Cinema

Serie TV – Nostalgia anni 2000

Libri di Elisabetta Venturi VAI AL LIBRO Da Settimo Cielo a Streghe passando per Dawson’s Creek. Un viaggio alla scoperta delle serie tv più iconiche degli anni 2000. Quante volte, parlando con gli amici, esplode il momento dei ricordi legato alla vostra infanzia o adolescenza? E vi ritrovate a parlare di cartoni animati, sigle musicali, film e telefilm. Oggi vi porto negli anni 2000, quando la sera dovevamo decidere se uscire o stare in casa a guardare la tv, altrimenti poi quell’episodio chissà quando e come lo si poteva recuperare. Oppure dovevamo scegliere tra due serie tv che volevamo vedere, perché non potevamo vederle tutte, e di sicuro non esisteva il binge watching. Questo salto nel passato è costellato di famiglie allargate, creature soprannaturali, poteri magici e drammi adolescenziali. Salite sulla mia macchina del tempo che partiamo!   Dawson’s Creek: il teen drama per eccellenza la cui sigla è diventata un vero tormentone. Tra i temi principali troviamo le prime relazioni importanti, il triangolo amoroso, l’omosessualità e la malattia mentale.  Sulla scia del successo di Dawson’s Creek, il teen drama si sposta in California con The O.C. Amore e omosessualità, ma anche religione, droghe e alcolismo sono solo alcuni dei temi che vengono affrontati. Interessante lo scontro culturale tra una famiglia sempre pronta ad aiutare il prossimo – sfido a non “innamorarsi” dell’avvocato Sandy Cohen – e una comunità ricca e superficiale.    Settimo cielo: un passo indietro nel tempo ci porta alla famiglia dei Camden, piuttosto numerosa e, nel tempo, allargata tra fidanzati, mariti, amici e parenti. Come le altre serie, tratta molti temi delicati (droga, sesso, ribellione, accettazione, vandalismo, bullismo, abusi…), ma con la visione puritana che caratterizzava l’America degli anni sessanta. Oltre a rincorrere i problemi e la crescita dei figli in una famiglia numerosa, il reverendo Camden – padre di famiglia e pastore protestante – si prodiga anche nell’aiuto dei membri della propria comunità religiosa.  Ma facciamo un salto netto verso un genere totalmente diverso che ha caratterizzato quel periodo: aggiungiamo un pizzico di magia, mostri e angeli. Chi non ha sognato di avere poteri come quelli delle sorelle Halliwell nella serie tv Streghe alzi la mano; fermare il tempo, premonizioni, telecinesi, proiezione astrale, relazioni amorose con angeli o demoni.Come dimenticare le innumerevoli formule magiche custodite in un grimorio di famiglia chiuso in soffitta: Il libro delle ombre raffigurante una triquetra in copertina, simbolo del Potere del Trio che, anche dopo 26 anni dalla messa in onda del primo episodio, ancora oggi continua a essere il mio simbolo. Una serie che è pura magia… in tutti i sensi.  In contemporanea a Streghe, iniziava anche un altro filone che avrebbe poi catturato intere generazioni: quello dei vampiri. Abbiamo Buffy l’ammazzavampiri, una serie dai toni horror e action che è diventata un fenomeno culturale tanto da essere poi oggetto di studi di numerose università americane.  Per restare nel panorama magico, vietato non citare Smallville: serie televisiva incentrata sull’adolescenza di Clark Kent prima di diventare Superman. Vedemmo un giovane supereroe alle prese con la scuola, l’amicizia, il primo amore e una interessante evoluzione nel rapporto con un giovane Lex Luthor che, da amico, diventerà sua futura nemesi.  Non solo Superman è arrivato sulla Terra da un altro pianeta. In un’epoca in cui sbocciano serie tv su vampiri, streghe e supereroi non potevano certo mancare affascinanti e giovani alieni. Nulla a che vedere con il precedente e famosissimo X-Files, Roswell fonde fantascienza e drammi adolescenziali.  Ultimo di questo filone con il soprannaturale, ma non ultimo per importanza, Lost. Dramma, fantascienza e avventura circondano i sopravvissuti di un disastro aereo che si trovano su un’isola piena di segreti e misteri. I personaggi sono ben congeniati, interessanti e variegati: un medico, un truffatore, una ladra, una donna incinta, un paralitico che improvvisamente torna a camminare… Lost è una serie che ha fatto molto discutere, soprattutto per la trama intricata e per i misteri di difficile interpretazione. Nonostante questo è stata considerata da numerosi critici una delle più grandi serie televisive di tutti i tempi.I numerosi fan si sono invece divisi, soprattutto sulla rivelazione finale.  Vogliamo viaggiare di nuovo verso il mondo reale? Una mamma per amica era il sogno di tutti gli adolescenti: un legame speciale tra madre e figlia. La serie si caratterizza soprattutto da dialoghi originali, scanzonati e da un humor mai banale.  E parlando di humor come non citare Friends, sitcom statunitense che ha mantenuto altissimi ascolti in tutte le dieci stagioni andate in onda a cavallo degli anni 2000. Ambientata a Manhattan, le vicende si svolgono principalmente negli appartamenti di un gruppo di amici. Tra i drama del momento, ci fu anche il boom del medical drama. La dolcezza di Meredith Grey ha lanciato Grey’s Anatomy in una corsa infinita, una delle serie più longeve di tutti i tempi alla soglia dei vent’anni di produzione.  In contrapposizione alla dolcezza e delicatezza di Meredith troviamo il famosissimo Gregory House, un medico poco convenzionale che ricorda Sherlock Holmes in camice bianco. Personaggio che ha decretato il successo indiscusso di Dr. House.  Ma ve lo ricordate il loro precursore? Lo riconoscete il giovane George? Vi voglio lasciare così, con il titolo di una serie tv a tratti dimenticata, ma indimenticabile. E.R. – Medici in prima linea.  Dopo questo viaggio negli anni 2000, vorrete tornare sulla mia macchina del tempo per andare a sbirciare dentro al tubo catodico ancora più indietro nel tempo? Sincronizzate i vostri orologi per non perdervi la prossima partenza!

