interviste

CADORE DOLOMITI MUSIC FESTIVAL – la più estesa rassegna musicale italiana

Il 12 luglio ha preso il via il Cadore Dolomiti Music Festival! Più di 60 appuntamenti, 80 artisti internazionali coinvolti, 58 diverse location che stanno rendendo il Cadore la meta più gettonata tra gli amanti della musica. Nelle location più belle delle Dolomiti bellunesi, un festival diffuso che al suo interno ne contiene ben tre: il Music Festival infatti è stato creato dall’unione di tre diverse rassegne. Ente capofila è la Magnifica Comunità di Cadore, un’istituzione storica con sede a Pieve di Cadore (Belluno) e riunisce ben 22 Comuni. La Magnifica Comunità conserva l’identità culturale della regione dal 1338 e sostiene l’unione delle diverse comunità locali. Ho intervistato per Land Magazine il Presidente, Sig. Renzo Bortolot. “Cos’è e di che cosa si occupa la Magnifica Comunità?” “L’intento della Magnifica Comunità, ente storico culturale, è quello di promuovere e sostenere ogni iniziativa volta a valorizzare le Dolomiti bellunesi, una delle aree naturalistiche più belle del mondo (nella lista del Patrimonio Mondiale dal 2009). La Magnifica Comunità era l’organo che governava il Cadore fino al 1807, sciolta con la riforma amministrativa napoleonica; nel 1875 fa i Comuni hanno deciso di consorziarsi nuovamente, per preservare il patrimonio di boschi e immobili. Per i cadorini la Magnifica Comunità rappresenta unità e identità. Ha sede in un palazzo del 1400 a Pieve di Cadore. Tra le iniziative portate avanti dalla Magnifica Comunità c’è anche il progetto del restauro complessivo della casa natale di Tiziano Vecellio, sempre a Pieve di Cadore; il progetto ha visto il suo compimento quest’anno e la casa verrà riaperta nel prossimo mese di settembre. Sono stati fatti interventi anche per l’accessibilità, anche in ottica delle prossime Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, implementando non solo la possibilità di accedere fisicamente alla casa dell’artista ma anche la possibilità per tutti di comprendere e apprezzare Tiziano Vecellio, con contenuti creati espressamente” “Perchè unire 3 rassegne in un unico festival?” “Proprio al fine di sostenere e valorizzare il territorio, la Magnifica Comunità si è fatta ente proponente del Cadore Dolomiti Music Festival. È sempre stata sostenitrice della rassegna degli Organi storici, poi fra gli ideatori della rassegna Dolomiti più note. Quando è arrivata l’anno scorso la proposta della Provincia di unire e coordinare i vari festival, ci siamo proposti e siamo stati accettati anche dagli altri organizzatori. L’idea è quella di permettere una migliore fruizione, evitando sovrapposizioni di date, ad esempio. “Perchè dovremmo partecipare agli eventi del festival?” “Sono rappresentati tanti generi musicali diversi, c’è una grandissima offerta per ogni pubblico e anche per gli esperti, data la presenza di artisti di grosso calibro. È inoltre un invito a conoscere il territorio cadorino e dei paesaggi meravigliosi. Con la scusa dei concerti, si possono scoprire angoli di bosco, ma anche paesini, chiese, piazze. Il Festival è attivo anche al di là dei confini del Cadore, con eventi a Cortina o in Carnia, ad Agordo, Longarone… ma il cuore del festival è in Cadore” “Gli eventi sono gratuiti? A pagamento? Come possiamo partecipare?” “Gli eventi sono quasi tutti gratuiti, solo tre sono a pagamento. Sono eventi del Dolomiti Blues&Soul Festival (26/07 San Vito di Cadore – Johnny Sansone , 02/08 Borca di Cadore – Sir Oliver Mally Group & Peter Schneider e 16/08 San Vito di Cadore – Kevin Dacy White) ma sono a prezzo molto accessibile. Non è necessaria la prenotazione per nessun evento.” “I nostri lettori sono spesso anche lettori di romance. Secondo Lei qual è il posto più romantico di tutto il Cadore e/o delle Dolomiti bellunesi?” “Non si tengono concerti quest’anno lì, ma consiglio di andare a Lagole / Lago delle Tose, che era un posto magico già per i Celti, una sorta di santuario di acqua sorgiva medicamentosa. Un altro posto che consiglio, dove si terrà anche un concerto il 30/08 della rassegna Le Dolomiti più note, che è Malga Giau. Il concerto, dal titolo “Dalle Dolomiti alla Laguna” sarà ad opera di multistrumentisti davvero bravi. Ovviamente bellissime e romantiche anche tante piazzette dei nostri borghi. Se posso consigliare una chiesa, segnalo