Cristina Ferri

Mary Fields, la prima postina nera degli Stati Uniti

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More storia Mary Fields, la prima postina nera degli Stati Uniti 22.04.25 amicizia tra donne Il mojito di Gregorio – Quel maledetto concerto 22.04.25 società Portacomaro, il Paese di Papa Francesco: viaggio nel cuore del Piemonte nel giorno della sua scomparsa 21.04.25 società Atelofobia spiegata semplice: la paura di non essere mai abbastanza (spoiler: nessuno lo è davvero) 21.04.25 storia Élisabeth Vigée Le Brun: la pittrice di Maria Antonietta che sfidò la Rivoluzione francese 21.04.25 ricorrenze Charlotte Bronte 21 aprile 1816 – 31 marzo 1855 21.04.25 libri RECENSIONE “AL DI LA’ DEL FIUME” – TERRE DI MEZZO 21.04.25 Eventi ADDIO PAPA FRANCESCO 21.04.25 Mary Fields: la prima donna nera a lavorare come postina negli Stati Uniti Da schiava a persona stimata da tutti. Lavoratrice instancabile, amante dei bambini, dall’animo puro e forte Nata schiava nel Tennessee nel 1832, dopo la guerra civile americana trova lavoro dapprima come cameriera, in seguito come domestica per Edmund Dunne. Dopo la morte della moglie, Dunne la manda a vivere insieme ai figli con sua sorella Madre Mary Amadeus a Toledo dove era Madre superiora di un convento. Nel 1884 Madre Amadeus viene inviata nel Montana per fondare una scuola per ragazze native americane e, quando si ammala di polmonite, Fields si precipita da lei e l’assiste fino alla sua guarigione. Da questo momento in poi comincia una serie di lavori considerati inadatti a una donna: manutenzioni, riparazioni, trasporto merci, ecc. La vita in convento le sta stretta e nel 1894 viene bandita. Si trasferisce a Cascade dove apre una taverna ma chiude appena dieci mesi dopo. La svolta: il servizio postale Nel 1895, all’età di sessant’anni ottiene un lavoro come postina, diventando la prima donna afroamericana a lavorare per il servizio postale degli Stati Uniti. Si ritira dal servizio postale all’età di settantuno anni, dopo essere stata da tutti rispettata e stimata. Curiosità Pare che per proteggersi dai delinquenti portasse armi da fuoco sotto il grembiule. Lavoratrice instancabile, non salta un solo giorno di lavoro e trova il modo di continuare a fare consegne noncurante di bufere di neve, lupi e ladruncoli. Nonostante la sua figura poco raccomandabile – fumava, beveva e maneggiava armi da fuoco – viene spesso assunta come babysitter. Adorata dal paese, rispettata per la sua voglia di lavorare, ancora oggi viene ricordata come una rispettabile lavoratrice.

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Il mojito di Gregorio – Quel maledetto concerto

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More Uncategorized Il mojito di Gregorio – Quel maledetto concerto 22.04.25 società Portacomaro, il Paese di Papa Francesco: viaggio nel cuore del Piemonte nel giorno della sua scomparsa 21.04.25 società Atelofobia spiegata semplice: la paura di non essere mai abbastanza (spoiler: nessuno lo è davvero) 21.04.25 storia Élisabeth Vigée Le Brun: la pittrice di Maria Antonietta che sfidò la Rivoluzione francese 21.04.25 ricorrenze Charlotte Bronte 21 aprile 1816 – 31 marzo 1855 21.04.25 libri RECENSIONE “AL DI LA’ DEL FIUME” – TERRE DI MEZZO 21.04.25 Eventi ADDIO PAPA FRANCESCO 21.04.25 ricette GUARDA COSA MANGI! OGGI PREPARIAMO … il milkshake di Pulp Fiction 19.04.25 “Il mojito è finito, e senza neanche chiedere ne prepara direttamente un altro, mentre continuiamo a chiacchierare di gare, esercizi, per poi passare alle sue giornate…” – Quel maledetto concerto Immagina di essere una ragazza delusa dal mondo… e dagli uomini, e di incontrare il tizio di una famosa boyband che cerca di conquistarti con un mojto. Tu che faresti? Faccelo sapere nei commenti Scapperesti col bicchiere Scapperesti con lui Vediamo come preparare insieme il mojito di Gregorio Ingredienti 50 ml di rum bianco 1/2 lime (tagliato a spicchi) 2 cucchiaini di zucchero di canna 6-8 foglie di menta fresca Soda (o acqua frizzante) q.b. Ghiaccio tritato (o cubetti) (Facoltativo: qualche goccia di angostura) Preparazione Metti gli spicchi di lime nel bicchiere insieme allo zucchero e schiacciali per far uscire il succo. Aggiungi le foglie di menta e pressale leggermente per rilasciare l’aroma. Aggiungi il rum bianco. Riempi il bicchiere di ghiaccio Aggiungi la soda fino a riempire il bicchiere. Mescola e decora con un rametto di menta e magari una fettina di lime sul bordo. Se vuoi un tocco più intenso, aggiungi qualche goccia di angostura o usa zucchero di canna grezzo per un gusto più ricco.