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Il fabbricante di lacrime: tra cliché e dolore

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Il fabbricante di Lacrime nato dalla penna di Erin Doom e diretto da Alessandro Genovesi è girato in parte a Roma e in parte è stato creato dal nulla. Il libro ha venduto oltre mezzo milione di copie nel 2022. Il film narra la storia di due giovani cresciuti in un orfanotrofio. Il Grave veniva chiamato così dai ragazzi in quanto secondo loro rappresentava la tomba dell’anima. La direttrice, una donna fredda e spietata, non vuole che gli allievi si lascino andare a dimostrazioni dei loro sentimenti, delle loro sofferenze. Le punizioni sono all’ordine del giorno, e la donna sembra accanirsi maggiormente con Nica, la protagonista, chiamata così in quanto rappresentante un particolare tipo di falena. La vita di Nica all’istituto è un vero inferno, e viene salvata solo dalla sua cara amica Adeline, che le tiene la mano durante le terrificanti punizioni corporali. Per sopravvivere all’interno di quell’ambiente ostile e soffocante, gli allievi iniziano a raccontarsi storie a lume di candela. Una di queste, Il fabbricante di lacrime, farà da sfondo all’intera pellicola. Parla di un artigiano dagli occhi azzurri come il vetro, colpevole di aver forgiato tutte le paure degli uomini. All’istituto c’è un ragazzo che odia Nica. Inspiegabilmente sembra avercela con lei. Rigel (il suo nome richiama una stella) è il preferito della direttrice, la donna lo vede quasi come un figlio, sarà per questo che lo costringe a osservare quotidianamente le punizioni corporali dei suoi compagni. Quando Nica viene adottata (a un passo dalla maggiore età) lui si lascia adottare a sua volta. Nica è sconvolta; vivere insieme a una persona che ti detesta non può essere una cosa semplice, ma lei farà di tutto per piacere ai suoi genitori adottivi. Man mano che i giorni passano, il ragazzo inizia a tormentarla. Non vuole che lei entri nella sua stanza, detesta essere toccato, pretende che lei gli stia lontano. Eppure, quando lei inizia a uscire con un ragazzo della scuola, lui per poco non impazzisce. Pian piano si lascia scoprire, e la protagonista capirà che quella mano che la sosteneva durante le punizioni corporali al Grave era proprio la sua. Capirà che lui la odia talmente tanto perché pazzo di lei. Lui è imperfetto, il lupo cattivo della storia, e non può essere degno del suo amore. Il film è pieno di cliché, frasi ridondanti, comuni e banali che tolgono l’originalità ai dialoghi; la sceneggiatura non rende giustizia a un libro di oltre 600 pagine. Il background è poco approfondito, i flashback non spiegano pienamente il motivo dell’insensibile indole di lui, la ferocia della sua rabbia. Le musiche creano un clima cupo, pesante. Non c’è evoluzione nella pellicola. Tutto è statico, un solido alternarsi di frasi fatte ai flashback dell’istituto. Il protagonista maschile, che soffre di un disturbo di antisocialità, incarna l’amore tossico, malato. Di lui non riusciamo a comprendere appieno il comportamento solo guardando la pellicola. Un’aggressività e una ferocia che sono ben lontani da quella favola che lei dice di desiderare. Nica sogna una famiglia felice, nonostante ciò, è perdutamente attratta da un ragazzo scostante, taciturno, problematico, che la sfida e minaccia di continuo. Non convince l’idea di un amore malato, possessivo, che viene fatto passare per normale. Alcuni argomenti posti all’attenzione del telespettatore, quali l’omosessualità e la violenza sulle donne non vengono ampiamente approfonditi. LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More interviste Sara Rattaro: «Racconto la ricerca di felicità della mia generazione» 07.04.24 scrittura creativa 3 episodi biblici pronti a diventare romanzi bestseller 06.04.24 Cinema Fabrizio Poggi, unico candidato italiano al Grammy Awards per il blues 06.04.24 tech 5 buoni motivi per creare un podcast 05.04.24 storia Quando il sole era la sveglia: la giornata tipo di un contadino del 1700 05.04.24 Cinema Il fabbricante di lacrime: tra cliché e dolore 05.04.24 scrittura creativa L’Info Dumping, ovverosia: come non scrivere un romanzo 04.04.24 società J.K.Rowling e l’accusa di transfobia: una questione incantata o un calderone bollente? 04.04.24

