Di Cristina Ferri

Libri di Cristina Ferri
Il fabbricante di Lacrime nato dalla penna di Erin Doom e diretto da Alessandro Genovesi è girato in parte a Roma e in parte è stato creato dal nulla. Il libro ha venduto oltre mezzo milione di copie nel 2022.
Il film narra la storia di due giovani cresciuti in un orfanotrofio. Il Grave veniva chiamato così dai ragazzi in quanto secondo loro rappresentava la tomba dell’anima. La direttrice, una donna fredda e spietata, non vuole che gli allievi si lascino andare a dimostrazioni dei loro sentimenti, delle loro sofferenze. Le punizioni sono all’ordine del giorno, e la donna sembra accanirsi maggiormente con Nica, la protagonista, chiamata così in quanto rappresentante un particolare tipo di falena.
La vita di Nica all’istituto è un vero inferno, e viene salvata solo dalla sua cara amica Adeline, che le tiene la mano durante le terrificanti punizioni corporali. Per sopravvivere all’interno di quell’ambiente ostile e soffocante, gli allievi iniziano a raccontarsi storie a lume di candela. Una di queste, Il fabbricante di lacrime, farà da sfondo all’intera pellicola. Parla di un artigiano dagli occhi azzurri come il vetro, colpevole di aver forgiato tutte le paure degli uomini.
All’istituto c’è un ragazzo che odia Nica. Inspiegabilmente sembra avercela con lei. Rigel (il suo nome richiama una stella) è il preferito della direttrice, la donna lo vede quasi come un figlio, sarà per questo che lo costringe a osservare quotidianamente le punizioni corporali dei suoi compagni. Quando Nica viene adottata (a un passo dalla maggiore età) lui si lascia adottare a sua volta. Nica è sconvolta; vivere insieme a una persona che ti detesta non può essere una cosa semplice, ma lei farà di tutto per piacere ai suoi genitori adottivi.
Man mano che i giorni passano, il ragazzo inizia a tormentarla. Non vuole che lei entri nella sua stanza, detesta essere toccato, pretende che lei gli stia lontano. Eppure, quando lei inizia a uscire con un ragazzo della scuola, lui per poco non impazzisce. Pian piano si lascia scoprire, e la protagonista capirà che quella mano che la sosteneva durante le punizioni corporali al Grave era proprio la sua. Capirà che lui la odia talmente tanto perché pazzo di lei. Lui è imperfetto, il lupo cattivo della storia, e non può essere degno del suo amore.
Il film è pieno di cliché, frasi ridondanti, comuni e banali che tolgono l’originalità ai dialoghi; la sceneggiatura non rende giustizia a un libro di oltre 600 pagine. Il background è poco approfondito, i flashback non spiegano pienamente il motivo dell’insensibile indole di lui, la ferocia della sua rabbia. Le musiche creano un clima cupo, pesante. Non c’è evoluzione nella pellicola. Tutto è statico, un solido alternarsi di frasi fatte ai flashback dell’istituto. Il protagonista maschile, che soffre di un disturbo di antisocialità, incarna l’amore tossico, malato. Di lui non riusciamo a comprendere appieno il comportamento solo guardando la pellicola. Un’aggressività e una ferocia che sono ben lontani da quella favola che lei dice di desiderare.
Nica sogna una famiglia felice, nonostante ciò, è perdutamente attratta da un ragazzo scostante, taciturno, problematico, che la sfida e minaccia di continuo. Non convince l’idea di un amore malato, possessivo, che viene fatto passare per normale. Alcuni argomenti posti all’attenzione del telespettatore, quali l’omosessualità e la violenza sulle donne non vengono ampiamente approfonditi.
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