la Chiesa di Vinigo di Cadore, tutta affrescata, nella quale si terrà un concerto della rassegna Organi Storici il prossimo 29/07. Segnalo infine in particolare il concerto del 17/08, a Candide, dove suonerà un’artista internazionale, spagnola, di 99 anni, l’organista Monserrat Torrent Serra, la decana mondiale dei maestri organisti. Ringraziando il Presidente per il tempo che mi ha dedicato, mi unisco all’invito a partecipare a questo maxi evento lungo tutta l’estate. Come già detto, il Festival è il risultato dell’unione di tre storiche rassegne musicali: “Le Dolomiti più note”, dal 20 luglio al 13 settembre, giunge nel 2025 alla sua IX edizione: dieci mattinate tra musica classica, tradizione di montagna e cantautori moderni, per scoprire territori nascosti delle Dolomiti, nei borghi del Cadore. Si tratta di un vero e proprio festival musicale in quota, tra rifugi e malghe, con concerti immersi nella natura. “Organi storici in Cadore”, dal 18 luglio al 7 settembre, è la rassegna estiva di concerti con al centro il ricco patrimonio organario presente nel territorio. Giunta alla XXXII edizione, propone una trentina di concerti che hanno come centro il caratteristico e meraviglioso suono dell’organo. Nel Cadore vi sono infatti più di 20 organi storici, prevalentemente del ‘700 e dell’800. Infine “Dolomiti Blues & Soul Festival”, dal 12 luglio al 24 agosto, è un viaggio nella musica afroamericana e nelle sue sfumature. Giunto alla XXIV edizione, è una rassegna che porta alla scoperta di luoghi più noti, come Cortina d’Ampezzo, a piccoli borghi come Perarolo e Cibiana. Antiche e suggestive piazze – ma non solo – si animano a ritmo di soul, funk, rock’n’roll, swing, ecc Un territorio meraviglioso, da scoprire a suon di musica! Scopri i programmi e sostieni la Magnifica Comunità di Cadore su magnificacomunitadicadore.it

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Intervista a Anna Russo

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE Ciao, Anna, e grazie per essere qui con noi di Land Magazine. Iniziamo subito: Presentati in poche righe Ciao a tutti, sono Anna e sono una mamma ed ex farmacista che a seguito di un lungo periodo di inattività ha deciso di prendere un master in editoria che le ha aperto un mondo che prima era fatto di sole letture, divenendo editor e lavorando in questo campo da oltre dieci anni. Come nasce la tua passione per i libri? La mia passione per i libri nasce grazie alla mia prof di italiano delle superiori che durante le vacanze tra il primo e il secondo anno ci “costrinse” a leggere almeno cinque libri da una lista di dodici con l’intento di farci scrivere una relazione chiara e precisa così da permettere ai compagni di poter parlare del libro senza averlo letto. Spiegaci la differenza tra cdb e editing Questa è una domanda difficile, perché oggi le due figure si accavallano e molti cdb si reputano editor senza competenze. La differenza sta proprio nel lavoro da svolgere sul testo. Il cdb deve solo guardare refusi e ortografia, mentre l’editor va ad agire sulla struttura e sul contenuto. Soprattutto l’editor, o almeno io così mi approccio, deve ricordare di non sostituirsi mai all’autore, ma con empatia e pugno forte deve capire dove ci sono le carenze e come sistemarle, cercando di non stravolge totalmente il testo. C’è un genere che ami particolarmente e perché Leggo tutto, ma amo il romance in tutte le sfumature, perché sono una romantica e almeno nella lettura adoro il lieto fine. Già la vita ci mette a dura prova, con i libri preferisco sognare. Qual è l’errore che spesso fa un esordiente? Gli esordienti tendono a creare la lista della spesa, cioè dettagli e infodump, e soprattutto odiano scrivere il finale, quando invece dovrebbero dedicarci più tempo. Il finale è la parte principale di un libro, deve concludere tutto e chiudere il cerchio. Un consiglio per chi custodisce un sogno nel cassetto ma ha paura di mettersi in gioco Osa e non pentirtene mai. Lo scrittore è la persona più coraggiosa del mondo, perché nel momento in cui decide di pubblicare espone a critiche una parte di se stesso. Stai affrontando un periodo complicato. Credi che i libri possano aiutare a superare un momento di difficoltà? I libri aiutano sempre, perché aprono la mente, fanno viaggiare e regalano sogni. Grazie per essere stata con noi di Land Magazine.

