti vivere a San Pietroburgo solo con un permesso apposito; l’artista venne imprigionato per essere rimasto fuori oltre l’orario consentito. L’incontro con Bella Rimase nella città fino al 1910, anche se di tanto in tanto tornava nel paese natale, dove nel 1909 incontrò, grazie alla modella e amica Thea Brachman, Bella Rosenfeld, figlia di ricchi orefici che successivamente diventerà sua moglie. Nel 1910 lasciò San Pietroburgo per Parigi avvicinandosi alla comunità artistica di Montparnasse. Nella comunità francese abbracciò il cubismo e il fauvismo. In questo periodo dipinse i suoi primi capolavori, nei quali il ricordo di casa è predominante: Alla Russia, agli asini e agli altri, Il Santo vetturino e Io e il villaggio, fiaba cubista dove in un’unica visione sono racchiusi paesaggi russi, fantasie popolari, proverbi ebraici. Nel 1914 ritornò a Vicebsk. Poco dopo il ritorno in Russia, scoppiò la Prima Guerra Mondiale, che lo terrà bloccato in patria fino al 1923. Nel 1915 si unì in matrimonio con Bella Rosenfeld, e l’anno successivo nacque la loro prima figlia, Ida. Ma vediamo insieme qualche opera di Chagall rappresentante l’amata moglie Bella: La passeggiata Il dipinto rappresenta il pittore che tiene per mano la moglie Bella mentre vola; nell’altra ha un uccellino che simboleggia il loro accordo con la natura. Lui la lascia librare in cielo e al tempo stesso la tiene ancorata a sé. Sembra sollevarsi a sua volta, grazie all’amore che lo lega a lei. Un’immagine romantica, che solo un uomo innamorato poteva realizzare. I colori sono vividi, il mondo intorno a loro è fiabesco. L’artista rappresenta se stesso con un sorriso, esprimendo tutta la sua felicità: è una bella giornata, alle loro spalle c’è la città dove i due sono nati e dove vivevano all’epoca (Vicebsk), ai piedi del pittore c’è la classica tovaglia da picnic con una bottiglia di vino e un bicchiere. L’opera vuole indicare un amore che va al di sopra ogni cosa. Il loro sentimento è unico; non conosce barriere né limiti. Lo stile del dipinto risente delle scomposizioni tipiche della scuola cubista con cui Chagall entrò in contatto a Parigi, e questo rafforza l’atmosfera surreale e fiabesca di questo paesaggio placido e tranquillo, come sottolinea il cavallo che pascola indisturbato sullo sfondo. La Passeggiata non è l’unica opera a rappresentarla, la presenza di Bella è infatti predominante nei suoi quadri.   Compleanno Nel suo libro Bella racconta che, mentre decorava la stanza con un mazzo di fiori per il compleanno del marito, Chagall le chiese di fermarsi perché voleva ritrarla, bloccare quel momento perfetto. L’opera è caratterizzata dai due sposi sospesi nell’aria; l’artista per baciare la moglie assume una posizione impossibile. Chagall dipinge minuziosamente la stanza, senza trascurare alcun oggetto, come ad indicare che quando è con la moglie Bella ogni cosa diviene perfetta. Il 2 settembre 1944 Bella morì per un’infezione virale mal curata. La sua morte fu un durissimo colpo per l’artista, che per quasi un anno non riuscì più a dipingere; uscirà dalla depressione solo grazie alla figlia Ida che, oltre a spronarlo a lavorare e fargli tornare l’amore per la vita, nel 1945 gli presentò la trentenne Virginia Haggard McNeil, con la quale Chagall cominciò una relazione che durerà sette anni e che porterà alla nascita del figlio David.     Scopri Land magazine admin Marzo 24, 2024 La follia in letteratura: i libri più iconici La follia, con i suoi mille volti e sfumature, ha da sempre esercitato un fascino irresistibile sugli scrittori di ogni epoca. 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Stephen King: il dolce preferito di Annie

