Vita e misteri di Mary Stuart – Settimo capitolo

Di Cristina Ferri

L’ascesa di Bothwell e la fine di Darnley

Come poteva una regina delusa da un marito ubriacone e facilmente manipolabile come Darnley non innamorarsi del temerario James Hepburn, IV conte di Bothwell? «Un toro maschio e selvaggio» così viene descritto nella biografia di Zweig.

«Gioie violente hanno violenta fine», recitava Shakespeare in Romeo e Giulietta, e tale tragico destino tocca a Mary Stuart.

Questo amore improvviso la distrugge, la fa precipitare nel vuoto. Lei è una regina sposata, non può avere pretese su di lui; deve accontentarsi di averlo come amante. Anche Bothwell è sposato, per giunta con una donna che è stata lei stessa a scegliere. Che possibilità hanno i due di vivere insieme, se non uccidendo i rispettivi consorti?

Ma se Bothwell considera Mary Stuart come un diversivo e non si lascia irretire da un bel viso e da una passione violenta, Mary è completamente presa da lui. Finisce con l’ammalarsi per quest’uomo temerario che non ha paura nemmeno della morte, è colta da febbri e da forti tumulti interiori. Per giorni resta nelle sue stanze, in preda ai singhiozzi, sull’orlo della follia. Ripete sempre: “Vorrei morire” si legge nella biografia di Zweig.

Impotente dinanzi ai suoi stessi sentimenti sa che l’unico modo che ha per tenere Bothwell ancorato a sé è la promessa della corona. Ma come fare con suo marito ancora in vita?

Presto viene ordito un piano: Bothwell ucciderà il re di Scozia, e in cambio riceverà la corona.

La malattia di Darnley ostacola però l’intrigo: come può Bothwell uccidere il re se questi si trova presso la casa del padre? Sarà Mary Stuart stessa ad andare incontro al suo amato, correndo a Glasgow per riportare il marito a Edimburgo, nelle mani del suo impaziente assassino.

Mary riesce a strappare l’ingenuo Darnley dalle cure paterne. Lo consola, lo convince a viaggiare, malato e debole, e lo sistema in una casa sperduta scelta proprio da Bothwell.

Poco dopo la sistemazione di Darnley a Edimburgo, accidentalmente la casa va a fuoco e l’uomo viene ritrovato morto in giardino.

L’accusa

Qualsiasi individuo invischiato in una faccenda di omicidio avrebbe fatto due cose: confessare o negare. Mary Stuart non riesce a fare nessuna delle due. Non riesce a piangerlo come aveva fatto per il primo marito Francesco né riesce a mentire dinanzi alla corte. Non cerca di indagare, non fa finta di cercare l’assassino di suo marito, rendendosi di fatto complice di questo omicidio. Sarà questo suo comportamento ambiguo a tradirla. «Resta rigida e muta» scrive Zweig.

Mary è sconvolta; forse non sarebbe arrivata a tanto, ma avrebbe fatto di tutto pur di non perdere la stima di Bothwell.

Quando il nome del suo amante comincia a circolare come papabile assassino di suo marito, Mary Stuart si avvicina a lui anziché punirlo in pubblica piazza, facendo ricadere le accuse anche su se stessa. Fortunatamente, durante il processo, tutte le accuse su Bothwell cadono per mancanza di prove, e Mary Stuart è per ora salva.

 

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