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Bere come un vero scrittore per strada – Walter Lazzarin

Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi! Avreste mai il coraggio di prendere una macchina da scrivere e sedervi sul bordo di una strada pedonale in pieno centro città? Oggi vi voglio parlare proprio di lui, lo Scrittore per strada. Walter Lazzarin «Scrittore per strada è un progetto nato con la speranza di farmi conoscere in (quasi) tutta Italia come scrittore. Volevo unire le mie due passioni, scrittura e viaggi, e spacciare copie dei miei libri in ogni regione del paese. Così ho fatto e devo ammettere che la gente di media risponde con curiosità. Non ovunque, ovvio; in certe città vengo abbastanza snobbato e in questi casi mi sento un pirla. Pirla è esattamente come mi sono sentito la prima volta che ho steso per terra un telo da mare con l’intento di spacciare libri.»   Ho voluto presentarvi Walter con le sue stesse parole, perché il genio non si può spiegare, si può solo mostrare. Lui si è sentito un pirla, mentre io ho guardato le sue foto e letto la sua storia pensando “No, vabbè, ma che figata, questo è un mito”. E se già scrivere per strada non bastasse, vi dirò di più: la specialità di Walter è scrivere tautogrammi. Di cosa si tratta? Ce lo dice lui, ovviamente in tautogramma: «componimento costruito con componenti che cominciano, categoricamente, con caratteri coincidenti». Capite che campione coraggioso che conoscerete con codesto contenuto? (Che fatica… ma sono sicura che anche voi avete preso carta e penna e ci state provando.) Quel che è certo, è che i suoi studenti si divertono un sacco. Walter è infatti anche docente di storia e filosofia al liceo e introduce ogni filosofo con un tautogramma. «Certi studenti ne vanno ghiotti» dice. Inoltre, credo sia un bel modo per istigare gli studenti a conoscere nuove parole e trasmettere loro la voglia di mettersi alla prova. Tutto molto bello, vero? Okay – mi direte voi –, ma cosa ha pubblicato?    → Animali all’avventura (Glifo, 2020): “raccolta di tautogrammi per bambini e adulti coccolosi” – come la definisce Walter – che contiene un tautogramma per ogni lettera dell’alfabeto. Fossi in voi… lo prenderei!  → Il drago non si droga (Red Fox, 2015): romanzo – non lasciatevi ingannare dalla copertina: non è una storia per ragazzi → A volte un bacio (Il foglio letterario, 2011): romanzo  → Ventuno vicende vagamente vergognose (CasaSirio, 2017) – attualmente non disponibile su Amazon, ma il titolo era troppo bello per non citarlo. Chissà se ne troverete qualche copia quando lo incontrerete per strada.  → 21 lettere d’amore (Il foglio letterario, 2012) Ha vinto premi e riconoscimenti, ma fa il modesto e mi chiede di dirvi solo che gioca con la Nazionale di calcio degli scrittori.  Vi ho raccontato un sacco di cose interessanti su Walter, ma ancora manca il clou della questione: la nostra rubrica! Siete aspiranti tautagrammatori? Allora assimilate i rituali di scrittura dello Scrittore per strada. Il rituale di scrittura «Non ho un rituale unico, scrivo in maniere diverse a seconda dello stato fisico. A volte mi siedo per terra, con un cuscino accostato al muro; a volte in piedi se la schiena non è proprio al top della forma. Uso una cassetta della frutta, la metto in verticale sul tavolo e ci piazzo sopra il computer. Le prime stesure dei romanzi, però, le scrivo sempre a mano su fogli riciclati. In ogni caso, se ho rumore attorno mi metto le cuffie per ascoltare della musica senza parti cantate. Se sono in un luogo tranquillo, niente.  