Gennaio 2025

Segnalazione nuova uscita Giunti

“Il cielo era nostro” di Liz Kessler In occasione della Gionata della memoria, Giunti ha pubblicato un romanzo per ragazzi e ragazze ispirato a una storia vera. “Il cielo era nostro” è la testimonianza di come i legami d’amore, amicizia e famiglia riescano a far fiorire scintille di speranza, anche nei tempi più disperati. Liv Kessler ci racconta la storia di Leo, Elsa e Max, tre giovani amici nella Vienna del 1936; trascorrono insieme una giornata perfetta, ignari del fatto che intorno a loro l’Europa stia sprofondando nell’oscurità e che presto saranno crudelmente separati dalle braccia delle persone che amano. Le loro vite li porteranno in giro per l’Europa: Germania, Inghilterra , Praga e Polonia. Riusciranno mai a ritrovarsi? E, soprattutto, vorranno ancora rincontrarsi? Dall’autrice del bestseller “Emily Windsnap”, in libreria dal 02 gennaio. Consigliato per lettori dagli 11 anni in su.

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In cucina con Shakespeare: ricetta da Le allegre comari di Windsor

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More ricette In cucina con Shakespeare: ricetta da Le allegre comari di Windsor 24.01.25 società Da cosa deriva il detto “Non ho mica scritto Gioconda in fronte”? 24.01.25 storia Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali 23.01.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo 23.01.25 storia La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata 23.01.25 Cinema Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra 23.01.25 società Se i compiti a casa li fa ChatGPT 23.01.25 società Addio a Cioè: la fine di un’era per la storica rivista 22.01.25 Pasticcio di Selvaggina – Le allegre comari di Windsor Caro diario, sono innamorato/a di… Nell’era social, in cui siamo perennemente connessi gli uni con gli altri, ci siamo quasi dimenticati delle care, vecchie lettere d’amore. Costantemente subissati di messaggi, ci siamo abituati a mandarne tanti (magari anche solo per aggiornare gli altri su cosa stiamo facendo). Ma a voi è mai capitato di ricevere un messaggio da un innamorato/a segreto/a? È quello che accade alle protagoniste dell’opera Le allegre comari di Windsor, di William Shakespeare. Falzastaffa tenta di conquistare Madama Paggi e Madama Gualdi (entrambe sposate) mandando loro una lettera pressoché identica, che differisce solo per il nome. Le furbe comari, in preda a uno spirito vendicativo, preparano una fitta rete per ingannarlo. Fanno credere all’uomo di ricambiare i suoi sentimenti fino a mettere in scena delle situazioni al limite del comico. Il seduttore, convinto di essere riuscito a conquistare entrambe, si lascia facilmente intrappolare dalle due dame. Noncurante di ciò che lo aspetta, si lascerà addirittura infilare in una cesta. Ci credereste? Nella I scena del I atto, Paggi chiede alla moglie di invitare i signori a entrare. C’è della buona selvaggina in forno, non possono rifiutarsi. Vediamo insieme come replicare a casa il Pasticcio di Selvaggina dei Paggi Ingredienti Per il ripieno: 500 g di carne di selvaggina mista tagliata a pezzetti 1 cipolla 1 carota 1 costa di sedano 2 spicchi d’aglio 1 rametto di rosmarino 2 foglie di alloro 1 bicchiere di vino rosso 400 g di pomodori pelati (o passata di pomodoro) Olio extravergine d’oliva Sale e pepe q.b. Per la besciamella:   500 ml di latte 50 g di burro 50 g di farina 00 Noce moscata q.b. Sale e pepe q.b. Per l’assemblaggio: 300 g di pasta fresca all’uovo per lasagne 100 g di parmigiano grattugiato Burro q.b. per la superficie Preparazione: In una pentola capiente scalda un po’ di olio e aggiungi la carne, facendola rosolare bene su tutti i lati. Metti da parte. Nella stessa pentola aggiungi la cipolla, la carota, il sedano e l’aglio tritati finemente. Fai soffriggere per qualche minuto. Rimetti la carne nella pentola con il soffritto, aggiungi il rosmarino e l’alloro, poi sfuma con il vino rosso e lascia evaporare. Aggiungi i pelati o la passata di pomodoro, aggiusta di sale e pepe e lascia cuocere a fuoco basso per circa 1-2 ore, o finché la carne diventa tenera. Mescola di tanto in tanto e aggiungi un po’ d’acqua se necessario. Per la besciamella: In un pentolino sciogli il burro a fuoco medio, aggiungi la farina e mescola energicamente. Aggiungi lentamente il latte caldo, continuando a mescolare per evitare grumi. Aggiusta di sale, pepe e aggiungi una grattugiata di noce moscata. Continua a cuocere finché la besciamella si addensa, quindi toglila dal fuoco. Cottura: Accendi il forno a 180°C. Assembla il pasticcio in una teglia rettangolare alternando strati di besciamella, pasta e ragù di selvaggina e infine spolvera con del parmigiano grattugiato. Ripeti gli strati fino a esaurire gli ingredienti e cuoci per circa 30-40 minuti.

