Cristina Ferri

In cucina con Shakespeare: ricetta da Le allegre comari di Windsor

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More ricette In cucina con Shakespeare: ricetta da Le allegre comari di Windsor 24.01.25 società Da cosa deriva il detto “Non ho mica scritto Gioconda in fronte”? 24.01.25 storia Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali 23.01.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo 23.01.25 storia La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata 23.01.25 Cinema Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra 23.01.25 società Se i compiti a casa li fa ChatGPT 23.01.25 società Addio a Cioè: la fine di un’era per la storica rivista 22.01.25 Pasticcio di Selvaggina – Le allegre comari di Windsor Caro diario, sono innamorato/a di… Nell’era social, in cui siamo perennemente connessi gli uni con gli altri, ci siamo quasi dimenticati delle care, vecchie lettere d’amore. Costantemente subissati di messaggi, ci siamo abituati a mandarne tanti (magari anche solo per aggiornare gli altri su cosa stiamo facendo). Ma a voi è mai capitato di ricevere un messaggio da un innamorato/a segreto/a? È quello che accade alle protagoniste dell’opera Le allegre comari di Windsor, di William Shakespeare. Falzastaffa tenta di conquistare Madama Paggi e Madama Gualdi (entrambe sposate) mandando loro una lettera pressoché identica, che differisce solo per il nome. Le furbe comari, in preda a uno spirito vendicativo, preparano una fitta rete per ingannarlo. Fanno credere all’uomo di ricambiare i suoi sentimenti fino a mettere in scena delle situazioni al limite del comico. Il seduttore, convinto di essere riuscito a conquistare entrambe, si lascia facilmente intrappolare dalle due dame. Noncurante di ciò che lo aspetta, si lascerà addirittura infilare in una cesta. Ci credereste? Nella I scena del I atto, Paggi chiede alla moglie di invitare i signori a entrare. C’è della buona selvaggina in forno, non possono rifiutarsi. Vediamo insieme come replicare a casa il Pasticcio di Selvaggina dei Paggi Ingredienti Per il ripieno: 500 g di carne di selvaggina mista tagliata a pezzetti 1 cipolla 1 carota 1 costa di sedano 2 spicchi d’aglio 1 rametto di rosmarino 2 foglie di alloro 1 bicchiere di vino rosso 400 g di pomodori pelati (o passata di pomodoro) Olio extravergine d’oliva Sale e pepe q.b. Per la besciamella:   500 ml di latte 50 g di burro 50 g di farina 00 Noce moscata q.b. Sale e pepe q.b. Per l’assemblaggio: 300 g di pasta fresca all’uovo per lasagne 100 g di parmigiano grattugiato Burro q.b. per la superficie Preparazione: In una pentola capiente scalda un po’ di olio e aggiungi la carne, facendola rosolare bene su tutti i lati. Metti da parte. Nella stessa pentola aggiungi la cipolla, la carota, il sedano e l’aglio tritati finemente. Fai soffriggere per qualche minuto. Rimetti la carne nella pentola con il soffritto, aggiungi il rosmarino e l’alloro, poi sfuma con il vino rosso e lascia evaporare. Aggiungi i pelati o la passata di pomodoro, aggiusta di sale e pepe e lascia cuocere a fuoco basso per circa 1-2 ore, o finché la carne diventa tenera. Mescola di tanto in tanto e aggiungi un po’ d’acqua se necessario. Per la besciamella: In un pentolino sciogli il burro a fuoco medio, aggiungi la farina e mescola energicamente. Aggiungi lentamente il latte caldo, continuando a mescolare per evitare grumi. Aggiusta di sale, pepe e aggiungi una grattugiata di noce moscata. Continua a cuocere finché la besciamella si addensa, quindi toglila dal fuoco. Cottura: Accendi il forno a 180°C. Assembla il pasticcio in una teglia rettangolare alternando strati di besciamella, pasta e ragù di selvaggina e infine spolvera con del parmigiano grattugiato. Ripeti gli strati fino a esaurire gli ingredienti e cuoci per circa 30-40 minuti.