Bevo molta acqua, direi un bicchiere ogni 15 minuti. E ogni ora vado al bagno e ne approfitto per sgranchire le gambe. Ovviamente poi c’è la scrittura per strada, seduto per terra con una macchina da scrivere. Ma quando mi “travesto” da Scrittore per strada non improvviso mai nulla, scrivo solo tautogrammi che so già a memoria.» Mi sorge spontanea una domanda: ma seduto normalmente a un tavolo mai? Scherzi a parte, scrivere in piedi deve essere una bella sfida e questo dimostra anche quanta passione ha Walter per la scrittura.  È finalmente giunto il momento di scoprire… Cosa beve Walter Lazzarin «Lo spritz per aperitivo, in genere mi piace berne tre prima di cena per sentirmi confuso e felice. Però piano, eh, con “in genere” intendo dire che, se esco con gli amici e la voglia di fare bisboccia, allora mi concedo i suddetti tre spritz. Altrimenti a casa bevo acqua e basta, non bevo mai alcol da solo. Post cena invece mi piace bere il gin tonic. Ci sono venerdì che funzionano così: ritrovo alle 19, tre spritz con giusto qualche patatina, alle 21 cena con pizza e birra e poi due gin tonic tra le 22 e l’infinito.» Adoro lo spritz, ma non sapevo questa chicca che ci racconta Walter sulla sua preparazione: «Nel corso degli anni la ricetta classica dello spritz è cambiata; oggi i barman ti dicono: tre parti di prosecco, due di Aperol o Campari, una parte di soda. Vent’anni fa, almeno in Veneto, mi si diceva: 2/3 prosecco, 1/3 di Aperol o Campari e una spruzzata di soda.» Negli ultimi anni lo spritz è diventato l’aperitivo per antonomasia e siamo abituati ad abbinarlo praticamente con tutto: «Con lo spritz ci stanno bene degli stuzzichini salati, tartine con pancetta o salmone. Per i vegetariani, coi pomodorini e l’origano.» Abbiamo tutto il necessario per un ottimo aperitivo. Quindi ecco per voi…  La lista della spesa Prosecco, Aperol o Campari, Soda (dosi per 3 spritz) Arancia (ce la mettiamo una fettina nello spritz, vero?) Acqua Tonica Gin Tartine Pancetta o Salmone Pomodorini Aglio Stuzzichini salati a scelta (non dimenticate le patatine) Come salutare Walter, se non chiedendogli un tautogramma dedicato al nostro Magazine? Il risultato è strepitoso.  «Land Magazine, avendo due iniziali, mi obbliga a un tautogramma

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Bere come un vero scrittore italiano per ragazzi – Beniamino Sidoti

Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi! Oggi vi parlo anche di un’altra mia grande passione: i giochi da tavolo. Lo conoscete tutti il Lucca Comics & Games, vero? (La risposta “no” non è contemplata). Beniamino Sidoti Scrittore, giornalista, autore di giochi da tavolo e consulente del Ministero della pubblica istruzione per l’utilizzo di giochi nella scuola, Beniamino è anche direttore artistico del Gradara Ludens e uno dei fondatori di Lucca Games, la parte ludica del Lucca Comics & Games, che riunisce ragazzi e adulti da tutto il mondo. «Il mondo dei festival e delle manifestazioni mi piace tantissimo: in mezzo a tanta comunicazione virtuale, i festival sono l’occasione per conoscere gli altri appassionati e per approfondire, divertirsi, sentirsi comunità – tutte cose che non sempre riescono altrettanto bene sui social!» dice, e io non posso che concordare con lui: in queste manifestazioni si respira proprio la magia della condivisione, tanto che è bello anche solo passeggiare tra le vie di Lucca incontrando supereroi, personaggi dei cartoni, delle serie tv e molto di più di quello che riuscireste anche solo a immaginare. Beniamino è un autore assolutamente poliedrico che si occupa anche di didattica ludica e animazione alla lettura. Non ho resistito e ho dovuto chiedere dettagli a riguardo, perché trovo tutto questo