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Fabrizio Poggi, unico candidato italiano al Grammy Awards per il blues

A cura di I libri di Silvia Maira VAI AL LIBRO Fabrizio, ci parli di lei. Quando è iniziata la sua storia con la musica? Credo che la musica sia iniziata con il primo battito del mio cuore. Mia madre mi raccontava di come, fin da bambino, cercassi qualsiasi cosa che potesse far uscire un suono, come picchiare sulle pentole per farne uscire il suono di una batteria. In effetti, ho iniziato con le percussioni, ma ben presto ho smesso. A quattordici anni ho cominciato a lavorare in fabbrica. Durante il servizio militare ho imparato a suonare la chitarra. All’epoca mi piacevano soprattutto i cantautori italiani e quelli americani. Poi dopo un paio di anni dopo ho scoperto la chitarra jazz e il grande Wes Montgomery e così mi esercitavo appassionatamente notte dopo notte per suonare, almeno un po’ come lui. Un brutto incidente in fabbrica mi ha lesionato la mano destra e ho dovuto abbandonare la chitarra. E’ stato un momento di estrema tristezza. Sembrava che il mondo mi fosse crollato addosso. Un’armonica che avevo in un cassetto e che avevo usato per suonare le canzoni di Bob Dylan e di Neil Young mi è venuta  in soccorso e mi ha aiutato molto in quel periodo. Non ero un ragazzino, avevo già ventotto anni e lì ho scoperto quasi senza rendermene conto che l’armonica e il blues erano la lingua più naturale per esprimere ciò che non riuscivo a dire con le parole.Nella piccola stanzetta della mia casa di provincia suonavo e coltivavo i miei sogni. Avevo i poster dei miei eroi: da Bob Dylan ai Rolling Stones e mai mi sarei aspettato che un giorno la mia armonica mi avrebbe portato accanto a loro. Sua moglie Angela ha scritto un libro molto interessante, “Volevo fare la deejay, Storie di campagna e di musica” in cui racconta la storia della vostra vita e dei suoi successi in giro per il mondo. Racconterebbe ai nostri lettori quante star della musica ha conosciuto e con chi ha collaborato?Angela, ovvero Angelina mi segue da più di trent’anni, a lei ho dedicato una canzone. Come dico sempre, molte delle cose che mi sono accadute non sarebbero successe senza il magico intervento di Angelina. Il libro parla della sua vita ma anche delle bellissime esperienze che abbiamo vissuto insieme. Una vita che sembra un film.Amo tutta la musica, ma adoro il blues che è poi la musica che suono. Il blues è la madre di tutte le musiche: dal jazz al soul, dal rock al pop. E’ una musica nata dalla sofferenza di un popolo che dalla schiavitù, anche grazie alle canzoni, è arrivato alla libertà. E’ una musica con un linguaggio universale che non conosce confini, colori, lingue o altre differenze. In questa musica non ci sono star, ma tanti  musicisti che sono vere e proprie leggende per chi li ama. Magari i loro nomi non sono conosciuti ai più, ma spesso molte delle canzoni che ascoltiamo, sono state scritte proprio da questi giganti.Io ho avuto il privilegio