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Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo

Il matrimonio con il delfino e la corona francese Il marito a lei destinato è un ragazzo malaticcio e fragile di quattordici anni; lo stato di salute del giovane non promette bene e il futuro della Francia è dunque incerto. «Malato e predestinato a una morte precoce» ci dice il biografo e storico Zweig. Anticipare le nozze con Mary Stuart sembra l’unica soluzione plausibile. Il delfino ottiene la corona matrimoniale, ma i Guisa, i parenti della sovrana, le estorcono un documento in cui essa si impegna a cedere alla corona francese il proprio paese in caso di morte prematura o senza eredi. Le nozze sono celebrate sotto lo sguardo del popolo e la sera viene allestito un banchetto pubblico. Lo sgambetto a Elisabetta Nel 1558, anno in cui Mary Stuart diviene regina di Francia, muore la regina d’Inghilterra Maria Tudor e sale al trono la sorellastra Elisabetta. Il popolo è incerto, dopotutto Enrico VII ha dichiarato il suo matrimonio con Anna Bolena illegittimo; quindi se Elisabetta viene considerata illegittima dal mondo cattolico, nessuno all’infuori di Mary Stuart ha il diritto di succedere al trono. È il momento di agire: il cattolicesimo è dalla sua parte, lei è già regina di Francia e Scozia, e in quanto pronipote di Enrico la corona le spetta di diritto. Anziché prendersi il regno con la forza, però, Mary commette un errore imperdonabile: fa aggiungere la corona inglese al proprio stemma e si fa chiamare pubblicamente “Angliae, Scotiae, Franciae et Hiberniae Regina”. Questo viene visto da Elisabetta come uno sgambetto, e d’ora in poi vedrà sempre sua cugina come una rivale. La morte di Enrico II Nell’estate del 1559, re Enrico II viene accidentalmente colpito durante un torneo e muore qualche giorno dopo, lasciando Caterina de Medici nell’ombra della nuova regina di Francia, Mary Stuart.  

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Storia: Vita e misteri di Mary Stuart – primo capitolo

Ascesa al potere Figlia di re Giacomo V di Scozia e Maria di Guisa, Maria Stuarda diventa regina a soli sei giorni di vita, alla morte del padre trentenne avvenuta probabilmente a causa del colera. Quando gli viene annunciata la nascita della figlia, Giacomo è ormai giunto alla fine dei suoi giorni e non ha la forza di lamentare la nascita di un’erede femmina, destinata a divenire regina di Scozia. Quello lasciato alla piccola Maria è un paese senza esercito né tesoro della corona, si legge dalla biografia di Zweig. Gli unici appoggi degli Stuart vengono dalla Chiesa, dalla Francia e dal Papa. La Scozia è un paese instabile, mosso da continuo malcontento. Sono tanti i nemici della famiglia reale, ma i più infedeli sono la categoria dei nobili, unicamente attaccati al denaro. Maria Stuarda come la bella addormentata nel bosco Dopo aver appreso della nascita della nuova erede di Scozia, Enrico VIII di Inghilterra decide di unirla in matrimonio con suo figlio Edoardo, ma a questa decisione si oppongono le dinastie Tudor e Stuart. La madre stessa di Maria osteggia fermamente questo contratto matrimoniale: sua figlia è cattolica, non vuole che cresca con un’educazione eretica, ci dice ancora Zweig. Enrico VIII mal reagisce a questa opposizione, e quasi viene sfiorata la guerra. Come nella favola La bella addormentata nel bosco, secondo la quale la piccola Aurora viene portata via dal castello e messa al sicuro dalle tre fate buone fino al suo sedicesimo anno d’età, allo stesso modo Maria e la madre vengono portate nel castello di Stirling. Re Enrico deve accontentarsi della semplice clausola nella quale è citato che Maria Stuarda dovrà essere consegnata all’Inghilterra il giorno del suo decimo compleanno. I piani di Enrico sono scombinati dalla Chiesa, che si muove nell’ombra affinché la piccola sia ceduta alla Francia, scatenando una guerra al termine della quale la bambina risulta scomparsa. Viene portata via dal castello di Stirling da servitori fidati e lasciata nel convento di Inchmahome, nascosto su un’isola del lago di Menteith. L’isolamento in convento Maria viene dunque portata al sicuro e vive indisturbata in convento in completo isolamento, mentre le forze politiche continuano a lottare per lei. Entra in scena la Francia, ed Enrico II, successore di Francesco I, chiede la mano della sovrana per suo figlio, l’erede al trono Francesco II. Il suo destino è stato finalmente deciso: all’età di cinque anni, Maria viene portata in Francia e venduta come un cavallo da corsa. La nuova vita in Francia Maria Stuarda è solo una bambina, eppure è già regina di Scozia, ora fidanzata con l’erede al trono di Francia. Lasciato l’isolamento del convento, comincia a sperimentare la corte francese; le vengono affiancate delle amiche sue coetanee, che un giorno diventeranno le sue dame di corte. Quando arriva in Francia non è che una bambina di cinque anni, rapita di notte e venduta da una corte all’altra, da un paese all’altro. Lo sfarzo e il rispetto a lei riservati sono ammirevoli: «fuochi d’artificio e salve di artiglieria in suo onore.»[1] Quando Maria giunge a Saint-Germain vede per la prima volta il delfino Francesco, suo futuro marito, un bambino di appena quattro anni e mezzo. La corte di Francia Caccia di giorno e cavalleria di notte, versi letti e declamati, musica e rappresentazioni in maschera: questa era la corte di Francia ai suoi tempi. Gli anni passano, e l’adolescente Maria Stuarda è ora una dama dai capelli biondi, in abiti discreti e mai esagerati, dalla mente brillante e dal cuore profondo; una ragazzina vista come straniera dal suo paese, che porta in sé la bellezza e l’eleganza del suo tempo. [1] Stefan Zweig, Vita di Maria Stuarda: la rivale di Elisabetta I d’Inghilterra, Bompiani, 2013