esageratamente interessante! «Mi occupo di didattica ludica anzitutto come formatore (i miei giochi non sono strettamente “educativi”, anche se molti vengono usati nelle scuole): spiego cioè come si possa imparare giocando. Imparare giocando è una cosa antichissima: in tutto il mondo, l’umanità da sempre usa i giochi per imparare – imparare a parlare, camminare, scrivere, far di conto… ma la didattica “scolastica” ha preso un’altra strada. Così, parlando di come si impara dentro un gioco, cerco di far riflettere sulle differenze tra i due modelli educativi e di suggerire che i giochi possano essere perfino migliori di altri strumenti per imparare cose fondamentali (anche i valori!) L’animazione alla lettura è, per me, un modo di leggere insieme a un gruppo, aiutando chi ascolta a immaginare, a entrare dentro il libro, a emozionarsi. È un grande gioco con l’obiettivo di esplorare la ricchezza della lettura: perché non sappiamo leggere dalla nascita, ma impariamo a farlo; e imparare a leggere significa imparare a immaginare, a emozionarsi, a entrare dentro un libro… e può essere bello e utile farlo insieme a qualcun altro, per imparare a farle meglio anche quando leggiamo da soli.» Veniamo ora alle pubblicazioni, che sono davvero tante e varie. Di prossima uscita, Beniamino vanta ben quattro titoli di taglio completamente diverso:→ Giochi, quiz e passatempi per inguaribili innamorati degli Anni Ottanta (Alphatest)→ Stracittà – un gioco di carte (Giunti)→ Homo agilis – un party game (Ludic)→ Italo e la partita di Fliffingball – Un libro per bambini (Albero delle matite)→ Giochi per scrivere meglio (Carocci) Tra i suoi libri è importante citarne un paio che trattano temi davvero importanti:→ Strategie per contrastare l’odio (Feltrinelli)→ Stati d’animo (Rrose Sèlavy) Forse vale la pena andare a dare una sbirciatina, non trovate? Dopo questa presentazione è scontato pensare che Beniamino abbia ricevuto anche dei premi. L’ultimo è proprio di quest’anno: il “GMG Award” a Urbino per l’attività nel mondo del gioco; ma non posso non citare il “Premio Speciale per la Carriera Ludica” ricevuto nel 2016 al Lucca Games. Però questa rubrica si chiama “Bere” e non “Giocare”, cosa che sono sicura farete appena letto questo articolo. Torniamo quindi a parlare con Beniamino scrittore.  Il rituale di scrittura «Per lavoro giro molto, e quindi non posso permettermi il lusso di avere un posto solo dove scrivere: ho un portatile e un paio di cuffiette, con cui ascoltare musica mentre lavoro (a volte anche per escludere il resto del mondo). Cerco musica senza parole, e spazio un po’ tra l’elettronica e generi un po’ più energici, come l’electro swing.» Cosa beve Beniamino Sidoti «Non ho rituali precisi, mi piace bere in compagnia, e quindi dipende dal momento. Un buon vino se siamo a tavola, oppure un gin tonic come cocktail o aperitivo. Se devo lavorare molto, o scrivere fino a tardi, diventa un premio per il lavoro svolto (o un obiettivo da meritarmi).» Mi piace questa cosa del premio… credo che prenderò ispirazione.Gli abbiamo poi chiesto la ricetta del gin tonic, ma lui ci ha parlato di cibo: «Non sono un gran preparatore di cocktail! Vado ad occhio, e seguo l’intuizione del momento, o la disponibilità degli ingredienti. Mi diverto di più a cucinare. Mi piace preparare piatti in cui si mescolino molte verdure, come un cous cous o una giardiniera: pulisco le verdure, pelo carote e patate, le taglio a tocchetti e le metto a soffriggere nell’ordine giusto, seguendo la cottura e correggendo il tutto. Mi piace in particolare il momento in cui sento i singoli odori, come la curcuma o il cumino, il finocchio selvatico