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Stephen King: il dolce preferito di Annie “Lei rise sommessamente. Evidentemente la sua iracondia se n’era andata in vacanza.” Se voi foste uno scrittore famoso e la vostra più grande ammiratrice vi rapisse, cosa fareste? Provereste a scappare o chiedereste aiuto? Ma se voi foste totalmente dipendenti dalla droga e, al contempo, impossibilitati a muovervi, come reagireste? È quello che accade a Paul Sheldon, protagonista di Misery, celebre romanzo di Stephen King pubblicato nel 1987. Paul Sheldon è un celebre scrittore che, a seguito di un incidente, si risveglia all’interno di una camera a lui sconosciuta, accudito da una ex infermiera. Tuttavia, la donna non è una sconosciuta qualsiasi, bensì la sua fan numero uno. Quando Annie trova il suo corpo malmesso, non ci pensa due volte a caricarselo fino… a casa sua! Quando lei gli pratica la respirazione bocca a bocca, l’uomo sente: “un tanfo nauseante di biscotti alla vaniglia e gelato al cioccolato…” Ebbene, questa donna psicotica, dallo sguardo vacuo, dall’atteggiamento inquietante…. (perché non chiama la polizia? Come mai non ci ha pensato due volte prima di rapire il celebre scrittore e di portarlo a casa sua? E come mai ha una intera scorta di droghe nel suo bagno?) ha una vera passione per i dolci: Mangiava a tutto spiano, senza prendersi il disturbo di rigovernare. Gli sovvenne parzialmente il vento maleodorante che gli aveva riempito la gola nel periodo in cui era rimasto immerso nella nuvola e avvertì un moto allo stomaco. Gli avanzi erano soprattutto di dolci. Gocce di gelato si erano asciugate o si andavano asciugando in molte scodelle e terrine. C’erano briciole di torta e grumi di dolci alla frutta sui piatti piani. Sul televisore, accanto a una bottiglia di plastica di Pepsi da due litri e a una salsiera, aveva abbandonato una porzione abbondante di budino alla limetta ricoperto da uno strato di panna montata incartapecorita. La bottiglia di Pepsi gli sembrò grande come la testata di un Titan II. Era tutta imbrattata, tanto che la superficie era diventata opaca. Doveva aver bevuto direttamente dalla bottiglia, tenendola fra dita sporche di sugo o gelato. Vediamo insieme la ricetta del gelato al cioccolato da fare in casa, uno dei dolci preferiti di Annie. Ingredienti: 500 ml latte intero 200 g di cioccolato fondente 100 g di zucchero 1 cucchiaino di estratto di vaniglia Procedimento: In una pentola metti a scaldare il latte a fuoco medio-basso fin quando non inizia a bollire. Rimuovi dal fuoco e aggiungi il cioccolato fondente spezzettato. Mescola finché il cioccolato non si è completamente sciolto. In una ciotola separata, sbatti i tuorli col lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso. Versa lentamente il latte caldo al composto di tuorli d’uovo (sempre continuando a mescolare). Trasferisci il composto nella pentola e cuoci a fuoco medio-basso, mescolando fin quando la miscela non si addensa (non deve bollire). Rimuovi dal fuoco e aggiungi l’estratto di vaniglia. Lascia raffreddare a temperatura ambiente, poi in frigo (almeno quattro ore). Una volta che la miscela è completamente fredda, trasferiscila nella gelatiera e fai girare fin quando non diventa cremosa e densa (di solito 25-30 min). Mettere in freezer per almeno quattro ore prima di servire. LEGGI ANCHE storia 08.03.24 Virginia Woolf scrittrice, saggista, attivista britannica Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Ripercorriamo insieme la vita di una scrittrice che non ha mai avuto paura di esprimere Read More ricette Storia: chi ha inventato le zollette di zucchero? 10.03.24 Recensione: “La vita è bella, nonostante” di Sveva Casati Modignani 10.03.24 scrittura creativa Gli errori grammaticali più comuni degli scrittori esordienti. Terza puntata: i “fiumi” dell’alcol 09.03.24 libri Giornata internazionale della donna: 10 libri da leggere 08.03.24 storia Virginia Woolf scrittrice, saggista, attivista britannica 08.03.24 società GIORNATA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELLA DONNA 08.03.24 scrittura creativa E’ tempo di esordire: gli studenti di Viagrande Studios e Land Editore insieme 07.03.24 libri WORLD BOOK DAY 05.03.24

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