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Curiosità: Alnwick Garden, il giardino velenoso

Se siete amanti di Harry Potter, se la magia e la stregoneria vi attraggono in maniera inspiegabile allora questo articolo fa per voi. Sapevate che in Inghilterra esiste un giardino velenoso? Certo se siete asmatici come la protagonista di La segretaria del Quarterback o se come Proust il solo pensiero di annusare fiori vi spaventa sicuramente questo posto non fa per voi, ma per tutti gli altri sappiate che esiste un giardino meraviglioso in Inghilterra, che ospita erbe e piante tra le più particolari. Ma c’è un ma… ebbene sì, perché le piante che ospita sono tra le più tossiche del pianeta. Vediamo insieme come si chiama e da chi è stato ideato. Il giardino si chiama Alnwick Garden e custodisce meravigliosi esemplari tra piante esotiche e bulbi che venivano usati un tempo per creare pozioni velenose. Questo “tesoro di veleni” pare sia stato fortemente voluto dalla duchessa di Northumberland, Jane Percy. “Queste piante possono uccidere”, questo dice il cartello all’ingresso. Quindi se un giorno capitate da quelle parti ricordatevi di non toccare e di non avvicinarvi troppo ai meravigliosi esemplari che vedrete. E voi, lo conoscevate?

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Storia – Mestieri dimenticati: la svegliatrice

In prossimità delle feste natalizie le strade al mattino sono un vero e proprio inferno. Ma vi siete mai chiesti come si faceva una volta ad uscire di casa in tempo per non fare tardi al lavoro? Nel passato non si poteva contare sull’uso delle sveglie in quanto queste venivano considerate poco affidabili e la popolazione doveva escogitare un altro modo se non voleva subire una bella strigliata dal capo. Dunque, che fare? Durante la rivoluzione industriale, quando i cellulari non esistevano ancora, vi era una figura lavorativa che aveva proprio il compito di svegliare i cittadini al mattino. Ingegnoso, no? Ma scopriamo qualcosa in più su questo particolare mestiere dimenticato. La figura lavorativa si chiamava knocker-up (svegliatore) e una delle ultime figure a svolgere questa particolare mansione fu Mary Smith. Ma in che modo questa figura svegliava i cittadini? Forse gridando in modo indegno o cantando come una principessa delle favole… beh, se questo è stato il vostro primo pensiero, sappiate che non vi era nulla di rumoroso o romantico nella pratica. A quanto pare veniva utilizzato un tubo di gomma come cerbottana per lanciare o letteralmente “sparare” i piselli secchi alle finestre, fin quando i lavoratori non erano in piedi. Una vera e propria sveglia umana. Assurdo, no? E voi, lo sapevate?

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