o l’aglio che insaporisce l’olio; è molto piacevole il momento in cui si sfuma qualcosa: il riso per il risotto, o il pollo… nel tegame caldo lascio cadere vino bianco o birra, o rum o gin – e ognuno lascia un’aroma impercettibile, ma riempie il cuoco di odore e di domande misteriose come “Verrà buono?”, “Si sentirà?”» Ehm, ora ho voglia di farmi invitare a cena! Alla richiesta di qualche consiglio aggiuntivo per voi, lettori, ha detto qualcosa che, solo a leggerlo, mi ha dato un senso di pace e tranquillità: «Qualche anno fa si usava una definizione che amo molto: un vino o una bevanda “da meditazione“; mi piace che intorno a questo vizio terribile del bere si possano costruire più dimensioni del piacere. Allora del whisky (con acqua a parte) o un amaro diventano un modo per dedicarsi alla lettura, o all’ascolto, un momento in cui sfuggiamo al multitasking per assaporare qualcosa, per bene e fino in fondo.» Bene, abbiamo

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Bere come un vero scrittore italiano per ragazzi – Stefano Bordiglioni

Vi siete mai chiesti cosa bevono i veri scrittori e se hanno dei riti di scrittura? ilSaggiatore lo ha fatto con i grandi scrittori della storia del passato, noi lo facciamo con i grandi scrittori italiani della storia di oggi! Nell’età della crescita, i bambini imparano a conoscere il mondo e le emozioni umane; amano sfogliare libri e da questi assorbono tantissimo. Scrivere per ragazzi quindi è un compito di grande responsabilità: sono importanti i temi trattati e anche il modo in cui vengono raccontati. Stefano Bordiglioni Laureato in pedagogia a Bologna, ha scritto una tesi sperimentale davvero interessante che tratta la creatività infantile. Uno dei libri più rappresentativi della sua carriera di scrittore è infatti “Giochi di scrittura” (Einaudi Ragazzi, 2020): libro pensato per insegnanti di lingua italiana, riporta giochi di scrittura – tra cui alcuni ideati proprio da Stefano – che lui stesso ha utilizzato a scuola per far sapere ai suoi ragazzi che ci si può divertire componendo testi e filastrocche.  Autore molto prolifico, ha pubblicato storie per ragazzi delle scuole elementari e delle scuole medie. Genere storico, fantascienza, avventura vengono utilizzati per trattare temi importanti come l’adattamento alle situazioni, lo stress, la tolleranza, la diversità, il distacco e tanto altro. Il suo primo successo editoriale – edito da Mondadori Education e in continua ristampa – risale al 1996: “Guerra alla grande melanzana”, una storia fantascientifica che parla dell’altro, di vegetali mutanti, genetica e spazio-tempo.    Da insegnante di scuola elementare, Stefano è molto affezionato ai libri che ha ambientato a scuola, tra cui: –>“Dal diario di una bambina troppo occupata”, Einaudi Ragazzi–>“Il capitano e la sua nave”, Elle – Le letture–>“La congiura dei cappuccetti”, Einaudi Ragazzi Il suo premio più grande? Il bibliotecario di Pergine, dopo una presentazione, gli ha detto «Lei mi ricorda Gianni Rodari» e lui aveva davvero conosciuto Rodari. Una frase, quindi, che vale molto più del premio “Rodari” che Stefano ha vinto nel 1998 con il libro “Ambasciator non porta pena”. Cari lettori, dite sempre quello che pensate agli scrittori di cui leggete, perché non avete idea dell’enorme potere che hanno sull’autore le vostre parole. Scusate se mi sono dilungata più del solito in questa biografia, ma l’ho trovata così emozionante e piena di amore per la scrittura e per il suo insegnamento che non sono riuscita a trattenermi. Però a questo punto sarete curiosi anche voi di sapere se l’uomo dietro all’autore e insegnante ci rivelerà qualche sorpresa nelle sue abitudini alimentari.  