Oriana Turus

CHICKEN TIKKA MASALA – un nome indiano per un piatto British

A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e altri invece più nostalgici. Ci seguirai? Libri di Oriana Turus Fai clic qui Nonostante il nome del piatto si abbini perfettamente in un contesto come quello indiano, è giusto che si sappia che questo piatto con l’India non c’entra nulla o quasi. Ci sono diverse teorie sull’origine del piatto, ma la più accreditata sembrerebbe essere quella che il Tikka Masala sia stato  inventato proprio nel Regno Unito negli anni 70, a Glasgow, e fu lanciato da un cuoco pachistano, trasferito in Scozia molti anni prima, dopo che un cliente del suo ristorante aveva valutato il suo pollo troppo asciutto e aveva fatto richiesta di una salsa aggiuntiva. A quel punto lo chef imbastì una salsa veloce e la mescolò direttamente con il pollo dando così vita a un nuovo piatto che è quello che oggi è famoso come Chicken Tikka Masala e che si trova in qualunque ristorante indiano del Regno Unito o al supermercato. Nel 2001 è stato definito un vero piatto nazionale britannico ed è la testimonianza del multiculturalismo e dell’integrazione. La particolarità di questo piatto, però, è che non esiste una ricetta standard e, a parte il pollo, gli altri ingredienti quali spezie, yogurt o altro, possono variare. Resta comunque una delle pietanze straniere più consumate e cucinate nel Regno Unito. Land magazine admin Maggio 10, 2024 La vera Cenerentola è una fiaba intrisa di morte e sangue La fiaba di Cenerentola, conosciuta anche come Aschenputtel nella versione tedesca dei fratelli Grimm, è un racconto che risale a tradizioni orali molto antiche. 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L’EUROVISION SONG CONTEST È DAVVERO APOLITICO?