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Charlotte Bronte 21 aprile 1816 – 31 marzo 1855

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More ricorrenze Charlotte Bronte 21 aprile 1816 – 31 marzo 1855 21.04.25 libri RECENSIONE “AL DI LA’ DEL FIUME” – TERRE DI MEZZO 21.04.25 Eventi ADDIO PAPA FRANCESCO 21.04.25 ricette GUARDA COSA MANGI! OGGI PREPARIAMO … il milkshake di Pulp Fiction 19.04.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Capitolo otto 17.04.25 libri SEGNALAZIONE NUOVA USCITA TERRE DI MEZZO 17.04.25 società Scontro tra Donald Trump e Harvard: l’università difende l’autonomia accademica e rifiuta le pressioni politiche 17.04.25 società Eric Dane annuncia di avere la SLA: il coraggio dell’attore di Grey’s Anatomy nel condividere la sua battaglia 17.04.25 Oggi 21 aprile ricordiamo la nascita di Charlotte Brontë In un’epoca in cui le donne erano relegate alla sfera domestica, Charlotte Brontë ha lottato per la propria indipendenza. Nelle sue opere troviamo eroine che si ribellano ai canoni imposti dalla società e che lavorano per la propria indipendenza. Sotto lo pseudonimo maschile di Currer Bell, Charlotte Brontë ci ha lasciato in eredità donne indipendenti, forti, che non si lasciano soggiogare né piegare. Parte del suo vissuto viene da lei trasposto all’interno dei suoi testi, come la perdita delle sue sorelle in collegio o l’amore per il proprio insegnante. Tra le sue opere maggiori ricordiamo Jane Eyre, Il professore, Villette. Il professore Inizialmente rifiutato dagli editori, è il primo romanzo di Charlotte Brontë. Il protagonista è un uomo colto che fugge da un lavoro pesante per trasferirsi in Belgio a insegnare e si innamora di una sua studentessa. Questo romanzo rispecchia una parte della vita di Charlotte. La scrittrice si innamorò infatti segretamente del suo professore, Monsieur Héger. Jane Eyre Jane Eyre è un romanzo di formazione che narra la vita di una giovane dai suoi primi anni in collegio fino al lavoro come istitutrice presso la casa di Mr. Rochester, col quale intraprenderà una storia d’amore impossibile. Villette Villette è l’ultimo romanzo di Charlotte, l’unico che non si conclude col matrimonio. La protagonista, Lucy Snowe, orfana e povera, si trasferisce a Villette per insegnare in un collegio femminile belga. Anche questo romanzo rappresenta parte del suo trascorso: Charlotte insegnerà lei stessa in una scuola belga.

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Vita e misteri di Mary Stuart – Capitolo otto