Il rituale di scrittura Stefano è il primo autore per ragazzi che intervistiamo in questa rubrica, e la mia curiosità nel sapere le sue abitudini è alle stelle. Partiamo dal suo rito di scrittura:  «L’unico rito è spegnere la televisione. Qualche anno fa mi tenevo come sottofondo “Le quattro stagioni” di Vivaldi. Tante delle mie storie sono nate a scuola, per cui l’ispirazione me la davano i miei allievi e le situazione che nascevano dalle attività quotidiane. Ho sempre fatto seriamente il mio lavoro, però non sono mai mancate le occasioni per ridere e sorridere. Occasioni nate per caso oppure cercate: ad esempio la lettura a voce alta di libri – non miei – era un’occasione specialissima. Ricordo che un libro di Roddy Doyle, “Il trattamento ridarelli”, in una quarta l’ho dovuto leggere perfino tre volte in un anno.» Quasi per caso, ho scoperto che Stefano porta anche la musica a scuola: «Quando incontro le classi ho sempre una chitarra in mano e alterno alle mie storie, le mie canzoni. Le prime canzoni sono nate in classe per giocare con le parole, poi ne ho scritte più o meno duecento assieme a Marco Versari, musicista e amico, per accompagnare i miei libri di narrativa (Einaudi Ragazzi) e quelli per la scuola (Mondadori Education).» Tra le tante canzoni presenti sul web mi ha parlato di “Sugo e maccheroni” di Bordiglioni/Versari, una canzone orecchiabile che insegna ai ragazzi a fare da soli il loro primo piatto di pasta.  Un insegnante speciale, non c’è che dire; i suoi studenti sono davvero fortunati. Le risate e i sorrisi sono indispensabili, sempre! Anche da adulti, ma soprattutto da bambini.   Cosa beve Stefano Bordiglioni «La mia bevanda preferita è l’acqua gasata. Bevo birra solo quando mangio una pizza in pizzeria e non bevo alcolici. Li ho bevuti – soprattutto amari – in estate quando aiutavo la mia famiglia a gestire un albergo al mare: non potendo rifiutare le offerte dei clienti, bevevo un bicchierino di amaro e poi lo offrivo a mia volta. Però non mi sono affatto affezionato all’alcool e da allora non ne ho mai più bevuto. Bevo caffè, però. Caffè macchiato, due o tre in un giorno.» La birra con la pizza è proprio un classico intramontabile anche per chi, come Stefano, non ama gli alcolici. Chissà se sono le bollicine dell’acqua a dargli il giusto brio per scrivere filastrocche e libri divertenti.  La domanda di un consiglio di abbinamento per gustare la bevanda non è particolarmente indicata per l’acqua gasata, ma Stefano ci ha comunque resi partecipi di un suo ricordo d’infanzia. Ecco cosa ci ha detto: «Non ho particolari consigli da dare, anche perché all’acqua si associa praticamente a tutto, e la condizione ideale per berla è quando si ha molta sete. Scherzi a parte, questa domanda mi ha fatto tornare alla mente un cibo che ricevevo da bambino al pomeriggio come “merenda”: una fetta di pagnotta romana con sopra olio, sale e una strisciatina di pomodoro. Per me era la cosa più buona che ci fosse al mondo. Non era tuttavia un cibo privo di difetti: quando mangiavo questa semplice panzanella romana, dovevo mettere via il libro che stavo leggendo, per non riempirlo di macchie di olio e di pomodoro.» L’amore per i libri è qualcosa che ha fatto sempre parte della vita di Stefano: non gli impediva di fiondarsi su una succulenta panzanella romana, ma immagino un piccolo Stefano che mette al riparo il suo libro, una delle cose più preziose che ha tra le mani. E per immergersi totalmente nella dolcezza della vita di Stefano, ecco per voi… La lista della spesa acqua – rigorosamente gasata

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