A CURA DI EUROVISION 2024 Gli amanti della musica certamente conoscono e seguono con molto interesse la manifestazione che, al motto di “United by music”, permette a cantanti e gruppi di esibirsi nella propria lingua madre. È così è dal 1956, anno in cui si è svolto per la prima volta l’Eurovision song contest. L’edizione di quest’anno non fa eccezione, ieri sera, sabato 11 maggio, infatti, si è tenuta la finale dell’edizione 2024, in diretta da Malmö Svezia.  L’Italia era in gara, codice 15, con Angelina Mango e la sua “La noia”, vincitrice del precedente Festival di Sanremo. Si sono esibiti 25 cantanti sui 26 precedentemente in gara. L’Olanda è stata squalificata prima della finale per motivi ancora non dichiarati.  Silvia e Oriana hanno seguito per voi il contest e sono pronte a darvi i loro pareri sulla serata appena conclusa. Siete pronti? Ecco cosa ne pensano le nostre due inviate speciali: Parere generale: Silvia – Edizione un pò sottotono, non tanto nelle esibizioni, quasi tutte pazzesche, ma nella conduzione, un po’ piatta. La mia classifica, post esibizioni, era la seguente: al primo posto la Croazia, al secondo l’Italia e al terzo la Svizzera. Oriana – Un’edizione non memorabile. Canzoni ed esibizioni molto simili tra loro, molta scenografia, ma poca sostanza, dal mio punto di vista. A livello canoro, alcuni artisti hanno davvero spaccato (tra cui la nostra Angelina che ha talento da vendere) e seppur il genere non fosse di mio gradimento, la bravura non si può discutere. La mia classifica personale non si avvicinava nemmeno un po’ a quella finale. De gustibus – o no. L’esibizione più terrificante?  Silvia – Sicuramente quella della cantante irlandese… che paura! Ha creato un cerchio di candele sul palco, lei sembrava un mix tra Malefica e un demone, io ho temuto la macumba! Oriana – Per me quella della cantante greca. Tanto fumo e niente arrosto. Canzone discutibile ed esibizione troppo esagerata per la qualità portata sul palco. L’esibizione più divertente?  Silvia – Direi l’Armenia, molto folkloristici, leggeri, gioiosi Oriana – Finlandia su tutti! I Windows 95Man rientrano ora tra i miei miti musicali. Uno vestito di piume, l’altro che si fa coprire perché sembra nudo e alla fine gira su stesso con due corde fumenti in mano. Due geni! L’esibizione più esaltante?  Silvia –  Baby Lasagna sicuramente! Il croato che, nonostante il nome da rapper di provincia, ha tantissimo dei Rammstein. Anche l’esibizione della Svizzera è stata da cardiopalma, non ho idea di come abbia fatto a cantare – e bene – rimanendo in equilibrio su quella piattaforma! Oriana – Baby Lasagna senza dubbio. Già il nome merita tutta la stima del mondo, ma la canzone è super orecchiabile, fa ballare, lui ha creato il clima ideale e il pubblico ha apprezzato tantissimo. Peccato che abbia mancato la vittoria per un soffio. L’esibizione più inaspettata?  Silvia – Direi la Finlandia. Ho passato metà esibizione a chiedermi se il cantante avesse le mutande! Ma anche l’Ucraina, con una canzone particolare (su Maria e Madre Teresa) con degli effetti visivi molto intensi Oriana – La Svizzera. Nemo – il cantante – un po’ Mika un po’ Jamiroquai, con vocalizzi che ricordano Biancaneve quando canta agli uccellini. Voce pazzesca soprattutto se si considera il su e giù sulla pedana saltellante, con indosso una pelliccia all’apparenza sintetica. Canzone orecchiabile, ma non tra le migliori, a mio gusto personale. Apprezzabile l’abbigliamento che andava contro tutti i canoni della mascolinità di cui tutti vanno orgogliosi. La canzone più memorabile? Silvia –  a livello di testo, penso sia abbastanza difficile dimenticare la canzone della Spagna (ehm ehm) Oriana – No rules (Finlandia), Zorra (Spagna), Always on the run (Germania). Il testo della canzone eliminata a mio parere aveva un testo molto profondo e meritava di essere ascoltato di più. E l’esibizione a sorpresa degli Abba, anzi della versione virtuale degli stessi?  Silvia – Le magie della tecnologia! Ho cantato con loro Waterloo da casa, è stato sorprendente vederli come negli anni ’70 Oriana – per me è un no. Mi sarei aspettata un’improvvisata degli ormai invecchiati Abba, quelli veri, non quelli rimasterizzati con l’IA che li ha resi inguardabili. Adoro Waterloo, ma a tutto c’è un limite. E la nostra Angelina?  Silvia – Potente, sicura, efficace. La parte a cappella è stata accolta con una ovazione dal pubblico, precisa e intonata, davvero bella da ascoltare. Esibizione pulita, ma forse non abbastanza memorabile Oriana – Bravissima, vocalmente perfetta, nessuna sbavatura, ma a livello europeo la canzone non spacca abbastanza Considerazioni finali e generali: Il momento più snervante è sempre la conta dei voti, prima i collegamenti dai vari Stati e l’assegnazione dei vari punti “della critica” e poi l’annuncio dei voti “della giuria popolare”, quelli inviati da casa.  Anche durante il collegamento con Israele per assegnare i voti, così come nel momento dei voti da casa e così come alla fine dell’esibizione della cantante, ci sono stati dei fischi. Sono infatti molti i contestatori che non volevano e non vogliono Israele nella competizione. Così come è stata esclusa la Russia, allo stesso modo sarebbe dovuta essere esclusa anche Israele, vista la situazione politica e di guerra. Ma non è stata presa nessuna posizione dall’organizzazione, perciò la ribellione è venuta direttamente dal pubblico, che si è fatto sentire più volte.  Dopo aver ricevuto i voti dalle 37 giurie professionali (dei vari paesi partecipanti al concorso) la classifica era: Svizzera 365 Francia 218 Croazia 210 Italia 164 Ucraina 146 Irlanda 142 Portogallo 139 Svezia 125 Armenia 101 Germania 99 L’ Italia non ha ricevuto il massimo dei punti da nessuno, stranamente, ma è riuscita comunque a piazzarsi quarta.  La Svizzera ha ricevuto moltissimi “12 punti”, quasi un record credo, segno che praticamente tutte giurie di professionisti hanno molto apprezzato Nemo e la sua canzone sull’identità di genere e sul rompere il codice (anche la giuria italiana ha dato i 12 punti alla Svizzera).  E poi sono arrivati i punteggi delle giurie popolari (quelli delle telefonate e dei messaggini), che solitamente

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MON CICCI: la bambola pelosa che ha fatto impazzire il mondo