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More storia Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali 23.01.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo 23.01.25 storia La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata 23.01.25 Cinema Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra 23.01.25 società Se i compiti a casa li fa ChatGPT 23.01.25 società Addio a Cioè: la fine di un’era per la storica rivista 22.01.25 scrittura creativa Scrivere un romanzo: la parola FINE è solo l’inizio della fine 22.01.25 libri Non si è quanti – e quali – libri si legge: ovvero cronaca di un lettore moderno 21.01.25 Terzo matrimonio, prigione e abdicazione Libera di amare Dopo la liberazione di Bothwell da tutte le accuse, Mary Stuart è finalmente libera di amarlo. Ma fare l’amante non le basta più; lei vuole sposarlo e donargli tutta se stessa, corona inclusa. Ma come può sposare un uomo di rango inferiore, nonché sospettato dell’assassinio di suo marito? Mary stessa comincia a raccogliere l’odio da parte dei lord e dei suoi sudditi. Il nome di Bothwell è stato visto per giorni sui manifesti di tutta la città, ma lei non lo ha punito né allontanato dalla corte; vuole bensì sposarlo e concedergli tutti gli onori. La sovrana quasi impazzisce; è convinta di essere incinta, ma l’accusa di adulterio pesa troppo sulla sua testa. Deve darsi da fare, liberare Bothwell da ogni sospetto e sposarlo: questo è il piano. Per seguire questo amore unilaterale, Mary perderà tutto, dignità compresa. Non ha più gli appoggi dei lord, che vorrebbero segretamente vendicarsi del suo amante. Nessuno la sostiene. Solo sua cugina Elisabetta sembra porgerle la mano. Quel che Mary ignora, però, è che Elisabetta la appoggia unicamente per proteggere i propri scopi. Dopotutto, i sudditi non possono ribellarsi contro una sovrana consacrata da Dio, no? Il rapimento Mary Stuart d’un tratto ha un’illuminazione: macchiare la reputazione di Bothwell incolpandolo di stupro. Se lei lo accusasse di averle fatto violenza, lui sarebbe costretto a sposarla per proteggere la propria reputazione. Il suo piano, nato dalla follia accecante di un amore non corrisposto, mosso solo dalla brama di potere, finirà col distruggerla e metterla alla gogna. Viene dunque organizzato un rapimento grossolano e precipitoso, una farsa improvvisata alla quale nessuno sembra credere. Il 24 aprile 1567 Mary fa visita per l’ultima volta a suo figlio Giacomo nel castello di Stirling. Al suo ritorno, viene rapita in maniera consenziente da Bothwell. Tornata vittoriosa in compagnia del suo presunto stupratore, si deve affrettare a scagionarlo; perfino il suo popolo vuole salvarla dalle sue grinfie. Mary Stuart è chiamata da tutti ad allontanarlo: nonostante le accuse contro di lui siano cadute, la verità è nota a molti. E questo matrimonio improvvisato, organizzato dopo soli tre mesi dalla morte di Darnley, è irrispettoso e pone lei stessa in una condizione politica sfavorevole. Che la sovrana abbia preso parte all’assassinio? Elisabetta non vuole, oppure finge di non credere a questa possibilità. Il matrimonio con l’assassino Il matrimonio viene celebrato in piena notte, nella completa indifferenza di tutti. «Non suona nessun organo, la cerimonia viene sbrigata alla svelta» scrive Zweig. Quale differenza con lo sfarzoso corteo francese! Nessuno partecipa a queste nozze, convinti che Mary abbia sposato proprio l’assassino di suo marito. I lord, che cospirano per fare fuori Bothwell, organizzano un esercito. Il 15 giugno si schierano contro i sovrani a Carberry Hill, ma nessuna delle due parti sembra voler fare sul serio. Alla sorda richiesta di seguire i lord a Edimburgo, la regina di Scozia è costretta alla resa e Bothwell si dà alla fuga. Da quel momento in poi, comincerà per Mary Stuart un periodo terribile che la porterà alla sua fine. La prigionia Invece di essere trasferita a Edimburgo, viene stabilita presso la casa del magistrato cittadino. Mary Stuart viene di fatto imprigionata, anche se i lord non se la sentono di parlare di prigionia; piuttosto, questo periodo deve servirle per decidere una volta per tutte di abbandonare Bothwell, lasciando che sia consegnato alla giustizia, per poter difendere quel minimo di onore rimastole. Ma Mary non cede. Il bambino che porta in grembo rischierebbe di essere dichiarato bastardo; una nascita prematura la farebbe inoltre accusare di adulterio. Non può permettersi che accada una cosa del genere, perciò lotta con le unghie e con i denti per difendere il suo amore impossibile. Intanto i lord la trasferiscono dalla casa del magistrato a Loch Leven, in un castello costruito in mezzo al lago, dove la padrona è Margaret Douglas, la madre di Moray. La condanna della “whore” Durante la fuga di Bothwell, viene commesso un errore imperdonabile che incastrerà Mary Stuart: Bothwell viene tradito da James Balfour, suo complice nell’assassinio di Darnley; così le “lettere dello scrigno”, con le prove firmate da Mary e i documenti privati del re in fuga, vanno a finire nelle mani dei lord. Tra queste lettere c’è un’aperta confessione al suo amato, scritta sul letto di morte di Darnley, in cui la sovrana si dichiara complice del delitto. Mary non ha più scelta: deve abdicare se vuole continuare a vivere. L’abdicazione Nel luglio del 1567, Mary firma tre documenti: l’abdicazione, l’incoronazione di suo figlio Giacomo come Giacomo VI di Scozia e l’affidamento della reggenza al suo fratellastro. Il tradimento di Moray Moray al potere farà in modo che Mary resti prigioniera a vita; le sue lettere sono da lui stesso divulgate a tutte le corti straniere, e il suo nome passa di bocca in bocca tra i suoi sudditi, insieme all’accusa di adulterio e assassinio. «Burn the whore», questo il loro grido di vendetta.[1] Tutti vogliono la