di conoscere, suonare e registrare con molti di loro, ne cito solo alcuni ma l’elenco è lunghissimo: i Blind Boys of Alabama, Charlie Musselwhite, Little Feat, Ronnie Earl, Kim Wilson, Marcia Ball, John Hammond, Sonny Landreth, Garth Hudson of  THE BAND and Bob Dylan, Guy Davis, Eric Bibb, Ruthie Foster, Flaco Jiménez, David Bromberg, Zachary Richard, Jerry Jeff Walker, Billy Joe Shaver, Eric Andersen, Richard Thompson, Tom Russell, Jimmy LaFave, The Original Blues Brothers Band, Steve Cropper e tanti altri. Fabrizio Poggi e Guy Davis Fabrizio, lei ha avuto un grande onore, quello di essere stato l’unico candidato italiano ai Grammy Awards per il blues, arrivato solo secondo ai Rolling Stones. Ci racconta l’emozione di quel momento?Se quando ero ragazzo, mi avessero detto che un giorno avrei sfidato i Rolling Stones al Madison Square Garden mi sarei sentito preso in giro. Ora pensando a quei giorni non mi sembra ancora vero. L’emozione è stata grandissima: io accanto a Elton John, Tony Bennett, Lady Gaga, gli U2, Beyoncé, i Rolling Stones e tantissime altre star! Ero così emozionato che quando sono andato sul Red Carpet dei Grammy Awards ho tirato fuori un’armonica che avevo in tasca e mi sono messo a suonare. In un attimo ho pensato a tutti i sacrifici, le difficoltà e gli ostacoli che ho dovuto superare per arrivare in quello che è davvero l’Olimpo della musica mondiale. Io, Fabrizio, europeo e  italiano arrivato tra i cinque finalisti al mondo nella categoria musica blues tradizionale. Devo ringraziare il mio fratello musicale Guy Davis con il quale abbiamo registrato il disco che mi ha portato lì e Angelina dalla quale è partita l’idea per quel progetto. Quale è stato il palcoscenico più emozionante che ha calcato?Sono stati tanti, ma quello che mi ha emozionato di più, è stato suonare alla Carnegie Hall di New York. Su quel palco che emana storia da ogni angolo, hanno suonato i Beatles, Charlie Parker,  Pavarotti e tanti altri grandi della musica. Ovunque ti giri nei corridoi con le gigantografie di Billie Holiday e Duke Ellington; nei camerini con i pianoforti a coda rigorosamente Steinway, nel legno del palco, ovunque i tuoi occhi guardino si riempiono di lacrime.Il back stage era pieno di artisti stellari, da Edgar Winter a Marky Ramone.  Esibirmi in quella sala è stata la più grande emozione della mia carriera, un’impresa vissuta come un sogno e di cui ancora oggi non mi sono reso conto. Quando ho finito il primo assolo di armonica e il pubblico ha applaudito, sono quasi sobbalzato per lo stupore. Non so se sia l’acustica, ma un applauso lì dentro è un boato assordante. Per qualche secondo sono rimasto interdetto, non mi aspettavo una cosa del genere.  In quel momento non ho potuto fare a meno di sentirmi un po’ orgoglioso di essere italiano. Non sono certo il primo italiano a essere salito sul palco della Carnegie Hall, ma sono forse uno dei primi ad esserci andato per suonare il

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