Vita e misteri di Mary Stuart – Capitolo otto

Di Cristina Ferri

Terzo matrimonio, prigione e abdicazione

Libera di amare

Dopo la liberazione di Bothwell da tutte le accuse, Mary Stuart è finalmente libera di amarlo. Ma fare l’amante non le basta più; lei vuole sposarlo e donargli tutta se stessa, corona inclusa. Ma come può sposare un uomo di rango inferiore, nonché sospettato dell’assassinio di suo marito?

Mary stessa comincia a raccogliere l’odio da parte dei lord e dei suoi sudditi. Il nome di Bothwell è stato visto per giorni sui manifesti di tutta la città, ma lei non lo ha punito né allontanato dalla corte; vuole bensì sposarlo e concedergli tutti gli onori.

La sovrana quasi impazzisce; è convinta di essere incinta, ma l’accusa di adulterio pesa troppo sulla sua testa. Deve darsi da fare, liberare Bothwell da ogni sospetto e sposarlo: questo è il piano.

Per seguire questo amore unilaterale, Mary perderà tutto, dignità compresa. Non ha più gli appoggi dei lord, che vorrebbero segretamente vendicarsi del suo amante. Nessuno la sostiene. Solo sua cugina Elisabetta sembra porgerle la mano.

Quel che Mary ignora, però, è che Elisabetta la appoggia unicamente per proteggere i propri scopi. Dopotutto, i sudditi non possono ribellarsi contro una sovrana consacrata da Dio, no?

Il rapimento

Mary Stuart d’un tratto ha un’illuminazione: macchiare la reputazione di Bothwell incolpandolo di stupro. Se lei lo accusasse di averle fatto violenza, lui sarebbe costretto a sposarla per proteggere la propria reputazione.

Il suo piano, nato dalla follia accecante di un amore non corrisposto, mosso solo dalla brama di potere, finirà col distruggerla e metterla alla gogna.

Viene dunque organizzato un rapimento grossolano e precipitoso, una farsa improvvisata alla quale nessuno sembra credere. Il 24 aprile 1567 Mary fa visita per l’ultima volta a suo figlio Giacomo nel castello di Stirling. Al suo ritorno, viene rapita in maniera consenziente da Bothwell.

Tornata vittoriosa in compagnia del suo presunto stupratore, si deve affrettare a scagionarlo; perfino il suo popolo vuole salvarla dalle sue grinfie.

Mary Stuart è chiamata da tutti ad allontanarlo: nonostante le accuse contro di lui siano cadute, la verità è nota a molti. E questo matrimonio improvvisato, organizzato dopo soli tre mesi dalla morte di Darnley, è irrispettoso e pone lei stessa in una condizione politica sfavorevole. Che la sovrana abbia preso parte all’assassinio? Elisabetta non vuole, oppure finge di non credere a questa possibilità.

Il matrimonio con l’assassino

Il matrimonio viene celebrato in piena notte, nella completa indifferenza di tutti. «Non suona nessun organo, la cerimonia viene sbrigata alla svelta» scrive Zweig. Quale differenza con lo sfarzoso corteo francese! Nessuno partecipa a queste nozze, convinti che Mary abbia sposato proprio l’assassino di suo marito.

I lord, che cospirano per fare fuori Bothwell, organizzano un esercito. Il 15 giugno si schierano contro i sovrani a Carberry Hill, ma nessuna delle due parti sembra voler fare sul serio.

Alla sorda richiesta di seguire i lord a Edimburgo, la regina di Scozia è costretta alla resa e Bothwell si dà alla fuga. Da quel momento in poi, comincerà per Mary Stuart un periodo terribile che la porterà alla sua fine.

La prigionia

Invece di essere trasferita a Edimburgo, viene stabilita presso la casa del magistrato cittadino. Mary Stuart viene di fatto imprigionata, anche se i lord non se la sentono di parlare di prigionia; piuttosto, questo periodo deve servirle per decidere una volta per tutte di abbandonare Bothwell, lasciando che sia consegnato alla giustizia, per poter difendere quel minimo di onore rimastole.

Ma Mary non cede. Il bambino che porta in grembo rischierebbe di essere dichiarato bastardo; una nascita prematura la farebbe inoltre accusare di adulterio. Non può permettersi che accada una cosa del genere, perciò lotta con le unghie e con i denti per difendere il suo amore impossibile.

Intanto i lord la trasferiscono dalla casa del magistrato a Loch Leven, in un castello costruito in mezzo al lago, dove la padrona è Margaret Douglas, la madre di Moray.

La condanna della “whore”

Durante la fuga di Bothwell, viene commesso un errore imperdonabile che incastrerà Mary Stuart: Bothwell viene tradito da James Balfour, suo complice nell’assassinio di Darnley; così le “lettere dello scrigno”, con le prove firmate da Mary e i documenti privati del re in fuga, vanno a finire nelle mani dei lord.

Tra queste lettere c’è un’aperta confessione al suo amato, scritta sul letto di morte di Darnley, in cui la sovrana si dichiara complice del delitto. Mary non ha più scelta: deve abdicare se vuole continuare a vivere.

L’abdicazione

Nel luglio del 1567, Mary firma tre documenti: l’abdicazione, l’incoronazione di suo figlio Giacomo come Giacomo VI di Scozia e l’affidamento della reggenza al suo fratellastro.

Il tradimento di Moray

Moray al potere farà in modo che Mary resti prigioniera a vita; le sue lettere sono da lui stesso divulgate a tutte le corti straniere, e il suo nome passa di bocca in bocca tra i suoi sudditi, insieme all’accusa di adulterio e assassinio. «Burn the whore», questo il loro grido di vendetta.[1] Tutti vogliono la sua testa, e invocano a gran voce la sua decapitazione.

Nel frattempo, Mary Stuart ha perduto i bambini che portava in grembo (si presume fossero gemelli, ci dice lo storico Zweig), e Bothwell, dopo un periodo di latitanza, viene rinchiuso nella prigione dove poi morirà.

Il comportamento del fratellastro Moray dimostra che Mary Stuart è ormai sola. Non c’è più scampo per lei: la prigionia sarà la sua unica salvezza, momentanea, dalla decapitazione.

[1] Fonte: Stefan Zweig, Vita di Maria Stuarda: la rivale di Elisabetta I d’Inghilterra, Bompiani, 2013

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