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Vita e misteri di Mary Stuart – Settimo capitolo

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE società 08.01.23 Il ladro di libri inediti Filippo Bernardini arrestato a New York Lei, mia madre Rischia vent’anni di carcere il trentenne Filippo Bernardini, un italiano arrestato ieri a New York per il furto telematico di centinaia di Read More storia Shoah, Olocausto e genocidio: Le differenze e il significato di tre termini fondamentali 23.01.25 firstletter Vita e misteri di Mary Stuart – Secondo capitolo 23.01.25 storia La maledizione dell’anno zero di Abramo Lincoln: storia, mito e qualche risata 23.01.25 Cinema Miss Austen: la nuova miniserie della BBC che celebra il legame tra Jane Austen e sua sorella Cassandra 23.01.25 società Se i compiti a casa li fa ChatGPT 23.01.25 società Addio a Cioè: la fine di un’era per la storica rivista 22.01.25 scrittura creativa Scrivere un romanzo: la parola FINE è solo l’inizio della fine 22.01.25 libri Non si è quanti – e quali – libri si legge: ovvero cronaca di un lettore moderno 21.01.25 L’ascesa di Bothwell e la fine di Darnley Come poteva una regina delusa da un marito ubriacone e facilmente manipolabile come Darnley non innamorarsi del temerario James Hepburn, IV conte di Bothwell? «Un toro maschio e selvaggio» così viene descritto nella biografia di Zweig. «Gioie violente hanno violenta fine», recitava Shakespeare in Romeo e Giulietta, e tale tragico destino tocca a Mary Stuart. Questo amore improvviso la distrugge, la fa precipitare nel vuoto. Lei è una regina sposata, non può avere pretese su di lui; deve accontentarsi di averlo come amante. Anche Bothwell è sposato, per giunta con una donna che è stata lei stessa a scegliere. Che possibilità hanno i due di vivere insieme, se non uccidendo i rispettivi consorti? Ma se Bothwell considera Mary Stuart come un diversivo e non si lascia irretire da un bel viso e da una passione violenta, Mary è completamente presa da lui. Finisce con l’ammalarsi per quest’uomo temerario che non ha paura nemmeno della morte, è colta da febbri e da forti tumulti interiori. Per giorni resta nelle sue stanze, in preda ai singhiozzi, sull’orlo della follia. Ripete sempre: “Vorrei morire” si legge nella biografia di Zweig. Impotente dinanzi ai suoi stessi sentimenti sa che l’unico modo che ha per tenere Bothwell ancorato a sé è la promessa della corona. Ma come fare con suo marito ancora in vita? Presto viene ordito un piano: Bothwell ucciderà il re di Scozia, e in cambio riceverà la corona. La malattia di Darnley ostacola però l’intrigo: come può Bothwell uccidere il re se questi si trova presso la casa del padre? Sarà Mary Stuart stessa ad andare incontro al suo amato, correndo a Glasgow per riportare il marito a Edimburgo, nelle mani del suo impaziente assassino. Mary riesce a strappare l’ingenuo Darnley dalle cure paterne. Lo consola, lo convince a viaggiare, malato e debole, e lo sistema in una casa sperduta scelta proprio da Bothwell. Poco dopo la sistemazione di Darnley a Edimburgo, accidentalmente la casa va a fuoco e l’uomo viene ritrovato morto in giardino. L’accusa Qualsiasi individuo invischiato in una faccenda di omicidio avrebbe fatto due cose: confessare o negare. Mary Stuart non riesce a fare nessuna delle due. Non riesce a piangerlo come aveva fatto per il primo marito Francesco né riesce a mentire dinanzi alla corte. Non cerca di indagare, non fa finta di cercare l’assassino di suo marito, rendendosi di fatto complice di questo omicidio. Sarà questo suo comportamento ambiguo a tradirla. «Resta rigida e muta» scrive Zweig. Mary è sconvolta; forse non sarebbe arrivata a tanto, ma avrebbe fatto di tutto pur di non perdere la stima di Bothwell. Quando il nome del suo amante comincia a circolare come papabile assassino di suo marito, Mary Stuart si avvicina a lui anziché punirlo in pubblica piazza, facendo ricadere le accuse anche su se stessa. Fortunatamente, durante il processo, tutte le accuse su Bothwell cadono per mancanza di prove, e Mary Stuart è per ora salva.  

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