A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e altri invece più nostalgici. Ci seguirai? C’è chi per anni lo ha definito bambola, chi pupazzo e chi scimmietta, non si sa chi avesse ragione, possiamo chiamarli come più ci piace definirli, fatto sta che quello di cui sto per parlarvi, vi farà tornare indietro di molti anni o, se siete ancora giovani, vi farà entrare in un mondo magico e scoprire qualcosa di straordinario. Gli amanti del vintage e i rappresentanti della Generazione X e Y, certamente ricorderanno che tra gli anni 70 e 80 ci fu un vero e proprio boom di vendite di una bambola ricoperta di pelo – o chiamatela pupazzo se preferite – che ha successivamente ispirato un anime. Sto parlando del famoso Mon Cicci (o Monciccì che dir si voglia). La sua è una storia parecchio interessante. Nasce in Giappone nel 1974, il padre, Koichi Sekiguchi, creò il primo pupazzo come incentivo a insegnare il rispetto e la protezione verso i bambini giapponesi; fu prodotto dalla Sekiguchi Corporation, nota azienda produttrice di bambole. La sua esportazione inizia nel 1975, destinazione Repubblica Federale Tedesca e Australia solo successivamente arriva in Europa occidentale. Il suo nome cambia a seconda del luogo in cui viene venduto (Chicaboo nel Regno unito, Kiki in Francia, Mon Cicci in Italia, Virkiki in Spagna). Nel 1979 la Mattel, conosciutissima azienda di giocattoli statunitense, acquista i diritti sia per le bambole che per la serie tv. Alcune curiosità relative al Mon Cicci: il colore degli occhi. Fino al 1985 erano azzurri, da quella data in poi sono stati prodotti solo pupazzi con occhi scuri. Non si conoscono le motivazioni legate a questa particolarità, si sa solo che nel 2000 fu prodotta una replica commemorativa che, come nella versione originale della bambola, aveva gli occhi chiari.   l’abbigliamento dei pupazzi. Nel 1974 erano ancora senza vestiti, due anni dopo è stata lanciata un’intera linea di abiti la “Boutique Monchicci”.     Oggi la Sekiguchi Corporation produce ancora Mon Cicci che vengono venduti quasi esclusivamente ai collezionisti esteri e ha creato un vero e proprio museo dedicato alle bambole.   Per quanto riguarda i cartoni animati, ne sono state fatte tre serie, la prima risale al 1980 ed è una produzione giapponese, seguita nel 1983 dalla seconda, questa volta americana, per poi ritornare in Giappone nel 2005 sotto forma di Puppetoon. E ora ditemi, conoscevate già questa bambola speciale? Libri di Oriana Turus Fai clic qui

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Easter egg hunt e altre tradizioni pasquali in Inghilterra 

A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e altri invece più nostalgici. Ci seguirai? Come ogni Paese che si rispetti, anche l’Inghilterra ha le proprie tradizioni in fatto di Pasqua. La prima e forse più citata è la cosiddetta Easter egg hunt che si svolge generalmente la domenica di Pasqua e prevede una specie di caccia al tesoro per trovare le uova al cioccolato che vengono consegnate pensate un po’, da un coniglio.   Quella del coniglietto pasquale – anche se sarebbe più corretto chiamarlo lepre dato che si parla di questa in origine – è una figura folcloristica e simbolo della Pasqua. Porta le uova ai bambini buoni. Dove l’abbiamo già sentita questa frase? Ebbene la nostra lepre, originaria dei luterani tedeschi, svolgeva il ruolo di giudice, valutando se i bambini fossero stati più buoni o più disobbedienti durante tutto il periodo legato alla Pasqua. Secondo la leggenda, la creatura porta uova colorate nel suo cestino, caramelle e talvolta giocattoli nelle case dei bambini. Esattamente come fanno Babbo Natale o Gesù bambino durante il periodo natalizio.   I cosiddetti Hot Cross buns rappresentano un’altra tradizione legata alla Pasqua in Inghilterra. Sono panini ripieni di uvetta che vengono tostati, imburrati e gustati con una bella tazza di tè. La croce sopra ogni pagnotta simboleggia la fede cristiana e rappresenta Gesù che muore sulla croce per salvare tutti i peccatori.   Un’altra tradizione è invece legata alla colorazione delle uova.   Le uova, come già accennato in precedenza, sono una parte molto importante della Pasqua in Gran Bretagna, in quanto simboleggiano la nuova vita e rappresentano la rinascita di Gesù. La loro decorazione, secondo varie leggende e tradizioni, dà vita a qualcosa di nuovo, i colori portano la primavera e spazzano via l’inverno.   Esistono poi delle danze diventate tradizionali del periodo pasquale che sono tipiche del Regno Unito o anche solo di un paese in particolare.   Morris Dancing si svolge spesso durante le sfilate pasquali un tipo di danza popolare inglese di tipo folk ed è piuttosto strana da guardare. I ballerini sono solitamente vestiti di bianco, con dei campanelli sui pantaloni e un bastone o un fazzoletto in mano, tradizionalmente era una cosa esclusivamente maschile, ma ora esistono anche corpi di ballo tutti al femminile. Sono spesso accompagnati da uno o più musicisti.   https://www.youtube.com/watch?v=sArAC2_ow2k   Nutters dance   Questa tradizione è tipica e unica nel Regno Unito, in particolare in un villaggio chiamato Bacup a Lancaster, in Inghilterra. La Britannia Coco-nut Dancers (o Coconutters) è la compagnia di ballo che porta avanti la tradizione, formata da otto elementi vestiti in maniera particolare, indossano zoccoli di legno, gonne rosse e bianche, pantaloni e camicie nere. Durante le parate nel periodo di Pasqua, ballano per 11 km attraverso il villaggio e bevono una pinta di birra in ogni pub in cui si fermano lungo la strada.   https://www.youtube.com/watch?v=Sl58rIDNdWA Libri di Oriana Turus Fai clic qui

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