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Da cosa deriva il detto “Non ho mica scritto Gioconda in fronte”?

Non ho mica scritto Gioconda in fronte! Se qualcuno vi ha mai guardato con l’aria di chi sta pensando: “Questo qui ha proprio scritto ‘Gioconda’ in fronte”, sappiate che non vi stanno facendo un complimento. Ma tranquilli, perché oggi siamo qui per svelare il mistero dietro questa espressione popolare e perché, forse, Leonardo da Vinci avrebbe qualcosa da ridire. La verità dietro la Gioconda (e non parliamo di Louvre) Dimenticate per un attimo il celebre sorriso enigmatico della Monna Lisa e il fatto che sia uno dei quadri più famosi al mondo. Qui non si parla di arte rinascimentale, ma di una questione molto più terra-terra: la parola giocondo, che in Toscana (dove le battute non mancano mai) si traduce con qualcosa di molto diverso da “allegro” o “felice”. Sì, perché in gergo toscano “giocondo” significa balordo, sciocco, uno che si lascia prendere in giro con facilità. Ed ecco che, come una freccia di Cupido al contrario, il termine si è incollato all’espressione “ho scritto Gioconda in fronte”. In parole povere? Non sono mica nato ieri, non ho mica l’aria del tonto da fregare facilmente. Perché proprio “scritto in fronte”? Ora, perché qualcuno dovrebbe avere una parola stampata sulla fronte? Beh, da sempre la fronte è stata vista come simbolo dell’espressione e dell’intelligenza. Pensateci: se avete mai ricevuto un complimento del tipo “Hai una fronte spaziosa”, non era un invito a misurare la vostra testa, ma piuttosto un modo elegante per dire che sembrate svegli (o almeno si spera). Al contrario, dire “ho scritto ‘gioconda’ in fronte” significa suggerire che avete l’aria di chi casca in tutte le trappole, come i polli nelle favole. Come usare questa espressione con stile Non è solo una questione di difendersi dalle prese in giro, ma anche di lanciare il messaggio chiaro: non mi freghi facilmente. Esempio 1: Il venditore di un’auto usata cerca di rifilarvi una macchina che sembra uscita da un film degli anni ’80? Guardatelo dritto negli occhi e dite: “Non ho mica scritto Gioconda in fronte”. Esempio 2: Un amico vuole che siate voi a pagare il conto “dimenticando” il portafoglio per la decima volta? Stessa frase, possibilmente con una bella risata ironica. Il fascino senza tempo dei detti toscani Diciamolo: i toscani ci hanno regalato alcune delle espressioni più gustose della lingua italiana. E “Non ho mica scritto Gioconda in fronte” è un piccolo capolavoro di ironia, perfetto per quei momenti in cui avete bisogno di mettere i puntini sulle “i” (o sulla fronte). In fondo, la Monna Lisa sarà pure enigmatica, ma voi no. Nessun sorriso ambiguo, nessuna presa per il naso. Perché voi lo sapete bene: “Non ho mica scritto Gioconda in fronte!”. Scopri Land Magazine admin Gennaio 24, 2025 Da cosa deriva il detto “Non ho mica scritto Gioconda in fronte”? Read More admin Gennaio 23, 2025 Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentaliQuando si parla delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale e delle atrocità del XX secolo, termini come “Shoah”, Read More Cristina Ferri Gennaio 23, 2025 Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo Il matrimonio con il delfino e la corona franceseIl marito a lei destinato è un ragazzo malaticcio e fragile di quattordici anni; lo stato di salute del giovane non promette Read More admin Gennaio 23, 2025 La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata Quando si parla di Abraham Lincoln, i più pensano subito al sedicesimo Presidente degli Stati Uniti, l’uomo che abolì la schiavitù e che indossava un cappello talmente alto che a Read More admin Gennaio 23, 2025 Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra Il prossimo 2 febbraio la BBC presenterà Miss Austen, un’appassionante miniserie in quattro episodi ispirata all’omonimo romanzo di Gill Hornby. 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Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali

Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali Quando si parla delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale e delle atrocità del XX secolo, termini come “Shoah”, “Olocausto” e “genocidio” vengono spesso usati. Tuttavia, ognuno di essi ha un significato specifico e un contesto storico che merita di essere compreso a fondo. Conoscere le differenze tra questi termini è fondamentale per mantenere viva la memoria e per usare le parole in modo corretto e consapevole. Shoah: La distruzione Il termine “Shoah” è di origine ebraica e significa letteralmente “catastrofe” o “distruzione”. Viene utilizzato per descrivere specificamente lo sterminio sistematico degli ebrei da parte del regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Circa sei milioni di ebrei furono assassinati nei campi di sterminio, nelle fucilazioni di massa e attraverso altre forme di persecuzione. La parola Shoah è preferita da molti storici e comunità ebraiche in quanto evita connotazioni religiose o mitologiche, sottolineando l’unicità di questa tragedia. È un termine che esprime il dolore e la distruzione inflitta a un popolo per motivi di odio razziale. Olocausto: Un sacrificio totale “Olocausto” è un termine di origine greca che significa “bruciato interamente” (holos = tutto, kaustos = bruciato). Storicamente, veniva usato per indicare un sacrificio religioso in cui l’offerta veniva consumata dal fuoco. A partire dal XX secolo, è stato adottato per descrivere lo sterminio di massa perpetrato dai nazisti. Tuttavia, alcune persone e organizzazioni preferiscono non usare il termine “Olocausto”, ritenendo che le sue origini religiose possano implicare una sorta di giustificazione divina o di sacralizzazione degli eventi, il che non riflette la realtà storica e la natura del crimine. Nonostante ciò, “Olocausto” è il termine più ampiamente riconosciuto a livello internazionale. Genocidio: Il crimine contro l’umanità “Genocidio” è un termine giuridico introdotto nel 1944 dal giurista polacco Raphael Lemkin. Deriva dal greco “genos” (razza o popolo) e dal latino “caedere” (uccidere). Indica l’intenzione deliberata di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo etnico, religioso, razziale o nazionale. Il genocidio non si riferisce solo alla Shoah, ma a qualsiasi atto volto a eliminare un gruppo specifico. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il termine è stato utilizzato per descrivere altre atrocità, come il genocidio in Ruanda del 1994 o quello degli armeni nel 1915. La Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio del 1948 ha formalizzato il concetto, rendendolo uno dei crimini più gravi a livello internazionale. Differenze principali Shoah: Si riferisce specificamente allo sterminio degli ebrei durante il nazismo. Olocausto: Termine più ampio che può includere anche altre vittime dei nazisti, come rom, disabili, omosessuali e oppositori politici. Genocidio: Una categoria giuridica generale che descrive l’intento di eliminare un gruppo etnico, razziale, religioso o nazionale, non limitata alla Shoah. Perché è importante distinguere Usare i termini corretti non è solo una questione di linguistica, ma di rispetto per la storia e per le vittime. La Shoah è un evento unico nella sua portata e sistematicità, e riconoscerlo con un termine specifico aiuta a comprendere la sua eccezionalità. Allo stesso tempo, comprendere cosa sia il genocidio ci aiuta a vigilare contro il ripetersi di simili tragedie. Shoah, Olocausto e genocidio sono termini diversi, ognuno con il proprio peso storico e simbolico. Conoscerne il significato ci permette di onorare le vittime, ricordare le lezioni del passato e impegnarci per un futuro in cui queste atrocità non abbiano più spazio. Ricordare non è solo un dovere: è un atto di giustizia e un monito per le generazioni future. Scopri Land Magazine admin Gennaio 23, 2025 Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali Read More Cristina Ferri Gennaio 23, 2025 Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo Il matrimonio con il delfino e la corona franceseIl marito a lei destinato è un ragazzo malaticcio e fragile di quattordici anni; lo stato di salute del giovane non promette Read More admin Gennaio 23, 2025 La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata Quando si parla di Abraham Lincoln, i più pensano subito al sedicesimo Presidente degli Stati Uniti, l’uomo che abolì la schiavitù e che indossava un cappello talmente alto che a Read More admin Gennaio 23, 2025 Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra Il prossimo 2 febbraio la BBC presenterà Miss Austen, un’appassionante miniserie in quattro episodi ispirata all’omonimo romanzo di Gill Hornby. 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Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo

Il matrimonio con il delfino e la corona francese Il marito a lei destinato è un ragazzo malaticcio e fragile di quattordici anni; lo stato di salute del giovane non promette bene e il futuro della Francia è dunque incerto. «Malato e predestinato a una morte precoce» ci dice il biografo e storico Zweig. Anticipare le nozze con Mary Stuart sembra l’unica soluzione plausibile. Il delfino ottiene la corona matrimoniale, ma i Guisa, i parenti della sovrana, le estorcono un documento in cui essa si impegna a cedere alla corona francese il proprio paese in caso di morte prematura o senza eredi. Le nozze sono celebrate sotto lo sguardo del popolo e la sera viene allestito un banchetto pubblico. Lo sgambetto a Elisabetta Nel 1558, anno in cui Mary Stuart diviene regina di Francia, muore la regina d’Inghilterra Maria Tudor e sale al trono la sorellastra Elisabetta. Il popolo è incerto, dopotutto Enrico VII ha dichiarato il suo matrimonio con Anna Bolena illegittimo; quindi se Elisabetta viene considerata illegittima dal mondo cattolico, nessuno all’infuori di Mary Stuart ha il diritto di succedere al trono. È il momento di agire: il cattolicesimo è dalla sua parte, lei è già regina di Francia e Scozia, e in quanto pronipote di Enrico la corona le spetta di diritto. Anziché prendersi il regno con la forza, però, Mary commette un errore imperdonabile: fa aggiungere la corona inglese al proprio stemma e si fa chiamare pubblicamente “Angliae, Scotiae, Franciae et Hiberniae Regina”. Questo viene visto da Elisabetta come uno sgambetto, e d’ora in poi vedrà sempre sua cugina come una rivale. La morte di Enrico II Nell’estate del 1559, re Enrico II viene accidentalmente colpito durante un torneo e muore qualche giorno dopo, lasciando Caterina de Medici nell’ombra della nuova regina di Francia, Mary Stuart.  

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